“Nomea” il nuovo album di Giorgia D’Artizio: l’intervista

E’ appena uscito “Nomea”, il nuovo album di Giorgia D’Artizio, anticipato dal video di “Insolita allegria”, uno dei brani cardine dell’album.

Abbiamo rivolto all’artista genovese qualche domanda per capire meglio la sua nuova pubblicazione.

Com’è nata l’idea per la canzone “Insolita Allegria”?

Insolita Allegria è la terza canzone arrivata durante la scrittura dell’album. Dopo Chi non c’è e L’umile perso ho pensato di dedicare un brano alla lucidità mentale, a chi risulta strano, alle sballate come me, a chi sente di non essere il solo responsabile delle proprie azioni o scelte perché confuso da voci interiori o esterne. La canzone invita a dimenticare il proprio nome per diventare parte di un tutto senza dover necessariamente agire con lucidità, un ritorno alle origini, concederci il lusso di poter non essere…

Puoi parlarci del processo di scrittura del testo?

Uhhh questa domanda è difficile e molto intima eh eh… Quando scrivo canzoni seguo parametri semplici, come rima, contrari, paradossi e cerco di fare rientrare le parole nelle melodie che risuonano dentro. “La stranezza nell’agire mi procura un’insolita allegria Un pensiero sincopato mi travolge arriva e poi non va più via…” Il pensiero sincopato non esiste, ma sincopato andava benissimo per descrivere qui la sua caduta. È una parola che apre spazi a poesia e musica nel suo significato. Di getto ho una scrittura disordinata in contenuti e forma, mi interessa rielaborarla in sottrazione, cercando di mantenere quello che funziona, spesso giunto come da non so chi o dove, quella frase che arriva e pum! Devi afferrarla, fermarla, ricordarla quella rivelazione poetica, lei! Bisogna imparare a prenderla; mi vengono a mente parole di Cosimo Zeno, il protagonista del grandissimo libro di Italo Svevo, spiegato magistralmente in una sua riflessione da Elena Ferrante nel suo “I margini e il dettato” Edizioni e/o. Scrivere è uno spazio di manifestazione che adoro perché ci lascia la possibilità di ragionare su parole e concetti, di correggere, cancellare, è un luogo aperto senza tempo, rivelatore. Può aiutare a crescere e capirsi se si ha voglia di leggersi, quando inconsciamente, nella fase di creazione, emergono robe, magari fino a quel momento a noi sconosciute, forse rinnegate, nascoste. È un viaggio generoso e incredibile la scrittura per chi la esercita.

In che modo “Insolita Allegria” rappresenta l’intero album “Nomea”?

“Insolita Allegria” più che rappresentare l’intero album è la più esplicativa del genere musicale creato, un folk contaminato da jazz e ritmi in levare con coro ingombrante. È la canzone più allegra sia musicalmente che nel testo, addirittura mi permetterei di dire che è una canzone quasi d’amore, rivolta a chi sente di appartenere a un tutto che allevia il bisogno di agire sempre e lucidamente in prima persona e a chi sente di non dovere necessariamente dare troppe spiegazioni agli altri sul perché di quello che fa.

Cosa ti ha ispirata a esplorare il tema dell’identità nella canzone?

Il tema dell’identità è arrivato senza che me ne accorgessi, evidentemente la follia, tematica principale della suite, mi ha portato lì. Viviamo un momento storico confuso, dove pandemia, guerre, disagio economico, sanitario, scolastico, un ritorno della destra al governo, un conservatorismo patetico e retrogrado mettono a dura prova la sanità mentale di molte e molti, non possiamo negare di leggere negli occhi e sentire nelle vite degli altri e nostre questo malessere che spesso ci avvolge come carta stagnola. Siamo tutti vittime di questo sistema, abbiamo bisogno di carezze e di essere compresi, anche nelle nostre particolarità più scomode, sintomi di malesseri che sembrerebbero cercare aiuto.

Hai in programma di creare altri video per altre canzoni dell’album?

Eh… altroché se mi piacerebbe! Questa suite si presta benissimo sia per un’interpretazione teatrale che visiva. Un sogno nel cassetto sarebbe quello di girare un film a basso costo con attori non attori, un musical. Nomea meriterebbe di essere trasposta in pellicola per intero, non escludo di girare altri video dell’album collegabili tra di loro, come lo sono i brani, tempo e lavoro permettendo perché nella vita di tutti i giorni svolgo anche il mestiere di parrucchiera che porta via parecchio tempo permettendomi comunque di vivere dignitosamente. Fare coincidere la musica con il lavoro non è sempre facile. Sono felice e gratificata di quello che riesco a fare concedendomi di arrivare fin dove riesco e prendendomi con leggerezza, cercando di metterci cuore e testa.

REDAZIONE