PAOLO SIMONCELLI – Intervista @ Buon Compleanno Sic 2017
Diciamo perché siamo qui stasera?
Soprattutto parlerei della gente che è qui stasera, che ci segue, perché alla fine il teatro ogni riusciamo a riempirlo e per me è una cosa stranissima.
Ricordiamo che la prima volta, mi raccontava Sergio Sgrilli, avete fatto più di 7.000 presenti.
Fu incredibile, ma secondo me 2.500-3.000 persone le faremmo sempre, che sono lo zoccolo duro della Fondazione, quelli che seguono sui social e così via.
Sicuramente Marco aveva un grande seguito, ricordo che a parte le gare lo seguivo sempre nei suoi collegamenti con Ringo su Virgin Radio.
Ah ah, è vero, mi fai venire in mente che facevamo un collegamento a settimana, avevamo l’apparecchio a casa, dicevano delle cazzate da paura. Ringo non c’è oggi, ma è sempre presente.
L’idea di ricordarlo in questa maniera come è nata?
Tutto ha preso vita nello studio di Aldo Drudi, in 5 minuti, ma la cosa è iniziata ancora prima. Marco era diventato campione del mondo, aveva del seguito, aveva deciso di aprire il primo fans club ufficiale, non aveva voluto farlo prima perché diceva “non sono ancora nessuno”. Quindi aveva invitato Sergio Sgrilli per aprire questa serata che si sarebbe dovuta tenere al suo ritorno dalla Malesia, è tornato in un altro modo ed allora abbiamo deciso di festeggiare il suo compleanno, che sarebbe venuto da lì a poco, in questa maniera. Quindi ci siamo trovati nello studio di Drudi, io, Aldo Drudi e Sergio Sgrilli, ed è venuta fuori l’idea di creare questo evento. Il primo anno pazzesco, il secondo anche, poi sono state sbagliate alcune cose, non è stata fatta una buona comunicazione. Abbiamo iniziato a girare l’Italia, Padova, Milano, Bologna, quest’anno avevo pensato di andare a Bari dove abbiamo tanto seguito. Poi Serena ha trovato questo magnifico teatro e quando sono entrato mi è venuta in mente la manifestazione dei Caschi d’Oro di Motosprint, fu un serata bellissima con Marco premiato come campione del mondo.
Soprattutto parlerei della gente che è qui stasera, che ci segue, perché alla fine il teatro ogni riusciamo a riempirlo e per me è una cosa stranissima.
Ricordiamo che la prima volta, mi raccontava Sergio Sgrilli, avete fatto più di 7.000 presenti.
Fu incredibile, ma secondo me 2.500-3.000 persone le faremmo sempre, che sono lo zoccolo duro della Fondazione, quelli che seguono sui social e così via.
Sicuramente Marco aveva un grande seguito, ricordo che a parte le gare lo seguivo sempre nei suoi collegamenti con Ringo su Virgin Radio.
Ah ah, è vero, mi fai venire in mente che facevamo un collegamento a settimana, avevamo l’apparecchio a casa, dicevano delle cazzate da paura. Ringo non c’è oggi, ma è sempre presente.
L’idea di ricordarlo in questa maniera come è nata?
Tutto ha preso vita nello studio di Aldo Drudi, in 5 minuti, ma la cosa è iniziata ancora prima. Marco era diventato campione del mondo, aveva del seguito, aveva deciso di aprire il primo fans club ufficiale, non aveva voluto farlo prima perché diceva “non sono ancora nessuno”. Quindi aveva invitato Sergio Sgrilli per aprire questa serata che si sarebbe dovuta tenere al suo ritorno dalla Malesia, è tornato in un altro modo ed allora abbiamo deciso di festeggiare il suo compleanno, che sarebbe venuto da lì a poco, in questa maniera. Quindi ci siamo trovati nello studio di Drudi, io, Aldo Drudi e Sergio Sgrilli, ed è venuta fuori l’idea di creare questo evento. Il primo anno pazzesco, il secondo anche, poi sono state sbagliate alcune cose, non è stata fatta una buona comunicazione. Abbiamo iniziato a girare l’Italia, Padova, Milano, Bologna, quest’anno avevo pensato di andare a Bari dove abbiamo tanto seguito. Poi Serena ha trovato questo magnifico teatro e quando sono entrato mi è venuta in mente la manifestazione dei Caschi d’Oro di Motosprint, fu un serata bellissima con Marco premiato come campione del mondo.
Un sold-out di giovedì sera in inverno, è significativo?
Io avevo qualche dubbio, ma a questo punto il Sic è il Sic, che cazzo ci devo fare?
E stasera lasciamo da parte tutte le tristezze e lo festeggiamo alla grande.
No, nessuna tristezza, noi lo ricordiamo con tranquillità, non abbiamo rimpianti, pensiamo di avere fatto la cosa giusta aiutandolo a realizzare il suo sogno, poi la vita è fatta così. E come dico sempre nel finale dei miei discorsi, “e vaffanculo”.
MAURIZIO DONINI
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