ROCKETS – Intervista al tastierista e figura storica Fabrice Quagliotti

E’ da poco uscito “Time Machine”, il nuovo album dei Rockets, ma non ci sono inediti ma cover di grandi classici del rock, del reggae, del soul, rivisitati in chiave ‘Rockets’. Un album per me molto interessante e ne ho parlato con il tastierista storico dei Rockets, Fabrice Quagliotti, che tiene sempre accesa una fiamma che ci riporta indietro nel tempo e Fabrice ci mostra nella sua “Macchina Del Tempo”. Di seguito l’intervista.

Ciao Fabrice e bentornato su Tuttorock. Ci siamo sentiti in occasione dell’album “Wonderland” dei Rockets e del tuo album da solista ed eccoci qui nuovamente a parlare dei Rockets. Un album di sole cover, perché questa decisione?
Tutto nasce da una mia conversazione con Roy Tarrant, il mio discografico di lunga data. Roy mi disse: “Lo sai che le più grande band e gli artisti internazionali hanno fatto un album di sole cover. E i Rockets?”. La mia risposta fu “Why Not” e così a fine settembre 2022 è nata l’idea di Time Machine.

“Time Machine”, un viaggio con la macchina del tempo negli anni 60, 70 e 80, perché ti ei fermato a queste tre decadi?
È il mio periodo musicale preferito. Trent’anni durante i quali sono nati brani e genere musicali innovativi. Un periodo che mi rappresenta sia nei gusti che nella mia cultura musicale (esclusa la musica classica, che comunque adoro).

Entriamo nella tua macchina del tempo, ci fai riascoltare tanti classici da Bob Marley a James Brown, due mondi lontani dai Rockets, dai Pooh ad Alberto Camerini… mondi ancora più lontani, illustraci brano per brano l’album e perché queste scelte molto particolari?
Lo sai, questa tua stessa domanda ci fu fatta quando uscimmo con On The Road Again, un brano blues lontano miglia dal mondo Rockets. E’ proprio quello che mi stuzzica. La nostra scelta è una vera challenge. Abbiamo “osato” coverizzare mostri sacri come Walk On The Wild Side, Riders On The Storm, Jammin’, Sex Machine, brani che rappresentano l’essenza di ogni genere musicale: dal pop al funk e al reggae. Walk On The Wild Side è il primo brano sul quale ho cominciato a lavorare. Ho sempre adorato quel brano sia per la melodia che per il testo, che fu censurato negli States all’epoca. Sex Machine è il brano re del funk, spesso lo ascolto e sempre ci trovo del nuovo. Mi fa “sballare”. Jammin’, che dire, se sei triste, ascolta Jammin’ e ti torna il sorriso. Piccola Katy ci fu “imposto”da Roy che ama molto quella canzone. E’ il brano più distante del nostro mondo e la più difficile da “rendere Rockets”. Meno male che Fabry ha avuto il lampo di genio di cambiare gli accordi altrimenti saremmo ancora in studio. Abbiamo accettato per 2 motivi: uno perchè sono legato ai Pooh da 3 anni di tour con lo stesso manager, Salvadori della Trident. Due perché il testo è di triste attualità con tutto quello che devono subire ancora oggi le donne.  Rock’n’ Roll Robot l’ho sempre ritenuto per il periodo (1983) all’avanguardia: un electropunk ben fatto. Inoltre apprezzo Alberto Camerini come musicista. Last Train 2 London è un’idea di Rosaire alla quale ho dato il mio semaforo verde subito: un gran brano. On The Road Again non poteva mancare in quanto LA COVER perfetta. Quasi tutti pensano che il brano sia nostro e non una cover. Buon segno. Riders On The Storm, essendo fan dei Doors, non si poteva non fare. Fabry lo ha reso magico con la sua interpretazione.

Perché hai tradotto in inglese i due brani italiani?
Perchè i Rockets non hanno mai cantato in italiano. Inoltre essendo l’inglese internazionale, speriamo di diffondere questi brani anche all’estero, Piccola Katy per esempio è già distribuito in Giappone…

Hai reso più rock alcuni brani, altri più progressive, altri più elettronici, hai praticamente “Rocketsizzato” (scusami l’espressione) tutto. Come hai ideato tutti i diversi arrangiamenti?
Allora, solitamente, metto giù le basi con le tastiere, con quello che ho in testa. Poi, questo album è frutto di un gran lavoro di squadra. Ognuno di noi ha messo la propria personalità e ciò ha fatto sì che il risultato sia un mix di rock/electro/prog. Volevamo stravolgere i brani senza togliere la loro essenza. Penso che ci siamo riusciti. Poi sai, non possiamo piacere a tutti.

Ci sono altri brani che avresti voluto coverizzare?
Ma certo, da Hero di Bowie, ad Alba Chiara di Vasco Rossi, ecc… Ci sono decine e decine di canzoni che potremmo fare, ma direi che basta un album di cover. Farne un altro non avrebbe molto senso. Paganini non ripete.

C’è qualche new entry nei nuovi Rockets? Vuoi presentarli?
Certo! A gennaio 2023, Gianluca, il nostro chitarrista mi presentò Fabri Kiarelli dato che eravamo alla ricerca di un nuovo frontman con anima rock. E’ venuto nel mio studio e dopo averlo sentito cantare e aver ascoltato le sue produzioni, ho deciso che sarebbe stato lui il nostro cantante. Ha portato una ventata di energia che da alcuni anni mancava ai Rockets Per il resto alla chitarra c’è Gianluca Martino (dal 2003), al basso Rosaire Riccobono (amico d’infanzia nonché già bassista dei Rockets nel 1984), alla batteria Eugenio Mori (dal 2006) e il sottoscritto alle tastiere (dal lontano 1977).

Ci sono date live in programmazione?
La prima data è stata il 3 novembre a Caselleta (TO) al Civico 25. Dal mese prossimo cominceremo a lavorare sulla programmazione del 2024.

Finora ho concentrato l’intervista sui Rockets di oggi, ma dei Rockets di ieri hai qualche nostalgia?
Nostalgia? Direi di no. Ho avuto l’immensa fortuna di avere raggiunto un discreto successo quando avevo 20 anni. Per tanti è un sogno che purtroppo rimarrà per sempre rinchiuso in un cassetto. Ringrazio quindi la sorte per avermi dato questa chance. Nostalgia dei miei 20 anni magari… potere ritornare indietro di 30 anni non sarebbe affatto male:). Ma purtroppo non si può. Ho la fortuna di avere un bel seguito di pubblico, uno zoccolo duro dei Rockets e tanti giovani che si affacciano adesso al nostro gruppo. Quindi non mi posso lamentare. Il periodo silver è purtroppo finito nel 1984. Dopodichè, ho voluto tenere accesa la fiammella Rockets che sarebbe spenta da anni senza questa mia passione. Sento spesso i 2 Alain che approvano la mia scelta e le musiche. Infatti, ad ogni album sia dei Rockets sia mio, gli invio una copia. Mi piace avere il loro parere. Lo stesso Claude ha approvato questo nuovo cammino dei Rockets anche se parecchio cambiato, ma del resto siamo anche noi cambiati…

Quale è per te l’album più riuscito dei Rockets degli anni 80? Io, per esempio, amo molto “On The Road Again”, dove c’è più presenza delle tue tastiere, un gusto più progressive e molto strumentale. Tu cosa ne pensi?
Sì concordo con te anche se Plasteroid è un album che potrei definire ancora grezzo ma pieno di energia. Credo che sia una giusta miscela di rock ed elettronica. L’album più “compiuto” è Galaxy. Un concept album che  consacra l’intelligenza e la maturità artistica dei Rockets.

Ora una domanda che non so se ti farà piacere, oggi i social sono diventati lo specchio del pensiero della gente e riguardo a questo album di cover, alcuni apprezzano, ma altri non sono molto felici di questa scelta e leggo spesso “I Rockets non sono più come una volta”. Ma secondo te avrebbe senso riproporre ciò che facevate negli anni 80?
E’ vero. C’è circa un 10% di fan che non apprezzano il nuovo corso, e va benissimo, meno male la maggiore parte apprezza, compra i dischi e viene ai nostri concerti. La cosa che mi fa incaz… è che chi critica in continuazione, i famosi troll, non ascoltano le produzioni nuove per partito preso e non vengono ai concerti per lo stesso motivo.  Ma del resto non possiamo piacere a tutti. Ricordo le reazioni di giornalisti quando uscimmo con On The Road Again. Era un sacrilegio avere rovinato un brano del genere… All’epoca non c’erano i social e sinceramente, lo preferivo. Oggi chiunque senza nessuna competenza scrive di tutto di più prodigando consigli di tutti i generi per i Rockets, molti maleducati. I social sono diventati un disastro in quel senso. Rifare la stessa cosa di 40 anni fa per me non avrebbe senso e non m’interessa. Tengo un filo conduttore e null’altro. Sono cambiati i membri della band, il periodo, la testa…

Cosa rispondi a chi ha questo pensiero? Io penso che il solo fatto che tu riporti oggi il nome Rockets dovrebbe essere riconosciuto anche dai vecchi fan della band!
I vecchi fan ci conoscono molto bene. Come dicevo prima il 90% c’è, e lo vediamo con le vendite dei dischi… Perdiamo alcuni e ne guadagnano altri. Ma l’importante è che nel bene e nel male se ne parli a distanza di 40 anni. Non è da tutti.

Il futuro sarà un nuovo album dei Rockets o un tuo progetto solista?
In questo momento sono concentrato su Time Machine. Sto poi finendo un brano che finirà in un album in memoria al gradissimo Vangelis. In questi giorni, ho ripreso a comporre sia per i Rockets che per me… Vedremo. Diamo tempo al tempo.

Anche stavolta ti invito a chiudere l’intervista a tuo piacimento, un messaggio ai nostri lettori ed ai vostri fan per ascoltare il nuovo album.
Se vi piace la buona musica, se vi piacciono le emozioni, se godete ad occhi chiusi ascoltando la musica, ascoltate il nostro album Time Machine, un vero viaggio nel tempo della musica, rimanendo ancorato ai nostri tempi. Brani d’epoca ma sempre all’avanguardia.
Rock with the Rockets!

FABIO LOFFREDO

Band:
Fabrice Quagliotti: Tastiere
Fabri Kiarelli: Voce
Gianluca Martino: Chitarra
Rosaire Riccobono: Basso
Eugenio Mori: Batteria

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