PIERO SIDOTI – Intervista al cantautore friulano
In occasione dell’uscita del suo nuovo disco “Amore [fino a prova contraria]”, ho avuto il piacere di intervistare Piero Sidoti, nato a Udine nel 1968
Piero è un cantautore e attore di cinema e teatro. Laureato in Scienze Biologiche, intraprende la carriera di insegnante di matematica e scienze, si avvicina alla musica negli anni ’90 e nel 1998 è tra i vincitori del premio “Canta l’autore” e di tre edizioni del “Premio Pavanello”. Nel 2004 si classifica fra i quattro concorrenti vincitori del “Premio Recanati”, è finalista al premio “L’artista che non c’era” e vince il “Premio Fabrizio De André” come miglior poesia in musica e miglior cantautore. Nel 2005 viene premiato come miglior artista non prodotto al “Festival Domenico Modugno” e nel settembre 2008 si esibisce al “Tenco che ascolta” a Provvidenti. Nel 2010 esce il primo album a distribuzione nazionale “Genteinattesa” prodotto da Produzioni Fuorivia, distribuito da Egea e con la prefazione di Lucio Dalla (editore di diversi brani) che segue direttamente Sidoti durante la registrazione del disco e con cui l’artista ha avuto la fortuna di collaborare a partire dal 2004. L’album si aggiudica, nell’autunno del 2010, la “Targa Tenco” come migliore opera prima. Il secondo disco “Lalala” viene pubblicato, sempre con Produzioni Fuorivia, a cinque anni dal primo lavoro. Al disco partecipa Giuseppe Battiston che firma con Sidoti anche la canzone “Sei meno meno”. Nel 2020 il cantautore partecipa al film “Il grande passo” di Antonio Padovan con Giuseppe Battiston, Stefano Fresi e Vitaliano Trevisan.
Ciao Piero, benvenuto su Tuttorock, a quasi due settimane dall’uscita del tuo nuovo album, che riscontri stai avendo?
Ciao Marco, grazie mille! I riscontri sono molto buoni, il disco sta piacendo, come tutti i dischi di questo tipo, definiamoli d’autore, ha sempre delle partenze un po’ a rilento. Mi fa piacere tutto quello che sta accadendo, poi presento il disco con uno spettacolo teatrale che sta avendo molti consensi, sono felice.
Un album che vuol essere un messaggio di amore verso qualsiasi aspetto di noi stessi, un album umano che fa riferimento all’amore in generale.
L’amore è una cosa meravigliosa e, in alcuni contesti, orribile, usando un ossimoro potrei definirlo orribilmente meraviglioso. Parlo di amori umani e storie umane, quindi di amori imperfetti, storie dove la gente sbaglia ma sostanzialmente è un disco che parla di umanità, del prendere contatto con la parte più intima di noi per prendere coscienza e accogliere anche le parti più grigie di noi e farle brillare. Nell’accettazione forse c’è una soluzione che è ancor più presente nell’abbandonarsi alle cose che colorano la vita.
Apprezzo tantissimo tutto l’album ma c’è un brano che mi ha colpito particolarmente, “Valzer per sasso e corda”, puoi dirmi com’è nato?
Il brano nasce come un po’ tutto il disco, da ispirazioni di vita reale. Sasso e Corda sono due personaggi precisi e la storia si svolge all’interno di un luogo preciso. Come tutte le canzoni del disco è stato contestualizzato all’interno di questa fiaba spettacolo dove narro la storia di questi due bambini, Sasso e Corda, che vivono in un mondo dove non c’è la paura. Questi due bambini si siedono su una panchina e, senza paura, si ovattano in una bolla di leggerezza prendendo il volo verso luoghi straordinari.
Parlami un po’ della copertina del disco.
L’idea è stata di Rebecca Serafini, ha sintetizzato perfettamente quello che è il concept di tutto il disco, c’è da una parte questa sorta di alieno con il volto formato per metà dal David di Michelangelo e per metà dalla mia faccia, da una parte l’amore ideale, bello, perfetto, dall’altra l’imperfezione. Uno è un amore freddo, scolpito nella pietra, l’altro invece è un amore umano, in tutto il disco c’è questo scontro tra ideale e reale. Nella componente imperfetta e più sporca c’è il vero amore. Aggiungo anche che tutta la vita ha avuto origine da un’imperfezione, se le particelle della materia si fossero distribuite in maniera ordinata nell’universo saremmo ancora in un brodo primordiale privo di vita, invece la vita stessa nasce da un’anomalia e quindi anche questa cosa qua va a testimoniare che il mondo reale alla fine è quello dove si vive, si combatte e si gioisce dell’amore.
Non posso non farti una domanda sulla tua collaborazione con Lucio Dalla, quanto ti ha fatto crescere quell’esperienza sia livello umano che artistico?
Moltissimo sia a livello umano che artistico, l’unico rammarico è averlo conosciuto quando ero troppo giovane. Non ho goduto abbastanza dei tanti momenti passati assieme per via della maturità ancora non ben definita. Faccio un collegamento tra lo spettacolo che porto in giro e Lucio Dalla, nella storia che racconto si dice che senza paura non serve il coraggio, che il coraggio è una reazione alla paura ma non è il modo per contrastarla, il contrario della paura è la curiosità e l’entusiasmo per quello che non si conosce, secondo me Lucio era questo, un uomo animato dall’entusiasmo e dalla curiosità. Lui mi ha insegnato che la curiosità aiuta a scavalcare le montagne, l’ho conosciuto quando ho fatto il Festival di Recanati, mi si propose offrendomi un aiuto semplicemente perché gli piacevano le mie canzoni, sembrerebbe una cosa logica ma sai bene che un artista di quel calibro difficilmente si muove per canzoni di artisti poco conosciuti invece per lui ciò rappresentava una merce di scambio indiscutibile e questo è segno degli animi più puri. Questo mi ha insegnato Lucio, giocare con tutti gli elementi, lui anche come artista ha sempre spaziato molto, andava a fare quello che non sapeva fare piuttosto che stare in una comfort zone.
Qual è stata la scintilla che ti ha fatto iniziare a scrivere canzoni?
Ho avuto un percorso diverso dal solito. Non ho mai avuto il periodo dove si canta Battisti in spiaggia, sui 16 anni non suonavo anche se era la cosa più indicata da fare per avere un riscontro. La scintilla è stata il non saper suonare bene la chitarra, scrivevo delle poesiole, sapevo solo due o tre accordi e non riuscivo a trovare una canzone per iniziare. Molto più avanti poi mi è capitato di fare cose di altri artisti, come ad esempio lo spettacolo che ho portato in giro con Massimo Cotto in cui abbiamo riproposto le canzoni tra Genova e Parigi, da Paolo Conte a De André e via dicendo.
Oltre a cantautore e attore di cinema e teatro sei anche insegnante di matematica e scienze, c’è qualcos’altro in campo artistico che ti piacerebbe fare?
Mi piacerebbe disegnare ma non sono capace (ride – ndr). È già una bella sfida fare una sorta di teatro canzone, finora ha avuto un’ottima risposta per fortuna. Mi piace molto entrare in punta di piedi nel teatro, io soprattutto sono cantautore, il mio terreno è quello. Non è tanto l’idea che non ci sia abbastanza spazio nell’esprimersi nei 3 minuti e passa di una canzone ma mi viene la voglia di sviluppare il personaggio di cui parlo in chiave teatrale per illustrarne maggiori dettagli.
Spiegami un po’ meglio in cosa consiste questo spettacolo.
Sì, porto in giro, come ti dicevo, questo spettacolo in cui ci sono io con la chitarra acustica e parlo di questi due bambini che fanno questo viaggio avventuroso in questo posto magico senza paura, tutto lo spettacolo è narrato grazie alle canzoni, mi trasformo in una sorta di cantastorie, si amplificano i sentimenti grazie alla narrazione. Lo vedo come uno spettacolo meditativo, è come se chiedessi al pubblico di prendere contatti con le nostre parti più buie per accettarle e farle brillare.
Mi è capitato di farlo anche online, ho anche questa soluzione, ma sto lavorando per fissare qualche data nei teatri italiani.
Grazie mille per il tuo tempo, è stato un piacere!
Piacere mio Marco, grazie a te!
MARCO PRITONI
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.