PIERRE – Intervista al rapper su SMOG
“SMOG” è il primo album ufficiale di Pierre, nome d’arte del rapper Pierandrea Caricato, precedentemente conosciuto come Awes.
La tua attività inizia nell’ormai lontano 2006 con vari mixtape e collaborazioni, “Smog” invece è un debutto del 2020. A cosa è dovuto questo stacco, questa distanza tra “militanza” e creazione?
Non lo considererei uno stacco, ma una naturale evoluzione. Con i mixtape mi sono divertito e allenato, ho scritto, ho sperimentato. La mia fase creativa è nella scrittura, non nella produzione. Un album ufficiale sapevo sarebbe arrivato da solo al momento opportuno. I mixtape mi hanno aiutato ad arrivare a quella persona con cui avrei condiviso una fase creativa completa, con una visione comune e quella persona è stata Player One, il producer di cui avevo bisogno, un amico, con cui sedermi al tavolo e creare insieme.
Quale parte del processo produttivo di “Smog” ti ha entusiasmato e perchè?
La fase che preferisco è quando il testo è ancora una bozza che provo e riprovo, ascoltando ripetutamente la base. Tutte le strade sono ancora percorribili, tutti i significati sono ancora possibili. Poi il testo prende forma e sceglie da solo la sua via, la sua ragione d’essere. L’emozione più forte è quando chiudo l’ultima rima con la giusta metrica sulle quelle note che hanno accompagnato tutto il viaggio.
In questo disco l’invocazione all’unità contro la distopia si fa concreta e tangibile. Quale film o manufatto letterario funzionerebbe di più come scenario visivo di “Smog”?
Mentre l’idea di “Smog” si faceva sempre più concreta erano tante le immagini che mi ronzavano in testa. Penso al libro che ha ispirato il videoclip, Fahrenheit 451. Penso alla distopia letteraria per antonomasia, 1984 di Orwell o alle distopie più recenti e moderne raccontate nei vari Black Mirror o agli scenari cupi e disincantati di Gotham City.
Con quale artista internazionale e non, vivente e non, contemporaneo e non faresti un featuring e perché?
Dando molta importanza al testo sono portato a scegliere dei parolierI italiani come Caparezza, Murubutu o Willie Peyote soprattutto per via dell’indole un po’ critica e un po’ romantica. Sarebbe stato stupendo collaborare con De André e i suoi testi visionari o con Mac Miller e la sua capacità di rendere leggeri argomenti tristi.
Qual è il pezzo più iconico per capire (almeno superficialmente) cosa fa Pierre?
Considero “Brucerà Ogni Cosa” il brano che più mi rappresenta del disco. L’inquietudine per un presente incerto si perde nella consapevolezza di un futuro in cui il calore di un sole estivo asciugherà la pioggia caduta durante l’inverno.
GIOELE AMMIRABILE
Band:
Pierre
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