THE BALLROOM THIEVES – Intervista alla cantante CALIN CALLIE PETERS
In occasione del nuovo album in studio “Unlovely”, che uscirà il 14 febbraio sotto etichetta Nettwerk Records, ho intervistato Calin “Callie” Peters, cantante, bassista e violoncellista del trio americano “The Ballroom Thieves”.
Ciao Callie, benvenuta sulle pagine di Tuttorock, voglio farti i complimenti per il vostro bellissimo terzo album in studio “Unlovely”, che uscirà a San Valentino, è una scelta voluta?
Grazie per le belle parole! La nostra uscita nel giorno di San Valentino non è stata intenzionale, ma ora che ci penso bene, è abbastanza inquietante rilasciare qualcosa chiamato Unlovely nella giornata della festa dell’amore.
E del titolo “Unlovely”, cosa mi dici?
Penso che gli umani siano fantastici. Abbiamo questi cervelli incredibili che possono adattarsi, risolvere problemi e imparare ad amare. Abbiamo capito chi siamo, quando siamo, e ci chiediamo instancabilmente perché siamo. La nostra capacità di conoscenza comporta il rischio di gravi disfunzioni e credo che il motivo della nostra scomparsa sarà la malattia mentale e la completa mancanza di cure per le nostre menti. Non abbiamo una grande storia nell’ amare noi stessi, e anche nel nostro mondo attuale, con tutta la conoscenza che riguarda la comprensione del cervello umano, oltre alla nostra nuova capacità di connetterci in tutto il mondo in un istante, scegliamo di rimanere nell’oscurità. Penso che potremmo progredire a ritmi molto più veloci e iniziare ad accettare noi stessi, e quindi i nostri simili, e salvare il pianeta, ma sembra che molto probabilmente non lo faremo. Per me è tutto molto sgradevole.
Com’è stato il processo di songwriting per questo album?
Martin e io apprezziamo diversi aspetti della scrittura, quindi abbiamo deciso di unire i nostri sforzi. Martin ha un’incredibile capacità di mettere insieme le linee intelligenti in una canzone completa, apparentemente senza sforzo. L’ho sentito mormorare alcune idee mentre guidava, senza registrare o scrivere nulla, e arrivare a destinazione con un set completo di testi memorizzati. Mi piace la sfida della scrittura dei testi e adoro davvero comporre e organizzare. Trascorro molto tempo sui dettagli delle note e sulla struttura della canzone. Ho anche trovato uno strano nuovo amore nello scrivere frivolezze mentre lavoravo su Unlovely.
La scrittura è un qualcosa che nessuno di noi vuole sentire come faticoso o calcolato, ma per avere abbastanza canzoni nostre dobbiamo trovare l’equilibrio e non solo aspettare di essere colpiti da qualche sensazione. Alcuni giorni in cui ci proponiamo di scrivere ci perdiamo a fumare erba. Alcune sere puntiamo a dormire ma siamo invece in vena di creare. Scrivere con la massima facilità avviene nei momenti più scomodi. Siamo d’accordo sulla teoria che non appena una sessione di scrittura diventa laboriosa anziché semplice, ci fermiamo per un po’.
La scorsa primavera ho affittato un piccolo cottage nel Maine chiamato The Lincolnville Motel per il compleanno di Martin. Abbiamo mangiato aragosta, guardato un grande campo aperto di fronte all’oceano e scritto la nostra prima canzone unendo le nostre forze, For Hitchens, che è una ninna nanna per il nostro eventuale bambino. Poi Martin ha avuto un’intossicazione alimentare epica per tutta la notte, e ora collego la nostra canzone per bambini all’aragosta del compleanno. È un bel promemoria per non prenderci troppo sul serio.
A rischio di generare confusione, è in studio che le canzoni prendono vita. Tutti lavorano molto duramente per realizzare ogni parte, ed ascoltare ad alta voce ciò che si può solo immaginare prima è una delle cose più magiche.
Parlate molto degli eventi attuali e di cosa c’è che non va nel mondo, questo periodo storico è davvero così brutto?
È vero, molte di queste canzoni riguardano la navigazione nel nostro mondo attuale. Penso che avere circa trent’anni ci abbia aiutati molto nel vedere le nostre brevi vite. È difficile essere umani, anche quando la vita procede senza intoppi, cosa che per la maggior parte delle persone non succede mai. Non è tanto il fatto che questo periodo storico possa essere peggiore di qualsiasi altro, è che abbiamo fatto il lavoro per vedere cosa c’è che non va.
La musica può ancora muovere la coscienza delle persone e rendere un pochino migliore il mondo in cui viviamo?
Penso che tutti desideriamo essere visti e compresi, e quando la musica parla alla voce interiore di qualcuno, potrebbe farli sentire come se non fossero soli. Se ci sentissimo tutti un po’ meno soli, potremmo ferirci meno ed essere più gentili con quelli con cui non siamo d’accordo. Penso che la musica possa mettere in contatto le persone e, il fatto di avere un gruppo di persone strane da poter chiamare “la tua famiglia”, è importante, soprattutto per coloro che credono di essere emarginati, poiché tendono a ferire gli altri per la loro vergogna personale.
La mia canzone preferita è “Begin Again”, a mio avviso potrebbe sembrare eccezionale all’interno di una colonna sonora di un film noir o di un film di spionaggio, forse in un episodio di James Bond. Sei d’accordo con me?
Lo so! Si diceva che il prossimo Bond sarebbe stato una donna. Penso che la rabbia della canzone possa essere buona per un nuovo tipo di 007. Forse, a questo punto, tu e io dovremmo discutere di video musicali…
Per coloro che non vi conoscono ancora, puoi parlarmi un po’ del vostro background musicale e dirmi quali artisti hanno influenzato maggiormente la vostra carriera?
Martin ha iniziato a scrivere canzoni accompagnandosi con la chitarra quando era un adolescente e suonavamo tutti in varie band quando eravamo giovani. Ho iniziato a suonare il violoncello quando avevo 10 anni e ho riempito la mia vita principalmente di musica e di pochi amici. Sia io che Martin suonavamo la batteria nelle orchestre e nelle band delle nostre scuole, mentre Dev suonava la tuba. Vorrei poter dire che se fossimo andati al liceo insieme avremmo potuto formare la band prima e avremmo avuto la tuba, ma noi tre saremmo sicuramente stati nemici. Suoniamo insieme da molti anni ormai e migliaia di artisti hanno influenzato il modo in cui la nostra musica suona, ma alcuni dei più importanti sono Fleetwood Mac, Tom Petty, Paul Simon, Freddy Mercury, Astrud Gilberto e ovviamente Willie Nelson.
Sei soddisfatta di com’è andata finora la vostra carriera musicale?
Siamo grati e fortunati di essere in grado di guadagnarci da vivere facendo musica, ma non credo che nessuno di noi sia pienamente soddisfatto. Abbiamo obiettivi chiari e, a volte, durante il nostro cammino non possiamo fare a meno di diventare nervosi pensando di non poter arrivare al livello successivo. Immagino che potresti dire che speriamo di ottenere quella grande promozione sul lavoro.
Raccontami un po’ del tour, verrete anche in Europa e magari anche in Italia?
Ho chiamato ufficiosamente questo tour “Mosh per Unlovely”, perché l’idea di un mosh pit in uno dei nostri spettacoli mi solletica. Il tour “Mosh for Unlovely” ci porterà dalla costa occidentale alla costa orientale con una sosta nelle nostre città natale, Boston e Portland Maine, nonché alcune fermate nel Midwest, ma purtroppo non ci porterà ancora in Italia. Abbiamo suonato al nostro primo spettacolo a Londra il mese scorso e penso che il nostro tanto atteso viaggio per venirvi a trovare in Europa sia dietro l’angolo!
Come presenterete le canzoni sul palco? Espanderete la band?
Abbiamo un paio di nuovi gadget che ci consentono di aggiungere dettagli a molte delle nostre vecchie e nuove canzoni, e siamo molto felici di suonare spettacoli con il nostro nuovo compagno di palcoscenico, Ariel Bernstein, che suona la chitarra, le tastiere e le percussioni con noi. Ci siamo divertiti molto a lavorare con il nostro produttore e ingegnere, Jerry Streeter, per creare il tappeto sonoro di ogni canzone su Unlovely, e oltre ad alcune nuove mosse di danza, vogliamo portare quei nuovi suoni sul palco.
Grazie mille per il tuo tempo, vuoi dire qualcosa ai lettori di questa intervista?
Grazie per queste fantastiche domande! Spero di incontrarti presto in Italia. Ai lettori, grazie per aver letto di noi e spero troverete qualcosa che vi piaccia nella nostra musica. Ciao! (In italiano – ndr)
MARCO PRITONI
Band:
Voce, violoncello, basso: Calin “Callie” Peters
Voce, chitarra: Martin Earley
Voce, percussioni: Devin Mauch
http://www.ballroomthieves.com/
https://www.facebook.com/ballroomthieves/
https://www.instagram.com/ballroomthieves/
**ENGLISH VERSION**
On the occasion of the new studio album “Unlovely”, that will be released on February 14th under Nettwerk Records label, I interviewed Calin “Callie” Peters, the singer, bassist and cellist of the American trio “The Ballroom Thieves”.
Hi Callie, welcome on the pages of Tuttorock, I want to compliment you on your beautiful third studio album “Unlovely”, which will be released on Valentine’s day, is it a deliberate choice?
Thank you for the nice words! Our Valentine’s Day release wasn’t deliberate, but now that I really think about it, it’s pretty ominous to release something called Unlovely on a love holiday.
And speaking of the title, “Unlovely”, what do you tell me?
I think humans are amazing. We’ve got these incredible brains that can adapt, problem solve, and learn to love. We’ve figured out who we are, when we are, and we tirelessly wonder why we are. Our capacity for knowledge comes with the risk of major malfunction, and I believe mental illness and the complete lack of care for our minds will be our demise. We don’t have a great history of loving ourselves, and even in our current world, with all the access to understanding the human brain, plus our new found ability to connect across the globe in an instant, we choose to stay in the dark. I think we could progress at a much faster rate, begin accepting ourselves and thus our fellow humans, and save the planet, but it seems like we probably won’t. It’s all very unlovely to me.
How was the songwriting process for this album?
Martin and I enjoy different aspects of writing, so we decided to combine our efforts. Martin has an incredible ability to puzzle together clever lines into a complete song, seemingly without effort. I’ve listened to him murmur through an idea while driving, not record or write anything down, and arrive to the destination with a complete set memorized lyrics. While I enjoy the challenge of lyric writing, I really love composing and arranging. I spend a lot of time on note by note details and song structure. I also found a weird new love in writing silly hooks while working on Unlovely.
Writing isn’t something either of us want to feel strenuous or calculated, but in order to have enough thieves songs we have to find the balance and not just wait for the feeling to strike. Some days we aim to write, but instead we mope around and smoke weed. Some nights we aim to sleep but we’re in the mood to create instead. Writing with the most ease happens at the most inconvenient times. We agree on the theory that as soon as a writing session becomes laborious instead of effortless, we stop for a while.
Last spring I booked a little Maine cottage called The Lincolnville Motel for Martin’s birthday. We ate lobster, watched at a big open field sway in front of the ocean, and wrote our first fully joint effort song, For Hitchens, which is a lullaby to our eventual baby. Then Martin had epic food poisoning all night, and I now connect our baby song with up-chucked birthday lobster. It’s a nice reminder to not take ourselves too seriously.
At the risk of rambling, it’s in the studio when the songs really come alive. Everyone works so hard to realize each layer, and it’s one of the most magical things to hear out loud what you could only imagine before.
You talk a lot about current events, and what’s wrong with the world, is this historical period really so bad?
It’s true, so many of these songs are about navigating our current world. I think being in our 30s has ushered in a lot of realizations about how to view our short lives. It’s hard to be a human, even when it’s going smoothly, which for most people, it never is.It’s not so much that this historical period is worse than any other, it’s that we’ve done the work to see what’s wrong and there are bullies in the way of fixing it.
Can music still move people’s consciousness and make the world we live a little better?
I think we all crave to be seen and understood, and when music speaks to someone’s inner voice it might make them feel like they’re not alone. If we all felt a little less lonely, we might hurt each other less, and be kinder towards those we disagree with. I think music can connect people, and having a crew of weirdos to call your family is important, especially for those who believe they’re outcasts, as they tend to hurt others out of their own personal shame.
My favorite song is “Begin Again”, in my opinion it could look great on the soundtrack of a film noir or an espionage film, maybe in a James Bond episode. Do you agree with me?
I do now! There was a rumor that the next Bond would be a woman. I think the wrath of the song could be a good match for a new kind of 007. Maybe you and I should discuss music videos at some point…
For those who don’t know you yet, can you tell me a bit about your musical background and which artists have influenced your career the most?
Martin began writing songs with guitar when he was a teenager, and we all played in various bands when we were young. I started playing cello when I was 10, and filled my life with mostly music and not many friends. Both Martin and I played drums in our schools’ orchestras and pep bands, and Dev played tuba. I wish I could say if we had gone to high school together we could have gotten the band together sooner, and had tuba in it, but the three of us definitely would have been enemies. We’ve been playing together as a band for a lot of years now, and thousands of artists have influenced the way our music sounds, but some of the most important ones are Fleetwood Mac, Tom Petty, Paul Simon, Freddy Mercury, Astrud Gilberto, and of course Willie Nelson.
Are you satisfied with how your musical career has gone so far?
We feel grateful and lucky that we’re able to make a living doing music, but I don’t think any of us are fully satisfied. We have clear goals, and sometimes during the slow trek on our path we can’t help but become nervous it might never get to the next level. I guess you could say we’re hoping we get that big promotion at work.
Tell me a little about the tour, will you also come to Europe and maybe also to Italy?
I’ve been unofficially calling this tour Mosh for Unlovely, because the idea of a mosh pit at one of our shows tickles me. The Mosh for Unlovely tour will take us from the west coast to the east coast with a stop in our home cities, Boston and Portland Maine, as well as a few stops in the Midwest, but will sadly not bring us to Italy quite yet. We played our first show in London last month, and I think our long awaited trip to visit you in Europe is just around the corner!
How will you present the songs on stage? Will you expand the band?
We have a couple of new gadgets that allow us to add details to many of our new and old songs, and we’re so happy to be playing shows with our new stage mate, Ariel Bernstein, who plays guitar, keys, and percussion with us. We had a great time working with our producer and engineer, Jerry Streeter, to create the soundscape of each song on Unlovely, and besides some fresh dance moves, we want to bring those new sounds to the stage.
Thank you very much for your time, do you want to say something to the readers of this interview?
Thank you for these great questions! I hope we can meet in Italy someday soon. To the readers, thank you for reading about us, and I hope you find something you like in our music. Ciao!
MARCO PRITONI
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.