NABAT + KLASSE KRIMINALE – Intervista a Steno e Marco Balestrino
In occasione dell’uscita di “TNT” (Ammonia Records / Tufo Rock Records), lo split che unisce Nabat e Klasse Kriminale, le storiche e seminali formazioni Oi! Italiane, disponibile in digitale, in streaming e in vinile 7” limitato a solo cinquecento copie numerate a mano ho avuto il piacere di intervistare Marco Balestrino e Steno.
Ciao, benvenuti su Tuttorock, com’è nata questa vostra collaborazione?
Era una cosa abbastanza fisiologica dopo tanti anni nella scena insieme. Dopo il concerto al Vecchio Son del 19/01/2019 abbiamo concretizzato l’idea.
Un vinile 7” limitato a 500 copie, vi siete scambiati 2 cover e suonate insieme “Rock N Roll Preacher” degli Slade, come mai avete scelto questo brano?
Steno: I Nabat hanno da sempre avuto gli Slade tra le loro influenze, così quando Marco ha proposto una loro cover ho scelto “Preacher”, un pezzo che contiene l’essenza della band, potenza e humor.
Marco: Ricordo ancora negli anni ’80 gli scambi di cassette tra il loro manager Tiziano Ansaldi, con cui sono cresciuto, e il chitarrista Red. Gli Slade per me sono un esempio di quello che chiamo Prole Rock, possono essere considerati a buon diritto i precursori dell’Oi! L’altra band che avremmo potuto scegliere sono i Rose Tattoo che negli anni ’80 entrarono nei nostri cuori quanto le band che incontrammo sulle compilazioni Oi!
Avete in previsione di ricondividere qualche palco?
Certo, vogliamo organizzare un po’ di date insieme, divertirci insieme, siamo amici, fratelli, ci uniscono un sacco di cose, a partire dalla foto sul retro del singolo, scattata proprio da Tiziano al primo Raduno Oi! di Monza quando ci siamo incontrati per la prima volta, dando un volto ai nostri scambi epistolari.
Ancora siete venerati dai fan, ho parlato con vari ragazzi che vi citano tra le loro band preferite e, quelli che suonano, vi considerano tra i maggiori ispiratori, quanto vi rende fieri questo?
Marco: È motivo di orgoglio sapere di avere lasciato qualcosa ai ragazzi, soprattutto considerando che i KK sono nati come una band che non sapeva cantare e suonare, una band nata dalle lezioni del film Rock’N’Roll Swindle. Quando siamo partiti nel 1985 il Punk sembrava finito e in più per una band Oi! era impossibile suonare ovunque. Per quanto riguarda i Nabat, basta vedere la quantità di loro magliette sotto al palco ad un qualsiasi concerto Punk…
Il movimento skinhead venne confuso con quello naziskin, immagino che la cosa vi abbia fatto parecchio incazzare.
Più che confuso diciamo che a volte le cose si sono sovrapposte ed evolute in quella direzione, e i mass media hanno enfatizzato solo quell’aspetto. Alla fine degli anni 70 in Inghilterra la destra rappresentata da National Front e British Movement è stata l’unica in grado di intercettare la rabbia dei ragazzi di strada e da lì è nata poi l’esigenza di smarcarsi e di arginare il fenomeno, così è nato lo SHARP (Skinhead Against Racial Prejudice). È stato un duro lavoro contro l’accanimento dei media che come sempre avevano bisogno di un capro espiatorio, abbiamo scritto pezzi, fatto fanzine e foto come “Vi Accuso”, “Propaganda” e “I Ragazzi Sono Innocenti”. “Un Altro Giorno di Gloria” uscito nell’85 era dedicato a Benjamin Moloise e Nelson Mandela.
Qual è la maggiore differenza che notate tra la scena musicale della Bologna di oggi e quella di più di 40 anni fa?
Steno: oggi ci sono ragazzi molto preparati che conoscono molto bene la scena, anche quella dei primi anni ’80. Noi eravamo forse più poveri, ma molto istintivi. La differenza potrebbe essere paragonabile a quella che c’è tra il suono analogico e quello digitale.
Il Punk di oggi può essere ancora avvicinato a pensieri sociopolitici?
La spinta è diversa, quello che fa metter su una band a dei ragazzi di oggi è sicuramente diverso da quello che poteva spingerci negli anni 70. Negli anni 70 il Punk era una scelta estrema, una ribellione assoluta. Oggi creste, magliette strappate, tatuaggi e piercing sono sdoganati. Però secondo me non cambia il fatto che chi sceglie il Punk non può prescindere da una certa collocazione culturale e politica. Oggi purtroppo è una scelta più individualista, una scelta di look fatta tra tanti stili disponibili. Ieri eravamo gang e queste scelte comportavano anche delle conseguenze.
Del Punk di oggi c’è qualche band che vi ha particolarmente colpiti?
Dovremmo definire un po’ cosa si intende come Punk di oggi. Personalmente siamo più legati a sound e rumori dei nostri tempi, ma se dovessimo dire una band di oggi che ascoltiamo volentieri e ci dà qualcosa sono i Dalton di Roma.
Quanto vi fa piacere il ritorno al vinile che sta avvenendo da qualche anno?
Marco: So di essere in controtendenza ma personalmente preferisco la praticità del CD, poi da collezionista il primo amore non si scorda mai.
Grazie mille per il vostro tempo, volete aggiungere qualcosa per chiudere l’intervista?
Ci si vede sotto al palco Oi! Keep The Faith
MARCO PRITONI
Band Nabat:
Stefano “Steno” Cimato – voce
Marco Farini – chitarra
Carlo “Genio” Curti – basso
Marco “Uiui” Barbieri – batteria
Band Klasse Kriminale:
Marco – Voce
Edo – Basso
JJ – Batteria
Marzio – Chitarra
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.