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Rickson: saper aspettare il momento giusto

Rickson: saper aspettare il momento giusto

“La macchina del tempo” è il disco d’esordio, ma già con un certo grado di consapevolezza, di Rickson, nome d’arte di Cesare Capuani, giovane e molto promettente della provincia di Arezzo.

Con influenze psichedeliche e dream pop, il disco viaggia lungo dodici tracce alla ricerca di suoni e sensazioni. Gli abbiamo rivolto qualche domanda.

Cosa ti ha ispirato a chiamare il tuo disco “LA MACCHINA DEL TEMPO”?

Sono stato sempre affascinato dal tempo e dai film che parlano di viaggi nel tempo come per esempio “Butterfly Effect” o la serie “Dark”. Nella mia vita do sempre importanza al tempo e soprattutto al saper aspettare il momento giusto per fare le cose. In questo disco mi sono reso conto, dopo averlo scritto che parlavo spesso del mio passato ma anche del presente o addirittura del futuro. Per me questo disco è veramente come fosse un viaggio nel tempo e non solo per i testi ma anche musicalmente diciamo che i suoni si ispirano molto al passato, cercando di portarli nel presente.

Come descriveresti il tuo processo creativo durante la scrittura di questo album?

Prima di iniziare a scrivere le canzoni ho cercato di immaginarmi quale potesse essere il mio mondo sonoro e di scrittura. Dopo aver capito quale fosse la strada che volevo prendere ho iniziato a registrare nel mio studio varie tracce strumentali immaginandomi di doverci poi scrivere e cantarci sopra. In gran parte questo disco è stato scritto prima musicalmente poi in un secondo momento sono venute fuori le melodie vocali e i testi, lasciandomi trasportare dalla musica che avevo scritto.

In che modo il tuo ambiente in Toscana ha influenzato la tua musica?

Nei miei testi parlo molto della natura, diciamo che influenza molto la mia scrittura. Abito in un paesino molto piccolo circondato da natura dove i rapporti personali sono molto importanti per tutti, dove regna la tranquillità. senza dubbi queste due caratteristiche incidono molto sulla scrittura delle canzoni e sulle atmosfere.

C’è un brano che consideri il cuore dell’album? Quale e perché?

Difficile per me scegliere un brano da considerare cuore dell’album, sono tutti importanti.

Se ne dovessi scegliere uno direi “Luce” perché è il primo che ho scritto per questo disco e a livello di scrittura e di suoni mi ha fatto capire che era la strada giusta da prendere per scrivere le altre canzoni.

Qual è stato il ruolo di Enrico Lupi ne “LA MACCHINA DEL TEMPO”?

Enrico lo conosco da molto tempo prima che iniziasse a suonare con “La Rappresentante di Lista” ci incontravamo nei locali dove andavamo a vedere concerti e dove suonavamo, siamo diventati amici anche se non abbiamo mai fatto niente insieme a livello musicale. Sapevo che suonava la tromba e prima di finire  le pre-produzioni del disco, sentivo che in un paio di canzoni

avevo bisogno di fiati quindi mi è subito venuto in mente di chiamarlo. pochi giorni dopo è venuto a trovarmi e ha registrato nel mio studio, il flicorno in “Tutto ciò che ho” e le trombe nel finale de “la macchina del tempo”.

Poi qualche mese dopo è tornato a trovarci a Riccione nello studio di Daniele Marzi (dove ho ultimato il disco), per registrare di nuovo. Ho un bel ricordo delle due giornate passate insieme e sono molto felice di aver inserito i suoi fiati in alcuni momenti del disco.

Redazione