Serena Abrami, intervista ad un’artista fantastica!
Questo tuo parere mi onora! Ho ancora così tanto da imparare.. e spero di avere ancora tanto altro tempo per migliorarmi.
Ho trovato il tuo album molto maturo, un bel passo in avanti rispetto al precedente, hanno contribuito solo i 5 anni che li dividono e la tua naturale crescita o qualche esperienza particolare?
Il tempo che divide questo dal primo album è un arco molto lungo, comprende diversi cambiamenti personali e professionali. Segue la mia naturale crescita, si arricchisce di nuovi ascolti. Grazie ad uno spettacolo teatrale di cui ho fatto parte (“Creature Simili – il dark a Milano negli anni ottanta”, nato dal libro omonimo) ho approfondito la dark wave e la new wave, comprendendo davvero artisti quali Cure, Siouxsie and the Banshees o Joy Division. Il chitarrista con cui suono, Enrico Vitali e con cui condivido il progetto “Bankey Moon” mi ha fatto ri-scoprire gruppi come Smiths, QOTSA e Pixies; tutto questo avveniva insieme all’ ascolto delle vocalità blues ed etniche-popolari che fin da ragazzina mi affascinano. Con “La notte di San Giovanni”, altro spettacolo teatrale dove ho cantato, ho avuto modo di approfondire canzoni e testi partigiani legati alla memoria e alla nostra storia, canzoni che so sin da piccola, ma che non ho mai studiato davvero. Poi ci sono stati album importanti, come Let England Shake di Pj Harvey, Blood Speaks delle Smoke Faries o The cold still dei Boxer Rebellion.
11 brani intensi, che chiedono aiuto, attenzioni maggiori, urlano un dolore troppo spesso conosciuto, è un mondo malato quello che ci circonda che chiede amore guardando al futuro con speranza. C’ho visto questo in “di imperfezione”, tu cosa vuoi dirci?
Il quotidiano, idee sulla vita e sull’Italia di oggi si mescolano a vicende d’amore, di donne sole sul viale del tramonto, a storie di violenze ed abusi, ai ricordi che rendono tutto languido e lontano. E’ guardare il mondo, senza patinature, ma con fiducia. “Di imperfezione” sono i miei occhi, quelli di chi ha collaborato con me, le nostre visioni sono così impresse nelle parole, in un riff o in un coro. Sono visioni vaste, umane, si completano e si contraddicono, sono imperfette.
La musica può aiutare in qualche modo a sensibilizzare le persone?
La musica è un mezzo che arriva in modo trasversale e personale a chiunque, senza filtri.
Il canto ha, sin dalla notte di tempi, il potere di trascendere la realtà, innalzandola. Sono convita che un mezzo tanto potente possa essere utile per sensibilizzare le persone, possa aiutare a non far cadere le cose nell’oblio.
In”Credo” di chi/cosa parli?
Il pezzo racchiude una sorta di “politica dell’esistenza”, una presa di coscienza in cui ognuno si rivolge al proprio interlocutore (esterno o dentro sé ) o semplicemente alla parte mistica della vita. Attraverso la preghiera, a prescindere da qualsiasi dottrina o credenza, l’uomo si connette agli altri, con l’ universo.
Pioggia sul reduce, una delle mie preferite, chi è il reduce?
Pioggia sul reduce è una micro-sceneggiatura. Il personaggio maschile è tornato a casa, reduce da un grande dolore: forse una guerra o chissà. Lei lo accoglie in una terra di silenzi e compassione. Credo che ognuno è almeno una volta nella vita reduce dai propri demoni interiori.
Parliamo delle sonorità del tuo album, è stato fatto a mio avviso un lavoro di qualità, anche variando sei riuscita a tenere un livello alto, posso dire che è l’alta qualità il filo conduttore di tutto l’album.
Ogni parte di questo lavoro è stata creata, distrutta, rifatta. Ha subito sale prove diverse, produttori diversi. In questo processo io e i musicisti abbiamo cercato di non far perdere naturalezza alle canzoni, anche se in alcuni passaggi è stato difficile e non sempre ci siamo riusciti. Questa specie di lungo parto, così sofferto, è stato alleviato dalle persone positive incontrate. I luoghi dove abbiamo potuto registrare (Pani Button Studio, Londra e Nufabric Basement, Fermo) ci hanno insegnato sempre qualcosa. La tenacia e dalla voglia di mettersi in discussione non ci hanno mai abbandonati. E se tutto questo arriva, sono felice… per me è la qualità di cui scrivi.
Hai pensato molto agli altri in questi 11 pezzi, quale è quello più personale?
“Di imperfezione” per il testo e per la musica. L’ho buttata giù di getto al piano tanti anni fa e ogni volta che la ascolto, ho quel preciso punto di vista: le mie mani sul piano, mia madre che pulisce il salotto e canticchia con me, il balcone che si affaccia sul mare e sulle colline marchigiane.
Sei già pronta per il tour promozionale?
Quando pensate di partire? Sono e siamo prontissimi! A partire da maggio 2016 abbiamo testato i nuovi brani con il pubblico, ma avere in mano le copie fisiche è un’altra cosa. Passeremo per Roma, Torino, Pescara, Rieti ed in altre città. Sul mio profilo fb ci sono le date aggiornate, spero di incontrare chi legge questa intervista ad un mio concerto perché è lì che viene fuori la vera anima del disco.
Daniele “DiKi” Di Chiara