PALETTI – Intervista al cantante

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Per la prima volta intervisto Pietro Paletti, conosciuto solo come Paletti, al suo terzo disco di inediti intitolato Super e pubblicato il 26 gennaio per la Woodworm Label.

Ciao Pietro e benvenuto su Tuttorock! Innanzitutto come stai? So che sono giorni di presentazioni e live in alcune località italiane. Ti mancava cantare davanti ai tuoi fan?
Ero in astinenza forzata, ora il tour è iniziato e lo sto affrontando nella maniera migliore, con l’attitudine giusta, voglio spaccare e intrattenere bene le persone che vengono a sentirci suonare, se lo meritano e ce lo meritiamo anche noi.

Il tuo album si intitola Super, titolo che a me fa pensare all’uomo di oggi che già nel quotidiano è Super. Sono 11 brani spontanei, veri, riflessivi…Ho ascoltato l’album e l’ho trovato “umano”, ricercato e allo stesso tempo semplice nelle sue verità. Com’è nato e quando?
E’ stato un processo lungo due anni e mezzo durante i quali ho lavorato molto come produttore artistico e autore. Ho imparato determinate cose che mi sono servite per la scrittura e la produzione ma l’ho anche scritto scegliendo solo i brani “veri”, quelli che sono nati da una reale necessità di raccontarmi e raccontare qualcosa. L’ho chiamato “super” non perché sia un disco superlativo, ma un disco estremo, nel quale parlo delle mie sensazioni più profonde.

In copertina un grande campione, Socrates, che giocò alla Fiorentina e fu capitale della nazionale brasiliana. Come mai questa scelta?
Socrates oltre ad essere stato un calciatore sopraffino è stato e continua ad essere un modello di umanità. Un personaggio con tantissime risorse, era un medico, un filosofo, un bohemien, un padre e un attivista politico. Tante sono le contraddizioni all’interno della sua persona quante sono quelle in questo disco e in me.

I due singoli che hanno anticipato l’album sono “Nonostante tutto” e “La notte è giovane”, è stato difficile decidere tra i brani?
No non molto, sono tra i brani più eclettici e forti del disco, ma ci siamo tenuti anche altre cartucce da sparare

A me ha colpito il brano “Eneide” sin dal primo ascolto, forse perché essendo un’insegnante di lettere, amo l’epica. Mi ha colpito la sua musicalità e il testo. Puoi parlarmene?
Racconta di mio figlio Enea, e del mio rapporto con la paternità che ha sconvolto la mia vita e il mio pensiero. Quando è nato il piccolo Paletti si è ribaltato tutto per me, è stato un enorme chock che mi ha portato finalmente a maturare in maniera profonda a smettere di pensare solamente a me stesso e donare le mie attenzioni e il mio amore verso un essere puro e meraviglioso.

Sei arrivato al tuo terzo lavoro di inediti, in questi anni cosa è cambiato in Pietro e nella sua musica?
Come dicevo prima sono diventato padre e quindi tutto è davvero diverso, mi sento più equilibrato anche se la strada è sempre molto lunga per raggiungere un certo grado di saggezza. La vita personale influenza totalmente la mia musica e sono contento di sentire che in super ci sia più solidità e forza.

Grazie Pietro per questa chiacchierata e buona musica sempre!

MONICA ATZEI

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