OLIVIA XX – IL SUO BRANO “LEGGERA” E LA CHIAMATA DI FIORELLA MANNOIA

Olivia XX

Intervista alla giovane e talentuosa cantautrice Arianna Silveri in arte Olivia XX, reduce dall’uscita del singolo “Leggera” e dalla collaborazione con Fiorella Mannoia, all’interno del suo ultimo album “Padroni di niente”.
Talento, profondità, empatia, creatività: Olivia XX , musicista viterbese, è una artista che sta avendo successo e giusto riconoscimento grazie all’uscita proprio del nuovo singolo e alla partecipazione nel nuovo disco di Fiorella MannoiaPadroni di niente” con il brano “Solo una figlia”, scritto da lei. Entrambi i brani, mettono in risalto le competenze di Olivia XX, sensibilità, grande abilità di scrittura, qualità vocali. Possiamo senz’altro affermare che sia una delle voci e proposte più originali, raffinate e interessanti di questo 2020 musicale. Un anno difficile, per la musica e per la cultura in generale, a causa dell’emergenza sanitaria. Ma l’arte non si ferma e ci offre un ombrello riparatore e la cura per ogni difficoltà. Olivia XX è davvero un’artista eclettica e profonda, scrive le sensazioni che vive, scrive la vita vissuta. Come ci racconta lei stessa nell’intervista, “Leggera” è “la chiave che le ha aperto la porta per iniziare a guardarsi dentro e smettere di guardare solo la superfice dell’altro”.
Fiorella Mannoia a proposito del suo ultimo album “Padroni di Niente”: “è figlio di un periodo storico e culturale ben preciso, di riflessioni e pensieri e scaturiti da un evento eccezionale e fuori da ogni previsione, evento che nessuno avrebbe mai pensato o immaginato di poter vivere”. La Mannoia, attraverso le storie che racconta ed i brani che canta mette l’accento sull’umanità delle persone “quella da cui bisognerebbe ripartire proprio per non ritrovarci “Padroni di niente”.

Partiamo subito dal tuo ultimo singolo “Leggera” che anticipa l’album, in uscita nella primavera 2021. L’ho ascoltato molte volte e mi ha incuriosita anche il titolo, la leggerezza: come nasce, qual è la tua esigenza narrativa e quando hai scritto il brano?
L’esigenza primaria di quando ho scritto il brano, era quella di capire che cosa stesse succedendo non tanto “intorno a me” ma “in me”. Era un periodo particolare, in cui mi consideravo una persona leggera nel senso buono del termine, non una persona superficiale ma proprio “leggera”, nel senso migliore del termine; mi ritrovavo ad avere degli atteggiamenti e momenti di sconforto a causa di una relazione affettiva che avevo e che non capivo e quindi, a un certo punto, tutto quello che mi stava accadendo forse è servito, serviva, per guardarmi dentro: “Leggera” è stata una sorta di chiave della porta. Una canzone che è nata in circa mezz’ora, solo piano e voce. Sono proprio tornata a casa, ricordo che ero al Supermercato, mentre osservavo un pacco di biscotti e ricordo di aver letto qualcosa a proposito della leggerezza: si è accesa in me una lampadina, sono andata a casa, mi sono messa a suonare e l’ho composta. Io non lo so chi abbia scritto Leggera, mi è arrivata spontaneamente come se mi fossi sdoppiata, sono stata trasportata in una realtà parallela. Scriverla è stata come una terapia.

Essere leggeri e non superficiali è una conquista esistenziale?

Secondo il mio parere, è una conquista di qualcosa che già possediamo, perché la leggerezza è qualcosa che appartiene ai bambini, quindi credo che tutti nasciamo leggeri ma la vita successivamente, ci porta ad abbandonare quel senso di sana leggerezza. Nel nostro cammino di vita, durante la strada che scegliamo, il percorso ci porta ad appesantirci a causa di come viviamo e di quello che viviamo. Quindi, più che una conquista forse definirei la leggerezza un qualcosa che va ritrovato dentro di noi.

La tua esigenza narrativa, di scrittura, è anche una forma di catarsi quasi del dolore? E’ una terapia scrivere musica?

Esattamente, almeno per me vale questo. E’ una situazione in cui mi sono sempre ritrovata. Come accennavo prima, scrivere “Leggera” è stata come una terapia e non a caso Il mio insegnante, Giuseppe Anastasi – il primo da cui ho imparato tecnicamente a scrivere – mi ripete sempre che scrivo canzoni per non andare dallo psicologo, infatti non a caso esiste la musicoterapia. Scrivo canzoni che capisco e comprendo dopo che le ho scritte e quindi è come se parlassi a me stessa ma non so chi è che parli, alla fine.

Il tuo nome d’arte è una sorte di alter ego:
Sì, esattamente. Olivia è una parte diversa da me, quando scrivo sono molto diversa da me stessa. Quando scrivo succedono cose diverse rispetto a quando parlo, con la scrittura riesco a esprimere completamente e a fondo un concetto che ho in mente. E dunque penso sempre che ci sia qualche parte di me nascosta che abbia questa facoltà di farlo ma che non è quella cosciente. Arianna è la parte esterna, Olivia la contengo dentro, Arianna è la parte esterna della matrioska.

“Sottovoce”, il singolo dello scorso anno e “Leggera”, il nuovo brano, sono canzoni autobiografiche?

Sono entrambe canzoni totalmente autobiografiche. Sono nate nello stesso periodo: “Leggera”, come dicevo, è nata in mezz’ora mentre “Sottovoce” ha la musica di un mio amico e collega, maestro di pianoforte, io ho messo il testo. Il periodo era lo stesso, soffrivo di dipendenza affettiva: credevo amore ciò che non era.

Il tema dei sentimenti è molto delicato: è più facile restare in un rapporto o andare via? Restare in un amore tossico o andarsene?

E’ più facile restare, per quanto mi riguarda, anche se fa molto più male: quando si decide di restare non si capisce che sia un amore “tossico”. Pensi che se resti puoi fare qualcosa mentre se te ne vai non saprai mai se avresti potuto risolvere la situazione; dovremmo avere tutti, sempre, la lucidità di capire quando è il momento di andare via. Ma quando ci si innamora, la lucidità non è inclusa nel “pacchetto”. Non rinnego il passato, di essere rimasta in quel rapporto a lungo, fino all’ultima goccia perché mi ha portato comunque a scrivere canzoni, scrivere testi.

Sono due scelte diverse e ugualmente dolorose, sia restare che andare via:

Penso che se riesci ad andartene, vuol dire che non sei tanto coinvolta nel baratro, sei ancora nella fase di salvezza. Io sono rimasta in quel rapporto quando non sarei dovuta rimanere, fondamentalmente non dipende dal rapporto stesso ma da quanto io sia coinvolta nel rapporto; spesso è difficile capire se sia amore o solo dipendenza affettiva.

Parliamo del progetto insieme a una signora della musica italiana: l’incontro con Fiorella Mannoia e il brano che hai scritto e che lei ha inserito nel suo ultimo album “Padroni di niente”. Come è nato il progetto e in che circostanza ha ascoltato il tuo brano?
Innanzi tutto questo è un sogno che non avevo osato sognare. Ancora devo capire se l’ho sognato oppure sia accaduto davvero. La Mannoia, dallo scorso anno, ha individuato nel gesto de “la canzone sospesa”, lo spunto per un’importante iniziativa, direttamente dalla tradizione napoletana del “caffè sospeso”: ha deciso di ospitare nel suo disco un artista emergente per offrirgli la possibilità di farsi ascoltare dal grande pubblico. Praticamente sceglie un brano di un emergente e lo inserisce nel suo disco, quest’anno è toccato a me! La canzone parla di un tema sociale delicato, importante. Il tema sociale lo tocco di rado perché non sono molto propensa a scrivere temi che non vivo in prima persona. “Solo una figlia” parla di due ragazze, due figlie, entrambe sono situazioni di stretta attualità: si parla di spose bambine e di violenza domestica. Temi che mi toccano, a cui sono sensibile. Ciò che accomuna le due ragazze, le due figlie, è un’infanzia rubata e adulti che fanno finta di niente. Nadira subisce una violenza che purtroppo è ancora legale in molti paesi del mondo e Martina subisce una violenza che in occidente – in teoria – è illegale ma che troppo spesso non viene denunciata, lo sappiamo tristemente dalla cronaca. Sono riuscita a scrivere una canzone su questo argomento, canzone che è poi arrivata alle orecchie della Mannoia perché Carlo di Francesco, suo compagno e produttore musicale, collabora con il mio arrangiatore. In questa circostanza ha ascoltato la mia canzone e poi l’ha fatta sentire anche a Fiorella Mannoia. Il mio produttore mi ha chiamata il 16 agosto, era una domenica, dicendomi: Fiorella Mannoia ha scelto la tua canzone e vuole cantarla con te…ricordo che in quei giorni ero al mare nelle Marche e quel giorno l’emozione è esplosa, mi sono inginocchiata, è stata un’emozione incredibile e inaspettata. Non ricordo neanche esattamente cosa sia successo in quel frangente, credo di aver perso addirittura i sensi e di essermi ripresa da sola. Ho scritto questo brano e lei le ha dato via, un po’ come Geppetto ha creato Pinocchio e la Fata Turchina gli ha dato vita.

Quanto è difficile essere un’artista indipendente e soprattutto artista donna? Inoltre vorrei un tuo pensiero sulla crisi e la sofferenza della cultura, spettacolo e musica, in questo momento difficile di convivenza con il Covid, emergenza sanitaria:
Riguardo alla musica indipendente e soprattutto emergente, personalmente sono fortunata perché la mia etichetta indipendente lavora molto bene con me, ho un sostegno molto forte. Quindi vivo questa realtà relativamente, non la vivo come chi è totalmente solo e si autoproduce con le proprie forze e finanze. Ho tanti amici che lo fanno ed è sempre più difficile e complicato. Per quanto riguarda la presenza delle donne nel campo artistico e musicale, penso ci sia ultimamente una maggiore attenzione. Anni fa non esistevano molte cantautrici nel panorama musicale italiano, oggi la situazione è cambiata. Parlando invece della crisi dello spettacolo, musica e cultura in generale, ovviamente dispiace tanto e non so davvero cosa si possa fare. E’ vero che da un lato sia ingiusto chiudere tutto, chiudere i luoghi di cultura ma dall’altro lato non sappiamo davvero cosa fare e come uscirne; il tutto è gestito a tentativi, non c’è una precisa gestione, un vero e proprio piano per fare le cose perbene. Nonostante tutto, ho fiducia nel futuro. Ho fiducia nel fatto che l’attuale attenzione verso il nostro settore, il mondo dello spettacolo e anche del panorama indipendente ed emergente stia portando a una maggiore consapevolezza e attenzione sia verso l’ascolto della musica e degli artisti ma anche delle istanze, delle richieste. Qualcosa si è mosso, forse tutto quello che sta accadendo servirà a qualcosa.

Alessandra Paparelli