TOMMASO NOVI – Intervista all’artista musicoterapista
by Monica Atzei
21 Agosto 2017
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E in questo agosto 2017 abbastanza torrido ci sta una intervista/chiacchierata con Tommaso Novi al suo debutto come solista con l’album Se Mi Copri Rollo Al Volo uscito ad aprile.
Tommaso Novi ha esperienza di oltre 700 concerti con i Gatti Mezzi di cui è cofondatore ed è un musicoterapista; quindi amici di Tuttorock mettetevi comodi (condizionatore a palla!) e leggete quanto segue.
Ciao Tommaso! Partiamo subito da questo album Se Mi Copri Rollo Al Volo: l’ho ascoltato, mi sembra di capire che sia un concept album. Ma parlacene tu!
Ciao Monica e ciao agli amici di Tuttorock! Si il mio primo album da solista è un concept album, forse sono fuori moda, fuori tendenza con questo tipo di lavoro…Ma credo ne sia valsa la pena! Oggi siamo nell’era del singolo, nell’era del tutto compresso, del tutto subito, quindi il concept è qualcosa di più approfondito e questo sembrerebbe un errore strategico. Ma qui si parla di un Nerd, è una storia che parte venti anni fa, quando l’accezione Nerd era ancora negativa, invece ora è di moda. Ora il Nerd è un ganzo, venti anni fa veniva preso in giro, oggi il Nerd può essere il presidente dei grandi colossi di marketing, social ecc
Sei un musicoterapista, ti è capitato di lavorare in questo senso e che emozioni/sensazioni hai provato?
Durante gli anni di formazione e di studio della musicoterapia ho avuto la fortuna di leggere dei testi, io davo per scontato alcune cose, invece c’è stata una bella conferma nei confronti del mondo musicale. Il mio rapporto con la musica è stato profondamente creativo come quello con i giochi. C’è un rapporto per me auto curativo, perché si suona e si sta bene. Chiediamoci come sarebbe il mondo senza musica. Io ho approfondito certi aspetti della musica e della musicoterapia: ho lavorato con pazienti autistici e affetti da Alzheimer, ho sperimentato con loro che la musica dà veramente supporto al paziente. Ad esempio con una strofa, il malato di Alzheimer riesce a dire la sua età, il suo nome, a suon di musica e nell’autismo, credimi, succedono cose molto interessanti. La musica non essendo un “linguaggio concreto” come la parola apre porte molto utili al fine di stabilire un contatto col paziente.
Ma torniamo all’album: è autobiografico o sbaglio?
Già! L’album è autobiografico! Parlo di me, ho fatto outing; sai io ho un figlio di sei anni, si chiama Furio e a lui ho dedicato il mio disco. Gliel’ho dedicato per quando sarà grande, perché la voglia di giocare non l’abbandoni mai. Nell’album inizialmente si parla di droga, di una sorta di processo perché poi dobbiamo riacquistare il rapporto col gioco. Il gioco nasce anche per imparare a stare al mondo, ma non serve solo ai bambini. Dobbiamo giocare anche noi, bisogna tornare un po’ bambini, non dobbiamo scordarci di esserlo, né di esserlo stati.Ecco perché è nato questo album.
Quando lo hai scritto?
Devo partire da un po’ di tempo fa: ho avuto una fase ludica molto intensa che è durata almeno dieci anni. Io in quella fase giocavo dieci ore al pc e riuscivo a conciliare vita sociale, lavoro ecc. Era però qualcosa di totalizzante. Ad un certo punto in quel periodo parto in tournèe in Canada con i Gatti Mezzi, son rimasto due mesi senza giocare e ho iniziato a scrivere un racconto che è diventato una canzone. Ho cominciato, grazie a quella canzone, a parlare del rapporto che si può avere con i giochi. Ti sto dicendo che io avevo capito che, a venti anni, mi ero autoescluso per giocare a videogame per sfuggire a dei problemi più grandi. Quindi prima di un prospetto sul genere Trainspotting ho riempito di cibo il frigo e ho iniziato a scrivere. Mi sono divertito come un matto: è stato una gioia scrivere, è stato speciale raccontare uno squarcio generazionale.
Tu vieni dall’esperienza con la band dei Gatti Mezzi, sai cosa vuol dire calcare i palcoscenici e condividere un progetto. Ma come ci si sente al primo album da solisti?
Ci si sente felicissimi e spaventatissimi inizialmente. Ora sono molto gioioso, la paura è diluita nel fare le cose da solo, l’avere piena libertà di fare ti mette euforia. Anche l’esperienza con i Gatti Mezzi era bella, ma eravamo due teste e questo comportava dei compromessi. Fare certe esperienze da solo è bello. Comunque in questo lavoro sono accompagnato da Matteo Anelli al basso e da Daniele Paoletti alla batteria che, insieme all’esperienza e al gusto di Ivan Antonio Rossi, hanno dato un gran bel sound all’album.
Una curiosità: tu hai lavorato con il premio Nobel per la letteratura Dario Fo. Com’è stato lavorare con lui?
E’ successo nel 2009, eravamo una bella brigata: noi Gatti Mezzi, Ascanio Celestini, la Bandabardò e il grande Dario Fo.
Grazie Tommaso Novi per questa chiacchierata/intervista e buona musica!
Grazie Monica e grazie Tuttorock!
MONICA ATZEI
Tommaso Novi ha esperienza di oltre 700 concerti con i Gatti Mezzi di cui è cofondatore ed è un musicoterapista; quindi amici di Tuttorock mettetevi comodi (condizionatore a palla!) e leggete quanto segue.
Ciao Tommaso! Partiamo subito da questo album Se Mi Copri Rollo Al Volo: l’ho ascoltato, mi sembra di capire che sia un concept album. Ma parlacene tu!
Ciao Monica e ciao agli amici di Tuttorock! Si il mio primo album da solista è un concept album, forse sono fuori moda, fuori tendenza con questo tipo di lavoro…Ma credo ne sia valsa la pena! Oggi siamo nell’era del singolo, nell’era del tutto compresso, del tutto subito, quindi il concept è qualcosa di più approfondito e questo sembrerebbe un errore strategico. Ma qui si parla di un Nerd, è una storia che parte venti anni fa, quando l’accezione Nerd era ancora negativa, invece ora è di moda. Ora il Nerd è un ganzo, venti anni fa veniva preso in giro, oggi il Nerd può essere il presidente dei grandi colossi di marketing, social ecc
Sei un musicoterapista, ti è capitato di lavorare in questo senso e che emozioni/sensazioni hai provato?
Durante gli anni di formazione e di studio della musicoterapia ho avuto la fortuna di leggere dei testi, io davo per scontato alcune cose, invece c’è stata una bella conferma nei confronti del mondo musicale. Il mio rapporto con la musica è stato profondamente creativo come quello con i giochi. C’è un rapporto per me auto curativo, perché si suona e si sta bene. Chiediamoci come sarebbe il mondo senza musica. Io ho approfondito certi aspetti della musica e della musicoterapia: ho lavorato con pazienti autistici e affetti da Alzheimer, ho sperimentato con loro che la musica dà veramente supporto al paziente. Ad esempio con una strofa, il malato di Alzheimer riesce a dire la sua età, il suo nome, a suon di musica e nell’autismo, credimi, succedono cose molto interessanti. La musica non essendo un “linguaggio concreto” come la parola apre porte molto utili al fine di stabilire un contatto col paziente.
Ma torniamo all’album: è autobiografico o sbaglio?
Già! L’album è autobiografico! Parlo di me, ho fatto outing; sai io ho un figlio di sei anni, si chiama Furio e a lui ho dedicato il mio disco. Gliel’ho dedicato per quando sarà grande, perché la voglia di giocare non l’abbandoni mai. Nell’album inizialmente si parla di droga, di una sorta di processo perché poi dobbiamo riacquistare il rapporto col gioco. Il gioco nasce anche per imparare a stare al mondo, ma non serve solo ai bambini. Dobbiamo giocare anche noi, bisogna tornare un po’ bambini, non dobbiamo scordarci di esserlo, né di esserlo stati.Ecco perché è nato questo album.
Quando lo hai scritto?
Devo partire da un po’ di tempo fa: ho avuto una fase ludica molto intensa che è durata almeno dieci anni. Io in quella fase giocavo dieci ore al pc e riuscivo a conciliare vita sociale, lavoro ecc. Era però qualcosa di totalizzante. Ad un certo punto in quel periodo parto in tournèe in Canada con i Gatti Mezzi, son rimasto due mesi senza giocare e ho iniziato a scrivere un racconto che è diventato una canzone. Ho cominciato, grazie a quella canzone, a parlare del rapporto che si può avere con i giochi. Ti sto dicendo che io avevo capito che, a venti anni, mi ero autoescluso per giocare a videogame per sfuggire a dei problemi più grandi. Quindi prima di un prospetto sul genere Trainspotting ho riempito di cibo il frigo e ho iniziato a scrivere. Mi sono divertito come un matto: è stato una gioia scrivere, è stato speciale raccontare uno squarcio generazionale.
Tu vieni dall’esperienza con la band dei Gatti Mezzi, sai cosa vuol dire calcare i palcoscenici e condividere un progetto. Ma come ci si sente al primo album da solisti?
Ci si sente felicissimi e spaventatissimi inizialmente. Ora sono molto gioioso, la paura è diluita nel fare le cose da solo, l’avere piena libertà di fare ti mette euforia. Anche l’esperienza con i Gatti Mezzi era bella, ma eravamo due teste e questo comportava dei compromessi. Fare certe esperienze da solo è bello. Comunque in questo lavoro sono accompagnato da Matteo Anelli al basso e da Daniele Paoletti alla batteria che, insieme all’esperienza e al gusto di Ivan Antonio Rossi, hanno dato un gran bel sound all’album.
Una curiosità: tu hai lavorato con il premio Nobel per la letteratura Dario Fo. Com’è stato lavorare con lui?
E’ successo nel 2009, eravamo una bella brigata: noi Gatti Mezzi, Ascanio Celestini, la Bandabardò e il grande Dario Fo.
Grazie Tommaso Novi per questa chiacchierata/intervista e buona musica!
Grazie Monica e grazie Tuttorock!
MONICA ATZEI
Produzione esecutiva “Associazione Aeffe” di Andrea Fornai, Rossella Falco e Daniela DiTommaso.
Ufficio stampa Big Time Agency
https://www.facebook.com/tommaso.novi
Monica Atzei
Insegnante, classe 1975, medioevista ed immersa nella musica sin da bambina. Si occupa per Tuttorock soprattutto di interviste, sue le rubriche "MommyMetalStories" e "Tuttorock_HappyBirthday". Scrive per altri magazine e blog; collabora come ufficio stampa di band, locali, booking e con una label.