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MOTTA – Intervista all’artista 

MOTTA – Intervista all’artista 

Raggiungo Francesco Motta al telefono in una serata di fine novembre, raffreddatissimo ma comunque disponibilissimo a scambiare quattro chiacchere con la sottoscritta.
 
Ciao Francesco come stai? Raffreddore a parte…
Abbastanza bene, ho appena iniziato il tour e questo mi fa stare bene.
 
La fine dei vent’anni è il tuo primo disco da solista. Come è stato fare questo cambiamento? Quindi passare dallo status di gruppo a quello di solista?
Rispetto a questo mi sento di dire che, in effetti non è cambiato quello che ho da far sentire al pubblico, è cambiato il mio modo di dirlo. Adesso lo faccio da solo, non posso dare colpe a nessuno e comunque, anche se ora sono un solista, non mi sento mai solo.
 
L’album è prodotto da Riccardo Sinigallia, come si lavora con lui? Avete scritto anche alcuni brani insieme, cosa puoi dirci riguardo questa stretta collaborazione?
Con Riccardo si è creata una sinergia incredibile, anche nei testi dove non ha firmato è stato indispensabile. E’ un bravissimo scrittore e produttore ed è stato veramente importante nella stesura dei brani.
 
Francesco quali erano le tue passioni musicali da ragazzo?
Ascoltavo tanta musica inglese e americana. Ora invece, proprio in questo periodo, ascolto Salmo, è diverso da ciò che faccio io, mi piacciono i suoi testi.
 
In effetti sapere quali sono i tuoi gusti musicali di oggi sarebbe stata la domanda successiva, mi hai anticipato! Tu sei toscano, ma hai scritto questo album a Roma, dove stai abitando. Quanto c’è di Roma e della Toscana nei tuoi testi?
Io sono molto attaccato alle persone piuttosto che ai luoghi. Quindi non ho dato importanza a dove ho scritto, ma a chi c’era con me; questo album è stato, in effetti, scritto a Roma. Solo la canzone che dà il titolo a questo lavoro, La fine dei vent’anni, è stata scritta a Livorno in casa dei miei.
 
Il titolo dell’album sembrerebbe autobiografico, tu ora hai 30 anni, come sono questi anni rispetto ai venti?
Ora mi sento più consapevole nelle cose che faccio e che dico, mi sento bene perché scelgo cosa fare, scelgo come pensare, come agire. Mi sento meglio rispetto ai miei vent’anni.
 
L’album è molto maturo, i testi trattano argomenti di un certo spessore; quale è stato un fattore importante per questo tipo di lavoro?
Il fattore principale è stato l’aver voglia di fare, di esprimersi, di avere pazienza per arrivare ad un risultato. La voglia, innanzitutto lei.
 
Quando scrive le sue canzoni Francesco? Qual è il suo momento favorevole?
Due cose sono fondamentali: casa-pomeriggio. Gli appunti li prendo anche in orari assurdi, ma quando decido di mettermi al computer per lavorare deve essere dalle 12 in poi.
 
Al giorno d’oggi, forse si sta commettendo l’errore di considerare la musica come semplice intrattenimento, invece qual è il tuo concetto di musica?
La musica per me è iniziare a pensarla al mattino per continuare a pensarla sino al mattino dopo, non smetto mai praticamente. Se fosse così per tutte le persone, non sarebbe normale, quindi non ci vedo nulla di male se per alcuni è solo intrattenimento.
 
Qual è invece il tuo pensiero rispetto allo scaricare la musica e di conseguenza di come gli album non vengano più acquistati come negli anni addietro?
Bisognerebbe avere pazienza, pazienza come quando si aspettava l’uscita del nuovo lavoro del cantante preferito e si comprava la musicassetta o il cd. Ma i tempi son cambiati, la struttura è cambiata e quindi in questa nuova dimensione musicale si scarica, questo è sicuramente un cambiamento, ma io non lo vedo per forza in negativo. E’ una grossa responsabilità, ma io lo vedo come un qualcosa di positivo e stimolante.
 
Ti aspettavi questo successo per il tuo album da solista?
Sinceramente non ci pensavo, sto vivendo bene questo momento. Credo che non si debba pensare al modo per arrivare alle persone e che l’importante sia dire la verità. Io ho fatto questo, ma davvero non me l’aspettavo.
 
Sei vincitore del Premio Tenco 2016 per la Migliore Opera Prima. Hai mai ascoltato Tenco?
Si ho ascoltato Luigi Tenco e lo ascolto ancora; penso che le sue canzoni, come per quelle di tantissimi altri, siano state trasformate in altro, come se fossero state sempre canzoni tristi. Io non le vedo così. Ho anche una canzone preferita cantata da lui: Una brava ragazza.
 
Come è cambiata la scena musicale da quando hai cominciato tu?
Penso che ora, rispetto a quando ho cominciato io, ci sia più voglia di cantare e scrivere testi in italiano. Invece dei miei inizi, ricordo che era più difficile presentare qualcosa in italiano, si tendeva a scrivere di più in inglese.
 
Ora hai appena iniziato il tuo tour La fine dei vent’anni che toccherà dal nord al sud lo stivale. Poi cosa farai?
Si è appena iniziato il tour e sono molto entusiasta di questo. Poi ritornerò, come dico io, nel mio tunnel senza luce che significa che lavorerò ad un nuovo disco.
 
Bene! Complimentissimi Motta! Grazie per la pazienza, visto che stai poco bene e grazie per avermi concesso questa intervista per Tuttorock.  
 
MONICA ATZEI
 

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