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SECRET SPHERE – Intervista al batterista Marco Lazzarini

SECRET SPHERE – Intervista al batterista Marco Lazzarini

Più di 20 anni di storia per i Secret Sphere e la power metal band italiana torna alle origini non solo per il sound, ma anche per il ritorno del cantante originale della band, Roberto Messina. Ma sentiamo dalle parole del batterista Marco Lazzarini le vicissitudini di questo ritorno e di come è nato il nuovo “Lifeblood”.

Ciao e benvenuto su Tuttorock. “Lifeblood” è il nuovo album. Come sono nati i brani?
Un saluto a voi e a tutti i lettori! “Lifeblood” è un album concepito e prodotto interamente dal nostro mastermind Aldo (Lonobile il chitarrista, nda)  la maggior parte delle idee, così come quasi tutte le strutture musicali dei brani, sono state portate da lui, in coppia con Antonio Agate, fedele compagno di scrittura. Successivamente i brani sono passati al resto della band, così che ognuno di noi potesse dare un personale contributo a sezioni strumentali o arrangiamenti vari. Io personalmente ho portato un brano intero, curato e arrangiato le batterie degli altri. Roberto (Messina il cantante, nda) ha portato i suoi testi e le sue linee vocali, avvalendosi del prezioso aiuto di Alessandro Del Vecchio, ormai super amico della band, il quale è anche co-autore di tre brani.

C’è il ritorno del vostro cantante originale, Roberto Messina, ha cambiato idea e ha deciso di tornare?
Le ragioni che hanno portato Rob a riabbracciare la sua band storica sono molte, sarebbe riduttivo sintetizzarle, così come risulterebbe poco rispettoso per tutte le parti coinvolte tentare di spiegare in un paio di righe i motivi che hanno portato a questo nuovo cambiamento di line-up. Gli anni passano, talvolta certe posizioni prese in passato possono assumere un aspetto ed un valore diverso, forse più maturo e meno istintivo. Da parte mia posso solo dire che, da che sono entrato a far parte dei Secret Sphere, ho sempre sentito e ascoltato con piacere i racconti dei ragazzi riguardanti Rob e gli ‘anni d’oro’ della band, questo ha fatto sì che, in un certo senso, ritrovarlo con noi risulti una circostanza del tutto familiare. L’atmosfera è ottima e carica di voglia di fare, sono molto contento che sia nuovamente a bordo!

Il significato del titolo e dei testi?
La “Lifeblood”, questa vera e propria linfa vitale, tema principale dell’album e collante della maggior parte dei testi, trova come suo primo significato la letterale gioia di comporre musica. Rappresenta quell’energia positiva da cui sono nati tutti i brani, nonché quella gioia di spirito che ci ha accompagnati durante le registrazioni e durante le fasi di conclusione del lavoro. Abbiamo voluto sottolineare quanto sia importante farsi trascinare da questa ‘Lifeblood’ nell’incanalare il nostro entusiasmo ed energia positiva in quello in cui crediamo di più, in quello che ci da maggiori soddisfazioni.

Anche la copertina ha attinenza con i testi?
Sì certamente, è a nostro modo di vedere una raffigurazione visiva di questa linfa vitale.

I brani sono stati scritti durante il lockdown?
La composizione dell’album era iniziata poco prima dell’inizio della pandemia, possiamo dire che il primo lockdown ci abbia concesso più tempo per arrangiarli e quindi ultimarli prima delle registrazioni ufficiali. Abbiamo avuto modo di assimilarli bene e di confrontarci più volte, questo è stato sicuramente un bene e penso che il risultato finale ne abbia beneficiato molto.

4 anni dal precedente album, quali sono le principali differenze tra i due album?
Innanzitutto, il precedente ‘The Nature Of Time’ è stato ideato fin dalle prime battute come concept album. Affrontare una tematica intera che funga da collante per tutti i brani è una sfida tanto affascinante e stimolante quanto insidiosa, la composizione musicale dei brani può risultare non sempre semplice, di sicuro meno immediata. Il nostro ultimo lavoro nasce dalla pura e semplice gioia di comporre buona musica, c’è stata fin da subito un’atmosfera molto positiva e si respirava questa voglia di scrivere liberamente, senza porsi paletti di nessun genere, solo seguendo quelle che erano le idee musicali in quel momento. Stilisticamente parlando, penso si possa parlare di una sorta di ritorno alle origini.

Quali sono invece le differenze da quando uscì il vostro primo album nel 1999 ad oggi dei Secret Sphere?
Difficile dare una risposta esaustiva, nel ’99 avevo solo 12 anni, non conoscevo la band e stavo muovendo i miei primi, timidi passi nel mondo della musica. Posso solo provare ad immaginare i ragazzi come giovani ventenni entusiasti, istintivi e pieni di vita, con la voglia farsi sentire e di spaccare il mondo (come d’altronde siamo stati un po’ tutti, a quell’età). I Secret Sphere attuali sono sicuramente più rodati, più maturi e ‘stagionati’, ma non manca la voglia di divertirsi e di continuare a scrivere buona musica. Come non manca la voglia di trovarsi e ridere di qualche cazzata avvenuta in passato, di progettarne di nuove e sperare che siano ancora più stupide rispetto a quelle già vissute.

Al momento non potete presentare l’album dal vivo, quanto vi manca la vita on the road e che ne pensate di quello che stiamo vivendo?
È naturale che manchi molto suonare dal vivo (manca davvero tanto, te l’assicuro!), ritrovare il nostro pubblico e i nostri amici a sostenerci durante i concerti. Al contempo ci rendiamo conto di quanto sia ancora troppo delicato il periodo storico che stiamo vivendo, ci sono troppe incertezze e poche soluzioni utili per poter anche solo pensare di affrontare un concerto in sicurezza per tutti. Soprattutto per quanto riguarda i grossi festival estivi. Confidiamo che la situazione vada via via migliorando, innanzi tutto per la salute ed il benessere di tutti quanti, in un secondo momento anche per tutto il mondo della musica dal vivo, che non aveva mai subito una battuta d’arresto simile e rischia veramente di accusare dei danni incalcolabili nel tempo a venire.

Come vedi la situazione del metal in Italia?
ùLe band valide non mancano, musicisti talentuosi ne abbiamo molti. È cambiato il modo per emergere e per farsi un nome, prima l’obiettivo e il modo più efficace era quello di suonare tanto dal vivo e crearsi un proprio pubblico. Oggi stesso pubblico, un po’ per forza di cose un po’ per una serie infinita di fattori, è più propenso a seguire gli artisti principalmente su Instagram, questo fa sì che per l’artista stesso diventi molto importante mantenere un rapporto e una comunicazione con i fans tramite i social. Staremo a vedere quando si potrà tornare a suonare dal vivo in sicurezza se qualcosa sarà cambiato, se questo periodo di stop forzato avrà portato non solo disagio, ma anche qualche beneficio alla situazione musicale nel nostro paese.

Quali sono le aspettative dall’uscita dell’album?
Ci aspettiamo che chiunque deciderà di acquistare una copia di “Lifeblood” si diverta, speriamo di far passare all’ascoltare dei momenti piacevoli e magari anche un pizzico nostalgia, e ci auguriamo di riuscire a coinvolgere quante più persone possibili con questa forte linfa vitale che ci ha accompagnati durante la composizione dell’album.

Grazie, chiudi l’intervista a tuo piacimento, un messaggio per entrare nella vostra ‘Sfera Segreta”.
Ci teniamo a ringraziare tutti i collaboratori-amici che ci hanno sostenuto e aiutato durante le fasi di produzione di questo nostro album, da Federico Pennazzato a Simone Mularoni, Antonio Agate, Alessandro Del Vecchio e Federico Maraucci. Ringraziamo la nostra fedele etichetta Frontiers Music per il forte e costante supporto. Salutiamo e mandiamo un forte abbraccio (virtuale!) ai lettori di Tuttorock. Abbiate cura di voi stessi, ma abbiate a cuore anche la salute di chi vi sta più vicino. Più che mai in un momento simile, è necessario anteporre ad un interesse personale il bene di tutti noi, mantenendo un comportamento responsabile. Nella speranza di poterci riabbracciare tutti presto, e sul serio, non solo virtualmente.

FABIO LOFFREDO

Band:
Roberto Messina: Voce
Aldo Lonobile: Chitarra
Andrea Buratto: Basso
Gabriele Ciaccia: Tastiere
Marco Lazzarini: Batteria

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