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PAOLO BENVEGNù – Intervista su Rock Contest Controradio 2020

PAOLO BENVEGNù – Intervista su Rock Contest Controradio 2020

paolo benvegnù

In occasione della sua presenza come ospite speciale e Presidente di giuria al “ROCK CONTEST CONTRORADIO 2020“, ho intervistato PAOLO BENVEGNù.

Ciao Paolo, che piacere ritrovarsi. L’ultima volta che ti ho visto sul palco eravamo al Locomotiv con gli Scisma (già passati al Rock Contest a suo tempo), la réunion è stata una parentesi o saranno possibili altri sviluppi?
Il Rock Contest per Scisma è stato il vero inizio di un lungo percorso di educazione sentimentale. La finale del 1995 è stato per noi il primo risultato significativo e per di più cruciale a livello di autostima e valutazione del nostro percorso. Tutti gli esseri umani coinvolti in quel progetto sono felici proprio perché l’ultima tournée ci ha permesso di valutarci con felicità e serenità. Per questo mi sento di escludere ogni possibilità di nuovo coinvolgimento. Ci vogliamo bene e siamo felici, perché i percorsi possono finire anche così. o almeno. Per noi è andata così.

Da quella che viene chiamata la trilogia della H siamo passati al tuo ultimo album, Dell’odio e dell’innocenza, a tuo dire il seme è stato gettato da un anonimo donatore, tutto vero o hai voluto aggiungere una sorta di narrazione al tuo genio musicale?
Ahahah, nel mio caso non si può certo scomodare la parola genio. Sei molto generoso. In realtà, sono in un periodo dell’esistenza in cui non riesco veramente ad accettare che esista una realtà oggettiva. Così, quantisticamente, vi sono le stesse probabilità che io e i miei compagni abbiamo scritto e composto il disco, così come un donatore ci abbia imposto di cantare e musicare le sue canzoni, così come in realtà Dell’Odio dell’Innocenza non sia un disco, ma un libro o una scrivania. Certo, mi rendo conto di essere evasivo, ma è davvero ciò che sono diventato. Vivo realtà diverse simultaneamente, e spesso le mescolo. E ringrazio sempre Basaglia per la legge 180. Altrimenti ti scriverei queste piccole note da Castelpulci o da San Salvi.

Come ci si trova a fare uscire un disco nell’anno del Covid19? Si riesce ancora a parlare di amore in un periodo che sta tirando fuori il peggiore odio dalle persone? Forse i solitari personaggi di Earth Hotel sarebbero stati più adatti?
Nel nostro caso è stato perfetto, concettualmente. Dell’odio dell’innocenza è un disco sul fallimento ed una specie di apologia dell’inutilità. Non essere riusciti a suonarlo in giro mi è sembrato un segnale incoraggiante, visto che mi reputo un piccolo divinatore. Certo, in Earth hotel ed H3+ la fantasia di isolamento era stata affrontata con rigore. Vedi? Divinazione. Per quanto riguarda gli umani. Ci è impossibile non misurarci con l’amore e con l’odio. Considerando che amore è una parola poco conosciuta. Perché viene da A-mors. Non morte. Vita. E tutto ciò che concerne. Poi, tutto ci parla. A noi riuscire a cogliere i segnali che l’esistenza ci pone.  

Her dem amade me ti ha visto impegnato in una nobile causa assieme a tanti altri grandi artisti, come sta andando la campagna?
La campagna sta andando molto bene ed a breve penso che verranno rivelati gli obiettivi che sono stati già raggiunti economicamente e nei termini di supporto logistico e di strutture per le popolazioni coinvolte. Lasciami ringraziare Black Candy per l’ideazione del progetto e Lucio Leoni per la magnifica e generosa direzione artistica.

Il Rock Contest è oramai assurto a livello di una delle manifestazioni più importanti della penisola, quest’anno ti vedrà nella doppia veste di ospite speciale e Presidente della giuria. Hai pensato qualcosa di speciale da proporre sul palco?
Per quanto mi riguarda Rock Contest ha questa caratura già dai primi anni 90. Anche se è vero che la popolarità e l’importanza continua ad allargarsi a macchia d’olio. Merito di tutti coloro che continuano a mettere energia affinché il desiderio di Espressione non venga ricoperta da questi tempi oscuri. Personalmente, da fruitore negli anni passati, non ho mai smesso di ringraziare Controradio. Per me è perciò un enorme privilegio essere coinvolto come Presidente della giuria. E proprio perché a mio parere il livello dei finalisti è elevatissimo, forse la cosa più giusta per me sarebbe non suonare nulla. Questi giovani artisti sono molto più bravi di me. Tutti, nessuno escluso. Detto ciò, mi limiterò timidamente a suonare piccole canzoni di inutile premonizione.

Che ruolo vedi per un Presidente di giuria? Dovere dirimere eventuali contrapposizioni tra i giurati? Bilanciare pareri diversi? Non deve essere facile, come lo affronterai?
Non ti nego che in questo momento mi sento come una sorta di controfigura di Kate Blanchett a Venezia, solo che sono sprovvisto di Grazia ed ovviamente di sguardo femminile, oltre ad un fastidioso essere sovrappeso. Tornando a noi, penso che un Presidente di Giuria, in questo caso, debba essenzialmente valutare ogni singolo progetto in prospettiva. E con una modalità espressamente legata al Senso di Stupore e di scoperta della poetica dell’Altro. Ma ad esempio, dovrebbe essere così anche per un assicuratore, un benzinaio, un apicultore, una commessa. Vivere è perciò anche bilanciamento tra le opinioni di tutti, visto poi che il solipsismo sta diventando ormai un fattore fuorviante. Non farò null’altro che agire come sempre agisco. Accogliere l’Altro dicendo la mia opinione, senza farla pesare più di tanto.

Hai già avuto modo di ascoltare qualcuno dei concorrenti? Vedi, in generale, qualcosa di interessante nel panorama musicale italiano?
I finalisti del Rock Contest di quest’anno sono tutti fenomenali. Ad esempio, suonano tutti molto meglio dei musicisti della mia generazione. E sono estremamente appassionati. Questo è bellissimo. Ci sono molte cose interessanti nel nuovo panorama italiano. Però ammetto anche che io preferisco a chi ha successo coloro che fanno succedere le cose. E di questi, anche nelle giovani generazioni, ce ne sono pochi.

Anche tu hai avuto il tour troncato dai dpcm, un intero settore come la cultura, che ha contato 1 solo unico contagiato in tutto l’anno, è stato chiuso senza remore. Manca forse, e non mi pare scopriamo nulla di nuovo, la cultura della cultura in Italia?
Certo, la musica come tutte le attività artistiche, vengono viste dal pragmatico mondo della produzione e del consumo come un lusso, un vezzo piacevolmente evitabile. In Italia soprattutto. Però devo anche dire che chi sceglie di fare Ricerca, sa di essere legato ad una aspettativa di vita funambolica. Perciò trovo che all’interno di una congiuntura che prevede una pandemia mondiale senza precedenti, ciò che è successo sia stata una conseguenza inevitabile. Certamente, mi aspetto come tutti che ciò che ci coinvolge in questo momento possa terminare il più presto possibile e con minori danni possibili per ognuno. Ma mi piacerebbe soprattutto non dimenticarci di chi è stato vittima di questa pandemia. Perciò mi piacerebbe una nuova ripartenza di ogni attività fatta di Sobrietà innanzitutto. E di Poesia. E di Senso dell’Altro. E di Visione d’Insieme. Non solo per gli Umani. Ma per tutto ciò che non siamo riusciti ancora a distruggere ed è miracolosamente intatto. Concludo dicendo che ahimè, specie quando sono ottimista, le mie premonizioni sono sbagliate. Non tenetene conto.

MAURIZIO DONINI 

Band:
Paolo Benvegnù

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