RED MASQUERADE – Intervista alla band
26 Marzo 2019
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I Red Masquerade nascono nel 2012 ispirandosi al racconto di Edgar Allan Poe “La Maschera della Morte Rossa”. Già nel 2013 incidono la prima demo che delinea le influenze compositive della band, che spaziano dal progressive metal alla musica d’arte. Ecco l’intervista che abbiamo realizzato per conoscerli meglio.
Ciao, come nascono i Red Masquerade, i vostri primi ascolti?
Ciao! Innanzitutto grazie mille per averci dato l’opportunità di raccontarci un po’. I Red Masquerade nascono dalla voglia di creare qualcosa di nostro, di tirar su un progetto inedito e di esprimerci mescolando le nostre influenze musicali, molto diverse per ognuno di noi. Questa caratteristica è rimasta sempre uguale nonostante i vari cambi di line up e tutt’oggi ognuno di noi ha alle proprie spalle ascolti e studi molto diversi. Agli inizi siamo stati spinti molto da influenze progressive (Opeth, Dream Theater, Symphony X, ecc.), musica d’arte (prevalentemente ‘700-‘800) e qualcosa di symphonic, in particolare gli Epica.
Avete una declinazione sicuramente particolare, come è nata la passione per Edgar Allan Poe e la conseguente decisione di presentarvi mascherati?
In realtà è nata in primis l’idea di mascherarci e solo dopo ci siamo legati ad Allan Poe. Quando abbiamo messo in piedi i Red avevamo ben chiara l’idea di voler creare un qualcosa che fosse curato non solo nell’aspetto musicalecompositivo, ma anche nell’immagine. Ci piaceva l’idea di avere un abbigliamento ispirato all’epoca vittoriana e in particolare al carnevale veneziano. Da lì poi il collegamento ad Edgar Allan Poe e al racconto “La Maschera della Morte Rossa” è stato praticamente spontaneo, così come la scelta del nome della band. Il legame con l’autore è diventato più profondo col passare degli anni e sempre più correlato anche alla nostra evoluzione musicale, più incline a sonorità cupe e oscure (in linea con la sua letteratura dell’orrore), fino a decidere di costruire un concept album attorno a lui e al suo racconto.
Poe è una fonte di ispirazione musicale per molti artisti, anche Alan Parsons Project ad esempio ne trasse un album, per quale motivo ritenete che questo scrittore abbia ispirato così tanto rock?
Sicuramente l’alone di “scrittore maledetto” che lo circonda fa tanto, sia per quanto riguarda la sua vita che la sua letteratura. E’ stato un uomo sempre tormentato, incline all’alcool e al gioco d’azzardo e anche i giorni prima della sua morte sono avvolti nel mistero. La sua letteratura descrive vari stati d’animo quali odio, paura, tristezza, angoscia, morte, tutti temi che sono comuni al rock e costantemente trattati in questo genere. Sicuramente una personalità degna di una rockstar!
La scelta di fare un concept album come primo lavoro della band è sicuramente impegnativa, non avevate paura di intraprendere una direzione così difficile?
No, nessuna paura, anzi! Speriamo di riuscire a fare sempre di meglio! Scrivere ci piace tanto, ci diverte e tra di noi c’è un gran gioco di squadra. Già con “The Seventh Room” ci siamo trovati ad affrontare il lavoro sempre con nuovi stimoli, con tante ispirazioni e con voglia di fare sempre meglio. Studiamo tanto con la speranza di migliorarci sempre di più e di divertirci con nuove sfide. L’album è appena uscito, ma già stiamo pensando a come sarà il prossimo.
L’album rispecchia un suono molto symphonic, a quali gruppi vi siete ispirati come trama?
Nonostante la declinazione symphonic in realtà i gruppi di riferimento non sono strettamente legati a questo genere, ma comunque hanno una componente orchestrale molto forte. In primis è doveroso citare i Fleshgod Apocalypse, in particolare gli album King e Agony e il meraviglioso lavoro orchestrale che c’è dietro. Altra band che è da citare senz’ombra di dubbio sono i Sepctiflesh e le loro sonorità cupe e più acide. Inoltre non possiamo negare la forte ispirazione che ci hanno regalato alcune colonne sonore di film o videogames (Bloodborne in particolare) e compositori come Hans Zimmer, John Williams, Ennio Morricone.
La dimensione live per voi quanto è importante?
Per noi è di fondamentale importanza per mantenere una relazione più stretta con le persone e per poter interagire veramente con il pubblico. Suonare è un’esperienza sempre unica e guardare il pubblico negli occhi ci trasmette quell’energia che diventa il motore che ci spinge a continuare e impegnarci. Oltre a questo aspetto più “sentimentale” la componente live è necessaria per noi che cerchiamo di costruire un progetto che si basa non solo su un’esperienza uditiva ma anche visiva. Lavoriamo costantemente e ragioniamo molto sul live per cercare di creare uno spettacolo sempre più ricco.
Come vi dividete l’aspetto creativo all’interno della band?
Di solito le idee partono e vengono sviluppate da Danio (batteria) e Marika (voce e orchestre) che sono sempre in stretta collaborazione e si occupano sia del lato compositivo che dell’arrangiamento. Ma anche gli altri componenti sono fondamentali per il processo creativo dei Red: Lenny (chitarra) ha scritto delle parti interessanti nell’album dando un gran contributo allo sviluppo di alcuni strumentali; Gabriele (basso) contribuisce fortemente alla band, soprattutto per quanto riguarda la cura del sound (oltre a essere bassista è anche fonico).
I vostri progetti futuri? Avete in programma un tour?
Abbiamo tante idee e ci stiamo muovendo per realizzarle. Sicuramente abbiamo in programma la partecipazione ad alcuni festival nazionali e stiamo pensando anche di organizzare un tour fuori dall’Italia. Inoltre c’è nell’aria l’idea di far uscire la versione orchestrale dell’album… vedremo che succederà. Ah e non dimentichiamo che tra poco uscirà il nostro primo video! Un saluto a tutti e grazie mille!
MAURIZIO DONINI
Ciao, come nascono i Red Masquerade, i vostri primi ascolti?
Ciao! Innanzitutto grazie mille per averci dato l’opportunità di raccontarci un po’. I Red Masquerade nascono dalla voglia di creare qualcosa di nostro, di tirar su un progetto inedito e di esprimerci mescolando le nostre influenze musicali, molto diverse per ognuno di noi. Questa caratteristica è rimasta sempre uguale nonostante i vari cambi di line up e tutt’oggi ognuno di noi ha alle proprie spalle ascolti e studi molto diversi. Agli inizi siamo stati spinti molto da influenze progressive (Opeth, Dream Theater, Symphony X, ecc.), musica d’arte (prevalentemente ‘700-‘800) e qualcosa di symphonic, in particolare gli Epica.
Avete una declinazione sicuramente particolare, come è nata la passione per Edgar Allan Poe e la conseguente decisione di presentarvi mascherati?
In realtà è nata in primis l’idea di mascherarci e solo dopo ci siamo legati ad Allan Poe. Quando abbiamo messo in piedi i Red avevamo ben chiara l’idea di voler creare un qualcosa che fosse curato non solo nell’aspetto musicalecompositivo, ma anche nell’immagine. Ci piaceva l’idea di avere un abbigliamento ispirato all’epoca vittoriana e in particolare al carnevale veneziano. Da lì poi il collegamento ad Edgar Allan Poe e al racconto “La Maschera della Morte Rossa” è stato praticamente spontaneo, così come la scelta del nome della band. Il legame con l’autore è diventato più profondo col passare degli anni e sempre più correlato anche alla nostra evoluzione musicale, più incline a sonorità cupe e oscure (in linea con la sua letteratura dell’orrore), fino a decidere di costruire un concept album attorno a lui e al suo racconto.
Poe è una fonte di ispirazione musicale per molti artisti, anche Alan Parsons Project ad esempio ne trasse un album, per quale motivo ritenete che questo scrittore abbia ispirato così tanto rock?
Sicuramente l’alone di “scrittore maledetto” che lo circonda fa tanto, sia per quanto riguarda la sua vita che la sua letteratura. E’ stato un uomo sempre tormentato, incline all’alcool e al gioco d’azzardo e anche i giorni prima della sua morte sono avvolti nel mistero. La sua letteratura descrive vari stati d’animo quali odio, paura, tristezza, angoscia, morte, tutti temi che sono comuni al rock e costantemente trattati in questo genere. Sicuramente una personalità degna di una rockstar!
La scelta di fare un concept album come primo lavoro della band è sicuramente impegnativa, non avevate paura di intraprendere una direzione così difficile?
No, nessuna paura, anzi! Speriamo di riuscire a fare sempre di meglio! Scrivere ci piace tanto, ci diverte e tra di noi c’è un gran gioco di squadra. Già con “The Seventh Room” ci siamo trovati ad affrontare il lavoro sempre con nuovi stimoli, con tante ispirazioni e con voglia di fare sempre meglio. Studiamo tanto con la speranza di migliorarci sempre di più e di divertirci con nuove sfide. L’album è appena uscito, ma già stiamo pensando a come sarà il prossimo.
L’album rispecchia un suono molto symphonic, a quali gruppi vi siete ispirati come trama?
Nonostante la declinazione symphonic in realtà i gruppi di riferimento non sono strettamente legati a questo genere, ma comunque hanno una componente orchestrale molto forte. In primis è doveroso citare i Fleshgod Apocalypse, in particolare gli album King e Agony e il meraviglioso lavoro orchestrale che c’è dietro. Altra band che è da citare senz’ombra di dubbio sono i Sepctiflesh e le loro sonorità cupe e più acide. Inoltre non possiamo negare la forte ispirazione che ci hanno regalato alcune colonne sonore di film o videogames (Bloodborne in particolare) e compositori come Hans Zimmer, John Williams, Ennio Morricone.
La dimensione live per voi quanto è importante?
Per noi è di fondamentale importanza per mantenere una relazione più stretta con le persone e per poter interagire veramente con il pubblico. Suonare è un’esperienza sempre unica e guardare il pubblico negli occhi ci trasmette quell’energia che diventa il motore che ci spinge a continuare e impegnarci. Oltre a questo aspetto più “sentimentale” la componente live è necessaria per noi che cerchiamo di costruire un progetto che si basa non solo su un’esperienza uditiva ma anche visiva. Lavoriamo costantemente e ragioniamo molto sul live per cercare di creare uno spettacolo sempre più ricco.
Come vi dividete l’aspetto creativo all’interno della band?
Di solito le idee partono e vengono sviluppate da Danio (batteria) e Marika (voce e orchestre) che sono sempre in stretta collaborazione e si occupano sia del lato compositivo che dell’arrangiamento. Ma anche gli altri componenti sono fondamentali per il processo creativo dei Red: Lenny (chitarra) ha scritto delle parti interessanti nell’album dando un gran contributo allo sviluppo di alcuni strumentali; Gabriele (basso) contribuisce fortemente alla band, soprattutto per quanto riguarda la cura del sound (oltre a essere bassista è anche fonico).
I vostri progetti futuri? Avete in programma un tour?
Abbiamo tante idee e ci stiamo muovendo per realizzarle. Sicuramente abbiamo in programma la partecipazione ad alcuni festival nazionali e stiamo pensando anche di organizzare un tour fuori dall’Italia. Inoltre c’è nell’aria l’idea di far uscire la versione orchestrale dell’album… vedremo che succederà. Ah e non dimentichiamo che tra poco uscirà il nostro primo video! Un saluto a tutti e grazie mille!
MAURIZIO DONINI
Band:
Marika Mura – vocals & orchestra
Lenny Pietrolata – guitars
Gabriele Quaranta – bass
Danio Missud – drums
https://www.facebook.com/RedMasqueradeOFFICIAL
https://www.instagram.com/redmasquerade_band
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https://www.tuttorock.net/recensioni/red-masquerade-the-seventh-room
Maurizio Donini
CEO & Founder di TuttoRock - Supervisore Informatico, Redattore della sezione Europa in un quotidiano, Opinionist in vari blog, dopo varie esperienze in numerose webzine musicali, stanco dei recinti mentali e di genere, ho deciso di fondare un luogo ove riunire Musica, Arte, Cultura, Idee.