SALENTO ALL STARS – Il fondatore Davide Apollonio parla del nuovo disco
In occasione dell’uscita del nuovo album “L’Era del cigno bianco”, ho ritrovato, dopo qualche mese dalla precedente intervista, Davide Apollonio, fondatore dei Salento All Stars, progetto artistico che parte dai suoni tradizionali e arriva fino alle sonorità più moderne. In disco, denso di contenuti e di partecipazioni importanti, rappresenta un’evoluzione dello stile della band salentina che pur non dimenticando le proprie radici si apre a nuove sonorità. L’Era del cigno bianco prende il titolo dalla traccia numero quattro che, scritta in pieno lockdown, fotografa la primavera 2020 di un’Italia spaventata ma speranzosa di rialzarsi. Dieci tracce dove spiccano le partecipazioni di numerosi musicisti salentini e non solo: da Michele Riondino & Revolving Bridge a Mama Marjas, da Papa Ricky a O’Zulù dei 99 Posse, passando per Erica Mou, Cristiana Verardo e Magnitudo12.
Ciao Davide, bentornato su Tuttorock, è passato un po’ di tempo dalla nostra precedente chiacchierata, come stai?
Bene, grazie. Un po’ infastidito da quest’epoca Covid che tarda a finire ma è giusto fare il proprio e aspettare tempi migliori.
Martedì 2 febbraio è uscito il nuovo album dei tuoi Salento All Stars, “L’Era del cigno bianco”, che ho ascoltato e apprezzato moltissimo, e che prende il nome dal singolo uscito nello scorso mese di maggio. Come mai avete utilizzato lo stesso titolo anche per l’album?
Perché rispecchia a pieno il disco visto che per gran parte è stato scritto proprio durante il lockdown. Ne fotografa il contesto storico.
Quando sono stati scritti i brani che compongono il disco?
Alcuni sono nati negli ultimi 3 anni mentre, come detto, la gran parte dei brani è stata composta ed incisa da marzo del 2020 in poi.
Come nascono strutturalmente i vostri brani? Partite da un testo, da una melodia, da un riff, da una sequenza di note di fisarmonica o dipende dai casi?
Dipende dai casi, alcuni sono nati da un giro di chitarra e da una melodia sulla quale poi abbiamo scritto un testo, mentre altri partono da un testo che pian piano diventa una canzone.
Com’è avvenuto il processo di registrazione, viste le molte limitazioni agli spostamenti che sono state adottate in questi mesi?
La difficoltà maggiore è stata dover mantenere la distanza. Per fortuna tanti di noi dispongono di un home-studio, cosa che ci ha permesso di lavorare anche in pieno lockdown, ognuno da casa sua. Così la Cabina del Granma, il nostro studio, è diventato l’hub principale di tanti altri studi di registrazione, dove confluivano e venivano assemblate le varie incisioni. Certo noi preferiamo il lavoro da studio convenzionale, quando si passano ore ed ore insieme a lavorare sul suono di uno strumento o di un amplificatore, ma in questo caso abbiamo dovuto fare di necessità virtù.
Ci sono molti ospiti, in piena tradizione del collettivo Salento All Stars. Hanno risposto tutti coloro con i quali avevi intenzione di collaborare o hai ricevuto anche dei no?
Devo dire che tutti sono stati entusiasti di partecipare al nostro progetto. È una gran fortuna, ma ci sono ancora tanti artisti coi quali mi piacerebbe collaborare. Ci sarà posto sul nostro terzo album.
I brani sono tutti molto attuali ma ce n’è uno, “Logorato”, che vede le presenze di Papa Ricky e di O’Zulù dei 99 Posse, e che sintetizza perfettamente l’escalation di razzismo e intolleranza che stiamo vivendo, cosa che viene citata anche in “Mai mai”. Com’è possibile che nel 2021 ci troviamo ancora a fare distinzioni tra razze e orientamenti delle persone? Vedi una possibile via di uscita?
È davvero triste che nel 2021 ancora ci si scontri con persone che pensano che un uomo di un altro colore o con un’altra identità sessuale sia un diverso, qualcuno da additare, criminalizzare e mettere alla gogna. Credo che sia colpa dell’ignoranza e che la via d’uscita sta nella scuola che dovrebbe tornare a svolgere il suo ruolo primario che è quello di formare la mente degli studenti. Mentre negli ultimi anni la scuola sembra sia diventata una catena di montaggio nella quale un bambino entra a 6 anni e ne esce dopo i 20 con in mano un pezzo di carta chiamato laurea.
I Magnitudo12, presenti in “L’orizzonte”, sono il futuro del rap salentino?
Credo veramente che possano diventarlo. Loro seguono le orme dei Sud Sound System o dei Boomdabash ma con una loro forte personalità. Sono in gamba e meritano spazio. È stato un piacere averli con noi.
Ci sono anche bellissime voci femminili, quelle di Mama Marjas, Erica Mou e Cristiana Verardo, vuoi parlarmi un po’ di come avete conosciuto queste artiste?
Sono 3 cantanti fantastiche! Marjas l’abbiamo conosciuta grazie a “Qui non passa”, la nostra canzone che ha come tematica il problema dell’Ilva a Taranto. Lei è tarantina e da sempre è impegnata nel sociale per la sua città, così come Michele Riondino e i Revolving Bridge che hanno partecipato sempre sulla stessa canzone. Erica invece l’abbiamo conosciuta attraverso le sue canzoni ed i suoi libri. Ci piaceva molto la sua personalità, la sua voce sinuosa e così abbiamo provato a contattarla. Lei è stata gentilissima ed ha tirato fuori una melodia e delle parole meravigliose su “Mai Mai”. Cristiana invece è una salentina come noi ed è una delle artiste più promettenti del panorama musicale nazionale, con una voce meravigliosa. È venuta in studio da noi ed in pochissimo tempo abbiamo inciso la sua parte.
Nell’album, come mi avevi anticipato qualche mese fa, hanno trovato spazio anche “Rollin” e “Nice Day”, che fanno parte della colonna sonora del film “Cobra non è” del regista Mauro Russo, avete intenzione di ripetere in futuro l’esperienza nel mondo cinematografico?
Ci piace molto comporre per i film, perché ti metti in gioco. Com’è capitato per questi due brani, abbiamo scritto qualcosa ad hoc per il film, anche un po’ distante da quelle che sono le nostre sonorità. Ma credo che per un artista la sperimentazione sia importante, così speriamo che ci sia ancora occasione.
La musica folkloristica, unita ai suoni moderni, è la giusta via per non perdere le proprie tradizioni mantenendo però il passo dei tempi che corrono sempre più velocemente?
Non bisogna mai dimenticare da dove si arriva per capire dove si sta andando. Per questo motivo, anche se in questo disco ci siamo aperti a sonorità diverse di quelle di “Made in Salento”, il nostro primo album, spesso usiamo strumenti della tradizione popolare oppure usiamo il dialetto in alcuni casi.
Parliamo di musica dal vivo, come vivi tu questa situazione? Non pensi che, con le dovute precauzioni, si potrebbero comunque svolgere alcuni spettacoli?
Si potrebbe fare, sì. Certo non è la stessa cosa come un vero e proprio concerto, sarebbe un edulcorante. Però bisogna anche considerare che uno spettacolo con pubblico contingentato spesso non permette ad un organizzatore di far fronte ai costi. Insomma, è un cane che si morde la coda. Bisogna solo sperare in un pronto ritorno alla normalità.
Domanda d’obbligo, progetti futuri dopo l’uscita di questo disco?
Riprendendo le parole di una nostra canzone…si naviga un po’ a vista. Ma puntiamo a fare qualche show-case in giro per l’Italia e qualche spettacolo.
Grazie mille per il tuo tempo, vuoi salutare e invitare i lettori all’ascolto e all’acquisto de “L’era del cigno bianco”?
Un saluto a tutti i lettori, con una raccomandazione speciale affinché tengano duro. Tanti di loro sono musicisti ed in questo periodo è durissima restare a casa. Per quanto riguarda il nostro disco, l’invito è di ascoltarlo sulle varie piattaforme musicali sperando che un po’ si ritrovino nelle nostre canzoni.
MARCO PRITONI
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.