NUOVO SINGOLO MARIO DONATONE & BLUESMAN LATINO Feat. ANTONELLO Salis: INTERVISTA
17 Ottobre 2023
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Parlammo di Mario Donatone lo scorso anno, in occasione dell’uscita dell’album “Blues is my bad medicine”, e della reinterpretazione di quella manciata di Superclassici del blues (di quelli che è impossibile non averli mai ascoltati, pietre miliari di un genere sempre sulla cresta dell’onda e sempreverdi musicali di ogni tempo) tessemmo le lodi perché a nostro avviso incarna un’operazione di grande valenza culturale. L’8 di ottobre u.s. Donatone esce con un nuovo singolo, Foto di famiglia, per l’etichetta Groove Master Edition (Carlo Cammarella Ufficio stampa). Il brano, nato strumentale, è stato composto dal pianista e fisarmonicista Antonello Salis, che partecipa alla realizzazione del pezzo. Il testo, che rievoca nostalgicamente immagini e atmosfere familiari di tanti anni fa e agonistiche legate al calcio degli anni ‘60 e ‘70, è invece opera di Davide D’Ambrosio e dello stesso Donatone. Il singolo è stato realizzato con la band Bluesman Latino composta oltre che da Donatone da Gio’ Bosco, Isabella Del Principe, Angelo Cascarano, Davide Bertolone e Roberto Ferrante. Al capobanda abbiamo rivolto qualche domanda. Lui ci ha risposto così:
1) Il brano è sorprendentemente trascinante e positivo, il video accattivante e ben girato. Come è nata l’idea di Foto di famiglia?
Erano anni che amavo questa melodia scritta da Salis e presente nel suo repertorio live degli anni 80, gli anni in cui io andavo spesso a sentire i suoi concerti. Avevo sempre pensato che era un tema molto cantabile e che sarebbe stato bello metterci delle parole. Usando dei tipici nomignoli di una famiglia meridionale come la mia, come Nini, Sasa’, Giufa’, eccetera già questa foto d’epoca si metteva un po’ a fuoco. Poi il mio amico autore Davide D’Ambrosio ha avuto l’idea di associare a questi suoni i soprannomi di alcuni eroi del calcio brasiliano di una volta, come Didi, Vava’, Pelé eccetera. E allora il brano ha cominciato a definire anche le sue caratteristiche stilistiche, un tre quarti jazz nella prima parte e un samba nella seconda parte. Il video è una fantastica idea del regista Ari Takahashi ed esprime una visione solare e sorridente del nostro passato.
2) Cantante e pianista tra i più apprezzati del firmamento blues e jazz italiano, hai accompagnato al piano tanti artisti neroamericani di blues, soul e gospel in tour nel nostro paese e in Europa e lavorato con artisti italiani di grande spessore. Come si colloca questo brano spensierato e a suo modo nostalgico e di grande presa all’interno della tua carriera di musicista e di autore?
Rappresenta il momento di evoluzione iniziato con il singolo di due anni fa (“Please
hold on ( Vivere ancora)” realizzato sempre con la mia band Bluesman Latino e con altri due
prestigiosi ospiti, Chicago Beau e Roberto Luti) in cui ho iniziato per la prima volta a
fondere suoni italiani con le consuete sonorità blues e funky alle quali vengo normalmente
associato. Con la mia band Bluesman Latino formata oltre che da me da Gio’ Bosco e Isabella Del Principe alle voci, Angelo Cascarano alla chitarra e voce, Roberto Ferrante alla batteria e voce e Davide Bertolone al basso, stiamo evolvendo in modo naturale verso una fusione tra radici italiane e mediterranee con il linguaggio afroamericano che tutti abbiamo praticato per lunghi anni. In questo contesto l’idea di valorizzare la composizione di un musicista come Antonello Salis è venuta da sola.
3) Come è stato l’incontro con Antonello Salis?
Antonello Salis era un mio mito negli anni 80, quando iniziavo a fare musica, e lo è tuttora. Io
avevo molte cautele inizialmente, perché non tutti gli autori amano che le loro cose vengano
rivisitate o peggio stravolte. Io gli ho sottoposto la cosa nella speranza che gli piacesse e per
fortuna gli è piaciuta. Da lì è stato tutto facile, anche coinvolgerlo a suonare lui stesso nel
brano. Considera che Antonello è una persona estremamente verace, che non fa complimenti
neanche a se stesso, cioè è uno che non ti fa calare dall’alto la sua grande personalità musicale. E fammi dire che il suo intervento musicale è davvero prezioso, una delle cose più belle che io abbia mai prodotto e inciso. Pensa solo una cosa, che inizialmente avevamo pensato di rafforzare la ritmica con delle congas nella parte più samba. Ma la sua fisarmonica ha
impresso un tale dinamismo ritmico a quella parte del brano che non c’è stato più bisogno di
altro.
4) In questi anni hai più volte suonato in Sardegna, terra d’origine di Salis e anche mia. Com’è andata?
Sempre benissimo, è una terra piena di gente bellissima e musicalmente empatica, e non vediamo l’ora di tornarci!
1) Il brano è sorprendentemente trascinante e positivo, il video accattivante e ben girato. Come è nata l’idea di Foto di famiglia?
Erano anni che amavo questa melodia scritta da Salis e presente nel suo repertorio live degli anni 80, gli anni in cui io andavo spesso a sentire i suoi concerti. Avevo sempre pensato che era un tema molto cantabile e che sarebbe stato bello metterci delle parole. Usando dei tipici nomignoli di una famiglia meridionale come la mia, come Nini, Sasa’, Giufa’, eccetera già questa foto d’epoca si metteva un po’ a fuoco. Poi il mio amico autore Davide D’Ambrosio ha avuto l’idea di associare a questi suoni i soprannomi di alcuni eroi del calcio brasiliano di una volta, come Didi, Vava’, Pelé eccetera. E allora il brano ha cominciato a definire anche le sue caratteristiche stilistiche, un tre quarti jazz nella prima parte e un samba nella seconda parte. Il video è una fantastica idea del regista Ari Takahashi ed esprime una visione solare e sorridente del nostro passato.
2) Cantante e pianista tra i più apprezzati del firmamento blues e jazz italiano, hai accompagnato al piano tanti artisti neroamericani di blues, soul e gospel in tour nel nostro paese e in Europa e lavorato con artisti italiani di grande spessore. Come si colloca questo brano spensierato e a suo modo nostalgico e di grande presa all’interno della tua carriera di musicista e di autore?
Rappresenta il momento di evoluzione iniziato con il singolo di due anni fa (“Please
hold on ( Vivere ancora)” realizzato sempre con la mia band Bluesman Latino e con altri due
prestigiosi ospiti, Chicago Beau e Roberto Luti) in cui ho iniziato per la prima volta a
fondere suoni italiani con le consuete sonorità blues e funky alle quali vengo normalmente
associato. Con la mia band Bluesman Latino formata oltre che da me da Gio’ Bosco e Isabella Del Principe alle voci, Angelo Cascarano alla chitarra e voce, Roberto Ferrante alla batteria e voce e Davide Bertolone al basso, stiamo evolvendo in modo naturale verso una fusione tra radici italiane e mediterranee con il linguaggio afroamericano che tutti abbiamo praticato per lunghi anni. In questo contesto l’idea di valorizzare la composizione di un musicista come Antonello Salis è venuta da sola.
3) Come è stato l’incontro con Antonello Salis?
Antonello Salis era un mio mito negli anni 80, quando iniziavo a fare musica, e lo è tuttora. Io
avevo molte cautele inizialmente, perché non tutti gli autori amano che le loro cose vengano
rivisitate o peggio stravolte. Io gli ho sottoposto la cosa nella speranza che gli piacesse e per
fortuna gli è piaciuta. Da lì è stato tutto facile, anche coinvolgerlo a suonare lui stesso nel
brano. Considera che Antonello è una persona estremamente verace, che non fa complimenti
neanche a se stesso, cioè è uno che non ti fa calare dall’alto la sua grande personalità musicale. E fammi dire che il suo intervento musicale è davvero prezioso, una delle cose più belle che io abbia mai prodotto e inciso. Pensa solo una cosa, che inizialmente avevamo pensato di rafforzare la ritmica con delle congas nella parte più samba. Ma la sua fisarmonica ha
impresso un tale dinamismo ritmico a quella parte del brano che non c’è stato più bisogno di
altro.
4) In questi anni hai più volte suonato in Sardegna, terra d’origine di Salis e anche mia. Com’è andata?
Sempre benissimo, è una terra piena di gente bellissima e musicalmente empatica, e non vediamo l’ora di tornarci!
Giovanni Graziano Manca
Giovanni Graziano Manca è nato a Nuoro ma vive e opera a Cagliari. Laureato in filosofia, pubblicista, da sempre si interessa di cultura, in particolar modo di musica, poesia, arte, filosofia e letteratura. Numerose le pubblicazioni al suo attivo: oltre a collaborare con quotidiani e periodici, ha pubblicato volumi di narrativa e di poesia (ultimi, tutti in versi, "In direzione di mete possibili" Lieto Colle, 2014 , "Voli in Occidente" Eretica, 2015, e "Nel tempo che si muove", Antipodes, 2020, articoli e saggi su riviste specialistiche e web.