NICOLÒ CARNESI – Intervista al cantautore siciliano
In occasione dell’uscita della riedizione del suo disco d’esordio del 2012 “Gli eroi non escono il sabato” (Manita Dischi / Garrincha Dischi – distr. Believe), ho avuto il piacere di intervistare il cantautore palermitano di nascita e bolognese d’adozione Nicolò Carnesi, che per l’occasione ha avuto numerosi ospiti del calibro di La Rappresentante di Lista / Lo Stato Sociale / Oratio / Appino / Fast Animals and Slow Kids / Dimartino / Dente / CIMINI / Gregorio Sanchez / Brunori Sas / Max Collini / Donato.
Ciao Nicolò, benvenuto su Tuttorock, come sta andando questa riedizione del tuo album d’esordio?
Ciao Marco, grazie! Sta andando bene, è stato percepito per quello che è, per alcuni è stato come ritrovare un disco che ha dato loro qualcosa, per altri è stato scoprire per la prima volta un album che, in un modo o nell’altro, ha fatto parte di una scena, quell’indie che poi si è trasformato in qualcos’altro. Sono molto contento della riuscita di tutto perché fondamentalmente per me era una sorta di piccola festa da condividere con gli amici.
Devo dire che hai davvero azzeccato l’ospite giusto per ogni brano.
Sono collaborazioni che, in molti casi, erano già nate nel tempo, quindi erano già rodate, sono andato piuttosto sul sicuro e anch’io penso di averci preso.
Oltre l’amicizia, c’è anche molta stima artistica con gli ospiti, c’è un legame che nel tempo si è consolidato. Ho chiamato loro perché hanno fatto parte, nel loro piccolo, di questi dieci anni della mia carriera.
Ci sono poi quattro ragazzi siciliani come me, Dimartino, Dario Mangiaracina, Oratio e Donato, con il primo ci conosciamo da più di 15 anni, veniamo da due paesi vicinissimi non lontani da Palermo, eravamo praticamente ragazzini quando ci siamo conosciuti, a Palermo c’era una bella scena e suonavamo in giro, con lui le prime collaborazioni sono nate già a quei tempi.
Ho apprezzato molto la nuova versione di ogni brano ma in particolare mi soffermo su “Kinder cereali all’amianto” che sembra scritta appositamente per i Fast Animals and Slow Kids, riascoltandola hai avuto anche tu questa sensazione?
È vero, quando ho sentito per la prima volta il risultato, avendo in molti casi registrato i brani a distanza, ho pensato la stessa cosa, sembra davvero scritta per loro o viceversa.
Pensandoti a dieci anni fa, com’è cambiato Nicolò Carnesi come persona e come musicista?
Non sono la stessa persona, altrimenti suppongo ci sarebbe un problema di fondo. È difficile spiegare in cosa si cambia musicalmente, la percezione è abbastanza esplicativa nel momento in cui ascolti quello che fai, cambia un po’ il modo di approcciarsi agli strumenti, alla voce, ai testi. Le tematiche, crescendo ed elaborando sempre più informazioni, cambiano, hai bisogno di raccontare cose diverse, a me non piace essere recidivo, adoro cambiare nello stile. Rimane comunque una sorta di archetipo che ti porti dietro ed è quello che ti rende riconoscibile, è un po’ la tua impronta digitale ed è giusto che così. Caratterialmente, come tutti, in dieci anni si cambia tanto, nel mio caso sono diventato un po’ più cinico nella visione del mondo.
Cosa rappresenta per te la città di Bologna?
Bologna rappresenta una città in cui mi trovo molto bene. Ho avuto modo di conoscere persone fantastiche qui, una città la scegli col cuore e con le sensazioni, negli anni mi è sempre piaciuta, ho passato vari periodi qui, lasciando Milano ho pensato fosse la città giusta per me e, al momento, non me ne sono pentito.
A proposito di Bologna, com’è andato lo spettacolo che hai fatto per celebrare l’album?
È stato un bel concerto, mi mancava suonare ed è stato divertente presentare l’intero disco con i brani nello stesso ordine. Risuonare quelle canzoni mi ha riportato indietro nel tempo con la mente e ho visto anche molte persone che erano state ai miei primi concerti e, in un modo o nell’altro, avevano vissuto quelle canzoni. Vedevo che le avevano dentro, anche parlando con loro poi ho capito che c’è un’affezione nei confronti del mio album. In più mi sono accorto che, come me, quelle persone erano molto giovani quando si approcciavano alla mia musica, magari studiavano, ora sono in una fase più adulta della vita e questa è una cosa che ha dato valore a questa piccola riedizione. Nel corso dei mesi precedenti all’uscita ho ricevuto molti messaggi anche da chi non conosceva quelle mie canzoni, di solito faccio uscire cose nuove, questo riproporre canzoni di anni fa ha creato una nostalgia musicale davvero piacevole.
Tra l’altro sono brani ancora molto attuali.
Sì, non l’avrei fatto se non mi fossi reso conto di questo. Non è scontato, in un’epoca in cui tutto cambia alla velocità della luce, soprattutto nella musica, che brani di dieci anni fa siano ancora attuali. Allora si suonava tantissimo, non si stava lì a pensare al grande evento, andavi a suonare per strada, era l’unico modo per far conoscere le tue canzoni, è una cosa che un po’ mi manca. Chi pensa troppo ai numeri ha poco a che fare con la musica ma non voglio fare il boomer, i tempi sono questi, si esagera dall’altro lato ed è una cosa noiosa, non mi interessa quel tipo di approccio.
Quant’è dura fare il cantautore in Italia?
È dura cercare di dire qualcosa che abbia un peso specifico, con uno stile proprio, tutto qui da noi purtroppo si sta appiattendo, in paesi grandi come gli USA e il Regno Unito si crea una differenziazione, esiste ancora la musica alternativa, qui si gioca in un solo campionato in cui tutti cercano di fare i sold out o i tanti ascolti nelle playlist. Tutto ciò, come ho già detto, lo definisco con un solo termine, noioso.
Hai altre date in giro per l’Italia?
Per l’estate no, in autunno usciranno delle date, farò un tour nei club in giro per l’Italia e suonerò l’album nei luoghi in cui lo portai in giro dieci anni fa. In estate ci sono tantissimi eventi, ci sono ancora i recuperi post lockdown, il calendario era troppo fitto ed ho preferito fare un solo concerto.
A quando il prossimo album di inediti?
Non ho ancora una data ma ho scritto già parecchie cose in contemporanea alla lavorazione della riedizione di “Gli eroi non escono il sabato”, in quel caso è stato tutto più semplice trattandosi di canzoni già esistenti che abbiamo risuonato.
Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere l’intervista?
Grazie a te, non so cosa mi potrei chiedere, questa cosa la lascio a Marzullo, ciao!
MARCO PRITONI
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.