PENGUIN CAFE – Intervista ad Arthur Jeffes
Ho avuto il piacere di intervistare il compositore, musicista ed esploratore inglese Arthur Jeffes in occasione dell’uscita dell’album strumentale “Handfuls of Night” del suo progetto Penguin Cafe.
Ciao Arthur, benvenuto sulle pagine di Tuttorock, prima di tutto congratulazioni per il meraviglioso “Handfuls of Night”, secondo album del tuo progetto Penguin Cafe. L’ho trovato bellissimo, ascoltandolo sembra davvero di essere in Antartide tra i pinguini. Da dove viene l’idea di questo album?
La lavorazione dell’album ha avuto inizio con i 4 pezzi che ho scritto come parte di un progetto con Greenpeace l’anno scorso. Faceva parte della campagna “Protect the Oceans” volta a proteggere i mari attorno all’Antartide e ci è venuta l’idea di realizzare 4 pezzi basati sui 4 tipi di pinguini che vivono lì: Imperatore, Chinstrap, Gentoo e quelli di Adelia. L’album è cresciuto incorporando idee sul paesaggio e sul clima, cercando di evocare la sensazione di essere davvero lì.
Hai fondato il progetto Penguin Cafe nel 2009, continuando il lavoro svolto da tuo padre Simon con la Penguin Cafe Orchestra. Hai un ricordo speciale di lui sia come uomo che come musicista?
Certo, per me la musica di mio padre è sempre stata una presenza estremamente confortante e familiare. Quindi, quando ci siamo riuniti anni dopo la sua morte e siamo stati in grado di suonare la sua musica è stato un modo adorabile per ricordarlo. La sua musica aveva una giocosità e allo stesso tempo una precisione e cura che illustravano perfettamente la persona che era.
Come hai trovato i musicisti per il progetto Penguin Cafe?
Ho trovato i nuovi pinguini chiedendo agli amici musicisti con cui stavo lavorando in quel momento, poi quando abbiamo avuto bisogno di un nuovo strumento abbiamo continuato ad espanderci in quel modo. Quindi, quando siamo giunti al completo, il gruppo era composto da persone che si conoscevano già tutte tra di loro. È stato molto divertente.
Oltre a tuo padre, quali sono gli artisti che hanno influenzato la tua carriera e qual è stata la tua formazione musicale?
I compositori contemporanei che non riesco proprio a togliermi dalla testa sono Glass e Reich, tornando indietro non riesco mai a stancarmi di ascoltare Beethoven. Quando ero nell’Artico nel 2005, ascoltavo loro nella mia testa mentre camminavamo all’infinito attraverso il silenzio. Fu allora che decisi di andare a fare i miei Master in Composizione a Londra: la mia laurea era in Archeologia e Antropologia.
Come vedi questo pianeta? Pensi che Greta Thunberg sarà in grado di sensibilizzare davvero le persone a provare almeno a frenare il crollo della Terra?
Lo spero, penso che i prossimi anni ci diranno molto su quale tipo di futuro possiamo sperare. Penso che le generazioni più giovani siano sempre più coerenti sui propri punti di vista e posso solo sperare che con una trasmissione più efficiente delle informazioni potremo arrivare ad una sorta di approccio comune alla salvaguardia del nostro ambiente, perché è difficile imporre un nuovo modo di pensare anche se giusto.
I pinguini sono davvero così speciali?
Penso che i pinguini ci ricordino noi stessi in molti modi. Camminano come noi, non possono volare ma nuotano e penso che possiamo vedere aspetti di noi stessi riflessi nelle loro vite. Quindi penso senza alcun dubbio che possano essere speciali per noi.
Quali sono le sensazioni che provi quando sei solo in mezzo ai ghiacci?
C’è una specie di desolante bellezza. Il clima può essere completamente silenzioso e mite e il giorno dopo è tremendamente ventoso e freddo e hai solo ciò che ti sei portato. Ti insegna molto su ciò di te stesso su cui puoi contare.
Quali sono i tuoi piani futuri? Stai programmando un tour?
Abbiamo appena pubblicato questo nuovo album e fatto un tour nel Regno Unito, in Irlanda e in Giappone. Faremo le prossime date a gennaio attraverso l’Europa. Dopodiché non vediamo l’ora che arrivi la stagione dei festival e speriamo molto di andare negli Stati Uniti.
Grazie mille per questa intervista, vuoi dire qualcosa ai lettori di Tuttorock?
Grazie mille a te! Spero che abbiate la possibilità di ascoltare il disco e, nel caso, che vi piaccia =>
MARCO PRITONI
** ENGLISH VERSION **
I had the pleasure of interviewing the English composer, musician and explorer Arthur Jeffes on occasion of the release of the instrumental album “Handfuls of Night” of his Penguin Cafe project.
Hi Arthur, welcome to the pages of Tuttorock, first of all congratulations for the wonderful “Handfuls of Night”, second album of your project Penguin Café. I found it beautiful, listening to it really seems to be in Antarctica among the penguins. Where did the idea of this album come from?
The album started out with 4 pieces I wrote as part of a project with Greenpeace last year. It was part of the Protect the Oceans campaign aimed at protecting the seas around Antarctica and we came up with the idea of doing 4 pieces based on the 4 kinds of penguin that live there: Emperor, Chinstrap, Gentoo and Adelie. The album grew from there incorporating ideas of the landscape and weather and trying to evoke a sense of actually being there.
You founded the Penguin Cafe project in 2009, continuing the work that your father Simon did with the Penguin Cafe Orchestra. Do you have a special memory of him both as a man and as a musician?
Of course, for me my dad’s music was always a hugely comforting and familiar presence. So when we got together years after he died and were able to play his music it was a lovely way to remember him. His music had a playfulness and at the same time an accuracy and care that were expressions of him as a person certainly.
How did you find the musicians for the Penguin Cafe project?
I found the new penguins by asking musical friends who i was working with at the time, and then when we needed a new instrument we kept on expanding that way – so by the time we had our full group it was made up of people who all knew each other already. It was a lot of fun.
Besides your father, what are the artists who have influenced your career and what was your musical training?
For me the writers who i keep coming back to these days are probably people like Glass and Reich, and then going further back I can never hear too much Beethoven. When I was in the Arctic in 2005 I would play these guys in my head as we walked endlessly through the silence. That was when I decided to go and do my Masters in Composition back in London – my undergraduate degree had been in Archaeology and Anthropology.
How do you see this planet? Do you think that Greta Thunberg will be able to really sensitize the people to try at least to put a brake on the Earth’s collapse?
I hope so – I think the way the coming years play out will tell us a lot about what kind of future we can hope for. I think that younger generations are increasingly coherent in their views and I can only hope that with a more efficient communication of information we can arrive at some sort of common approach to our environment – because its difficult to impose new thinking even if it is right.
Are penguins really so special?
I think penguins remind us of ourselves in many ways. They walk like us, they can’t fly but they swim, and they I think we can see aspects of ourselves reflected in their lives. So i think they can be special to us without too much of a stretch.
What are the sensations you feel about being alone in the middle of the ice?
There’s a kind of bleak beauty to empty ice. It can be utterly quiet and mild and the next day bitterly windy and cold – and you only have what you bring. It teaches you about what you can rely on in yourself.
What are your future plans? Are you planning a tour?
We’ve just released this new album and done some touring in the UK, Ireland and Japan. We’ll be doing the next bit of touring in January through Europe. After that we’ll be looking forward to festival season and hopefully the US.
Thank you very much for this interview, would you like to say something to the Tuttorock readers?
Thank you so much for your time! I hope you get a chance to hear the record and if you do that you like it =>
MARCO PRITONI
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.