SALENTO ALL STARS – Intervista al fondatore Davide Qba Apollonio

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In occasione dell’uscita del singolo “L’era del cigno bianco”, ho avuto il piacere di intervistare Davide Qba Apollonio, fondatore del collettivo Salento All Stars, già fondatore degli Après La Classe e dei Granma.

Ciao Davide, benvenuto sulle pagine di Tuttorock, innanzitutto, come vanno le cose in questa fase 2 dell’emergenza Coronavirus?

Vanno. Nel senso che la capacità di adattamento dell’Uomo è ciò che ci garantisce la sopravvivenza. Questo fa si che ciò che fino a poche settimane fa avremmo pensato fosse fantascienza è invece diventata realtà, costringendoci a ridisegnare il nostro modo di vivere e di pensare. Ma ne usciremo presto e spero migliori.

La quarantena ha fatto sì che tu scrivessi il bellissimo brano “L’era del cigno bianco”, vuoi parlarmi un po’ di com’è nato?

La canzone nasce d’istinto proprio nei giorni della fase 1 di questa quarantena. È un brano non pensato, non ragionato ma scritto di pancia, immediato, dove ci abbiamo messo dentro tutte le ansie, le emozioni e le speranze di un periodo della vita di tutti noi che resterà scolpito nella memoria. “L’era del cigno bianco” è una specie di album fotografico dove all’interno rimbalzano le istantanee di tre mondi: il prima, il durante ed il post Covid-19. Il Cigno bianco rappresenta il mondo di prima e quello che ci aspettiamo sia dopo, quando avremo imparato dai nostri errori. Mentre ora siamo in piena era del cigno nero, l’evento inatteso ed imprevedibile che ha completamente sconvolto le nostre certezze.

Immagino che il processo di registrazione sia avvenuto totalmente in versione casalinga, è così?

La nostra routine è la band, la dimensione dello studio di registrazione dove insieme si forgia una canzone. Per questo brano ovviamente non era possibile lavorare così per ovvie ragioni di distanziamento sociale. Abbiamo quindi massimizzato i mezzi a nostra disposizione. Ognuno di noi Salento All Stars è dotato della strumentazione necessaria per incidere, così abbiamo tessuto una fitta rete di scambio digitale che ci ha permesso di ragionare sulle emozioni e sul suono che volevamo infondere nella canzone. In pochi giorni ognuno da casa sua ha registrato ciò che più era giusto per la canzone con la Cabina del Granma, il nostro studio di registrazione a fare da hub, raccogliendo e mettendo insieme tutto come in un enorme puzzle di suoni e parole.

Secondo te, le persone usciranno da questa emergenza con la consapevolezza del fatto che, se ricominceremo a vivere esattamente come prima, uccideremo il nostro pianeta?

Io credo che in tanti di noi ci sia la consapevolezza che i nostri ritmi vanno ridisegnati e ricalcolati perché in questo modo stiamo davvero portando il mondo verso la distruzione. È una convinzione che già prima dell’arrivo del Covid-19 aveva raccolto molti consensi soprattutto nei più giovani. Spero che questi giovani nel giro di pochi anni diventino la nuova classe politica, sia a livello locale che internazionale affinché si adottino nuove misure, nuove strategie economiche che salvaguardino il futuro del nostro pianeta.

Parlami un po’ di questo progetto, i Salento All Stars, quando hai deciso di fondarlo e quali musicisti collaborano con te?

Sono un collettivo, un insieme di tanti musicisti che convergono da differenti realtà musicali salentine e che senza dimenticare le proprie radici culturali, provano a raccontare ciò che il Salento è oggi. Nascono nel 2014 quando a 20 anni esatti dalla stesura del mio brano “Salentu, lu sule, lu mare, lu jentu” decido di reinciderla mettendo insieme in studio tanti musicisti di diverse realtà salentine.  Nei Salento All Stars fino ad ora hanno collaborato oltre 50 musicisti e nello specifico de L’era del cigno bianco hanno partecipato Alfredo Quaranta dei Granma alla voce, Luca Mazzotta del progetto Helfir alle chitarre acustiche, i fratelli Marco ed Ylenia Giaffreda dei Mistura Louca ai cori, chitarre elettriche e violino, Peppe Levanto alle tastiere e basso. Mentre io ho registrato qualche chitarra ed ho coordinato il lavoro dalla Cabina del Granma.

Avete inciso altri due singoli, “Rollin” e “Nice Day”, che fanno parte della colonna sonora del film “Cobra non è” del regista Mauro Russo, avete in previsione un EP o un LP?

Più che una collaborazione è una grande amicizia quella che ci lega a Mauro Russo. Lui è il miglior videomaker che ci sia in Italia, è salentino come noi e con qualcuno di noi si conosce dall’adolescenza. Perciò è stato naturale che per la realizzazione del suo primo lungometraggio ci chiedesse una mano. E noi siamo stati felici ed onorati di realizzare appositamente due brani, “Nice day” e “Rolin” proprio sulle sue immagini, per infondere nel suo film quell’atmosfera che lui cercava. È stato emozionante aspettare l’uscita per scovare i punti con le nostre musiche. Le due canzoni sono davvero particolari, ci piacciono molto e faranno anche parte del secondo full album dei SAS.

Tu, con gli Après La Classe, hai inciso un brano fondamentale per la tua terra, “Salentu, lu sule, lu mare, lu jentu”, un brano che si presenta come una cartolina del Salento, quanto ti senti orgoglioso di averla scritta quando la risenti?

Molto orgoglioso perché è qualcosa che è entrata a gamba tesa nell’immaginario collettivo. Quando si nomina il Salento, che tu sia a Bolzano o a Caltanissetta di pronta risposta ti senti dire “Lu sule, lu mare, lu jentu”. Il sapere di aver scritto qualcosa di così identificativo mi rende veramente fiero.

La vostra proposta musicale trova le radici nella musica senza tempo delle vostre terre, quanto è importante per voi tramandare le antiche tradizioni alle nuove generazioni?

È importantissimo perché se sai da dove stai arrivando, sai anche dove stai andando. Lo scopo dei SAS è quello di scrivere canzoni, di unire artisticamente le nuove generazioni a quelle meno giovani in modo che entrambe si arricchiscano portando avanti l’identità culturale salentina, che è fatta di musica arcaica, di contaminazione e di innovazione.

Una domanda personale riguardante la tua carriera, sei soddisfatto di come sono andate le cose fin qui per te nel mondo della musica o hai qualche sogno ancora da realizzare?

Molto soddisfatto, perché ho scritto le mie canzoni. Sono quasi 30 anni che la musica è la mia vita ed ogni giorno è sempre come il primo. C’è sempre la stessa irrefrenabile voglia di raccontarsi, di raccontare. E i sogni non finiscono mai. Sono il carburante di tutto, ciò che ci spinge a fare di più. Appena ne realizzi uno, se ne configura un altro.

Grazie mille per il tempo che mi hai dedicato, vuoi dire qualcosa ai lettori di questa intervista?

Grazie a voi per la disponibilità e per la passione che mettete in ciò che fate. Vorrei dire ai lettori di cercare “L’era del cigno bianco”, di ascoltarla perché si ritroveranno nelle nostre parole. E di imparare a godere delle piccole cose, che sono quelle che fanno grande la nostra vita.

MARCO PRITONI