PAOLO ROSSI – Intervista da KOWALSKI a SCORRETTISSIMO ME
In occasione della data bolognese al TEATRO DUSE del tour teatrale “SCORRETTISSIMO ME Per un futuro, immenso repertorio“, ho intervistato PAOLO ROSSI.
Ciao Paolo, è un immenso piacere intervistarti per me che ti seguo dai tempi di Kowalski e Rabelais, adesso torni qui a Bologna.
Ciao, e la miseria, se ricordi Kowalski è davvero tanto tempo (risate), sono già in giro per le strade di Bologna, quando vado in un posto a fare uno spettacolo mi piace girarlo e vederlo per bene.
Se torniamo indietro alle origini, come è avvenuto che hai deciso di fare il comico?
No, no, non sono decisioni, sono accadimenti, coincidenze, a un certo punto ti accorgi che il tuo destino è quello.
Ah, ah, in effetti ho sentito Dario Vergassola pochi giorni fa, e lui si autodefinisce un “miracolato” 😊
Dario certo, ma lui è un caso unico 😊 Quando un comico, soprattutto nelle ultime generazioni, imposta la sua carriera, racconta che è uno sfigato, ha problemi con la madre, si trova in difficoltà con gli accadimenti della vita, ma più di tutto che ha problemi con le donne, come Kowalski 😊 Dopodiché inizia ad avere successo, e quindi le cose cambiano, arrivano i soldi, anche il rapporto con le donne cambia. Invece Dario è l’unico che anche dopo il successo ha continuato ad avere problemi con le donne (risate, tante risate)
E’ un fatto che lui cantava “Non me la danno mai”
E continuano a non dargliela 😊
E’ esattamente quello che ha detto lui (risate, molte risate)
E’ colpa mia, è rimasto traumatizzato, quando mi intervistò con la Dandini per “Parla con me”, mi fermai all’improvviso e, improvvisando, gli dissi che “era un caso unico, più unico che raro”. In queste interviste c’era già la battuta nella domanda e tu rimanevi fregato, io giocai in contropiede 😊
L’immagine di un aspetto dimesso è qualcosa su cui hai giocato anche tu in scena.
Assolutamente no! Io sono molto bello, non sto scherzano, forse un poco, ma sono bellissimo comunque (risate)
Bene, ascolta, ma di tutti gli splendidi spettacoli che hai portato in scena, se ne dovessi scegliere uno da nominare?
Il prossimo!
Giusto, ma visto che siamo su Tuttorock, il tuo rapporto con la musica com’è? Sei stato anche a Sanremo, arrivando sesto oltretutto.
Io ne ho fatti quattro di Sanremo, sto inseguendo il record di Nilla Pizzi, forse l’ultima vera rocker italiana 😊 La musica per me è fondamentale, non perché l’abbia detto Aristotele, se non erro, nei sette fondamenti dello spettacolo dal vivo, asseriva che doveva esserci la musica dal vivo, non di semplice accompagnamento, ma come protagonista. Nello spettacolo che vedrete al Duse ci sono varie canzoni, ma io non le interpreto da cantante, anche se spesso uno fa l’attore perché non è riuscito a fare il cantante. Avendo fatto cinque regie liriche a Spoleto, al San Carlo di Napoli, a Hong-Kong, fatto di cui si parla poco, ma che ho realizzato. Ovviamente erano una sorta di opere buffe, ma con un forte spirito blues, perché il recitar cantando mi è rimasto addosso, le canzoni che interpreto non le canto nel senso stretto del termine, ma le recito. Quando un attore canta una canzone non si deve occupare di virtuosismi, ma deve fare in maniera di portare il testo a raccontare una storia, io sono un cantastorie più che un attore di prosa o un cantante.
Come accennavi avrai anche dei musicisti sul palco.
Esatto, i “Virtuosi del Carso”, e mentre io faccio questo cantar-recitando e recitar-cantando, loro sono più una pattuglia acrobatica, io sfalso i tempi, creo quelle che in gergo vengono chiamate ‘corone’, inserisco pause, riprendo, e tutte le sere c’è un’improvvisazione estrema in questo spettacolo. E’ una cosa su cui punto molto questa, pensa che questo spettacolo è nato durante il lockdown, periodo in cui noi abbiamo continuato a lavorare non infrangendoli, ma aggirandoli. Nel senso che abbiamo fatto spettacoli nelle case di ringhiera di Milano, che sono case elisabettiane, con la gente alle finestre, sulle ringhiere; siamo andati nei bar, nelle piazze, dove si poteva. Questo ci ha permesso di tenerci in allenamento, ma anche di avere il polso della realtà, capire di cosa ha bisogno la gente. L’artista non deve portare solo quello che ha in testa, ma comprendere anche di cosa ha bisogno il pubblico, il teatro dovrebbe essere un luogo di relazioni sociali, dove l’artista e il teatro fanno da calamita.
Il significato di Scorrettissimo me?
E’ un titolo farlocco, l’abbiamo cambiato 6 o 7 volte. Quello che è fondamentale è il sottotitolo: “Per un immenso futuro repertorio”. Si tratta di un dépliant, un’autopromozione che ci serve per proporci per altri spettacoli, noi ci proponiamo per matrimoni, funerali, battesimi, circoncisioni, riunioni condominiali, divorzi, liberazione di ospizi. Questo risponde alla realtà in effetti, perché su 10 richieste di spettacoli che ricevo, 6 non sono collocate in teatri. Abbiamo visto che viviamo in una società dello spettacolo dove tutti recitano; quindi, noi saliamo sul palco così come siamo, condividendo i nostri problemi con quelli del pubblico. Tornando al discorso dei luoghi di relazioni sociali, bisogna abbattere la parete tra palco e platea, così come si fa nel rock.
No, no, basta divano, andiamo a teatro dal vivo.
Lo spettacolo arriva con una serie di sold-out pieni, superando ogni più rosea previsione. L’improvvisazione ha, secondo me, aiutato molto, il teatro d’emergenza che porto avanti da sempre, dona allo spettatore il privilegio di assistere ad uno spettacolo unico ogni volta, qualcosa che non ha visto quello del giorno prima e non vedrà quello del giorno dopo.
Perfetto, magari. Allora ci vediamo mercoledì al Teatro Duse, grazie del tempo che ci hai dedicato.
Grazie a voi, non è un regalo, c’è il biglietto (risate) Scherzi a parte, non avendo sponsor politici, alla fine, chi mi mantiene siete voi, me e i musicisti. Noi dobbiamo essere una presenza laica e nobile che non deve dare risposte, ma porre dubbi e domande, che si possono affrontare allegramente.
E’ la stessa cosa che mi disse un grande nome del rock qualche anno fa. Ora ti lascio andare che devo andare a una visita urologica.
Ridi prima e pensi dopo tornando a casa. Quindi non ti perdere lo spettacolo, perché ci sarà una scena di 15-20 minuti sugli urologi.
MAURIZIO DONINI
Band:
Paolo Rossi
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CEO & Founder di TuttoRock - Supervisore Informatico, Redattore della sezione Europa in un quotidiano, Opinionist in vari blog, dopo varie esperienze in numerose webzine musicali, stanco dei recinti mentali e di genere, ho deciso di fondare un luogo ove riunire Musica, Arte, Cultura, Idee.