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SHARON CORR – Intervista alla violinista, cantante e compositrice irlandese

SHARON CORR – Intervista alla violinista, cantante e compositrice irlandese

Con “The Fool & The Scorpion” Sharon Corr firma il suo terzo album da solista. Conosciuta per essere violinista e corista nei Corrs, band che la vede insieme a suo fratello Jim Corr e alle sue due sorelle Andrea e Caroline Corr, la musicista con questo album riesce a dosare un sound più delicato nel sound ma più aggressivo nei testi, nei vari brani. Ho avuto il piacere di parlare con lei su piattaforma skype e di seguito il resoconto dell’intervista.

Ciao Sharon, benvenuta su Tuttorock. Come stai?
Sto bene grazie, sono contenta di essere a Madrid e di fare interviste, poi tonerò in Irlanda, quindi va tutto bene. Grazie per questa intervista. Grazie per il tuo tempo. Purtroppo non parlo italiano, penso di poter ordinare solo una birra in italiano!! Ahahahah!!

Sono io che ringrazio te Sharon per l’intervista. Inizierei subito chiedendoti di parlarmi del tuo nuovo album “The Fool & The Scorpion. Come sono nati i brani?
Ho lasciato che le canzoni venissero da me, naturali, sono nate per lo più al pianoforte. Mi hanno chiamato. Ho avuto l’ispirazione e ho iniziato a scrivere, sai, mi è passato tutto così davanti. “The Fool & The Scorpion”, la title-track, è nata da un’esperienza dolorosa anche se sono una persona molto ottimista e piuttosto gioiosa. Ma a volte, come sai, vieni colpito da cose nella tua vita anche negative e che danno dolore al cuore. Poi inizi a scrivere quello che pensi, ero in aereo per andare al Montreux Jazz Festival e quel viaggio mi ha ispirato moltissimo, mi si è accesa una fiamma nel cuore. Ho iniziato a scrivere, scrivere, scrivere e ho avuto a disposizione molti testi. Un artista ha qualcosa che non tutti hanno, abbiamo una libertà di espressione che altre persone non hanno nel loro lavoro normale. Sai che devi mantenere la faccia e devi fingere che tutto sia perfetto quando non lo è. E comunque, così ho scritto questo testo e ho pensato, wow, mi piace. Due settimane dopo, ero seduta al pianoforte e ho iniziato a suonare un motivo molto ipnotico al pianoforte. Quindi sì, l’ho scritta ed è stata l’ultima canzone che ho scritto per l’album ed è stato nel 2019. Luglio 2019. L’ho inviata al mio produttore Larry Klein, sai lui è un bravo ragazzo così adorabile. Altre canzoni sono nate sotto la luce del giorno, al chiaro di luna come la terza traccia dell’album. A volte poi siamo vulnerabili e anche questo ha contribuito alla scrittura. Altre sono nate stando sdraiata a letto e di nuovo ho questo motivo di pianoforte che mi chiama. È quasi come lo Ying e Yang, c’è anche questo nell’album. Tornando alla title-track, è una canzone piena di dolore e rabbia, ed è una vera tempesta, ma poi in “Under A Daylight Moon” c’è l’altra parte di me, di una donna di 51 anni ma che dentro si sente come sono ragazza di 16 anni. Sai, a volte ho bisogno che qualcuno venga a salvarmi, ma posso badare a me stessa. La luna poi mi ha molto influenzata, guardarla mi dà gioia ma non solo la notte, a volte non ci rendiamo conto che la luna è sempre lì, anche durante il giorno, e se ti prendi il tempo per guardare il cielo, la luna è sempre con noi, quindi è una specie di miracolo quotidiano. È come una favola. È davvero molto bello. Ero stanca di certe cose che accadevano nella mia vita e volevo saltare in una bolla di una favola e avere qualcuno che mi prendesse per mano e mi accompagnasse sotto una luna diurna.

Il significato del titolo dell’album e dei testi?
Il significato è molto personale e solitamente non racconto molto del mio privato, diciamo che il significato è di esperienze non proprio positive della mia vita. Qualcuno può identificarsi nel testo. Un po’ come leggere un libro.

Musicalmente è molto riflessivo, delicato, una scelta voluta?
Tu lo trovi riflessivo? Posso dirti che però in alcuni brani c’è tanta rabbia. “Under A Delight Moon” può sembrare una canzone delicata ma c’è anche una melodia volutamente pazza. Anche “Freefall” ha molta rabbia, il pianoforte a volte funge da contromovimento, quasi come uno scherzo. Per alcune melodie pensavo a dei cartoni animati, altre possono sembrare i postumi di una sbornia, forse riflessivo in apparenza, ma molto dinamico in molte parti.

Ci sono molte atmosfere jazz nei vari brani, ami il jazz?
E’ venuto tutto naturale, anche i miei musicisti ascoltano jazz. Io sono una grande fan di Joni Mitchell da tutta la mia vita. Amo le sue influenze jazz e tutto quello che ha scritto. Ha infranto le regole della musica e le regole dei testi, lei ha infranto tutti i tabù. Ha parlato di qualsiasi argomento si sentiva di parlare, ha spesso parlato di sé stessa. Pensava che tu sapessi che non è una donna lineare. Le donne sono spesso visualizzate come lineari, non so se sono chiara su questo che ti sto sdicendo. Le donne sono più carine, più dolci, angeliche, ma non è sempre così.  Ci sono anche donne arrabbiate e che vogliono farsi sentire senza oscurare la loro esuberanza sexy. Quindi questo è anche quello che mi piace di Joni. Lei ha davvero incapsulato il tipo di donna in cui mi riconosco. Le donne non hanno solo fragilità, vulnerabilità, le risate, la stupidità, tutti quei luoghi comuni. Il mio album è anche tutto questo. Quando stavamo registrando l’album gli fornivo una specie di scena cinematografica verbale alla band di ciò che avevo in testa e che volevo, tipo questa canzone è ambientata nello spazio, sai, e questa e quest’altra deve avere qualcosa di veramente oscuro. Altre volte pensavo a colonne sonore di John Williams o di Mark Isham o altre cose del genere e amo il loro modo di capire subito le mie idee e le mie preferenze. Attraverso la musica, posso descrivere qualsiasi cosa e i ragazzi della band mi capiscono subito e amo tutto questo. Ad esempio, se pensi a Lo Squalo, conosci il film Lo Squalo?

Si certo, lo conosco benissimo!
Quindi stai anche ascoltando il film e senza vedere le scene, nella parte più di pathos della scena, la musica fa ‘dat dat, dat, dat, dat dat’ e si estende e da quelle atmosfere tu capisci anche senza vedere, che lo squalo sta arrivando in quel momento e ti immagini e ti immedesimi nella scena. Amo creare un’atmosfera immensa e la band mi aiuta moltissimo. Quindi nei brani dell’album prima che inizi a cantare, puoi sentire la tempesta che arriva piano piano.

Si sente di più la tua voce e il pianoforte che suoni tu, ma il violino si sente poco, perché? Tu sei principalmente una violinista!
Io sono una violinista ma spesso suono il pianoforte e lo suono da quando avevo quattro anni. Sono conosciuta come violinista perché nei Corrs suono il violino e sono corista. Ho anche scritto canzoni e collaborato anche come compositrice con i miei fratelli. In realtà però sono una cantautrice. Mi siedo quasi sempre al pianoforte a scrivere canzoni e quasi tutto l’album è nato così. Ho usato il violino per creare dei suoni particolari, delle atmosfere anche in modo percussivo, usando in maniera particolare l’archetto. Ho sentito il bisogno di cambiare e creare un qualcosa di diverso. Gli anni passano, si invecchia, i capelli diventano grigi e quindi è giusto trovare percorsi diversi che ti fanno vivere e con il violino sono riuscita a dargli un volto diverso, poi anche perché in questo album canto.

Otto anni dal precedente album “The Same Sun”, un lungo periodo, perché?
Sono stata in tour nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Brasile e tutto questo richiede un po’ di tempo. Ho poi lavorato anche con i Corrs per l’album “White Light”. In realtà, sai, nel 2015 stavo già iniziando a scrivere i brani per questo album e l’ho finito nel 2019. Poi è arrivata la pandemia.

Stai programmando un tour?
In realtà il tour è già iniziato, ho suonato a Madrid, Berlino e Parigi e sto organizzando un tour mondiale, vorrei suonare in più città possibili. E’ molto difficile organizzare il tutto per via delle varie restrizioni, Io sono positiva in questo, ma le difficoltà sono veramente tante.

C’è qualche novità con i Corrs? “Jupiter Calling”, l’ultimo album è del 2017.
Non ho ancora novità da dirti sui Corrs anche se sinceramente non ci siamo mai fermati, abbiamo un’alchimia e una magia unica. Forse ne possiamo parlare il prossimo anno.

I tuoi ricordi con le collaborazioni con U2, Pavarotti, Zucchero, Brian May.
‘Oi vita oi vita mia’ (canta nda) E’ stato fantastico. Ricordo di essere arrivata e c’erano così tanti artisti, Jon Bon Jovi, Celine Dion e le Spice Girls, c’era Steve Gadd alla batteria, Pino Palladino al basso. Ho avuto qualche problema a cantare in napoletano, ma Pavarotti voleva così. Durante le prove Pavarotti con l’asciugamano al collo e da una parte Celine Dione e dall’altra Jon Bon Jovi, incredibile! All’inizio non riuscivo a cantare e lui mi chiedeva il perché non cantavo, pensavo fosse arrabbiato. Abbiamo avuto una piccola discussione ma creativa e sai il calore italiano è come quello irlandese. Abbiamo quindi cantato in napoletano ed è un’esperienza che non dimenticherò mai. Lui era lì con noi durante l’esibizione e sotto il palco il pubblico che sembrava un terremoto e cantava con noi e le mie gambe iniziarono a tremare quando lui cantava. Amo sentirlo cantare il “Nessun Dorma”. E’ stata una persona veramente gradevole anche dietro le quinte, forse la più bella esperienza della mia vita. Tutte le esperienze che hai citato sono state molto importanti per me.

Le tue influenze musicali?
Come già ti ho detto prima amo Joni Mitchell. Ma tra i miei preferiti ci sono anche i Police, Stewart Copeland è un batterista fantastico, quando ascoltavo i Police la mia attenzione era maggiormente sul suo modo di suonare, sembrava qualcosa di veramente unico. Poi mi piacciono i Carpenters perché me li facevano ascoltare mio padre e mia madre e poi posso dirti Eagles, Simon & Garfunkel, Peter Gabriel e i Genesis. Tutti grandi artisti. Ultimamente sto ascoltando molte colonne sonore e Alexis French e Billie Eilish e Thomas Newman. Non amo il reggaetone, penso sia terribile, ma mi piace molto la musica classica, il Concerto D’Aranjuez di Rodrigo specialmente se eseguito da Paco De Lucia e poi il flamenco e il tango di Astor Piazzolla e il jazz.

Cosa fa Sharon Corr quando non si occupa di musica, hai altre passioni?
Questa domanda è divertente e mi piace sempre rispondere. Molti mi chiedono cosa avrei fatto se non fossi diventassi musicista. Sinceramente non so cosa avrei fatto perché amo la musica e tutto quello che faccio e non riuscirei a vedermi in altri panni. Penso di essere fortunata di essere quello che sono. Mi piace avere buona compagnia, mangiare bene, parlare di nuove idee e creare nuove idee e logicamente stare con la mia famiglia ed i miei figli. Semplicemente questo!

Grazie Sharon!! Chiudi l’intervista come vuoi, un messaggio ai fan italiani.
OK, io sono Sharon Corr, ho appena pubblicato il mio nuovo album “The Fool & The Scorpion” e lo potete trovare su Spotify, Apple, in CD, in vinile e su altre piattaforme!! Ehehehehe!! A parte gli scherzi ho scritto tutti i brani con il cuore e con l’anima e spero che vi piaccia e spero di vedervi ai miei concerti.

FABIO LOFFREDO

Band:
Sharon Corr: Violino, pianoforte e voce
Victor Indrizzo: Batteria e percussioni
Tim Pierce: Chitarra
Cormac De Barra: Arpa irlandese
Pete Kuzma: Tastiere

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