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SILLABA – Intervista alle tre ragazze della band napoletana

SILLABA – Intervista alle tre ragazze della band napoletana

Tre ragazze di Napoli che hanno voglia di dire qualcosa di più in musica, si uniscono e formano le Sillaba, una band che crea una proposta musicale interessante, tra musica elettronica e cantautorale o possiamo anche dire indie pop. Ho avuto il piacere di intervistarle e di seguito il resoconto dell’intervista.

Ciao ragazze e benvenute su Tuttorock. Sillaba un trio tutto al femminile, come vi siete incontrate e cosa vi ha spinto ad unirvi e creare la band?
Ci piace pensare che le cose non accadano mai per caso, soprattutto gli incontri tra le persone. Le nostre vite si sono incrociate alcuni anni fa: Federica e Ludovica prima, Carla poi. Sin dai primi momenti trascorsi insieme, era nell’aria l’idea di scoprire cosa sarebbe successo provando a unire le nostre diverse esperienze musicali. È stato quando eravamo costrette alla distanza del lockdown, nel 2020, che abbiamo usato la musica per avvicinarci e sentirci vive, nella creazione di qualcosa di completamente nuovo. I primi brani sono nati proprio così: rimbalzando da un computer all’altro, lasciando che ognuna di noi aggiungesse un nuovo ingrediente.

Sillaba, perché la scelta di questo nome per la band?
Sillaba ha una doppia valenza nel suo significato per il nostro progetto. Da un lato, esprime un concetto che amiamo mettere in pratica anche individualmente nelle nostre vite. Non può esistere nulla di grande se non si comprende e non si lavora sull’essenzialità del dettaglio, di quella componente impercettibile eppure essenziale: i singoli passi, i mattoni che compongono una struttura. Allo stesso concetto riconduciamo l’indispensabilità della sillaba: la più piccola unità di cui sono fatte le parole, e quindi la singola componente per elaborare i pensieri e le idee, per comunicare un discorso e realizzare un sogno. Dall’altro lato, il nome esprime perfettamente la fondamenta su cui si basa il nostro gruppo. L’interdipendenza, la connessione e l’indispensabilità di ognuna di noi: la sillaba non può esistere se anche solo una delle lettere viene meno.

Un primo singolo “Paralleli” ed ora “Tu Suono Di Tutte Le Cose”, le differenze tra i due brani?
In entrambi i casi, abbiamo scelto le canzoni che ci sembravano più rappresentative del nostro progetto musicale. Vanno a colpire in misura diversa aspetti che ai nostri occhi appaiono essenziali per ciò che vogliamo comunicare. In “Paralleli” l’energia, il trasporto, l’immediata fruibilità del brano esprimono il nostro desiderio di creare qualcosa che possa toccare in modo diretto l’ascoltatore, tanto con l’uso delle parole quanto con l’elaborazione della musica, nella stessa misura e con la stessa intensità. “Paralleli” desidera farsi ascoltare e far muovere. In “Tu Suono Di Tutte Le Cose”, ci siamo lasciate andare a un’idea più libera, sia nella struttura del brano, che nell’elaborazione del testo. Il modo in cui le sonorità e la melodia si evolvono nel corso della canzone vuole sorprendere chi ascolta e trasportarlo in una direzione non prevedibile e inesplorata. I video, entrambi con la regia di Ena Serra, contribuiscono a completare il significato dei due brani e il mood in cui ci siamo calate nella realizzazione di ognuno.

“Tu Suono Di Tutte Le Cose”, un titolo poetico, il suo significato?
Con questa frase volevamo esprimere il senso di ricerca intrinseco a ognuna di noi e al progetto in generale. Preziosa è per noi la consapevolezza che le cose, le esperienze e le situazioni che viviamo siano per ogni individuo una realtà unica. Spesso ciò che le differenzia è proprio il suono, ovvero l’intima colonna sonora che ciascuno porta dentro sé. Questa può essere un figlio, un ricordo, un odore, è quella condizione particolare capace di dare ritmo e melodia alla propria esistenza.

Leggo nel comunicato stampa che il brano è diviso in 2, una parte in maggiore ed una seconda in minore. Spiegatemi meglio!
In realtà, come spesso accade, le cose migliori nascono dall’imprevisto di un errore! Ludovica era al computer lavorando al brano e per errore nel secondo ritornello invece dell’accordo in maggiore ha utilizzato lo stesso nella tonalità minore. Abbiamo intuito, così, che “il suono di tutte le cose” per essendo fatto di luce, senza l’intensità del suo lato oscuro non brillerebbe allo stesso modo!

Generalmente di cosa trattano i testi dei vostri brani?
Durante i live diciamo sempre che i nostri brani sono “dedicati”. Dedicare vuol dire fare le cose con uno scopo ed è forse questo che accomuna i brani piuttosto che un tema specifico. Anzi, adoriamo spaziare da storie non personali come in “Tènèrè”, che racconta il fatto di cronaca del 2020 che vide come protagonista un bambino africano e il suo gesto disperato ed eroico di nascondersi nel vano delle ruote di un aereo per arrivare in Europa, oppure “Tunnel29”, sull’esperienza del muro di Berlino, e ancora “Il Mio Amore Non Sa” che tratta la nostra idea dell’amore come qualcosa di assolutamente non etichettabile nè giudicabile.

Una particolare attenzione a melodie avvolgenti e ad armonie vocali altrettanto avvolgenti, come create una proposta musicale molto particolare?
Generalmente il percorso che fa una nostra canzone è nascere “voce e chitarra” da Federica, per poi arrivare in sala dove insieme a Carla e Ludovica il brano prende ulteriore forma. Insieme analizziamo il testo e cerchiamo di dargli una veste speciale e potente, utilizzando sonorità elettroniche e giochi di voci.

Il vostro sound è tra elettronica, pop e cantautorale, perché queste fusioni?
Questa fusione nasce dal desiderio di “colpire” l’ascoltatore non solo attraverso la comprensione dei testi, ma anche fisicamente, coinvolgendo necessariamente il corpo. In questo la musica elettronica ci aiuta tantissimo, sfruttando le frequenze basse e i synth. La poca artificiosità e la fedeltà alla forma canzone classica fanno si che i brani si possano definire anche pop, poiché arrivano immediati all’ascoltatore. Ciò a cui stiamo lavorando, consapevoli della difficoltà, è però essere sempre più rock, cioè avere il coraggio di usare la musica e i testi in maniera dissacrante e rivoluzionaria.

Anche il video è particolare, da dove è venuta l’idea?
L’idea nasce da un confronto con Ena Serra, regista anche del precedente videoclip “Paralleli”. Dopo averle spiegato il senso della canzone, lei ha avuto l’intuizione di iniziare con l’ecografia delle nostre orecchie, come a volere rappresentare la nascita dell’ascolto attraverso la pancia e il suono.

Siete tre ragazze napoletane, quanto c’è di Napoli nel vostro sound?
Dei nostri 10 inediti, 2 sono in lingua napoletana. In generale, però, crediamo che anche quando non si canti in lingua, o non si attinga da sonorità popolari, la napoletanità entri prepotente nel modo in cui si suona e si sta sul palco. Per noi questo significa cercare di essere spontanee, coinvolgenti, ma soprattutto tanto autoironiche.

Cantate sia in italiano che in napoletano, come avete accennato, sarà una vostra caratteristica anche in futuro?
Lo sarà se in maniera spontanea accadrà! In generale però il nostro obiettivo è cercare di approfondire l’utilizzo della lingua italiana.

Una vostra foto vi vede dipinte di blu e con trucchi particolari, una scelta casuale o ha un significato?
Quella foto è del backstage del videoclip di “Paralleli” dove abbiamo utilizzato dei trucchi fluo. È un’idea nata per gioco, ma poi osare col trucco ci ha divertite, aggiungendo quella componente di follia che la musica dovrebbe sempre avere. Ultimamente abbiamo organizzato dei live truccate così ed è stato pazzesco! Truccarsi, camuffarsi, creare una performance riserva sempre sorprese.

Le vostre influenze musicali?
Ognuna di noi viene da un mondo diverso. Sicuramente adesso stiamo facendo ascolti condivisi, da Björk alla musica elettronica francese, che ci sta ispirando tantissimo, da Rüfüs Du Sol a Christine And The Queens, passando per i Duft Punk. Per i testi invece ci nutriamo di poesia.. Mariangela Gualtieri, Patrizia Cavalli, Silvia Plath, Fernando Pessoa… e all’infinito!

Continuerete a pubblicare singoli o avete in progetto un album completo?
A settembre uscirà il nostro terzo singolo “Il Mio Amore Non Sa”, primo esperimento realizzato completamente da sole anche nella produzione. Il nostro desiderio profondo, però, è pubblicare un album completo, e soprattutto che non resti digitale. Stampare un disco purtroppo oggi è una scelta controcorrente, poichè i costi superano i guadagni. Ma continuare a remare verso l’utopia di una realtà in cui i benefici non siano solo economici è più forte di noi. Lasciare tracce tangibili resta a nostro avviso una necessità umana.

Chiudete l’intervista come volete, un messaggio per ascoltare la vostra musica.
Piuttosto che offrire un messaggio o una risposta ci piacerebbe chiudere con una domanda a tutti i lettori. Qualcosa che dovremmo intimamente chiederci sempre, ad ogni live, ad ogni ascolto in radio, ad ogni disco messo in play:” Che cosa cerchiamo nella musica?”

FABIO LOFFREDO

Band:
Federica Ottombrino: Voce e chitarra
Carla Boccadifuoco: Tasiere e cori
Ludovica Muratgia; Batteria e pad elettronici

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