MARTA SUI TUBI – Intervista alla band
Sono molto felice di incontrarvi in occasione della riedizione del vostro primo album “Muscoli e Dei”.
CP – È la stessa edizione
GG – abbiamo aggiunto dei demo, che non c’erano nella prima versione.
È una piacevole simmetria per me, incontravi la prima volta, mentre siete in tournée nuovamente con questo album, perché mi dà modo di domandarvi come siano cambiate queste canzoni nel corso della vostra carriera, dato che presumo che una canzone sia qualcosa di “vivo”, dal testo a come viene portata in scena…
CP – Come dici tu, le canzoni sono vive ed affettivamente continuano a crescere nel tempo, tanto che è successo che ci mettiamo a fare gli scemi sul palco ed il pubblico sembra dir “no, non puoi prendere in giro questa canzone”, perchè forse gli ricorda qualcosa ed è rimasta ferma nell’immaginario, mentre noi cerchiamo di farle respirare, vivere ed evolvere in qualche maniera. È impossibile rifarle come 12 anni fà.
IP – Questa sera siamo in tre, ma queste stesse canzoni sono state proposte e riarrangiate aggiungendo parti di violino, per i concerti in cui suonavamo in 5. Quindi se vogliamo un cambiamento c’è, ossia che le riproponiamo così come sono state scritte in origine.
CP – Chissà, magari un giorno riorchestreremo tutto…
Beh, De Andrè lo ha fatto, togliendosi questa soddisfazione con la PFM…
CP – Si, è un’esigenza che ti arriva… è normale che tutto questo accada.
In questi 12 anni avete collezionato un sacco di concerti e tantissime collaborazioni con artisti diversi, mi sono domandata vedendovi sul palco del Fabrique, in occasione del “Xmas Party” di Rock TV, con tre band diversissime da voi, se potesse piacervi maggiormente collaborare con gruppi che trovate affini o al contrario contrastanti col vostro genere…
GG – No, non funziona così, non si tratta di questo. Tutto si racchiude in una semplice parola: “simpatia”. Se ci troviamo bene con un gruppo è facile che scatti la scintilla, è come un “flirt”. Non per forza il genere musicale deve essere simile, può anche essere agli antipodi, l’importante è che ci sia feeling ed è interessante vedere cosa ne verrà fuori sul palco.
Ci incontriamo questa sera a Bologna, città che vi ha nel cuore ed ha ospitato molti vostri concerti, diciamo che siete di casa qui. Voi avete calcato palchi molto diversi tra loro, dai più intimi a quello dell’Ariston per esempio, e molti altri. Mi domandavo quale tra queste situazioni sia quella che preferite, se siete ancora la band che ama gli spazi raccolti per il tipo di alchimia che si crea con il proprio pubblico…
CP – Questa domanda casca a “fagiuolo”, perché stiamo ritornando a suonare nei piccoli club in occasione della ristampa di “Muscoli e dei” ed è una cosa che ci stà dando grandi stimoli.
GG – Siamo nati suonando con un pubblico di 20 persone talvolta, quindi all’inizio per noi era una sfida, dovevamo trovare e conquistare il nostro pubblico. E questa è una dimensione molto stimolante ed adrenalinica, che perdi durante gli anni, perché fai tanti dischi, la gente viene canta le tue canzoni e sei molto più a tuo agio di quando ti ritrovi di fronte ad un pubblico che magari non ti conosce. San Remo è esattamente la stessa cosa, cioè puoi suonare davanti a persone che non ti conoscono ed è stimolante anche per quello, poi dall’altra parte non è il nostro pubblico, non è la nostra dimensione ideale. Lo abbiamo fatto perché era importante per noi, perché un artista non deve mai chiudersi nella sua nicchia, deve cercare sempre di raggiungere tante orecchie diverse, anche quelle che pensi che magari non ameranno mai la tua musica. Ma in fondo noi ci troviamo a nostro agio ovunque e dopo 12 anni di attività…
Da appassionata di musica, mi ha fatto piacere notare che spesso, quando una band esce con un nuovo album, c’è quella paura latente che vada a tradire sé stessa, la critica immediata è talvolta “no, non lo riconosco in questo album”, voi invece dopo così tanti di carriera avete ristampato il vostro primo album e sembra un po’ voler riconfermare un “noi siamo ancora questi”, coerenti con la nostra idea iniziale…
CP – Tu lo dici, ma in questo momento ci sto pensando anch’io…
Ve lo domando…
GG – 12 anni fa abbiamo stampato questo album, le cui copie andarono esaurite in breve tempo, successivamente abbiamo stampato il secondo e da lì in poi ne abbiamo prodotto uno ogni due anni, quindi non c’è mai stato il tempo di riprendere e riproporre la ristampa di questo.
CP – Molti ce lo domandavano, ma noi non trovavamo il modo e nel frattempo sono passati 12 anni.
GG – Nell’album dello scorso anno erano presenti dei pezzi riarrangiati per la formazione in 5, con alcuni inediti, quindi ci siamo detti fosse giunto il momento di ristampare “Muscoli e Dei”
CP – E questa è la ragione tecnica, mentre la matrice istintiva è che in fondo è bello poter tornare alle origini, al lavoro di 12 anni fa, per vedere che siamo ancora qua, in grado di innovarci..
Premesso che sono cresciuta a pane e Lucio Dalla, vorrei leggervi questo passo della sua canzone, in cui credo di “avervi trovati”:
“Vorrei entrare dentro i fili di una radio
E volare sopra i tetti delle città
Incontrare le espressioni dialettali
Mescolarmi con l’odore del caffè
Fermarmi sul naso dei vecchi
mentre Leggono i giornali
E con la polvere dei sogni volare e volare
Al fresco delle stelle, anche più in là
Sogni, tu sogni nel mare dei sogni. (…)”
IP – Le Rondini…
GG – Conosciamo benissimo questa canzone…
CP – Ed ogni tanto la suoniamo pure…
So che l’avete cantata nel programma “Che tempo che fa” il 10 gennaio 2015, nella cornice di Palazzo Reale a Milano, durante la mostra di Segantini.
IP – ed anche nel Docu-film di Dalla…
Ho avuto la sensazione di trovarvi in questa canzone, le vostre origini diverse, questo vostro percorrere per chilometri l’Italia, quindi sentire i profumi dell’Italia stessa, essere sui giornali e le bocche delle persone, essere un’espressione rock, la prima forse più importante italiana del rock, siete stati considerati alfieri del Folk italiano…
CP – Io non risponderei a questa domanda, dì che s’è inceppato il telefono, non c’è nulla da aggiungere…
IP – Ci sono anche le “inflessioni dialettali”…c’è tutto.
GG – Sai, lui in quella canzone esprime la sua “leggerezza”, perché aveva una grandissima capacità di parlare alla gente e farsi capire, trovando dei risvolti veramente profondi, la sua “leggerezza” aveva un peso specifico notevole ed il fatto di passare attraverso i fili della radio, fare il nido sotto i portici, è quasi una ricerca di protezione, mettendo tutto sé stesso a disposizione della gente.
IP – è quello che era lui
CP – è vero. Mantenendo la forma umana soprattutto, con la metafora della rondine, un insieme di suggestioni ed emozioni… una meraviglia! Che te lo diciamo affare?!
Vorrei farvi solo un’ultima domanda, so che probabilmente avrete risposto già molte volte, ma mi piacerebbe per i lettori di TuttoRock poter approfondire con voi il discorso del “Crowfunding”, avendo avuto il piacere di intervistare Andy dei Blu Vertigo e Fluon, che si è avvalso di questa opportunità per finanziare il suo ultimo album.
GG – Si, si è avvalso della mia piattaforma “Music Raiser”.
Fantastico, quindi è una possibilità di cui possono avvalersi anche artisti affermati, non serve unicamente a lanciare nuove band.
GG – No, è per tutti. È uno strumento a disposizione di chiunque, può rivolgersi a musicisti, ma anche a coloro che vogliono organizzare un evento, abbiamo finanziato Apps musicali, colonne sonore, qualsiasi cosa davvero… Ed il meccanismo è molto semplice, proponi il tuo progetto a Music Raiser, fai una tua scalatetta di un compenso, la gente finanzia il tuo progetto, ma non a fondo perduto, ma a fronte di qualcosa che tu prometti in cambio. Questo qualcosa può essere molto vario, per esempio un ringraziamento speciale all’interno del disco, magari firmato con dediche, un concerto od un ingresso nel backstage del concerto, può essere di tutto. Questo strumento oggi funziona molto, perché la discografia, così come la conosciamo è morta. Chi vendeva centinaia di migliaia di dischi, oggi ne vende migliaia, chi migliaia oggi centinaia… chi era emergente allora, vendeva magari poche centinaia di copie ed oggi meno. La discografia musicale oggi ha pochissimi soldi per investire sui nuovi talenti, che molto spesso si autoproducono. Ecco Music Raiser dà la possibilità di autoprodursi attraverso la sua piattaforma, facendosi conoscere in modo più ampio e promozionale importante. In pochi anni di attività abbiamo finanziato oltre 500 progetti, distribuendo circa 1.500.000 € tra musicisti ed addetti ai lavoro.
Bene, io vi ringrazio e non vedo l’ora di ascoltarvi sul palco.
GG – E noi ringraziamo te…
Ci salutiamo e poco dopo inizia un concerto in cui Giovanni viene portato sul palco sollevato dal suo pubblico… I Marta sui tubi sono così, a mio avviso: scaldano il cuore dell’Italia e lo fanno volare.
ELENA ARZANI
Membri:
Giovanni Gulino , Voce
Carmelo Pipitone, Chitarre
Ivan Paolini, Batteria
Live report del concerto
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Elena Arzani è Docente presso la University of the Arts London di Londra. Fotografa e Consulente in marketing, comunicazione e social media management, segue artisti e progetti del settore culturale e moda e musica. Master di Laurea in Design Studies, presso il Central Saint Martin's di Londra, ha completato la sua formazione tecnica al Sotheby's Institute of Arts di NY ed alla 24Ore Business Schoold di Roma. Tra le sue collaborazioni, illustri aziende ed iconiche personalità della cultura contemporanea, da Giorgio Armani, Tina Turner, Aubrey Powell, a Guerlain, Fondazione Prada, e molti altri. Elena Arzani, Art Director di Tuttorock - elena.arzani@tuttorock.com