RICCARDO ZAPPA – Intervista al chitarrista per il nuovo album“Gabri Flies To Italy”

In occasione dell’album numero 24 di  Riccardo zappa, “Gabri Flies To Italy” (leggi qui la recensione), ho intervistato il chitarrista anche per la sua carriera quasi cinquantennale. Di seguito l’intervista

Ciao Riccardo e benvenuto su Tuttorock. Parlami del nuovo album, “Gabri Flies To Italy”, una dedica a tuo fratello, ma come sono nati i vari brani?
Si, l’ album è dedicato a mio fratello Gabriele. Sin che è stato in vita ha sostenuto enormemente la mia attività. Egli era un grande appassionato di viaggi e mi piace, adesso, immaginarlo di ritorno a casa, dentro una certa musica.

Il brano che dà il titolo all’album è una lunga suite di quasi 19 minuti, era ciò che volevi o il lungo minutaggio è nato nel corso della composizione?
Mi rendo conto che un minutaggio del genere possa essere problematico nella gestione promozionale. D’ altra parte, sono convinto che gli appassionati della mia musica non si pongano limiti ad un ascolto inusuale per la sua lunghezza. La suite è un collage di diverse composizioni, tutttavia create, e armonizzate fra loro, nell’ arco di un breve periodo.

Un po’ come nelle lunghe suite del progressive rock, Genesis, Yes, tu hai qualche reminiscenza di quel genere musicale? E’ tra le tue preferenze?
Colui che mi ha influenzato, ben più di Yes e Genesis, è stato Mike Oldfield. Presumo che ancor oggi si percepisca la sua influenza sulla mia musica, così come su quella di numerosi altri autori.

Perché prediligi la musica acustica?
Perché non penso di essere in grado di comporre un brano su una chitarra elettrica. Anzi, mi serve il suono acustico della doppia corda a generare le mie note. Non disdegno il suono dell’ elettrica se impiegata in un secondo momento, a colorare determinati passaggi. Diverse tracce di questo album sembrano generate da tastiere elettroniche, quando, invece, si tratta di un’ elettrica suonata con l’ Ebow, che produce un suono con decadimento controllabile a piacere.

Usi chitarre a 6 e 12 corde, come li abbini alla necessità del brano?
Tutti i brani sono composti su una 12 corde. Con questa genero contemporaneamente melodia ed armonia; dopo di che, trovo sia piacevole ribadire certe atmosfere con un caldo suono di chitarra classica.

Quasi 50 anni di attività e 24 album, un traguardo di tutto rispetto ma se dovessi consigliare tre dei tuoi dischi a chi vuole avvicinarsi alla tua musica per iniziare?
Direi di ascoltare i miei primi: Celestion, Chatka e Trasparenze. Questo Gabri flies to Italy è assai rispondente e riassuntivo di quel periodo irripetibile.

Un consiglio ad un giovane chitarrista?
Bisogna distinguere se trattasi di un semplice appassionato o di un giovane propenso a produrre qualcosa di creativo. Nel primo caso suggerirei il contatto con un maestro assai competente; nel secondo, trovo necessaria la frequentazione con altri musicisti dalle estrazioni culturali più diverse. E’ indispensabile anche la collaborazione con un produttore ed un editore all’ altezza della situazione.

Le tue influenze musicali? Anche chitarristi preferiti?
Può sembrare strano, ma colui che da ragazzino mi ha più distratto dagli studi classici è stato Jimi Hendrix, specie per quelle atmosfere, direi, mistiche e visionarie dell’ album Bold as love.

Nell’album c’è un quartetto di plettri, un coro, quanto hanno dato ai brani è perché li hai scelti?
Penso che non sia tempo di pubblicare album interamente dedicati alla chitarra acustica, perchè significa pretendere che l’ ascoltatore stia ad ascoltare un certo suono per quasi un’ ora di seguito. Se abbiamo a disposizione una miriade di sonorità diverse, perché limitarsi?

Tante collaborazioni, Mina, Fiorella Mannoia, Mia Martini e tante altre, quale ti è rimasta più nel cuore e qualche aneddoto da raccontare?
Fra tutte le collaborazioni, com ‘ è facile capire, la più emozionante, è stata quella con Mia Martini. Donna assai tenera e fragile, tuttavia in grado di scatenare vibrazioni altissime tutt’ intorno al suo canto. Quelle volte che l’ ho accompagnata, percepivo perfettamente quanto lei fosse “appoggiata” al mio portamento, piuttosto che doverla “inseguire”, come spesso capita con artisti di questa levatura.

So che stai rivoluzionando la tua pagina Facebook, spiegami come.
Diciamo che ora, la mia pagina, sta cambiando da sola: a farla, infatti, è l’ apporto estremamente positivo e comunicativo di coloro che seguono la mia musica.

La tecnologia aiuta, ma non pensi che ne stiamo abusando, vedi intelligenza artificiale?
Si, più tecnica (e tecnologia) impieghi, più paghi con l’ assenza di temi in grado d’ essere ricordati.

Altri progetti futuri?
E’ iniziata la pre-produzione di un film del quale sono regista. La colonna sonora prevede una raccolta dei miei migliori brani reinterpretati sia in studio che dal vivo, supportata da immagini e dialoghi che si sviluppano lungo una storia che mi auguro interessante, intrigante e godibile.

Altre passioni oltre alla musica alla chitarra?
Da una parte la televisione mi interessa ben poco, ma dall’ altra sono un grande fruitore di Youtube, dove vado alla ricerca delle storie della gente e delle sue passioni.

Chiudi l’intervista come vuoi, un messaggio ai nostri lettori e ai tuoi estimatori.
Dalla mia longeva esperienza, devo constatare come tutti quanti noialtri autori siamo perennemente ondeggianti fra periodi diversi fra loro. Se il processo creativo risponde pur sempre alle nostre migliori tensioni, non è certo, terminata un’ opera, che questa incontri la gente come sarebbe auspicabile. Adesso, visto l’ accoglimento di pubblico e critica del mio Gabri flies to Italy, posso guardare tranquillamente, e con rinnovato ottimismo, alle prossime produzioni

FABIO LOFFREDO