Martæ – Intervista alla giovanissima cantautrice
Ciao Martæ e benvenuta su Tuttorock! Presentati ai nostri lettori con tre aggettivi…
Ciao a tutti! Beh gli aggettivi che userei per descrivermi sono determinata, sensibile e forte.
Sei giovanissima, come è nata la passione per la musica? Chi sono i tuoi mentori musicali?
In realtà è stato un percorso naturale, un po’ come una propensione che doveva nascere: ho iniziato a cantare e a suonare da piccola, per gioco, poi mi sono iscritta alle medie ad indirizzo musicale, ho poi continuato a suonare e a scrivere canzoni finché non ho deciso di farne il mio lavoro e allora mi sono iscritta al Conservatorio e ho fatto un Ep. Per quanto riguarda il miei mentori musicali, per questo Ep sono stati Davide Lasala e Andrea Fognini dell’Edac Studio di Como, che mi hanno supportata e sopportata durante le registrazioni e la creazione di questo lavoro.
Parliamo del tuo primo album “L’Ultima Volta” pubblicato il 14 giugno, ti ricordi quando hai iniziato a comporlo? C’è stato un episodio che ha fatto scaturire la tua “vena compositiva” riguardo i testi?
Credo di aver iniziato a comporre questo Ep senza rendermi conto di farlo; mi spiego meglio: ho iniziato a scrivere canzoni mie perché sentivo la necessità di dire quello che pensavo, quello che provavo ecc, ma non sono brani nati in funzione di essere racchiusi in un Ep, non sono partita subito con questo obbiettivo. La concretizzazione del progetto è nata dopo, un po’ come un’illuminazione e quindi ho deciso di riunirli ne “L’ Ultima Volta”. Posso dire però che il primo pezzo è stato scritto circa due anni fa, che è “Amelia” e, di conseguenza, tutti gli altri. La mia vena compositiva riguardo i testi penso che sia una cosa innata, dovuta al fatto che ho sempre letto molto e quindi sia una conseguenza del linguaggio con il quale ero a contatto.
Hai detto queste parole “le tracce dell’EP rappresentano ognuna una parte di me, una parte della persona che ero. Ogni pezzo è una sorta di esorcismo necessario per potersi comprendere, guardarsi dentro e poi comunicarlo alle persone. E quando sei pronto a dirlo (cantarlo in questo caso) non ne senti più il peso. Il disco parla di tante cose, alcune canzoni parlano di mitologia, altri di letteratura ma alla fine ci sono sempre io dentro. Dietro ad ogni parola, figura c’è sempre Marta”. Un pensiero molto maturo e lontano dai discorsi che a volte i tuoi coetanei si ritrovano a fare. Quasi che lo scrivere e il cantare siano una sorta di catarsi in cui ritrovarsi… Com’è coniugare la scuola, il mondo frettoloso e fatto a volte solo di web con l’essere una cantautrice?
Diciamo che non sono una grande estimatrice del mondo in cui viviamo, lo trovo molto chiuso e retrogrado per alcune cose, partendo per esempio dalla scuola; se ci riferiamo alle superiori beh, è stato un inferno. Purtroppo chi non conosce l’ambiente musicale non lo rispetta minimamente e per loro saremo sempre e solo persone che ogni tanto strimpellano la chitarra; non si rendono conto che per noi fare questo percorso significa fatica, allenamento, perfezionarsi ogni giorno, fare i conti con un paese che non ci supporta come artisti, delle sere a montare e a smontare il palco fino a tardi, della fatica anche fisica che comporta studiare uno strumento o canto, perché comunque ci vuole una forza muscolare che permetta la resa dell’ esecuzione (se no due ore di concerto le finisci in barella), del fatto che ci mettiamo a nudo quando suoniamo e ci vuole un grande coraggio e, di tutto quello che ne consegue. Ma per fortuna sono uscita dal liceo dove la maggior parte dei professori mi ha sempre denigrata o reso la vita impossibile e, ora finalmente sono al Conservatorio. il mio rapporto con i social diciamo che è conflittuale, non sono una troppo attenta a tutte quelle regole sugli orari, sulle foto in un certo modo, sul postare ogni due giorni, ma mi rendo conto che ormai siamo un popolo digitale e quindi sto cercando di migliorare nonostante preferisca sempre un bel concerto.
Quanto è importante la letteratura, l’epica e lo studio della lingua italiana per te e ai fini della scrittura dei brani? Hai uno scrittore preferito o un libro che ami rileggere?
È importante perché è il mondo nel quale mi sono rifugiata per anni ed è stato il metro con il quale giudicavo le cose e che poi si è riversato nei brani. La mia scrittrice preferita è Isabel Allende, sia per i temi che tratta sia per il modo che ha di scrivere, la trovo sublime e il libro che amo rileggere è suo, si chiama “Amore” ed è una raccolta di brani tratti dalle sue opere più significative, tutti spezzoni di scene d’amore.
Il 4 luglio hai aperto ai Bastille, cosa ti porterai dentro di te di questa esperienza? Ti piace la dimensione live?
Il concerto dei Bastille beh, direi che non ci sono parole per descrivere quello che ho provato sul palco: l’esperienza più bella della mia vita, niente di meno. Quello che mi porterò dietro è sicuramente il pubblico attento e partecipe che mi ha dato una forza che mai avrei pensato di avere, la professionalità dell’evento, conoscere i Bastille di persona, le 3000 persone che battevano le mani e applaudivano. Io amo la dimensione live, soprattutto quella intima, in stile Sofar e beh, quella che ho avuto l’onore di provare aprendo il concerto dei Bastille.
Ora ci saranno altri live? Come si evolverà “L’Ultima volta”?
Per la questione live penso riprenderò a settembre, cercherò di portare in giro “L’Ultima Volta” il più possibile.
Grazie Martæ e buona musica sempre!
Grazie a te Monica!
MONICA ATZEI
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Insegnante, classe 1975, medioevista ed immersa nella musica sin da bambina. Si occupa per Tuttorock soprattutto di interviste, sue le rubriche "MommyMetalStories" e "Tuttorock_HappyBirthday". Scrive per altri magazine e blog; collabora come ufficio stampa di band, locali, booking e con una label.