Ciao Sabba, ci parli del tuo ultimo singolo “Call me”? Com’è nato?
Nasce da una notte insonne. Il giorno dopo invio il resto a Joe Romano, che ha collaborato con me anche a Loop, e viene fuori questo ritornello di speranza, così mi piace pensarlo. Al sound del brano ci ha pensato Massimo D’Ambra con le chitarre di MustRow e i cori de La Voce Produzione di Cecilia Cesario.
Quali progetti hai per il futuro, sia dal punto di vista discografico che live?
Dal punto di vista discografico, ho un botto di nuove canzoni che scalpitano. Su alcune sto collaborando con Max Gaudio e Vittorio Remino, su altre con Her, la violinista con cui condivido l’esperienza di Dignità Autonome di Prostituzione, altri sono autoprodotti, come il featuring con PeppOh che uscirà prossimamente. Su gran parte dei brani ci sarà sempre la costante Massimo D’Ambra, nei panni di producer, come per gli ultimi singoli usciti di recente. Dal punto di vista dei live, mi aspettano concerti teatrali e in piazza con TheSuper4 e col mio side project con la Swing’n’Roll Orchestra, in primis.
Come ti hanno cambiato le tue esperienze televisive dal punto di vista professionale?
The winner is, il primo talent vinto, mi ha permesso di riacquistare gli strumenti che poco prima del programma mi erano stati rubati nel mio studio. XFactor Romania mi ha dato l’opportunità di arrivare a un pubblico internazionale. Il resto, sono state tutte esperienze formative e divertenti, come il concerto con l’orchestra di Rai1 e il muro degli esperti in giuria a All Together Now qualche anno fa. Ricordo tutto con piacere.
La scena musicale napoletana è sempre stata ricca di contaminazioni, con tante anime differenti capaci di convivere. Qual è la tua fotografia della scena napoletana oggi? C’è qualche artista che segui particolarmente?
Seguo due giovani in particolare, Federico Di Napoli e Gabriele Esposito, uno più r’n’b, l’altro più blues nell’anima. Il secondo, appena ascoltato, mi fece subito pensare a John Mayer, un altro artista recente che amo per il suo modo del tutto personale di suonare la chitarra.
Com’è nata la tua passione verso la musica e il tuo voler intraprendere questa strada professionalmente?
È sicuramente nel DNA, mio padre era un cantante da giovane. Ho fatto il ballerino per dieci anni ma quando ho incontrato Franco Del Prete (The Showmen, Napoli Centrale) ho capito subito che quella sarebbe stata la mia strada. È così è stato.
Su TuttoRock siamo soliti concludere l’intervista chiedendo ai nostri ospiti un disco che per loro ha significato molto a livello personale, e che si sentono di consigliare ai nostri lettori. Ne hai uno?
S.C.O.T.C.H. di Daniele Silvestri, il primo disco che mi viene in mente.
Intervista a cura di Francesco Vaccaro