SAMUELA SCHILIRÒ – La cantautrice presenta il nuovo singolo
In occasione dell’uscita del nuovo singolo “Santa Madre dell’Umanità” (Azzurra Music / Cafè Concerto Italia), ho avuto il piacere di intervistare Samuela Schilirò, cantante, chitarrista, compositrice, autrice e produttrice goriziana trapiantata a Milano e poi a Catania.
Ciao Samuela, benvenuta su Tuttorock, parliamo subito di questo tuo nuovo singolo, “Santa Madre dell’Umanità”, che riscontri stai avendo?
Ciao amici di Tuttorock, è un piacere rispondere alle vostre domande. Che riscontri? Beh, fantastici ovviamente! (ride – ndr) Scherzi a parte, credo che il brano – l’attualità dei suoi temi, il ritmo frenetico e quasi invadente, la scrittura per immagini – possa raggiungere una platea di ascoltatori ampia ed eterogena. Mi pare di percepire che sia il pubblico che la critica stiano recependo il messaggio del brano.
Un brano nato quando e come?
La melodia e la prima stesura del brano sono nati quando ancora il covid non esisteva neanche e, considerato che la pandemia non ha fatto che esaltare e amplificare la perdita di umanità di cui parlo, mi piace pensare che la scrittura sia stata una sorta di premonizione. Dopo la prima stesura mi sono fermata perché sentivo il bisogno che il brano sedimentasse e diventasse qualcosa di più e di diverso da uno sfogo arrabbiato. Il tempo e l’incontro con la penna di Mariagiovanna Lauretta, coautrice del testo del brano, mi hanno fatto trovare l’equilibrio di scrittura che cercavo: la rabbia è diventata un’esortazione, una preghiera a ritrovare tutti insieme il senso di una umanità spezzata, a partire dalla consapevolezza di ciò che non va ed è necessario cambiare.
Raccontami qualcosa del video, dove e da chi è stato girato?
Grazie della domanda, il video, e questo in particolare, è una cosa cui tengo particolarmente. Tradurre in immagini una canzone non è mai semplice, il passaggio dal linguaggio verbale e musicale a quello visivo è un’operazione complessa, specie nel caso di un testo denso come quello di Santa Madre dell’Umanità, il rischio di cadere nella retorica della spiegazione a tutti i costi o in quello opposto dell’ermetismo era dietro l’angolo. Ma la straordinaria sensibilità del regista Giuseppe Consales, che ha dialogato costantemente con noi autrici, ha reso tutto molto semplice e naturale. L’abbiamo girato a Catania in tre location diverse. Una strada di una periferia industriale percorsa da un’auto venuta da un’epoca lontana, dal cui finestrino io guardo una serie di persone e situazioni potenti: sono tutti personaggi stereotipati, maschere, le stesse che spesso scegliamo di indossare e nelle quali poi rimaniamo intrappolati. Come uscire da questa gabbia che ci siamo cuciti sulla pelle? È quello che mi chiedo mentre vago tra le stanze di una immensa casa signorile, in cui tutto sembra perfetto e bellissimo, ogni cosa al suo posto, tranne un armadio antico dal quale provengono strani rumori… il resto non ve lo svelo, andate a vedere il video!
Questo singolo andrà a far parte di un album?
Sì, il singolo anticipa il disco che uscirà in primavera e che conterrà episodi con temi e toni diversi da Santa Madre dell’Umanità. Per il momento non posso dire altro, ma troverete aggiornamenti costanti sulle mie pagine.
Questa umanità che sta andando alla deriva, si diceva durante il primo lockdown, “Ne usciremo migliori”, non ne siamo ancora usciti e al contrario, soprattutto sui social, stiamo assistendo ad un tutti contro tutti. Da cosa dovremmo partire secondo te per cercare di invertire questa rotta?
Dici bene Marco, i social e l’esperienza delle virtualità in generale, che ci hanno dato l’impressione di essere vicini nel momento in cui la lontananza ci era imposta, si sono trasformati in uno degli strumenti più divisivi che la cultura umana abbia generato. Secondo me il punto di partenza per un’inversione di rotta è la memoria, anche se di questi tempi sembra essere sempre più breve e velocissima. Basterebbe partire da una cosa semplice come il ricordarsi che le cose che ci accomunano sono molte di più di quelle che ci dividono, e che differenza non significa incomunicabilità ma l’esatto contrario. Sogno un nuovo umanesimo delle relazioni, che recuperi l’empatia, la capacità di mettersi nei panni dell’altro. Sogno anche un ritorno alla fisicità, a quella dimensione del corpo che forse è la sola cosa che può restituirci il senso della misura e del peso e guidarci a un uso sensato delle straordinarie risorse offerte dall’innovazione tecnologica.
Per chi non ti conosce, quali sono i tuoi artisti di riferimento sia del passato che del presente?
Dovrei fare un elenco infinito ma sintetizzo dicendo che provengo dal rock blues americano degli anni ’60, ho divorato per anni i dischi di Janis Joplin per la quale provo una venerazione affettiva. Però nella mia vita ho ascoltato e ascolto musica di generi ed epoche diversissime. In generale ho una predilezione per le personalità fuori dagli schemi e un po’ sopra le righe: St. Vincent, Ani Difranco, PJ Harvey, Joni Mitchell sono solo alcune delle mie muse. Nella contemporaneità tra le più giovani apprezzo molto Billie Eilish, TheXX, e una mia recentissima scoperta Ditonellapiaga. Nel mio background c’è ovviamente anche tanto cantautorato italiano, primo tra tutti De André, ma anche Lauzi, Tenco, Endrigo, Ivan Graziani, Dalla, Nada. Dell’attuale cantautorato italiano amo le sensibilità di Brunori e Niccolò Fabi.
C’è un tuo concerto che ricordi particolarmente?
In questo soffro un po’ anche io di memoria a breve termine: il palco per me è il qui e ora, ne porto con me solo l’emozione, viscerale e profondissima, che si ripete diversa ogni volta. Condivido con voi un momento di un dietro le quinte… in chiusura della mia esibizione di apertura al concerto di Niccolò Fabi, io gli dico: “Ero emozionatissima” e lui mi risponde: “Meno male, vuol dire che sei viva”. È una frase che da allora mi porto sempre dentro.
A proposito di live, hai qualche data in programma?
Adesso che sembra esserci una reale ripartenza della musica dal vivo, e sperando che perduri, l’uscita del disco sarà seguita da un tour: comunicheremo le date sulle mie pagine!
Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere l’intervista?
Grazie a voi per avermi dedicato questo spazio. Concludo con un augurio a tutti noi: non smettiamo mai di ascoltare e ascoltarci e di ridere!
MARCO PRITONI
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.