PIOVRA PROJECT: Intervista sul progetto solista di Gianluca Manfredonia
Più che altro posso dire che sia venuto fuori dal non sentirmi né un musicista classico ne uno moderno. Questa che inizialmente era una forte frustrazione è poi stato il seme per uno sviluppo artistico.
Come nasce un pezzo di Piovra Project?
Quello che mi piace prendere come punto di partenza e che trovo sia fondamentale è la melodia. Mantenere una struttura che si avvicina al formato canzone, con una melodia ben precisa che, seppur senza voce, il pubblico possa cantare durante i concerti. E questa mia linea di pensiero viene poi riscontrata dall’opinione delle persone che vengono a sentirmi dal vivo.
Cosa ne pensi del fatto che ultimamente proprio da questi sentieri di sintesi elettroacustica stiano nascendo le cose più interessanti dal punto di vista musicale?
Credo che sia un ottimo modo per avere un piede nel passato e uno nel futuro. Ammesso di voler legare il suono acustico al mondo del passato e il suono elettronico a quello del futuro.
Questa simbiosi crea una nuova visione della musica moderna. Anche perchè non per forza con uno strumento acustico bisogna suonare come si suonava tanti anni fa. Parlando di batteria ad esempio si può suonare cercando di imitare ciò che si sente dall’utilizzo di strumentazioni come la drum machine o un computer. Che non vuol dire assolutamente “suonare freddo”, ma è semplicemente utilizzare un diverso tipo di drumming. E questa cosa sta accadendo proprio nel jazz adesso, eliminando stereotipi e barrieri che persistevano fino a 10-15 anni fa.. Ricordo infatti che fino a poco tempo fa esisteva una differenziazione per i piatti. Quello da usare per il rock, quello per il jazz, e così via. Ora invece la gran parte dei batteristi tende ad usare più o meno lo stesso materiale, ovviamente cambiando modo di suonare, cambiando accordatura e atmosfera. Un bel modo per unificare tutto quello che è musica
Su TuttoRock c’è una rubrica, che curo personalmente, dal titolo “ConsigliPerGliAscolti”, dove vengono consigliati ai lettori dei dischi magari poco conosciuti ma di altissimo livello, o semplicemente grandi classici, ma visti sotto un’ottica nuova. Hai qualche disco che ti senti di consigliare a chi leggerà questa intervista?
Ce ne sono tanti. quello che posso consigliare e che in un certo senso mi ha motivato all’uso del set-up attuale di questo progetto è un disco dei Paris Monster dal titolo “A vison complete”
Si tratta di un duo formato da un bassista e un batterista, dove il bassista si occupa di tutto quello che può riempire un pezzo a livello armonico, e il batterista suona batteria e sintetizzatore un po’ come faccio io in Piovra Project appunto, e in più canta.
Una formazione molto minimale che nonostante questo minimalismo crea dei suoni veramente molto curati e con una botta rock incredibile. Il batterista Josh Dion è un personaggio veramente interessante. Grande amante del blues e lo si nota nel modo di cantare e anche nella composizione dei brani.
Grazie Gianluca è stato un piacere fare questa bella chiacchierata!
Grazie a te!
Intervista a cura di Francesco Vaccaro
Fotografie a cura di Paola D’Urso
Studente di Ingegneria delle Telecomunicazioni presso l'università La Sapienza di Roma, da sempre animato dalla passione per la musica. Nel 2012 entra nel mondo dell'informazione musicale dove lavora alla nascita e all'affermazione del portale Warning Rock. Dal 2016 entra a far parte di TuttoRock del quale ne è attualmente il Direttore Editoriale, con all'attivo innumerevoli articoli tra recensioni, live-report, interviste e varie rubriche. Nel 2018, insieme al socio e amico Cristian Orlandi, crea Undone Project, rassegna di musica sperimentale che rappresenta in pieno la sua concezione artistica. Una musica libera, senza barriere né etichette, infiammata dall'amore di chi la crea e dalle emozioni di chi la ascolta.