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“Orablu”: un moderno Carpe Diem secondo Cance

“Orablu”: un moderno Carpe Diem secondo Cance

Copia di CANCE 197

In occasione dell’uscita del suo primo EP, intitolato “Orablu”, ho avuto modo di fare due chiacchiere con Giulia Cancedda, in arte Cance, giovane cantautrice che ho il piacere di presentarvi:

Ciao Giulia, benvenuta sulle pagine di TuttoRock! Parlaci un po’ di te in modo che i nostri lettori possano conoscerti

Ciao Francesco! Nasco come chitarrista dai tempi delle scuole medie, con una passione per la musica che mi era stata trasmessa da mio padre. Successe che il mio professore di accorse della mia voce e da lì iniziai a cantare accompagnandomi con lo strumento. Più avanti scoprii quello che è stato il mio primo grande riferimento musicale in Italia, ossia Giorgia, della quale voce mi innamorai fin da subito. Ho iniziato a studiare e poi sono entrata in conservatorio, in ambito jazz. Sono arrivate poi diverse band, e da due anni ho iniziato il mio progetto solista. Dopo un master musicale a Londra infatti cominciai a suonare come busker in Inghilterra, facendomi le ossa nelle piazze. Tornata in Italia ho cominciato a pubblicare i miei brani inediti. E adesso è appunto uscito il mio primo EP “Orablu”, che verrà poi seguito da un singolo realizzato a Cosenza all’interno dell’iniziativa Sound Bocs di Musica contro le mafie

Allora visto che lo hai appena citato vorrei proprio chiederti dell’esperienza Sound Bocs, progetto che Gennaro De Rosa (presidente di Musica contro le mafie ndr.) venne a presentare in diretta proprio qui su TuttoRock

Esperienza super!  Venivamo da un periodo come il primo lockdown che aveva tagliato un po’ le gambe a noi tutti che vogliamo fare musica, e la settimana di Sound Bocs ci ha completamente rivitalizzato. Sette giorni incentrati sulla musica, tra incontri con professionisti, momenti di condivisione e altri in solitaria dedicati alla creatività (dovevamo infatti comporre un brano durante la permanenza). Sono nati rapporti e collaborazione con altri artisti presenti lì nella residenza ma soprattutto ne sono uscita con rinnovata passione e convinzione nei confronti di ciò che desidero fare.

Hai citato prima il tuo EP ti va di parlarcene? Come nasce il concept decisamente epicureo di “Orablu” ?

L’Ep nasce da un crowdfunding realizzato con l’aiuto di Poste Italiane, e ormai era già un annetto che aspettava di essere pubblicato. I quattro brani all’interno ruotano tutti intorno al concetto di tempo. Crescendo ho imparato a godere più a fondo di ogni attimo, sviscerarlo ed analizzarlo. Quando siamo molto giovani, e non abbiamo tanti pensieri, le giornate sembrano tutte belle e le viviamo come se fossero infinite, finendo paradossalmente per lasciarle un po’ sfuggire. Con gli anni poi la percezione dello scorrere del tempo cambia.

LEP è molto riflessivo, ed il concetto di Orablu, che si vede molto bene nella copertina realizzata da Lorenzo Santagata, è proprio questo succedersi di scatti che che immortalano gli attimi precedenti quel momento in cui il Sole va sotto l’orizzonte  e si creano quei colori che vanno dal blu al violetto. Un episodio molto suggestivo ma che dura molto poco e che quindi personalmente trasmette anche un pizzico di malinconia. Un momento della giornata in cui penso a quello che è stato finora la mia vita, e quelli che sono i miei desideri per  il futuro.

I brani sono dunque venuti come risultato di questo processo quasi psicoanalitico?

“Pezzi di parole” e “Altro tempo” nascono ormai due anni e mezzo fa, mentre Sakura e Interessi nascono sono più recenti. Sono una persona molto leggera ma ho sempre questa indole riflessiva e per alcuni versi malinconica. Anche se più che malinconia è una presa di consapevolezza, che traspare dal disco, e che vuole dire “Il tempo non è infinito, cerchiamo di non sprecarlo, guardiamo avanti senza restare troppo aggrappati al passato”.

Il brani sono indubbiamente molto intimi ed autobiografici.

Per quello che riguarda gli arrangiamenti si notano varie piccole sfumature, che vanno dal jazz all’elettronica. Come si è realizzato tutto ciò?

L’arrangiamento è stato realizzato da Nicola Bruno ed Erik Bosio. Nicola mi conosce molto bene poiché eravamo compagni di conservatorio, e sa dunque quali sono le mie influenze. Inizialmente ero partita con l’idea di fare una cosa molto acustica, inserendo però qualche elemento come ad esempio una batteria elettronica o un synth per dare una nota di colore senza però evadere da un certo minimalismo. Ascoltandolo si possono percepire reminiscenza che derivano dalla black music e dall’ R’n’B, che mi hanno formato.

Abbiamo lavorato molto con l’uso delle voci, e dei cori soprattutto che avevo improvvisato e che Nicola ha lavorato in studio mescolandoli e creando quello che è il risultato finale. Un lavoro abbastanza particolare che mi fa essere soddisfatta di questo lavoro in generale, e che ben mi rappresenta. Anche se ora sto pensando di tornare maggiormente all’acustico.

Per quanto ora possa sembrare uno scenario utopistico, hai già pensato a una dimensione live di questo disco?

Sto pensando di registrare innanzitutto una sorta di live session in studio. Per quello che riguarda poi i live veri e propri, e presumo che se ne possa parlare dalla prossima estate. Credo che riarrangerò i brani in modo da poterli portare dal vivo in acustico con una line-up di massimo due persone.

Giulia è stato stato un vero piacere fare questa bella chiacchierata!

Anche per me grazie, e un saluto ai lettori di TuttoRock!

Intervista a cura di Francesco Vaccaro