RICK WAKEMAN – Intervista al leggendario tastierista degli Yes
In occasione dell’uscita di “The Red Planet”, abbiamo intervistato Rick Wakeman, il leggendario tastierista degli Yes. “The Red Planet” segna il ritorno del tastierista al rock progressivo dopo ben 17 anni di musica new age, di musica per solo pianoforte e con gli ARW in compagnia di Jon Anderson e Trevor Rabin. Ciò che segue è il resoconto dell’intervista.
Ciao Rick e benvenuto sui Tuttorock.com. Per noi è un onore ospitarti sulle nostre pagine. Come stai? Considerando il valore del tuo ultimo abum “The Red Planet”, sembra che tu stia ottimamente!
Ciao Fabio, grazie a te e a Tuttorock, considerando i tempi strani in cui viviamo attualmente, sono ancora in grado di dare tutto il meglio di me e di dare un senso a tutto.
Ti eri allontanato un po’ dal rock progressivo, dal 2003, 17 anni fa. Perché?
Ho bisogno di riordinarmi musicalmente, suonare in giro per il mondo con nuove band, rivisitare alcuni dei miei primi passi musicali come “The Six Wives Of Henry VIII”, “King Arfhur”, Journey To The Centre Of The Earth” e cercare di creare la giusta linea musicale per me e il pubblico. Vorrei tornare a suonare musica per solo pianoforte per ripulire la mia mente, l’ho fatto con Jon Anderson con “Living Tree”. Ho poi scoperto nuove melodie che userò in futuro, con la mia strada da solista ma anche in compagnia degli ARW.
In questo lungo tempo ti sei dedicato già alla new age, a album per solo pianoforte, è stato un momento di meditazione quindi?
In un certo senso possiamo dire di si, a volte ho bisogno di tornare alle fondamenta, alle origini per ritrovare me stesso e ci sono riuscito con il mio pianoforte, scrivendo musica e andare in tour con il solo pianoforte.
“The Red Planet” è il tuo nuovo album, sei affascinato dall’Universo e dai pianeti?
Si, sono molto affascinato dalle meraviglie dell’Universo, da quando nel settembre del 1959 i russi portarono un’imbarcazione sulla Luna, avevo 10 anni, poi nell’aprile del 1961, quando i russi inviarono Yuri Gagarin nello spazio, avevo 12 anni e tutti noi bambini ne parlavamo a scuola affascinati e poi logicamente del 1969, quando gli americani andarono sulla Luna e a quei tempi fu veramente rivoluzionario. Tutto questo mi ha ispirato a fare più di un album con queste tematiche ed è dal 2000 che si parla di esplorare il Pianeta Rosso.
I tuoi album più famosi sono colonne sonore alla storia dell’umanità, “The Six Wives Of Henry VIII”, storie fantasy come “King Arthur” e come “Journey To The Centre To The Earth”, stavolta guardi al futuro, perché?
Perchè in molti modi Marte ha una storia che stiamo scoprendo solo ora. A quanto pare alcuni miliardi d anni fa, Marte aveva oceani e fiumi, il che significa quasi certamente che qualche forma di vita in passato c’era, anche se l’atmosfera era senza ossigeno. Spero che finchè sono in vita si scoprirà veramente cosa è successo per spiegare cosa è realmente accaduto per capire questo cambiamento drastico del Pianeta Rosso.
Come hai composto i brani?
Ho letto il più possibile, mi sono documentato, ho raccolto notizie e ho collezionato moltissime foto. Alcune foto recenti sono stupefacenti, magnifiche. Tutte queste informazioni si sono unite nella mia testa e sono uscite in note musicali e le ho scritte su un pentagramma.
Dal lato scientifico e astrologico è molto affascinante studiare i pianeti, specialmente il Pianeta Rosso, ma oggi sembra che l’interesse sia solo di trovare un pianete vivibile come la Terra, per colonizzarlo, mi sembra un’idea retrograda, ma non sarebbe meglio fare qualcosa per salvare il pianeta Terra che stiamo distruggendo? Cosa ne pensi? Continuando logicamente a studiare l’Universo!
Penso che l’esplorazione dello spazio sia l’unico modo per salvare il Pianeta Terra. In effetti hai ragione, stiamo rovinando il nostro Pianeta. Io ho grandi amici alla NASA, e faccio anche parte dello Starmus Festival fondato dal Professore Stephen Hawking, da Brian May dei Queen e Garik Israelian e sono stato molto fortunato ad incontrare ogni astronauta sopravvissuto che ha camminato sulla Luna e anche alcuni cosmonauti russi e scoprendo cosa c’è nell’Universo, ci può aiutare a far sopravvivere la Terra.
The English Rock Ensemble, la tua band, come hai scelto i musicisti?
Cerco sempre musicisti che capiscano cosa voglio raggiungere e devono essere tecnicamente e musicalmente brillanti, attenti ed entusiastici e i tre uomini che ho scelto hanno tutte queste qualità.
Cosa pensi di questa emergenza covid che stiamo ancora vivendo?
E’ un vero incubo! Se è veramente arrivato da un mercato cinese, penso che vada oltre la credenza umana. Io sono ambasciatore per gli animali in Asia e da anni lotto per combattere e chiudere questi mercati orrendi, con il loro commercio di cani, gatti e altri animali e per questo sono fortemente arrabbiato!
La musica ha cercato di aiutare in qualche modo, pensi sia servito a qualcosa?
La musica aiuta sempre, ma la difficoltà è stata che la musica ha risentito di troppe restrizioni, le distanze sociali, le mascherine, non è questo il modo di godere la musica.
Parliamo un pò degli Yes, da tempo non sei più il loro tastierista, perché?
Dopo la morte di Chris Squire mi sono convinto che la storia degli Yes poteva finire li, gli altri del gruppo hanno invece preferito proseguire, questa è la loro scelta anche se io la penso diversamente, come il fatto che la band è andata avanti senza la voce di Jon Anderson, impensabile per me, ma questa è solo la mia opinione e io non ho più niente a che fare con loro anche se come tutti i buoni musicisti, auguro loro tutto il bene del mondo.
Hai però fatto parte degli ARW (ho visto il concerto a Roma di due anni fa). Doveva uscire un album con inediti ma è uscito solo il live, perché?
Per vari motivi, ma il motivo principale è stato che per un periodo di più di due anni mia moglie e la moglie di Jon Anderson sono state colpite dal cancro e così la famiglia è andata al primo posto, mia moglie ha dovuto curarsi e ha subito un intervento chirurgico, tempi duri e difficili. Ne stiamo comunque parlando, riprenderemo in mano il progetto ARW!! Forse qualcuno lassù sta provando a dirci qualcosa!
Mi dispiace molto!! I primi mille vinili di “The Red Planet”, saranno disponibili in doppio LP rosso da 180 grammi e confezionati in una speciale confezione ‘pop-up’, saranno firmati e numerati. Un’attenzione speciale per i tuoi fan. Sei quindi favorevole a questa nuova voglia di vintage e del ritorno al vinile?
Assolutamente!! Ho sempre odiato le aziende che cercano di dirci che servono novità, nuovi formati! Totalmente sbagliato e i fan meritano tanta attenzione!
Cosa pensi del rock progressivo di oggi?
Grande!! È meraviglioso e è suddiviso in tante sottocategorie, avantgarde prog, folk prog, jazz prog!! C’è del prog per tutti!!
Hai influenzato generazioni di tastieristi, è una bella responsabilità?
Molti musicisti mi hanno detto questo, ma io mi sento molto umile, ma ne sono orgoglioso e contento che oggi ci sono molti più tastieristi nel mondo e anche molto bravi.
Progetti futuri?
Sto lavorando ad almeno altri sei progetti, almeno altri dieci anni di lavoro, quindi significa che continuerò fino a quando avrò 81 anni……..!!!
“Valles Marineris” è un brano meraviglioso, per ritmi e suoni sembra ispirata al “Bolero” di Ravel, possiamo chiamarlo il “Bolero di Wakeman”?
È infatti un bolero e sicuramente è ispirato a Ravel di cui il Bolero è semplicemente magnifico.
Chiudi l’intervista come vuoi, un messaggio ai tuoi tantissimi fan italiani e ai nostro lettori.
Come sicuramente saprete amo molto l’Italia e ho molti amici italiani e trovo sempre qualsiasi scusa per tornare nel vostro Paese!!
Grazie ancora Rick e spero di rivederti presto on stage!
Il Piacere è tutto mio.
FABIO LOFFREDO
Band:
Rick Wakeman: Tastiere
Dave Colquhoun: Chitarra
Lee Pomeroy: Basso
Ash Soan: Batteria
https://www.rwcc.com
https://www.facebook.com/RickWakemanMusic/
Appassionato di musica sin da piccolo, ho cercato di esplorare vari generi musicali, ma è il metal, l'hard rock ed il rock progressivo, i generi musicali che più mi appassionano da molti anni. Chitarrista mancato, l'ho appesa al chiodo molto tempo fa. Ho mosso i primi passi nello scrivere di musica ad inizio anni 90, scrivendo per riviste come Flash (3 anni) e Metal Shock (ben 15 anni), qualche apparizione su MusikBox e poi il web, siti come Extramusic, Paperlate, Sdangher, Brutal Crush e Artists & Bands. I capelli mi si sono imbiancati, ma la passione per la musica è rimasta per me inalterata nel tempo, anzi molti mi dicono che non ho più speranze!!!!