SEM JANELA – Intervista al cantautore viterbese
In occasione dell’uscita del suo nuovo singolo “Samurai”, ho avuto il piacere di fare una chiacchierata con David Bracchi, in arte Sem Janela, cantautore che nasce a Viterbo e si innamora della musica fin dai tempi del liceo. Dopo le superiori, si trasferisce a Roma dove inizia a prendere lezioni di musica al Saint Louis College of Music. Nel 2017 parte per il Brasile come volontario di servizio civile: trascorre un anno nella città di Foz Do Iguaçu, e con i ragazzi della comunità mette in piedi un laboratorio di musica in cui costruire piccoli strumenti musicali con materiali di riciclo. Nel 2018 torna in Italia ma riparte subito alla volta di Lisbona, dove la sera si esibisce in diversi locali di musica del vivo con un repertorio italo-brasiliano. Proprio a Lisbona nasce l’idea del suo nome d’arte, ritrovandosi a vivere in una stanza senza la finestra (Sem Janela significa proprio “senza finestra”). Nel 2020 inizia a pubblicare i suoi primi due brani auto-prodotti “Caffè macchiato” e “Bye Bye”, e nell’estate dello stesso anno inizia una collaborazione musicale con l’amico Alessandro “Apollo” Presti, che lo aiuta a costruire un sound ed un vestito musicale ben riconoscibile. A dicembre fanno uscire “Confusi e Distratti”, seguita a febbraio 2021 da “Latte e Miele”. Il brano riscuote ottimo successo, e finisce tra i 50 in gara per il lmnext 2021.
Ciao David, benvenuto su Tuttorock, parliamo subito di questo tuo nuovo singolo “Samurai”, uscito venerdì 18 giugno, che riscontri stai avendo?
Ciao Marco, grazie! Rispetto alla canzone precedente che era finita nelle playlist di Spotify il riscontro è minore ma comunque molto positivo, e devo dire grazie a “Latte e Miele” che mi ha fatto conoscere a molte persone.
Quando hai scritto il brano? È nato prima il testo o prima la melodia che lo accompagna?
Direi che melodia e testo sono nati insieme, poi, con Alessandro Presti, che è co-autore insieme a me, abbiamo preso la parte vincente, “Samurai” non è una vera e propria canzone tradizionale, il ritornello si confonde un po’ con la strofa, abbiamo puntato molto sull’immagine forte della spada fatta di fiori, su questa cosa del porgere l’altra guancia. La canzone è nata un paio di anni fa quando ancora c’era una vita normale, c’erano le feste, poi, quando è nato il progetto con Alessandro, abbiamo selezionato varie cose, cose che usciranno anche in futuro perché è un progetto che consideriamo continuativo e, come si fa al giorno d’oggi, sta uscendo tutto sottoforma di singoli. Ero ad una festa e pensavo a questo fatto di avere la percezione di partecipare allo stesso tempo a due feste differenti, poi, vedendo tutti quegli smartphone, mi si è accesa la lampadina per scrivere questo pezzo e la mattina dopo l’ho finito con la chitarra, dopo, con Alessandro, ci abbiamo lavorato molto per ottenere la versione finale.
Com’è nata la collaborazione tra te ed Alessandro Presti?
In realtà Alessandro è un mio caro amico da quando facevamo le superiori, andavamo in scuole diverse ma ci conoscevamo, abbiamo suonato insieme, avevamo un gruppo, gli Zapping. La scorsa estate ci siamo risentiti, gli ho fatto ascoltare un po’ di cose che gli sono subito piaciute, lui è sempre stato un grande musicista che si occupava prevalentemente del suo strumento, il basso, ma intanto aveva avviato un discorso di produzione e mi sono accorto che è molto in gamba anche lì. Lui sta a Milano e abbiamo iniziato questa collaborazione a distanza, quando io ho un’idea, mi fido ciecamente di lui, gliela mando e, se lui ne è convinto, iniziamo a lavorarci insieme, Alessandro è la mia metà artistica.
Lavorando a distanza immagino abbiate avuto parecchi problemi dovuti alle restrizioni.
In realtà no, è un lavoro molto fatto in casa, l’unica cosa che registro fuori sono le voci, vado in uno studio a Roma, il resto è molto homemade, siamo completamente indipendenti e ci siamo circondati di persone che lui conosce e si occupano della finalizzazione del brano. Le chitarre acustiche le registro io a casa e l’arrangiamento lo cura Alessandro a casa sua.
Miracoli della tecnologia…
Eh sì, la musica è cambiata, si possono fare cose di altissima qualità anche a casa, ecco perché c’è molta più concorrenza al giorno d’oggi.
Il video da chi è stato realizzato?
È stato realizzato da un videomaker di Viterbo che si chiama Andrea Tamantini, l’idea è quasi completamente sua, il testo è un po’, tra virgolette, pesante, e la musica lo rende più leggero. Ha un ritmo un po’ estivo e abbiamo voluto dare questo colore anche al video, non abbiamo potuto fare una cosa con tante persone per via delle restrizioni, ci siamo solo io che apro le braccia quando mi sparano i coriandoli e la modella, Ilaria Fiocchetti.
La tua esperienza come volontario in Brasile nel 2017, me la racconti?
È stata una grande esperienza, penso la più importante della mia vita, è stato un modo per cambiare un po’ e lasciarmi alle spalle tutto, mi è capitata questa occasione e non ci ho pensato due volte, ho partecipato al bando, sono stato preso e sono partito. Là c’è una situazione completamente diversa, sembra di stare su un altro pianeta, è stato tutto molto bello e formativo per me, ancora sento molti ragazzi e mi porto dentro tanto di umano. Per farti un esempio, prima di andare via abbiamo fatto una carbonara tutti insieme e in questa casa entravano persone sconosciute perché era girata voce che avevamo cucinato 2 kg di pasta e chi voleva poteva entrare e prendersela. Penso che, se questa cosa fosse capitata qua, avremmo messo via la pasta nel congelatore. Può sembrare una cavolata ma questa cosa illustra molto il senso di comunità che c’è in Brasile, cosa che qua, soprattutto dopo la pandemia, si è un po’ persa.
Qual è stato il momento in cui hai scelto il tuo nome d’arte?
Il nome è nato a Lisbona, quando sono tornato in Italia dal Brasile era gennaio, mi sentivo un pesce fuor d’acqua e non sapevo cosa fare, sono partito verso una meta facendo una scelta dettata dalla lingua visto che avevo passato un anno a parlare portoghese, in realtà in Portogallo l’accento è diverso e non capivo niente… Sono stato 7 mesi là e all’inizio ho vissuto in una stanza senza finestre, con una parete in cartongesso che la divideva da un’altra stanza e lì è nato il nome “Sem Janela”, ovvero “senza finestra”.
Che tipo di musica ascolti solitamente e quali sono gli artisti che più hanno ispirato il tuo modo di scrivere, cantare e suonare?
Due artisti che sono nel mio cuore sono Lucio Battisti, che ascoltavo da piccolo in macchina con i miei genitori, e Cesare Cremonini perchè, quando ho iniziato a suonare, a 17 anni al liceo, mi divertivo con un mio amico che suonava la chitarra a cantare le canzoni dei Lunapop, poi ho continuato a seguirlo anche nel suo percorso solista, è un artista che stimo molto. L’esperienza in Brasile mi ha portato ad ascoltare molta musica proveniente da quel paese e, oltre alla bossa nova che già conoscevo, ho iniziato ad ascoltare samba e rap. Il Brasile è pieno di sonorità stranissime e bellissime, è pieno di un miscuglio di cose che non finiscono mai di stupire. Mi piace molto anche la scena musicale attuale italiana, che si era un po’ persa nel tempo, uscivano tutti dai talent ed era un pop in cui valeva solamente la bravura del cantante, oggi, dal cosiddetto panorama indie, sono usciti artisti come Frah Quintale, Gazzelle, Willie Peyote. Tra l’altro, il batterista di Willie, Dario, è mio concittadino, di Viterbo, bravissimo lui e bravissima tutta la band.
Una domanda che faccio a tutti, o quasi, qual è il tuo più grande sogno artistico?
Il mio sogno più grande sarebbe riuscire a vivere scrivendo e suonando, so che è un po’ difficile oggi ma questo è quello che vorrei fare. Da tanto tempo insisto ed è diventata quasi una questione di “ci voglio riuscire”, come faccio questo non faccio altro e non esiste tempo per me quando scrivo, sto sulla chitarra e canto.
“Confusi e Distratti”, “Latte e Miele” poi “Samurai”, tre singoli ai quali, come mi hai detto prima, ne seguiranno altri, andranno poi a far parte di un disco?
Al momento non abbiamo ancora pensato a questa cosa, ora facciamo uscire questi singoli e l’obiettivo è trovare un’etichetta che poi possa indirizzarci verso la scelta più giusta. Continuiamo a fare cose costantemente e quel che sarà sarà. Anche il disco rientra nei sogni, rappresenta un pezzo di vita, mentre i singoli sono piccole storie.
Hai qualche live estivo in programma e come ti presenterai sul palco? In acustico o accompagnato da una band?
Abbiamo ripreso da poco a fare live nei piccoli club della Tuscia, sto andando in giro con chitarra e voce, mi piace molto quella situazione perché le canzoni sono molto intime e Alessandro gli ha cucito addosso un vestito che si adatta bene a loro, tutte le canzoni hanno la chitarra acustica portante e si prestano molto ad essere presentate nude e crude così come sono nate. Personalmente amo di più i concerti in cui stai seduto e in cui riesci a catturare ogni singola nota ed ogni emozione. Appena questa situazione sarà chiara mi piacerebbe, anche tramite un’agenzia di booking, espandermi un po’.
Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere l’intervista?
Ringrazio tantissimo te e ci tengo anche a ringraziare i ragazzi che collaborano con me, Giovanni Versari che ha curato il master e Alessandro di Sciullo che si è occupato del mixaggio, loro formano una squadra senza la quale non potrei fare quello che sto facendo, ciao!
MARCO PRITONI
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.