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SILVIA MEZZANOTTE – Intervista su “Vorrei che fosse amore omaggio a Mina”

SILVIA MEZZANOTTE – Intervista su “Vorrei che fosse amore omaggio a Mina”

In occasione dell’esordio al Teatro Duse di Bologna, con il suo nuovo spettacolo “Vorrei che fosse amore – omaggio a Mina” ho intervistato SILVIA MEZZANOTTE.

Ciao Silvia, che grandissimo piacere conoscerti e un onore averti sulle pagine di Tuttorock. Raccontaci come ti sei avvicinata alla musica e quali sono stati i tuoi primi ascolti, sicuramente ci sarà quella Mina che sarà protagonista del tuo nuovo tour?
Mina, Mia Martini, ma non solo le grandi voci italiane, ma anche quelle straniere come Ella Fitzgerald e Edith Piaf. Poi gli straordinari cantautori italiani, di cui cantavo i testi da piccola senza comprenderli, cosa che ho fatto successivamente. Sono tutti questi artisti che, inconsapevolmente, mi hanno fatto diventare quello che sono adesso. 

Con Francesco De Gregori ti sei poi trovata assieme sul palco.
Esatto! 

Hai iniziato da molto piccola a cantare.
Sì, avevo 5 anni quando ho manifestato la mia passione, ma ero timidissima e ho dovuto lavorare molto su di me per vincere questo problema. Facevo la corista in un gruppo e poi nel 1990 ho avuto la fortuna di partecipare al Festival di Sanremo. Ma la luce accesa in quell’occasione si è spenta l’anno successivo, non ero ancora pronta, e ho ricominciato a fare la gavetta, cosa che allora ancora si poteva fare. Quindi tantissimo lavoro, corista, studio, live nei piano bar, fino al 1999 quando Giancarlo mi chiese di entrare nei Matia Bazar. Lì era presente anche Carlo Marrale, che fu il primo a dare un feedback positivo a Giancarlo, cosa che lui mi ha svelato solo recentemente, durante il nostro tour assieme (risate)

L’esperienza Matia Bazar è stata certamente una grandissima occasione, uno dei gruppi più importanti nella musica italiana, ma inevitabilmente si va sempre al confronto con Antonella Ruggiero, anche se tu non hai sostituito direttamente lei. Ma il peso immagino sia sempre forte, come, peraltro, quando canti Mina o Mia Martini, per esempio. È evidente che il pubblico che ascolta è naturalmente portato a fare il confronto, che, a mio, parere hai sempre superato in maniera brillantissima. Come affronti tutto questo?
Il confronto l’ho vissuto particolarmente con i Matia Bazar, andavamo a Sanremo e sapevo di avere tutti i fucili puntati contro, ma c’era una sorta di ingenuità all’epoca. Dopo avere fatto tanti anni di gavetta mi dicevo che era la mia occasione e dovevo giocarmela. Questo fatto lo racconto sempre ai miei concerti, prima di salire sul palco per cantare “Brivido caldo” il primo pensiero era “E adesso?”. Ma poi mi ricordavo che esattamente un anno prima ero a cantare in bruttissimo pub della provincia modenese dove volevano tenere il volume della televisione più alto della mia voce per ascoltare proprio il Festival di Sanremo. Fu così umiliante che la sera mi addormentai chiedendomi se ne valesse davvero la pena, la risposta me la sono data prima salire sul palco di Sanremo, ed è stato un convinto Sì! Quindi mi dissi: “Apri le braccia, stai lì con la testa, entra sul palco e canta come sai fare, perché questo è tutto il mondo cui hai sempre sognato di appartenere e in cui ti trovi tanto bene.”. E infatti fu un successo, fra l’altro portammo “Brivido caldo” che non apparteneva al mondo Matia Bazar di Antonella; ovviamente ero stata scelta per la capacità di potere cantare i grandi successi precedenti con rispetto. Ma anche la canzone con cui vincemmo il festival, “Messaggio d’amore”, non richiamava i brani storici come “Vacanze romane” o “Cavallo bianco” nella vocalità. Resta il fatto che per il pubblico sono la migliore sostituta di Antonella, che è sempre stata una delle mie icone. Quando mi chiesero la prima di interpretare Mina, fu prima della pandemia, risposi: “Siete pazzi! Neanche morta!” (risate); poi hanno insistito e abbiamo lavorato su che tipo di spettacolo dovesse essere. Non raccontiamo Mina, ma una storia d’amore avvincente e io canto le canzoni rispettandone le origini, ma con la mia interpretazione personale, contaminandole anche con il mondo Matia Bazar in certi momenti. Ho fatto la versione di “Io, domani” con un finale alla “Cavallo bianco” che è completamente diversa dall’originale. Sono circondata da un’orchestra di 11 donne guidata dal maestro Andrea Albertini, oltre gli attori che interpretano la storia. Con l’orchestra abbiamo fatto degli arrangiamenti molto particolari e si esce dal teatro dopo avere sentito canzoni che non si sentono più da anni, se non da cover band. 

Accennando al pub bruttissimo di Modena mi hai fatto venire in mente che ti ho visto poco tempo fa con Giacobazzi, che di storie del genere ne ha tante.
(risate) Con Giacobazzi e Pizzocchi eravamo nel “Costipanzo Show”, ci viene naturale trovarci assieme. 

Oltre il canto, hai fatto TV e teatro, che importanza dai a tutte queste attività?
Devono sempre essere collegate al canto, nel caso di TV dove non cantavo è stato perché ricoprivo un ruolo di coaching. Non amo mi chiamino solo per parlare, a meno che si tratti di raccontare di me, della mia carriera. Non mi piacciono quei format gridati, io sono molto rispettosa e non sovrasto gli altri, se uno la fa con me ritengo non gli interessi quello che dico. La TV cui ho partecipato, e continuo a frequentare, è per promozione e raccontare i miei spettacoli, oppure mi capita di andarci con Carlo e allora facciamo uno spettacolo chitarra e voce. 

Carlo è una persona deliziosa, ma a questo punto direi che ti manca solo di scrivere un libro.
Al momento non credo di avere cose interessanti da raccontare, non dico che non lo farò mai, ma magari lo farà qualcun altro. Vedremo se in futuro cambierò idea, anche se non penso succederà. L’avevo proposto a Carlo, ma lui è assolutamente contrario (risate). Poi ci vuole tempo e io ho tanti spettacoli da portare avanti oltre questo su Mina. A dicembre sarò in giro con uno spettacolo jazzy, e poi un altro su Astor Piazzolla.

E per l’appunto ora arrivi al Teatro Duse, per la prima volta in questo tempio bolognese, con questo tour teatrale dove canterai Mina, cosa porterai sul palco?
È un concerto recital dove omaggiamo Mina attraverso le sue canzoni più belle, la trama racconta di una storia amore interpretata da due attori che nel mese di agosto si incontrano in occasione dell’ultimo concerto di Mina, alla Bussola Domani nel Lido di Camaiore. Attraverso delle finzioni sceniche arriviamo ai giorni nostri, e ogni sentimento, gioia, problemi, viene legata a una canzone di Mina. In fondo si raccontano le storie d’amore di tutti noi, perché chiunque ha avuto un momento legato a una canzone di Mina, che, benché abbia purtroppo deciso di ritirarsi dall’attività live, rimane un patrimonio nazionale in tantissime sue declinazioni. 

Programmi futuri? Magari un nuovo disco?
Al momento non è all’orizzonte, per un’artista come me gli spazi sono limitatissimi. Non ho più accesso alle radio commerciali per quelli che sono i loro target. Ci sono brani che attraverso i social fanno milioni di streaming, ma poi non arrivano in radio perché non rientrano nel loro target. Lasciamo aperta una finestra nel caso volessimo fare qualcosa con Carlo, il che potrebbe avere un senso, vedremo in futuro. 

Per chiudere, visto che siamo su Tuttorock, mai pensato di fare una versione rock dei tuoi pezzi? Malika Ayane fece una cosa del genere con due spettacoli identici e fu una sorpresa incredibile.
(risate) Nei miei spettacoli estivi nelle piazze faccio già arrangiamenti più rock, andando sul palco vestita di pelle con le calze a rete. Ho varie versioni, da quella elegante in teatro, a quella jazzy per i club, a quella rock per le piazze, non mi lancio nell’heavy metal che non mi appartiene. Ma il tuo suggerimento lo tengo da parte e ci penso 😊 😊

MAURIZIO DONINI

Band:
Silvia Mezzanotte – voce
Direzione Andrea Albertini
Orchestra Ensemble Le Muse
Attori Beatrice Baldaccini (nella data del Teatro Duse il suo posto sarà preso da Sabrina Ottonello) e Gabriele Colferai
Regia Gabriele Colferai

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