NEGRITA – Intervista al chitarrista Drigo
Ciò che segue è un riassunto della bella chiacchierata telefonica che ho fatto col gentilissimo Drigo, storico chitarrista solista dei Negrita, la band aretina che sta proseguendo il tour di “La Teatrale + Reset Celebration” del quale sono previste ancora 6 date, a febbraio il 23 al Teatro Civico di La Spezia, il 25 al Teatro Massimo di Pescara, il 26 al Teatro Auditorium Manzoni di Bologna, il 28 al Teatro Dal Verme di Milano, il 29 al Teatro Verdi di Montecatini (PT) e a marzo, il 2, al Teatro Filarmonico di Verona.
Ciao Drigo, innanzitutto benvenuto su Tuttorock, è un grandissimo onore per me intervistarti, come va in generale, i ragazzi stanno bene? Ieri sera al Teatro Regio di Parma com’è andata?
Ciao Marco, mi becchi lungo l’Appennino, quindi potrebbe cadere la linea, eventualmente ci richiamiamo! Il Teatro di Parma è uno dei più belli che abbiamo visitato in questo lungo viaggio partito dopo il Festival di Sanremo del 2019. È un tour diviso in tre parti, prevalentemente di impostazione acustica, la prima parte è stata fatta per festeggiare i 25 anni di attività della band, la seconda, estiva, è stata divisa in parte acustica ed elettrica e questa che è in corso è dedicata al ventennale dell’album “Reset”, LP importantissimo per noi e per i nostri fan. È stato un anno in cui abbiamo collezionato vari sold out quindi i ragazzi stanno molto bene!
Tu, Pau e Mac siete amici da tanti anni, qual’è il vostro segreto per andare d’accordo sia musicalmente che nella vita fuori dal palco?
Diciamo che, come si legge anche nelle biografie di molti grandi artisti, gli attriti ci sono. È comunque vero che il potere della musica ci ricorda quanto noi siamo fortunati a fare questo tipo di vita condividendo molti viaggi. È una vita molto intensa, capitano incomprensioni ma c’è sempre la voglia di portare avanti quest’avventura.
Immagino che, come in tutte le cose, ci siano stati momenti belli e brutti per i Negrita, puoi dirmi qual’è stato per te il momento più bello e quale quello più brutto con la band?
Di momenti belli ce ne sono tanti, vari concerti indimenticabili, però uno di quelli che ricordo più volentieri è uno dei tantissimi viaggi che abbiamo fatto alla ricerca di nuovi stili in un momento in cui la musica rock non stava producendo nulla di importante e la band soffriva l’abbandono del nostro primo batterista. Partimmo per un tour non convenzionale attraverso tutto il Sud America e da lì scaturì l’album “L’uomo sogna di volare” che contiene canzoni che hanno rivelato cose molto importanti, tipo l’aprirsi a nuovi generi stilistici. Da lì abbiamo capito che viaggiare fa bene alla musica, e da lì in poi abbiamo fatto sempre in modo di comporre viaggiando. Il momento più brutto? Mah, fammici pensare…
È un bene che tu ci debba pensare!
Eh sì, vincono sempre quelli più belli. È stato triste vedere uscire dalla band prima il batterista Zama poi il bassista Frankie, sono comunque cose che, in band che hanno una lunga storia, possono capitare. I tre elementi storici siamo sempre io, Pau e Mac, abbiamo comunque trovato ottimi musicisti ogni volta, come ad esempio in occasione della registrazione dell’album Helldorado dove avevamo un percussionista brasiliano, Itaiata De Sa e un dj filippino, John Type, che ci hanno aiutati a dar vita ad una miscela fenomenale. Tutto sommato, da esperienze brutte, come spesso accade, nascono cose belle.
I tuoi bellissimi assoli arrivano dritti allo stomaco e al cuore di chi li ascolta, nascono sempre quando improvvisi qualcosa tenendo in mano una chitarra o ti vengono in mente anche mentre osservi qualcosa quando sei in viaggio?
Ho sempre ascoltato la musica senza pregiudizi e paraocchi, come chitarrista mi sono formato prevalentemente ascoltando il blues, è un genere completo, a dispetto delle apparenze, che mi ha insegnato che, oltre ad uno strumento e agli amplificatori c’è una cosa chiamata umanità, la capacità di raccontare delle storie che vengono trasmesse attraverso le vibrazioni delle corde. Nel mio stile c’è la volontà di far parte di quella scuola.
Da grande chitarrista quale sei, non ti è mai venuta la voglia di fare un album solista strumentale?
Non ho mai pensato ad un album strumentale. È vero che suono la chitarra, perchè è lo strumento che mi sembra il più completo in quanto permette di suonare e cantare, pochissimi altri possono farlo, a parte il pianoforte non avendo però la possibilità di far vibrare le corde come tu desideri. I miei idoli sono artisti come John Lennon, Bob Marley, Bob Dylan, quelli che scrivevano canzoni complete. Alcuni album strumentali mi piacciono, tipo le colonne sonore, ma non mi concentro molto su quelle cose.
Da musicista, preferisci l’atmosfera più intima che si respira nei teatri dove suonate in versione acustica o quella dei palasport o dei grandi club dove c’è più sudore ed energia?
Un concerto elettrico dei Negrita lo apprezzi perchè vedi il risultato del nostro lavoro ma, la bellezza del suonare in acustico nei teatri richiede di riarrangiare i brani, prendendo confidenza con strumenti che di solito non usiamo, accorgendoti del potenziale espressivo che hanno. Serata dopo serata mi accorgo di quanto sia più espressivo e profondo suonare in versione acustica.
Il clima, l’inquinamento, la povertà, il disagio sociale, l’emarginazione. Nei vostri brani sono spesso presenti questi temi, quant’è importante per un musicista cercare di sensibilizzare le persone riguardo ad essi?
La nostra band è nata nei club, ci siamo sviluppati volendo mantenere il contatto con un certo tipo di mondo. Nel momento in cui affrontiamo un viaggio lo facciamo in maniera non elitaria ma cercando di viaggiare in modo economico, sulla strada, e quello che trovi nelle nostre canzoni viene proprio da queste esperienze di strada.
A proposito di clima, cito Donald Trump e Greta Thumberg. Due punti di vista molto diversi di ammettere lo stesso problema che è quello del cambiamento climatico. Da un lato lo si rinnega, giustificandolo come fatto naturale, dall’altro si coglie il messaggio di allarme che da anni ormai il mondo scientifico ci sta lanciando. Tu come la pensi?
È un momento molto particolare perchè in qualche modo la tecnologia ci sta offrendo molte opportunità facilitandoci la vita. Questo crea un’euforia dannosa, in questa corsa al benessere ci si dimentica del nostro pianeta e siamo come parassiti nei confronti di esso e della natura. La tecnologia sta creando delle involuzioni, anche nella musica, oggi è sufficente avere un’ app sul computer per comporre musica e si sta perdendo il gusto per la performance del musicista. Si stanno perdendo i valori importanti, è difficile capire quale potrà essere il futuro dell’umanità.
In un tuo post su Instagram, dici una cosa bellissima: Spero che i miei figli imparino qualcosa anche da me, che studio per conto mio le vite degli artisti, dei pensatori e degli inventori: finché sono in vita gli dan sempre dei pazzi, poi da morti, perbenisti e cervelloni s’ingioiellano delle loro perle e li fan santi. Si possono sconfiggere ignoranza e perbenismo o sono creature invincibili?
La storia è stata scritta da chi era considerato un pazzo, ti faccio un esempio, Tesla, considerato a suo tempo un folle e morto in povertà, che aveva però previsto cose che si sono realizzate. Il mondo si appoggia su idee di personaggi che vanno contro gli ideali comuni e convenzionali della gente. Solo con atteggiamenti anticonvenzionali si possono cambiare le cose, il mondo ha bisogno di geni, di visionari.
Cos’è la musica per te?
La musica oggi assomiglia molto a quella che è la realtà di questi tempi, somiglia molto alla comunicazione da social, dove un post viene scritto e in un giorno sparisce. Oggi un brano viene scritto e a breve scompare, già da qualche anno vengono scritte canzoni che difficilmente rimarranno scolpite nel tempo. La musica sembra essere diventata un intrattenimento ma, in realtà, è l’unica forma d’arte che ti raggiunge dove vuoi, in macchina, mentre fai l’amore, ovunque, mentre ad esempio una scultura la devi andare a vedere in un museo.
E cos’è invece l’arte del disegno per te?
Mi è sempre piaciuto visitare i musei, quindi vedere dal vivo le opere dei grandi pittori, fin da ragazzino, è una cosa che mi ha sempre esaltato. Si è innescato quel giochetto che è capitato quando ho sentito alcuni dischi ed ho voluto imparare a suonare la chitarra (cade la linea telefonica – ndr). Dov’eravamo rimasti?
Parlavamo di musei!
Ecco! Nei momenti in cui un musicista è solo e sta studiando, ascoltarsi è una sorta di meditazione, ti fa capire come stai in quel momento, trovo similitudini con questa cosa quando mi metto a disegnare, una corrispondenza tra il tratto sul quaderno e il suono di una corda. Mi piace girare sempre con uno zainetto con una matita ed un quaderno e, se capita, mi isolo e disegno, ho centinaia di foglietti ed ho un armadio pieno di quaderni che mi fanno ricordare i viaggi che ho fatto con la band.
Hai superato i 50 anni, se un ragazzino ti parlasse della sua voglia di fare rock, cosa gli diresti?
In questo momento, come ti dicevo prima, è difficile capire se questa musica che si sente ora possa rappresentare un cambiamento per il futuro. Nel 1600/1700 la musica si faceva con gli archi, poi sono stati inventati altri strumenti, ora ci sono questi qua digitali. Nessuno può prevedere se la musica del futuro potrà essere questa o tornerà quella fatta con strumenti fisici, di certo l’uomo ha sempre dei bisogni ancestrali. Il suono di una pelle che vibra esiste dall’età della pietra, purtroppo in questo momento la musica rock non offre nulla, sono anni che non sento qualcosa di esaltante. La musica oggi viene ascoltata sui telefoni e, chi ha più tempo per farlo, sono i ragazzini giovanissimi che fanno lievitare i numeri degli ascolti sulle piattaforme e le case discografiche vanno dietro a questo trend.
Dopo questo lunghissimo tour cosa farete?
Abbiamo ovviamente progettato una pausa per ricaricare le batterie. Abbiamo in mente di realizzare un album live con dvd annesso per rendere onore a questo tour acustico.
Grazie mille per l’intervista, vuoi dire qualcosa ai vostri fan e a chi verrà a vedere questi sei concerti che mancano?
Grazie a te Marco! Non capita spesso di sentirci in versione acustica, sono le ultime date, quindi considerate la cosa, ciao!
MARCO PRITONI
Band:
Voce: Pau
Chitarra: Cesare “Mac”
Chitarra: Drigo
www.negrita.com
www.facebook.com/negritaband
https://twitter.com/negritaband
http://instagram.com/negritaband
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.