NàDAR SOLO – Intervista al cantante Matteo De Simone
Cinque album all’attivo e moltissime collaborazioni di rilievo, tra cui spiccano “Il Teatro degli Orrori”; Raf, Fiorella Mannoia, Michele Riondino, Francesco Baccini, PierPaolo Capovilla e molti altri. Moltissimi i concerti in Italia, con tournée di oltre 2 anni, l’ultima della quale ha visto il suo avvio l’autunno scorso, per il lancio del nuovo disco.
Ed è soprattutto nell’ultimo e più recente album, intitolato “Fame”, che il viaggio musicale ci porta alla scoperta di una voracità “antropologica”, di un sottile filo di sensibilità che lega ogni persona a partire dal cuore, per giungere alla testa, alla psiche ed i suoi labirintici cunicoli.
Matteo De Simone, cantante dei Nadàr Solo e scrittore del libro “Denti Guasti”, approfondisce con me, per i lettori di TuttoRock, le tematiche legate al nuovo album “Fame”.
MDS – Fame è ovviamente il bisogno primario dell’essere umano, di nutrirsi, per poter continuare a restare in vita, quindi metaforicamente da sempre significa il bisogno di riempire una mancanza, un vuoto, che può essere psicologico, una qualsiasi insoddisfazione, un’ambizione da raggiungere. L’idea ci è venuta soprattutto in questi ultimi anni in cui abbiamo iniziato a suonare molto di più rispetto a prima, quindi dal disco precedente sono successe molte cose ed abbiamo iniziato a vivere la “musica” come un mestiere, per cui ci siamo accorti che era una vita che ci era congeniale, ci piaceva. Perché non è del tutto scontato sai. Molti lo desiderano, ma quando poi si trovano a doverlo fare davvero, si accorgono che non fa per loro, mentre a noi piace molto ed è sicuramente una vita all’insegna dell’espressione. Una vita dove dici le cose che vuoi dire e ti esprimi. Al contrario spesso capita, che molta gente viva in modo non soddisfacente, perché la vita non glielo permette. Vorrebbe fare qualcosa, ma è costretto da tanti piccoli aspetti pratici all’interno di un’esistenza che non gli appartiene e da questo nascono spesso molte malattie psicosomatiche. Quindi all’inizio, l’idea ispiratrice di “Fame” era quella di un disco incentrato sulle malattie psicosomatiche, che sono le manifestazioni fisiche delle frustrazioni psicologiche ed anche del cuore. Quindi siamo partiti da lì ed abbiamo composto dei brani che parlavano specificatamente di alcune malattie, infatti all’interno dell’album c’è un brano sull’ipocondria, uno sulla bulimia, uno sull’impotenza. Poi in realtà, mentre componevamo il disco, abbiamo allargato il discorso, perché costringerci all’interno del concept ci sembrava riduttivo. Quindi ci sono brani che toccano altri temi, ma senz’altro il filo rosso che unisce il tutto è quello di una “mancanza”, nel senso di desiderio di “essere accettati”.
EA. – È una mancanza, penso di capire, legata anche all’espressione, nel senso che al di là di quello che può essere un problema solamente psicosomatico, vi è il desiderio di poter avere qualcosa da dare.
MDS – Sì, sicuramente, ed è qualcosa che ti fa sentire fiero e realizzato. Lo spunto ci è proprio venuto da questo, dalla musica, dal voler fare, poterci esibire ogni volta in una città diversa, nonostante la vita possa essere vissuta in molti altri modi, perché vi sono molte cose che possono appagare questo senso di gratificazione ed ovviamente il discorso può essere molto più ampio… Perché appunto parlando di vuoti, di bisogni e mancanze, si può aprire un calderone infinito, quindi abbiamo approfondito solo alcune idee.
EA. – Credo si intuisca questa vostra propensione anche dal rapporto col pubblico, mentre siete sul palco. Gli ascoltatori sono partecipi, come se per certi aspetti fossero sullo stage con voi. Stasera l’audience sembrava ipnotizzata mentre suonavate e non si avvertiva questa grande divisoria tra voi musicisti e loro ascoltatori.
MDS – Certo, è qualcosa che abbiamo cercato di sviluppare nel tempo, questo rapporto col pubblico, sia esso il “nostro”, quello che ci segue e ci conosce, oppure come stasera il pubblico dei Bud Spencer Blues Explosion, a cui si univa qualcuno venuto espressamente per noi, anche se fondamentalmente la gran parte non ci conosceva, ma il bello è proprio farli diventare subito partecipi. È entusiasmante, perché si crea un clima di empatia collettiva che è emozionante.
EA. – A quali artisti vi ispirate?
MDS – A moltissimi. Sicuramente arriviamo della musica anni ’90. Federico è un patito dei Beatles, cresciuto col papà che glieli ha fatti ascoltare tutti. Io ero un fan sfegatato dei Queen da ragazzino, Alessio lo era dei Toto. Poi ci sono i riferimenti della scena italiana di quegli anni, i Marlene Kuntz, gli Afterhours, One dimensional man…
EA. – Voi avete all’attivo tantissime collaborazioni tra l’altro…
MDS – Si assolutamente, è qualcosa che ci esalta e ci dà molta fiducia, poi nel tempo è capitato di incontrare tantissimi artisti, che erano modelli a cui ci ispiravamo, come i “Teatro degli orrori”.
EA. – Con quale artista ti è piaciuto maggiormente collaborare?
MDS – Sicuramente con il “Teatro degli Orrori”, perché è stata la collaborazione più intensa e più personale, nata dall’incontro con Capovilla, quando nel 2011 ho pubblicato il romanzo “Denti Guasti” e lui scrisse la prefazione, mentre un’artista amico torinese curò le musiche dei reading. Nacque quindi questa amicizia, sfociata non solo nelle aperture dei loro concerti, ma anche nella composizione di un brano scritto da Pierpaolo, che ho poi riarrangiato e registrato con il “Teatro degli orrori”, è stata senz’altro l’esperienza più ricca.
EA. – Un’ultima domanda. Parlare di progetti futuri è forse troppo presto, considerando che avete appena iniziato un tour di promozione del nuovo album “Fame”, ma volendo considerare eventuali nuove collaborazioni o desideri, vi è qualcosa che ti piacerebbe particolarmente realizzare?
MDS – È difficile, perché certamente ora siamo in promozione con il nuovo album, organizzando la tournée e per il primo anno anche in Italia si avverte una forte crisi nel settore dei “Live”. Siamo molto concentrati sull’opportunità di suonare, suonare il più possibile.
MDS – Domani saremo a Savigliano, poi Bergamo, il 6 marzo con i Zen Circus e molte altre date che comunicheremo mano mano sul nostro sito.
EA. – Grazie, Matteo e grazie ai Nadàr Solo!
MDS – Grazie a te!
ELENA ARZANI
Matteo De Simone: voce, basso
Federico Puttilli: chitarra, cori
Alessio Sanfilippo: batteria, cori
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Elena Arzani è Docente presso la University of the Arts London di Londra. Fotografa e Consulente in marketing, comunicazione e social media management, segue artisti e progetti del settore culturale e moda e musica. Master di Laurea in Design Studies, presso il Central Saint Martin's di Londra, ha completato la sua formazione tecnica al Sotheby's Institute of Arts di NY ed alla 24Ore Business Schoold di Roma. Tra le sue collaborazioni, illustri aziende ed iconiche personalità della cultura contemporanea, da Giorgio Armani, Tina Turner, Aubrey Powell, a Guerlain, Fondazione Prada, e molti altri. Elena Arzani, Art Director di Tuttorock - elena.arzani@tuttorock.com