PIERO PELù – Intervista su ‘Pugili Fragili’
In occasione della presentazione del nuovo album di Piero Pelù, “Pugili Fragili”, presso la Sony Music di Milano, abbiamo avuto il piacere di porre, assieme agli altri bravi e competenti colleghi, una serie di domande all’artista. Grazie alla consueta gentilissima disponibilità di Parole e Dintorni.
Ciao Piero, dopo 40 anni di musica hai ancora voglia di fare tante attività come vediamo, da Sanremo e ora questo nuovo bellissimo album?
La musica è la mia ragione di vita, e finché potrò e mi divertirò continuerò.
Pugili fragili, in tutti questi anni ne hai dati di più o ne hai presi di più dei pugni?
Quando si vive una vita un poco estrema quale quella che io mi trovo a vivere, questo mi accade sempre perché non faccio mai scelte facili, bisogna essere pronti a incassare, ma anche ad attaccare. Per quanto mi riguarda tutto questo è circoscritto alla creatività in musica, perché la ragione per cui io vado avanti è che ritengo di avere ancora qualche cosa da dire, e ho bisogno di dirlo. Ho un vissuto che non mi allontana dalla realtà per fortuna, un poco per scelta e un poco per necessità. A volte mi piove addosso, e quelli sono i momenti che mi fanno girare le scatole, ma anche quelli che riesco ad elaborare in maniera così viva che diventano i mostri che cavalco. E’ un rodeo continuo, un ring perenne che cambia in continuazione, la musica che varia, il mercato discografico che muta, il fatto che ti senti dire da 40 anni che il rock è morto, poi vai a Sanremo e scippi le borsette (risate); mi hanno poi detto che avevo preso una Chanel da € 5.000 (risate), l’agitavo come se fosse una borsa gioco per bambini.
Riguardo le citazioni artistiche che vanno da De Chirico a Cecco Angiolieri?
Sono due elementi importantissimi, fra l’altro per quanto riguarda Cecco Angiolieri ci tengo tantissimo a ringraziare Andrea Pilo, con cui ho passato tante giornate a Livorno a scrivere “Fossi fuoco”, una delle canzoni che amo di più nell’album. Malgrado abbiamo 18 anni di differenza, lui frequenta gli stessi centri sociali, come il Macchia Nero, dove andavo io da bambino. Lui ha avuto la fortuna di crescere in un ambiente già punk e rock’n’roll, mentre io me lo sono dovuto un poco ritagliare, questo non ci ha impedito di trovare un punto di contatto fantastico su questa canzone. E mi sono detto “Perché non partire da Cecco Angiolieri, uno dei poeti toscani più importanti del medioevo?”, lui era praticamente pre-punk. A fare questo ci siamo divertiti da matti e abbiamo capito che questo album poteva crescere in questa maniera, non celebrativa, ma un totale festeggiamento. Posso celebrare i miei difetti, ma festeggiare la vita di cui mi sono circondato in questi anni.
Questo album è un inno alla libertà, uscendo dagli schemi della società, quale è il muro ancora da abbattere oggi?
Nessun muro, anzi i muri sono fatti per essere scavalcati e io sono uno scavalcatore di muri da quando ero ragazzino e si andava a rubare i cachi al contadino. Questo è un album che ha abbattuto molte barriere, non è un caso che ci siano così tanti generi musicali all’interno; spero che, anche grazie a Luca, si senta l’omogeneità che gli abbiamo voluto dare. Oggi viviamo in una babele non solo sociale, ma anche musicale, abbiamo visto come a Sanremo Amadeus abbia presentato un ventaglio di proposte musicali molto diverse tra loro.
Quanto è importante riconoscersi oggi pugili, ma anche fragili?
Ci sono vari step per arrivare a questa consapevolezza, uno di questi potrei dire anche l’essermi sposato dopo così tanti anni. Questa cosa mi ha fatto capire l’importanza di non mollare mai all’interno di un rapporto, bisogna sempre lottare nel bene e nel male, quando va tutto bene è facile, è quando ci sono i casini che bisogna stringersi assieme. Ci pensavo l’altro giorno quando è scomparso Giovanni Gasparini, un grandissimo ingegnere del suono di Firenze con cui ho lavorato tanti assieme, sia per me che con i Litfiba. Laura, la sua donna, è stato un incredibile esempio di amore e abnegazione, lui aveva la SLA, in sei anni è passato da essere ingegnere del suono in giro per tutta Italia e non potersi muovere dalla sedia a rotelle.
Da quale festival partirà il tuo tour solista?
Dal Rugby Sound, dove già suonammo anche con i Litfiba.
Pugili fragili è un album dal suono pesantissimo, “Cuore Matto” suona in maniera terrificante, come si arriva a fare una sintesi così straordinaria con suoni di questa portata?
C’è un grande lavoro dietro, ma anche il piacere di ascoltare tanta musica. Dietro questo disco ci sono momenti metal e hard-rock, ma anche blues quali “Picnic” e “Nata libera”, tornando alla metafora di prima posso dire che ho abbattuto tutti i muri. Proprio perché ho ascoltato musica di qualunque tipo, purché ci sia dentro un’anima. L’unica cosa che è cambiata è che avendo la stanza della musica colma di supporti, mi sono dovuto rassegnare ad ascoltarla liquida, per me è stato un grande cambiamento passare dal cd al telefono.
TTR: La cadenza dei tuoi album solisti era attestata su due anni, in questo caso, escludendo le raccolte, ne sono passati 12, c’è stato un lavoro di preparazione particolare?
In mezzo c’è stata la réunion dei Litfiba con Ghigo, felicemente ci siamo fatti quasi tre album in studio e una quantità di live, anche con la formazione originale. Nel frattempo io non smetto mai di scrivere e conservo tutto, è stato così anche questa volta. Quando abbiamo finito il tour di Eutopia con la data di Prato del 2017, ho iniziato a raccogliere tutte le idee nel cassetto e ho fatto ordine in quel marasma. Quindi ha preso forma il disco nella sua forma definitiva, in questi sei mesi assieme a Luca Chiaravalli, che è quella che avete ora.
TTR: Dentro ho percepito molti richiami provenienti sia dalla “Trilogia degli oppressi” che dal tuo ultimo libro, “Identikit di un ribelle”, hai voluto fare una summa della tua vita in questo bellissimo album?
Esatto, ma anche di più, c’è dentro Terremoto, ma anche 17 Re, c’è punk e new wave mescolati assieme. Quando mi sono messo a scrivere non pensavo al quarantennale, perché io vivo alla giornata. Ma a un certo punto me ne sono reso conto e mi sono detto, “Ma nel 2020 scattano i 40, quindi sarebbe giusto fare uscire l’album in quel periodo”.
Il tuo tour prevede anche date all’estero e On the beach?
Sono già previste date all’estero, per quanto riguarda le date beach ci sono problemi ambientali, quando a Sanremo siamo andati a pulire la spiaggia abbiamo trovato quantità mostruose di polistirolo. Questo materiale bisogna smettere di usarlo, ci vogliono secoli perché venga assorbito dall’ambiente. Il mio impegno ambientale, come testimoniato da Picnic, è sempre più forte.
Cosa pensi delle critiche dei giovani relative al fatto che tu abbia portato il rock sul palco di Sanremo?
Penso che bisogno essere meno esterofili e pensare alle tante cose buone che l’Italia ha prodotto in questi anni, i ragazzi di oggi probabilmente non sanno chi sia Little Tony, ma nemmeno il prog con band come la PFM. Si tende un poco a snobbare le nostre produzioni rimanendo ancorati alle grandi produzioni estere, come nella moda, ma poi ci sono i coraggiosi che vanno anche a cercare le produzioni più piccole e artigianali, ma non per questo sono di minor valore.
Rispetto una volta dai l’impressione di essere più rilassato e di divertirti di più, è esatto? Mi pare che Luca abbia fatto un lavoro eccellente bilanciando perfettamente l’elettronica.
Sul divertirsi certo, ti do ragione, non intendo più farmi rovinare il divertimento da nessuno. Per quanto riguarda il lavoro di Luca devo dire che la gestazione è durata due anni senza nemmeno sapere come sarebbe andata a finire, anche le lotte con Luca in studio di registrazione sono state acerrime, ma proficue, lui tirava verso il pop e io verso un genere alla Stooges, ma alla fine il risultato è stato perfetto.
Il tuo disco mi è parso non solo molto bello e rock, ma anche profondamente militante, cosa ne pensi?
Io penso che gli uomini siano totalmente incapaci di gestire i rapporti uomo-donna, spero nascano associazioni che aiutino gli uomini abbandonati ad affrontare lo choc in maniera civile e matura. Ogni volta che sento certe cose mi pare di trasecolare, l’altro giorno uno è andato a uccidere la moglie con un coltello, l’ha portata in auto per 3 km. con le figlie in auto, questo ha ucciso tre persone. Ci sono associazione che aiutano le donne violate, ma qui bisogna aiutare questi maschi, prenderli e fermarli prima che facciano questi disastri.
Cosa stai preparando per il tour sul palco?
Stiamo mettendo a punto i suoni per il live, il problema sarà non suonare per più di tre ore, con 40 anni di carriera sono tanti i pezzi da fare oltre quelli del nuovo album. Vuoi che non faccia Toro Loco o Nata Libera piuttosto che Cuore Matto? Sui live abbiamo una lunga storia, pensa che partecipammo al primo festival rock in Vietnam, e c’era il pubblico diviso in tre settori. Il bassista di allora, Barny, era identico a Ho Chi Minh. Gli facemmo fare il pizzetto e suonammo con la foto dello statista dietro di lui, erano identici, i poliziotti erano come ipnotizzati; venne a piovere e quelli del terzo settore saltarono le transenne mescolandosi agli altri nella totale indifferenza dei poliziotti che erano affascinati dagli Ho Chi Minh sul palco. Quando siamo tornati in camerino abbiamo scoperto che i poliziotti si erano vendicati, ci avevano portato via tutto quello c’era, dai telefoni a tutto il resto, avevano pulito tutto.
Un aneddoto legato al tuo primo concerto, visto che cadono i 40 anni proprio l’8 marzo?
Hai proprio ragione a dire legato, perché andai in un piccolo circolo Arci di Firenze invitato dal mio amico Federico Fiumani, arrivai e non c’era il palco. Allora ho preso i tavoli della tombola, li ho ‘legati’ assieme, e quello è stato il mio primo palco, me lo sono costruito io, e questo è lo stesso spirito con cui salgo sui palchi oggi, compreso quello dell’Ariston.
MAURIZIO DONINI
CEO & Founder di TuttoRock - Supervisore Informatico, Redattore della sezione Europa in un quotidiano, Opinionist in vari blog, dopo varie esperienze in numerose webzine musicali, stanco dei recinti mentali e di genere, ho deciso di fondare un luogo ove riunire Musica, Arte, Cultura, Idee.