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MIND KEY – Intervista alla progressive metal band partenopea

MIND KEY – Intervista alla progressive metal band partenopea

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In occasione dell’uscita di “MKIII – Aliens In Wonderland”, abbiamo parlato con i ragazzi dei Mind Key del loro passato, del presente e del futuro.

Ciao ragazzi e benvenuti tra le pagine di Tuttorock.net. E’ un piacere poter riparlare dei Mind Key e riascoltare la vostra proposta musicale. Iniziamo subito a parlare del nuovo album, come è nato?
Dario De Cicco: Ciao Fabio, anzitutto grazie dello spazio offertoci sul vostro TUTTO ROCK. E grazie di quanto ci dici. Anche noi siamo contenti di essere tornati. Questo album esce dopo un lungo silenzio da parte nostra. In effetti 10 anni tra un disco e un altro sono tanti, e tra i due album è successo davvero di tutto. “MKIII – ALIENS IN WONDERLAND” è nato in varie fasi di questi 10 anni, per poi subire un’accelerazione improvvisa a partire dal 2016, a seguito di una serie di circostanze. Difatti posso dirti che una buona parte del brano che chiude l’album “NON-EXISTENCE”, scritto da Emanuele, era già stata scritta nel 2011 (tant’è che se ne sente qualche “vagito” nel video-live della nostra performance al PPM FEST 2011 in Belgio dove suonammo con Europe, Edguy, Vanden Plas etc.). Poi altri 4-5 brani (tra cui il nostro 1° Singolo “ALIEN IN WONDERLAND”) nacquero poco. Poi a partire dalla fine del 2012 si sono susseguiti una serie di eventi davvero poco prevedibili per noi. Poi come ti dicevo, un improvviso sprint compositivo e creativo è riuscito a dare un “calcio in avanti” finale in questa produzione. In primis subito dopo conclusasi una brutta avventura che mi ha personalmente interessato, avendo avuto dei seri problemi di salute, per fortuna pienamente risolti. Forse anche quell’evento così nefasto, ci ha dato l’impulso finale di dar vita finalmente a questo disco, contraddistinto da una così tormentata genesi. Si può dire che alla fine del 2013 avevamo buona parte del songwriting e degli arrangiamenti già terminati, tant’è che avviammo anche le registrazioni. Poi, appunto, tutte le vicissitudini di cui ti parlavo, non da ultimo addirittura la cancellazione di alcune tracce audio che avevamo già realizzato e che ci hanno costretto a ri-registrare ben 3 brani. Quindi, come puoi intuire, il lavoro di song-writing e arrangiamento ci è risultato davvero molto naturale e in alcune fasi veloce e agevole; sotto l’aspetto tecnico-realizzativo le cose poi purtroppo si sono a volte complicate, anche perché la realizzazione dell’album è risultata spesso interrotta. Però adesso, eccoci qui finalmente. Inoltre credo che tra le tante cose accadute che hanno un po’ rallentato la realizzazione di “MKIII-AIW” una più che positiva c’è stata: l’inserimento di due grandi musicisti come Lucio Grilli e Mirko De Maio, rispettivamente al basso e alle drums. Credo che siano stati davvero la marcia in più di questo album rispetto ai precedenti. Non a caso il titolo è stato infine “MK III – ALIENS IN WONDERLAND”. MK III come terzo album dei Mind Key, ma anche il nostro MARK III, la nostra III line up “aggiornata, seguendo la tradizione deepurpleiana.

Musicalmente è legato sempre ad un sound progressive metal, cosa o chi vi ha fatto innamorare di questo genere musicale?
Lucio Grilli: Tutti noi ci siamo innamorati letteralmente di una band come i DREAM THEATER. Tutti noi abbiamo avuto una grande fortuna: aver potuto vivere nella nostra adolescenza l’uscita di album come “IMAGES AND WORDS” o “AWAKE” che credo di poter dire, senza rischio di smentite, sono stati 2 album che hanno cambiato la nostra formazione musicale. Due album fondamentali per tutti noi. Li considero ancora oggi due album epocali, rivoluzionari. Gli album successivi dei DREAM THEATER sono stati almeno fino a “Train of Thought” album di assoluto livello, ma non credo siano mai riusciti a bissare quell’ispirazione e perfezione compositiva, strumentale e melodico/armonica. Dopo questi grandi album abbiamo tutti fatto un percorso di approfondimento sul genere, e ci siamo da un lato affacciati al prog rock anni ’70-80, potendo scoprire gruppi fondamentali e grandiosi come GENESIS, YES, KANSAS, UK etc. oppure MARILLION, SAGA, IQ; dall’altro considerare anche altre band nell’ambito prog-metal, il che ci ha portato a scoprire band clamorose come PAIN OF SALVATION, EVERGREY e di recente i supremi PAGAN’S MIND, dei quali siamo tutti noi fan e che hanno saputo modernizzare il sound di un’altra band seminale, quali i grandi QUEENSRYCHE. E’ un genere che per un determinato periodo di tempo pareva avesse mostrato un po’ la corda, ma poi i grandi gruppi come PAGAN’S MIND, EVERGREY e anche i bravissimi CIRCUS MAXIMUS hanno saputo snellire quel genere, rendendolo più song-oriented ed ecco che il genere si è semplificato, ma non banalizzato, acquisendo grande impatto sonoro e migliorando in termini di ricerca melodica. Ovviamente poi ci sono eccezioni irripetibili come gli HAKEN, dove tecnica vorticosa, poliritmia e melodie ricercate diventano un tutt’uno.

Torniamo indietro nel tempo anche stavolta vi chiedo cosa o chi vi ha fatto decidere di creare i Mind Key?
Dario De Cicco: La questione è molto semplice. Nel 1998 facevo parte di una power metal band chiamata EXSURGE DOMINE – poi divenuta SILENT FIELD – dalla quale fui cacciato in malo modo. Forse me lo meritavo chissà…ahahah. Al momento ci rimasi molto male, ma in realtà mi persi d’animo per pochissimo tempo, perché in realtà il power-metal che suonavo coi suddetti non era proprio il genere che avrei voluto continuare a suonare. Io volevo mettere su una band che mi consentisse di suonare quel che avevo in mente: e cioè cercare di plasmare i generi musicali che all’epoca amavo di più nell’ambito rock-metal. Quindi il mio tentativo era di fondere il sound del progressive metal e le melodie dell’hard rock, rock melodico e AOR. L’incontro con Emanuele è stato provvidenziale e insieme abbiamo fondato i MIND KEY (anche se il nome venne poi scelto più tardi). Lui incarnava l’anima più progressive rock tra noi due, mentre io quella più “cafona” hard rock, pomp, melodic-aor ma sempre da amante del progressive come lui. I primi esperimenti di questo connubio sfociarono sul primo brano scritto e cioè “Secret Dream”, poi divenuta la opening track del nostro debutto “Journey Of A Rough Diamond”. Si tratta di un brano piuttosto derivativo del sound   di band come Shadow Gallery e Dream Theater, ma qualche germe di quel che sarebbe diventato il nostro attuale sound   si può già rilevare. E’ ancora oggi un brano che amiamo molto riascoltare ed eseguire. Ed eccoci qua!

Il significato del nome?
Dario De Cicco: Guarda…la mia risposta ti potrà sembrare frivola ma è andata davvero così. All’epoca della prima demo-tape (lontano 2000) si doveva scegliere il monicker per la band. Ognuno portò la sua lista di nomi e poi…un po’ come nella scena di “Aprile” di Nanni Moretti, quando lui e la moglie sono intenti a scegliere il nome del figlio…abbiamo fatto i quarti, le semifinali e le finali per la scelta democratica del nome. Se devo essere sincero era un nome che non mi convinceva appieno…ma ormai non me ne separerei mai…Se Emanuele ha qualche significato recondito da suggerire…non so!!
Emanuele Colella: E’ stato uno dei momenti più ridicoli che abbiamo attraversato…beh forse lo avrò anche avuto nella mia lista, non lo so e non ricordo, ma in confronto ad alcuni proposti da Dario (ne annovero uno su tutti, LORD MISTERY… e con questo ho detto tutto), MIND KEY era quello che suonava meglio o che poteva dare un senso a quello che ritengo sia la musica: un mezzo di comunicazione che va aldilà della conoscenza ed apre la via verso l’anima di ognuno (e con questo mi merito un applauso).
Dario De Cicco: Aggiungo che anche Emanuele in merito a nomi forniti non era da meno…in quanto a raggiungimento del ridicolo…però effettivamente Lord Mystery….era qualcosa di improponibile…E poi…cercavamo qualcosa che non andasse nei soli cliché direzionali tipici del metal…con i soliti “suffissi”…SKY, FIRE, TIME, FLY e amenità del genere…E alla fine…abbiamo scelto Mind….che tra quei suffissi….è proprio tra i più inflazionati! Ahahahahah….

Ritorniamo ad oggi, di cosa trattano i testi?
Emanuele Colella: Facciamo prima ad andare con ordine. “ALIEN IN WONDERLAND” è ispirato a “Un Marziano a Roma” di Ennio Flaiano, romanzo breve surreale di grande impatto. “HANK (THE BLAZING EYES”) è totalmente ispirato dalla figura straordinaria di Charles Bukowski, autore che mi ha ispirato tantissimo, e nello scrivere il brano credo di aver avuto in lui un lume tutelare sia nella parte testo che musica. “HATE AT FIRST SIGHT” racconta di coloro che giudicano qualunque situazione e persona ancor prima di avere la minima informazione in merito. Dedicata a coloro che giudicano sull’onda del pregiudizio. Dario, autore del brano, dice di essersi ispirato a Lucio. Quando lo ripete, scherzando, Lucio non sa mai se prendersela o sentirsi più preso per i fondelli ahahahah. “ANGRY MEN” è di chiara ispirazione cinematografica, altro topic importantissimo nei nostri testi. Il testo è ispirato dalla visione del capolavoro di Sydney Lumet “LA PAROLA AI GIURATI” (in inglese “12 ANGRY MEN”) che racconta del processo di un ragazzino accusato della morte del padre: l’azione si svolge tutta all’interno di una camera di consiglio della giuria chiamata a giudicare il ragazzino. All’inizio i giurati appaiono all’unanimità volti a condannarlo a morte, ma poi il “ragionevole dubbio” di uno dei giurati (nel film interpretato dal grande Henry Fonda), ingenera in ciascuno dei giurati, uno alla volta, il dubbio di una condanna ingiusta. Fino a sovvertire il giudizio in maniera inaspettata. Non lo avessi visto, è un film che ti consiglio caldamente: un vero capolavoro. “HANDS OFF CAIN” è un atto di accusa contro la pena di morte. E’ infatti ispirato dal nome della famosa associazione “Nessuno Tocchi Caino” di cui Dario è un convinto sostenitore. “BE-POLAR” è un brano che nel titolo dice tutto, parla appunto delle sensazioni di un soggetto bipolare. E anche musicalmente appare un brano caratterizzato da una certa “bipolarità”. “OBLIVION” è un testo scritto da Lucio, che ne ha scritto anche la parte musicale che Dario ha completato in alcune parti. E’ un testo che racconta delle emozioni legate alla costante paura di restare eternamente incompiuti, in una fase, appunto, di oblio ma che poi alla fine vede il main character del brano venirne fuori. “PSYCHO WORLD” parte da una frase di Jung contenuta nel testo e discorre dei meandri della mente umana. Con “VERTIGO (WHERE THE COLD WIND BLOWS)”, ritorna l’ispirazione cinematografica. Il testo di Dario è ispirato a un altro capolavoro del cinema classico, “VERTIGO” appunto del grande Hitchcock. “PURE HE/ART” è un atto di amore verso l’arte, generalmente intesa, come autentica scintilla di forza per le persone. Testo scritto da me che non lascia adito ad alcun dubbio. L’arte è il fuoco che per fortuna ci spinge a migliorarci e a fronteggiare ogni avversità. Infine “NON-EXISTENCE”, brano completamente scritto da me e ispirato al grande romanzo di Italo Calvino “Il Cavaliere Inesistente”.

Dieci anni di distanza dal vostro precedente album, perché tutto questo tempo?
Dario De Cicco: come ti dicevo all’inizio purtroppo sono stati 10 anni pieni di problemi. Il mio problema di salute è stato quello più delicato, ma nel frattempo ci sono stati anche dei cambiamenti importanti che però hanno un po’ anche frenato il processo realizzativo. Emanuele nel 2014 si è trasferito per qualche anno in Inghilterra. E qualche mese più tardi anche Lucio, che professionalmente è un ingegnere informatico, si è trasferito prima a Francoforte e attualmente risiede a Darmstadt. Nel 2015 mi sono sposato e un anno dopo sono diventato papà di Delia. Insomma un po’ di cambiamenti che hanno un po’ dilatato le distanze geografiche tra noi e non reso sempre semplice il completamento dell’album. Ma oggi siamo qui con un album di cui siamo pienamente soddisfatti.

Che differenze ci sono tra i vostri tre lavori?
Lucio Grilli: Credo sia innegabile l’evoluzione del song-writing dei Mind Key: un’evoluzione che l’ha vista passare da “JOURNEY OF A ROUGH DIAMOND”, più prog-metal oriented a “PULSE FOR A GRAVEHEART” dove già il prog-metal si fondeva in maniera più significativa con l’hard rock melodico, fino ad arrivare al nostro MKIII. Quest’ultimo pur mantenendo un’impostazione eminentemente “metal-melodic-prog”, ha visto, a nostro avviso, affinarsi sempre di più il song-writing verso una direzione “song-oriented”, proprio per la nostra influenza hard-rock/Aor. Tutti noi siamo cresciuti ascoltando Symphony X, Pagan’s Mind, Pain of Salvation, Dream Theater, Queensryche ed Evergrey, ma al contempo ascoltando band insuperabili quali Whitesnake, Journey, Giant, Bad English, Europe, Foreigner, Winger, Signal. & Co. Tutte queste band sono state fondamentali per noi e credo che “ALIENS…” rispecchi parecchio questa nostra volontà di plasmare le due sonorità. Sono convinto infatti che il termine più giusto per identificare il nostro sound, sia oggi semplicemente “Melodic Metal”. Senza ulteriori precisazioni.

Quale secondo voi vi rappresenta di più?
Dario De Cicco: Mi rendo conto sia banale dirlo in un periodo di promozione del nuovo album, ma credo che con “MKIII- ALIENS IN WONDERLAND”, i MIND KEY hanno definitivamente trovato la loro strada, il loro sound. Quindi ritengo sia il nostro album più rappresentativo e maturo.
Ciò non toglie che in futuro si possa intraprendere scelte anche diverse, nuove…che ad oggi non possiamo prevedere

Mi ha colpito molto Pure He/Art, sia musicalmente dove oltre al progressive metal ci sono influenze AOR e di Hard Rock melodico e sia il titolo, perché lo slash che spezza la parola heart?
Lucio Grilli: Fabio, ti ringrazio molto per i complimenti sul brano. Musicalmente è un brano scritto da me e poi completato con Dario su alcune parti compositive e sull’arrangiamento generale. E’ un pezzo di cui vado molto fiero, e sono contento tu abbia colto pienamente il target di quel brano. E’ probabilmente uno dei pezzi più melodic-rock/oriented di tutto l’album, ma non perdendo mai quelle ritmiche serrate e sincopate tipiche del progressive metal. Che, in generale, è un po’ quello che tentiamo di fare. Ecco perché ci piace, nel nostro caso, molto di più parlare di “melodic metal” che di metal-prog. Ma va bene anche questa di etichetta, in fondo.
Emanuele Colella: Sul titolo e sul testo rispondo io essendo una mia creatura. Beh in realtà è un semplicissimo gioco di parole che, di solito, mi piace fare quando capita di scrivere un testo. Non è altro che la personificazione dell’arte, nel suo concetto generale (quindi compresa quella figurativa e plastica). La parte relativa al soggetto (He) intende proprio l’arte in quanto qualcosa di vivo e che è parte dell’uomo. Naturalmente la parola successiva “Art” è il concetto generale di cui dicevo prima, ossia una forza interiore che desidera comunicare o, comunque, quantomeno “straripare” verso l’esterno. Le due parole insieme creano la parola inglese Heart (cuore) che rappresenta, almeno per me, il battito che scandisce ogni singolo nostro giorno.

Cosa ne pensate di questo ritorno al vinile?
Lucio Grilli: Credo che in un momento come questo in cui la tecnologia evolve così rapidamente, un piccolo ritorno al passato sia più che ben accetto. Ad essere sincero di vinili ho avuto la sfortuna di ascoltarne troppo pochi finora, ma in quelle poche circostanze, ne sono rimasto profondamente colpito. È come se ci fosse una dimensione in più rispetto a quella standard, un asse immaginario che rappresenta l’emozione dell’ascoltatore e quella del musicista. La percezione risulta diversa, più umana, più “sentita” da ambo le parti, e questo rende tutto magico. Ricordo ancora oggi con grande affetto forse il mio primo vinile, ascoltato con un amico in uno store di prodotti audio Hi-Tech: ebbene ascoltammo Shine On You Crazy Diamond dei Pink Floyd e, sebbene io non sia un loro fan, rimasi cosi ammaliato dall’atmosfera che si venne a creare che promisi a me stesso che un giorno avrei comprato una piastra, un ampli e due casse e avrei proseguito quel piccolo viaggio iniziato allora. Sono un sostenitore dell’analogico, sebbene io riconosca la straordinaria varietà di scelte che il digitale offre: ma è più forte di me, la puntina che struscia e quella fruscio che talvolta “disturba” l’ascolto che contraddistingue il vinile, credo abbia ancora oggi, nel 2019, l’X-Factor!

State programmando un tour di supporto?
Emanuele Colella: Certo che sì, c’è tanta voglia da parte nostra di tornare ad esibirci, è passato davvero troppo tempo! Vogliamo che i nostri fan ascoltino i brani di MKIII – AIW dal vivo, credo lo meritino più di tutti vista la pazienza che hanno avuto! Un po’ lo meritiamo anche noi, ne abbiamo passate tante e ricevere il giusto feedback emotivo dalle persone che ci seguono sarebbe un regalo grandissimo. Stiamo organizzando e valutando un po’ di situazioni, come puoi immaginare non è proprio semplicissimo riuscire a mettere insieme persone sparse in giro per l’Italia e l’Europa, ma c’è tutta la volontà di proseguire dal vivo ciò che è iniziato in studio.

C’è una chiave di lettura per capire meglio l’album?
Emanuele Colella: Da un punto di vista musicale forse è importante tenere a mente che questo lavoro è il frutto di un percorso che abbiamo cominciato molti anni fa e che si è rivolto come direzione all’aver prestato molta attenzione al fattore compositivo ed agli arrangiamenti che al resto. Credo che se da un lato sia un disco facilmente digeribile e con una struttura non complessa, necessità più ascolti per carpirne il senso; mi riferisco per esempio ad alcuni arrangiamenti e richiami che alcuni strumenti fanno in diverse parti di ogni singolo pezzo e che poi verranno riproposte magari dalla voce. Esempio più palese è nella opener “Alien in Wonderland”: la parte centrale del solo di chitarra non fa altro che anticipare la melodia che verrà ripetuta dal coro finale prima della chiusura della song. Dal punto di vista delle lyrics, invece, poiché molte sono basate su trame di alcuni film o libri di cui siamo appassionato, magari sarebbe utile consigliare anche una visione o lettura. Per esempio Non-Existence è ispirata al “cavaliere inesistente ” di Calvino, magari avendo questo spunto è anche più facile capirne il senso.

Chiudete l’intervista come volete, un messaggio per chi leggerà ad avvicinarvi alla vostra musica.
Dario De Cicco: Beh, anche se non è semplice, ci proverò. La metto pure tra virgolette…a mo’ di annuncio pubblicitario. “Se amate la melodia, le song in pieno stile anni ’80 dei grandi gruppi aor, hard rock melodico, ma non riuscite a fare a meno delle ritmiche rocciose e sincopate in unisono con doppia cassa e basso, il tutto condito con linee vocali potenti, melodiche e intense, ‘MKIII- ALIENS IN WONDERLAND’ e l’album che fa per voi! Credo possiate essere in tanti. Ergo…accattatavillo!” Eh!?!? Non male dai…
Minde Key: Ciao Fabio, e grazie da tutti noi per lo spazio concessoci e per la bella recensione che ci hai voluto donare.

FABIO LOFFREDO

Band:
Aurelio Fierro Jr.: Voce
Dario De Cicco: Pianoforte e tastiere
Emanuele Colella: Chitarra
Lucio Grilli: Basso
Mirko De Maio: Batteria

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