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SVEGLIAGINEVRA – Intervista alla cantante

SVEGLIAGINEVRA – Intervista alla cantante

svegliaginevra

In occasione dell’uscita di “SIMONE” ho intervistato la cantante “SVEGLIAGINEVRA”.

Personalmente quando ascolto un tuo brano, mi sento sempre come se fossi all’interno di una bolla, da cosa deriva questo mood così denso che permane nei tuoi brani?
Credo sia una conseguenza naturale del mio modo di percepire la musica. Io sono una persona molto solitaria e anche se odio questa parte di me, so di averne bisogno. Sono lì ad analizzare quello che mi succede, a tirare fuori il meglio e il peggio di me e scrivere canzoni mi aiuta molto. Spesso sono dialoghi interiori o tra me e la persona alla quale sto pensando, frutto di ricordi ed emozioni del passato. Io sono molto legata ai ricordi, un poco ho dovuto farlo fin da piccola quando ho perso mio padre, per me è stato come l’unico modo per averlo sempre vicino a me.  Da qui nasce l’abitudine di non staccarsi mai dal passato che però diventa slancio per il futuro, senza il ricordo e il passato non saremmo le persone che siamo oggi e che saremo domani. Se ti sembra di essere in una bolla potrebbe essere per il mio modo di cantare che assomiglia molto al mio modo di parlare, pacato e delicato. Non amo particolarmente le discussioni, in generale preferisco le voci calme a quelle aggressive ma, dipende molto dal caso ovviamente.

Durante la nostra chiacchierata hai accennato alla predilezione anche per i “gruppi aggressivi”. Quali sono dunque i tuoi artisti preferiti o che più hanno esercitato il proprio flusso su di te?
Più che aggressivi prediligo artisti poco costruiti, senza filtri. Amo Vasco Brondi, Verdena, Carmen Consoli, Bersani e Niccolò Fabi per citarne alcuni. Per la sensibilità e la necessità di servirsi delle canzoni per raccontare quello che hanno visto e sentito, un’autoanalisi in cui spesso tutti ritroviamo noi stessi, e non importa molto quanto tu sia virtuoso se quello che hai da dire vale molto di più. Tra i gruppi rock che ho ascoltato durante le mie diverse fasi musicali ci sono Kings Of Leon, The Cure, Depeche Mode, Tool tra le donne Tori Amos, Alanis Morissette, Bjork.

Mi sembra doveroso chiedere a questo punto come è iniziata l’avventura di “svegliaginevra”
(storia clinica) In modo quasi surreale. Se non fosse realmente accaduto difficilmente avrei saputo inventare una storia più bella. Io seguivo la Clinica su Instagram perchè avevo scoperto fosse l’etichetta di Apice e Cmqmartina, scoperti su Spotify casualmente. Di tanto in tanto commentavo le loro stories per complimentarmi con loro riguardo i due progetti che mi avevano colpito tanto. Beh dopo un pò di messaggi Milo mi chiese, incuriosito, di mandargli qualcosa di mio così il giorno stesso, registrai dal cellulare alcuni dei brani che avevo scritto. Il giorno dopo mi risposero chiedendomi di salire su a Sarzana per un provino perchè dalle registrazioni non si capiva moltissimo anche se avevano intuito ci fosse qualcosa di interessante. Da lì poi è nato tutto il resto. E’ bello far parte di questa big family. Ci supportiamo tanto a vicenda, ci confrontiamo, ci vogliamo bene. La Clinica è un posto bellissimo. (storiaprogetto) Per il nome svegliaginevra, volevo assolutamente preservare il mio nome. Quindi, sono stata lì a cercare un aggettivo, un sostantivo che mi identificasse. Ho scelto sveglia perché sono veramente distratta, ho la testa altrove e vivo spesso nel mio mondo. Un mondo che poi condivido nelle canzoni che scrivo. 

Come per tanti altri, anche nel tuo caso c’è stata la fase “canto in inglese”. Ora invece hai trovato il tuo equilibrio con la scrittura in italiano, quando è inziato questo sodalizio?
Si, in realtà le prime canzoni che ho scritto quando avevo 10 anni erano in italiano. Venivo da un background prettamente cantautorale, a casa mia si ascolta De Gregori, Dalla, Battisti. Poi, quando ho scoperto Mtv ho completamente perso la testa per le canzoni in lingua inglese, sia per il fascino che per il sound delle parole. Anni dopo, quando ho deciso di trasferirmi in Australia, dove ho vissuto due anni, ho provato così tanta nostalgia per il nostro paese che provavo ad aggrapparmi a qualunque cosa potesse riportarmi a casa, come un piatto di pasta, un film o una canzone italiana. Lì ho capito di voler riprovare a scrivere in italiano e mettermi alla prova. Sono ripartita da zero, ho studiato, ricostruito il mio linguaggio. E’ stato molto difficile soprattutto perchè la lingua italiana è una lingua complessa ed è una continua ricerca di vocaboli e i loro significati perchè ogni parola ha il suo peso. Sono solo all’inizio, e con La Clinica abbiamo cominciato questo percorso che gradualmente si evolve, cresce e cambia. Sono molto contenta e fiera di questo progetto e di tutte le persone che ne fanno parte.

Letture preferite negli ultimi 12 mesi?
L’educazione Sentimentale di G.Flaubert e Due di due di Andrea De Carlo invece tra i libri di poesie, Cento poesie d’amore a Ladyhawke di Michele Mari e Milk and Honey di Rupi Kaur.

Ok, ecco la mia solita domanda che lascia spazio all’immaginazione: Con quale artista internazionale e non faresti un fratturino e come imposteresti il lavoro?
Justin Vernon dei Bon Iver.

GIOELE AMMIRABILE