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REVOLUTION SAINTS – Intervista al chitarrista Doug Aldrich

REVOLUTION SAINTS – Intervista al chitarrista Doug Aldrich

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Da progetto solistico di Deen Caatronovo a una vera e propria band di hard rock melodico e AOR. “Rise” è il terzo album dei Revolution Saints e ne abbiamo parlato con il chitarrista Doug Aldrich e a fine intervista augura tutto il bene a tutti gli italiani colpiti dal cononavirus. Di seguito l’intervista.

Ciao Doug e benvenuto tra le pagine di Tuttorock. Iniziamo a parlare di “Rise”? Come è stato il processo compositivo dei brani?
Ciao Fabio, grazie a te e a Tuttorock. Diciamo che la maggior parte dell’album è stata scritta da Alessandro Del Vecchio, mi ha inviato le versioni base dei brani per ascoltarle. Io ho apportato alcune modifiche ad alcune parti dei brani, ma devo dire che questo album è frutto dell’estro di Alessandro.

Da dove è nata l’idea di unirti a Deen Castronovo e a Jack Blades per far nascere i Revolution Saints
Tutto è nato da un’idea di Deen Castronovo, i Revolution Saints dovevano essere un suo progetto solistico e aveva coinvolto me e Jeff Pilson a partecipare al suo progetto. La Frontiers Records convinse Deen a far diventare i Revolution Saints una vera e proprio band e così è stato.

I vari brani sono un perfetto incontro tra hard rock e AOR, sono i tuoi generi musicali preferiti?
Grazie mille Fabio. In realtà per noi è un divertimento tornare a suonare in uno stile diverso da ciò che facciamo abitualmente. Ti parlo dell’hard rock melodico degli anni ottanta. Sono cresciuto con quel sound molti anni fa, ma poi mi sono dedicato di più all’hard rock venato di blues negli anni novanta. Quando mi sono unito alla band di Ronnie James Dio ho iniziato a suonare un po’ più heavy ma ho conservato il gusto per il blues con i Whitesnake. Per i Revolution Saints mi è stato chiesto uno stile più anni ottanta, più melodico e penso di esserci riuscito con i riff e gli assoli e mi sono molto divertito.

Le differenze per te tra i tre album dei Revolution Saints?
Il primo, “Revolution Saints”, ha avuto molto successo e ho lavorato duramente per mettere il mio suono sulle canzoni e nel complesso ho pensato che l’album fosse fantastico, ma forse un pò troppo leggero per i miei gusti . Non pensavo che ci sarebbe stato un secondo album perché non abbiamo mai realmente fatto un vero tour o fatto alcun altro tipo di attività, motivo per cui si trattava per lo più di un progetto. Ma poi Alessandro Del Vecchio ha suggerito di mettere insieme un nuovo disco e ho pensato che era un’ottima idea. Ho avuto molto spazio e molte idee per delineare un mio stile per l’album, sempre molto melodico, ma eccellente. Ho scritto molto di più su questo album, quindi è probabilmente il mio preferito. Lo abbiamo registrato insieme in Italia e penso che era migliore del primo album. “Light InThe Dark”è un album che amo molto e sono davvero contento degli assoli che ho registrato, forse alcuni sono i miei preferiti. Anche quell’album è nato da idee di Alessandro e ci convinse che era tempo di pubblicare un altro disco. Sinceramente non ero molto d’accordo, o almeno non avevo fretta, perché correre a pubblicare un album se non avevamo tour di supporto e se fino ad allora era un progetto estemporaneo, ma Alessandro ci convinse perchè era la richiesta di molti nostri fan. Penso che il secondo album abbia venduto di più del primo, vedremo ora i risultati di “Rise”, il nostro terzo album.

Sei stato per molti anni il chitarrista dei Whitesnake, poi ad un certo punto hai detto stop. Hai lasciato la band di David Coverdale per dar vita ad altri progetti, perché?
Mi sentivo come se avessi dedicato così tanto tempo a David e ai Whitesnake e ho pensato che forse era l’ora di fare una pausa. Stavo attraversando un brutto momento della mia vita privata, la fine del mio matrimonio e mi sono mancati praticamente i primi quattro anni di crescita di mio figlio. David voleva fare il disco tributo ai Deep Pruple e l’ho aiutato con le demo e gli arrangiamenti iniziali di sei delle canzoni, ma non ho potuto dedicarmi a tempo pieno come avevo fatto negli ultimi 12 anni con lui. Adoro David ed è uno dei più grandi front man di sempre nel rock e alcune persone mi hanno detto che ero un pazzo ad andarmene, ma avevo solo voglia di recuperare il tempo perduto con mio figlio. Penso che sia stata una cosa grandiosa che i Whitesnake abbiano portato avanti il loro discorso con nuovi fantastici musicisti come Joel Hoekstra e Michele Luppi.

Di quale di tutti i gruppi con cui hai suonato hai i ricordi migliori?
Ad essere sincero, ho grandi ricordi con tutti, specialmente con Ronnie James Dio, i Whitesnake e i Dead Daisies. Di tutti e tre i Dead Daisies sono la cosa più vicina al tipo di band in cui ho sempre sognato di essere perché è davvero una fratellanza e lavoriamo davvero bene insieme, facciamo tutto insieme nei Dead Daisies!

C’è nei brani di “Rise” una forte influenza dei Journey, perché?
Penso principalmente che sia la voce di Deen perché suona molto simile nel tono della voce a quella di   Steve Perry e anche ad Alessandro penso che gli sia stato chiesto di scrivere in quello stile dalla Frontiers.

Anche stavolta Deen Castronovo canta tutti i brani, non è un problema on stage essendo anche un batterista?
No, perché abbiamo fatto un solo concerto in Italia mentre stavamo registrando il secondo album e non abbiamo altri concerti in programma.

Se dovessi consigliare un brano e un album dei Revolution Saints a chi non ha ancora sentito mai la vostra musica, quale e perché.
Consiglierei di tornare indietro nel tempo, al primo album e sicuramente anche “Freedom”, li puoi leggere ed ascoltare i veri Revolution Saints.

C’è una notizia che dice che nei Dead Daisies alla voce non ci sarà più John Corabi ma Glenn Hughes, dopo Coverdale anche Hughes?
John Corabi decise di andarsene da solo e Glenn Hughes fu invitato a entrare e cantare, Glenn disse che volevo anche suonare il basso, il che significava che anche Marco Mendoza sarebbe stato messo da parte. Quando ho sentito che Glenn si sarebbe unito alla band, ero davvero eccitato perché avevamo già lavorato insieme ed è un cantante dal talento eccezionale. Ronnie James Dio ha detto che se sei fortunato puoi essere fortunato a fare una cosa grandiosa, ma Glenn ha il vantaggio di fare due cose fantastiche.

Nella tua carriera musicale ci sono anche tre album a tuo nome, “Highcentered”, “Electrovision” e “Alter Ego”, che io trovo meravigliosi, dove c’è una perfetta fusione tra passione, sentimento e tecnica chitarristica, continuerai anche su quella strada
Grazie mille fratello, ti anticipo che sicuramente succederà quest’anno!

Mi hai dato una bellissima notizia!! Non vedo l’ora di ascoltarlo! Chiudi l’intervista come vuoi per i tuoi fan italiani e i nostri lettori.
Non vedo l’ora di vedervi presto ragazzi, vi amo tutti in Italia e apprezzo molto il vostro sostegno e le mie preghiere vanno alle persone che sono state colpite dal coronavirus. Per favore, sii al sicuro e ci vediamo presto.

Grazie ancora Doug, la musica è sempre una grande amica in situazioni difficili. Grazie a nome di tutti gli italiani.

FABIO LOFFREDO

Band:
Deen Castronovo: Voce e batteria
Jack Blades: Basso e cori
Doug Aldrich: Chitarra

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