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MARIO CASTELNUOVO – Intervista al cantautore romano

MARIO CASTELNUOVO – Intervista al cantautore romano

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Quarant’anni di carriera per Mario Castelnuovo, cantautore romano che negli anni ottanta partecipò anche al Festival Di Sanremo. Poco prima del lockdown fece un concerto nella Dogana Veneta di Lazise nell’ambito della rassegna “Lazise – Canzoni D’Autore”. Il tutto è documentato nel DVD “Mario Castelnuovo In Concerto e c’è anche un CD singolo con due brani nuovi, ma ci spiega tutto il cantautore in quest’intervista.

Ciao Mario, come stai? Benvenuto su Tuttorock.com. Inizierei subito con il parlare di questa tua nuova uscita, un DVD live invece di un nuovo Cd, perché questa scelta?
Ciao Fabio, tutto bene grazie! Per prima cosa perché non lo avevo mai fatto e quindi mi sembrava una cosa curiosa e interessante. Si tratta di un concerto che ho fatto prima delle prima chiusura per l’emergenza covid, prima del lockdown, qualche giorno prima di quella famigerata chiusura di febbraio, in un luogo molto bello e suggestivo e che andava anche al di là dal punto di vista scenografico dei soliti concerti.

Oltre al DVD c’è anche un cd singolo con due nuovi brani, “Guarda La Luna Nina” e “Stanotte Ho Affatto Un Sogno”.
Esattamente, c’è il DVD che comprende tutto il concerto di circa un’ora e mezza o giù di li, con vari brani di una parte di ciò che ho fatto fino ad ora e ci sono poi i due brani inediti che hai citato tu, ma in un CD a parte, nello stesso contenitore c’è il DVD separato dal CD.

“Guarda La Luna Nina” è dedicato a tua figlia, mentre “Stanotte Ho Fatto Un Sogno” a tua moglie.
Diciamo che per sintetizzare è così. Io 12 anni fa ho assistito alla nascita di mia figlia, l’ostetrica mi prese per un orecchio e mi ha portato dentro. Posso dire di avere assistito al vero e unico miracolo della mia vita, è emozionante al massimo vedere la nascita di una vita già in generale, poi se quella vita che sta per nascere è tua figlia, capisci che l’emozione è massima. C’era poi tutto come contorno quel giorno, c’era il Tevere, c’era Roma, c’era l’Isola Tiberina e più che altro mi era venuto in mente che una delle più belle canzoni tradizionali romane è “Barcarolo Romani”, che parla proprio del Tevere e di una Nina, ma è una canzone triste, quella Nina muore, mentre io sono rimasto veramente folgorato da quello che ho assistito e mi è sembrato giusto scrivere una sorta di “Barcarolo Romano” alla rovescia, qui una Nina nasce, sempre come Teatro di una Roma e del Tevere. L’altro brano effettivamente è dedicato ai miei genitori, più che altro un ricordo, quando preparavano la cena, una vita quotidiana con loro. Ho cercato di prendere spunto da qualche vecchia fotografia e ho costruito la canzone con un arrangiamento molto minimale, un bianco e nero, l’emozione o arriva o non arriva, perché quando scrivi una canzone oggi è più difficile togliere che aggiungere, oggi ci sono mille modi per arricchire i suoni e è quindi importante essere attenti all’essenza delle cose, quindi è come se avessi scritto la musica per una cartolina in bianco e nero. Può essere un ricordo anche di un amico, una persona amata, una canzone semplice, voglio sfatare così quel mito che i cantautori devono essere per forza eleganti nelle loro emozioni e si cercano paroloni a volte incomprensibili e che a volte non toccano le corde dell’anima. Io cerco di vivere in un modo semplice e quando scrivo cerco di restituire le emozioni che provo in maniera altrettanto semplice.

Questi due brani quindi preannunciano che stai pensando a nuovi brani per un nuovo album?
Posso dirti che quelli già ci sono, ho dei cassetti, come si usa dire, pieni di materiale, forse anche troppo pieni. Il problema è che è un tic, quello di scrivere è un tic, come in un film, ora non ricordo il titolo, ma uno dei protagonisti era Peppino De Filippo che era musicista di una band di carabinieri se ricordo bene e aveva questo tic, qualsiasi cosa facesse, gli veniva in mente una musica da scrivere, quindi anche io posso dire di avere quel tic di scrivere. E’ un bel tic, solo che in un’epoca come quella che stiamo vivendo dove si ascolta tantissima musica e se ne compra pochissima e bisogna quindi cercare di esserci ma con un minimo di filtro. Guarda tutto quello che è successo, mi è venuto in mente questo ora, Giggi Proietti, Stefano D’Orazio dei Pooh, al virus che ogni giorno uccide tantissime persone, va tutto troppo veloce, una vita può essere tranciata da un minuto all’altro, quindi bisogna saper dosare e pensare.

Il disegno di copertina del DVD so che è frutto delle tue mani e di un altro tuo talento!
Quello dei disegni e dei ritratti è stata la mia antica professione, negli anni settanta facevo i ritratti a Piazza Navona, lo facevo proprio per lavoro, mi dava da mangiare. Ho sempre avuto questa passione, la passione di acquarellare, così come quella di scrivere canzoni semplici. Non mi piacciono quelle canzoni che hanno testi come se fosse cronaca, così come non mi piacciono quei libri scritti da scrittori che sembrano giornalisti, un artista deve saper scrivere in modo diverso da una cronaca da giornale, parole che facciano aprire almeno un minimo la valvola della fantasia.

Ripercorriamo la tua carriera. Anni 70 frequentavi il Folk Studio…
Si, ma Folk Studio negli anni 70 ma solo come spettatore! Non ci ho mai suonato!, c’ero sempre, ero un grande frequentatore anche perché allora abitavo a pochi metri dal Folk Studio e posso dirti che era un bellissimo periodo perché c’era la voglia di fare qualcosa, di emergere, non c’era questa cappa che c’è oggi, prima c’era veramente la voglia di dire qualcosa, oggi oramai abbiamo perso quasi tutto.

Sono poi arrivati gli anni 80 e il successo di brani come “Oceania” e “Sette Fili Di Canapa” e la tua partecipazione al Festival di Sanremo e mi sento di dirtelo, io non ti ho mai considerato un cantautore da Festival di Sanremo, eppure…
Eh! Nemmeno io guarda!!

…eppure eri li! Ma anche musicalmente erano e sono brani elaborati!
Si infatti, ma guarda che due o tre ore prima di andare in scena al Festival ho dovuto scrivere e spiegare il significato sia per la direzione del Festival che per la prefettura, dichiarare il vero significato del testo di “Sette Fili Di Canapa”, minacciando la censura del brano perché credevano che il mio era un inno alla droga. In realtà nessuno aveva capito niente perché io volevo parlare di tutto tranne che di droga perché era una favola alla rovescia e nella stessa serata c’era Vasco Rossi che cantava “Vado Al Massimo”. Però il Festival di Sanremo serve, lo dico sinceramente, in una settimana fai la promozione che faresti in più di sei mesi.

Oggi, sinceramente, ci riandresti?
Sfacciatamente ti dico di si per due ragioni, per primo per la ragione che ti ho detto prima, la seconda è perché avendo infranto le barriere di tutto, prima che tutto naufraghi bisognerebbe che qualcuno indicasse una strada per la sopravvivenza. Ti faccio un esempio, quando ero studente mi ricordo che venne criticato molto Pannella perché concesse un’intervista al quotidiano Il Tempo, che allora era ancora più schierato a destra di oggi e Pannella, che allora era un rivoluzionario vero, rispose candidamente “Ma scusate dovreste dirmi bravo invece di criticarmi, perché sono riuscito a proferire parola in un giornale che di solito declina le cose in un altro modo”. Questo per dirti che potrei dire anche io la stessa cosa, umilmente, tutte le volte che sono stato personalmente al Festival o ho mandato qualcun altro con le mie canzoni, come Paola Turci ed altri, siamo tornati vittoriosi quanto meno con il premio della critica, quindi questo è a riprova del fatto che bisogna vedere quale è il tuo scopo e il mio non è assolutamente quello di vincere.

Poi nel corso degli anni, parliamo degli anni 90 e del nuovo millennio, hai fatto altri album, hai scritto brani per altri, hai composto anche qualche brano strumentale, rimanendo però sempre un po’ in sordina, perché?
Ma quando si fa un lavoro come il mio bisogna imparare anche a porsi in un certo modo perché tutti dimenticano… guarda nel mio caso, ti parlo da spettatore, mi stanco di vedere sempre le stesse persone in TV o dove vuoi tu e che fanno sempre le stesse cose, mi piacerebbe che la televisione fosse un vero caleidoscopio di proposte nuove di cultura vera. Una volta c’erano anche molti programmi, prendi ad esempio quelli di Renzo Arbore, andavi lì, prendevi la chitarra e suonavi, se eri bravo andavi avanti, altrimenti andavi a casa. Oggi mi sembra che tutto questo non esista più, è tutto pre registrato, tutto patinato e quelli come me fanno molta fatica ad andare avanti.

Oggi si guarda prima al fatturato e dopo a tutto il resto cultura compresa!
Ma si, è così, bisogna prendere atto di questo cambiamento. Io avevo anche proposto per esempio, invece dei giudici, tipo a X-Factor e programmi del genere, mettiamoci direttamente i commercialisti, chi fa il fatturato più alto va avanti. Scherzo logicamente!! Ma stanno scomparendo grandi artisti, vedi Giggi Proietti, Stefano D’Orazio dei Pooh, personaggi, artisti veri che hanno tribolato e hanno fatto una dura gavetta prima di avere i giusti riconoscimenti prima di arrivare dove sono poi arrivati. Domani chi rimarrà? L’Arte bisogna anche guadagnarsela e chi crede nell’Arte ha mote difficoltà nell’immediato.

Una cosa che non sapevo, qui devo fare uscire la mia anima rock, è che tu hai scritto il testo di “Stella Bianca”, di Mario Fasciano e e Rick Wakeman, che è uno dei miei tastieristi preferiti. Come è nata questa collaborazione?
Si, facemmo questa bella avventura anni fa, ci conoscemmo qui a Roma. E’ stata una bellissima esperienza, tra i miei ascolti c’è anche il rock. Questa tua domanda mi ha fatto venire in mente un’altra cosa, spesso si parla di rock solo quando si sente il rullante della batteria, ma bisognerebbe spiegare che Bach è stato il primo rocker della storia della musica, perché il rock non è solo far rumore più forte, il rock è un’emozione più forte, una sensazione più forte. Io mi sono sentito molto lusingato quando lui ha voluto fare questa collaborazione, un signore del suo calibro, un musicista eccezionale, scambiarsi idee è stato molto bello, molto creativo, oggi invece chi fa questo mestiere è solo nella propria casa, nel proprio studio, nella propria dimensione, invece io cerco di fare incontri, cene per scambiare idee e opinioni. Il mio Maestro è sempre stato Lilli Greco, forse il più grande produttore italiano di cantautori, è colui che ha scoperto e motivato Paolo Conte, che ha avuto a che fare nei primi anni con De Gregori, con Venditti, una cena con lui voleva dire leggere due libri interessanti tutti insieme nell’arco di due ore, quindi quando spariscono questi personaggi la cultura ne risente, negli ultimi due anni sono scomparsi tantissimi grandi Artisti, senza che mi metto a fare i nomi. Un ragazzo di venti anni che fa musica ora, come fa ad assorbire le basi, oggi se accendi la televisione cosa c’è? “A Me Gli Occhi Please” del grande Proietti, io me lo sarò visto almeno una ventina di volte e vedendolo ho imparato qualcosa, oggi un giovane cosa assorbe? I giudici di X-Factor? Lo sappiamo cosa c’è dietro, ti dicono tutto, come ti devi vestire, come ti devi comportare come e quale telecamera devi guardare, il brano è pre registrato, tutto questo che c’entra con la creatività? Sicuramente è una platea che ti può permettere di diventare un uomo o una donna di spettacolo ma non un Artista, che è ben diverso e sempre come diceva Lilli Greco, “’A robba o ce l’hai o non ce l’hai”….

Siamo sulla stessa lunghezza d’onda, la penso anche io come te!! Purtroppo la situazione rimarrà sempre questa, anche se posso dirti che in Italia di ottimi musicisti, di bravissimi artisti giovani ce ne sono molti, il problema è che non se ne parla, anche avendo un pozzo di informazioni come internet.
Si hai ragione ce ne sono tantissimi, ma non riescono ad emergere per il ragionamento che ti facevo prima. Io in passato per una decina di anni ho curato la direzione artistica di un festival in Abruzzo, come artisti principali c’erano nomi conosciuti per attirare, ma come prime esibizioni, c’erano fior fiore di artisti e musicisti, bravissimi, ma sono spariti!! Oggi vogliono fotocopie, di Mina e di altri grandi nomi, non vogliono per esempio chi si dedica a fare musica con il cervello come Frank Zappa, perché vengono definiti iconoclasti, pallosi ed è tutto quello che la televisione non vuole assolutamente. Altro esempio, questo discorso che stiamo facendo io e te, in televisione non lo puoi fare e se lo fai sei fuori!

Ora una domanda che faccio un po’ a tutti in questo periodo. La musica è uno dei settori più colpiti per questa emergenza covid, tu come la stai vivendo sia personalmente che come musicista? Pensi che la musica può fare qualcosa?
Dal punto di vista personale e da musicista l’ho vissuta molto male, perché far uscire un cd o un dvd e poi non continuare a suonare live è controproducente. Avevo una serie di concerti programmati da ottobre a dicembre e invece ho dovuto annullare tutto. Quindi la vedo male, perché tutta la categoria è colpita, non solo noi musicisti, ma anche chi lavora dietro le quinte e sono veramente tanti e poi quando succedono queste cose purtroppo ti rendi conto che è un settore dimenticato, eppure durante i giorni di lockdown cosa ha fatto la gente? Ascoltava musica, guardava un film, quindi è una contraddizione, allora siamo necessari, non trasparenti! La musica si, può fare qualcosa, per l’anima sicuramente, ma facciamo anche noi la nostra parte, la scienza ci dice di metterci le mascherine? Allora mettiamocele queste mascherine!!

Ok grazie Mario, chiudi l’intervista come vuoi per il tuo pubblico!
Grazie a voi di Tuttorock, io lavoro tra gli altri con Stefano Zaccagnini, chitarrista romano molto bravo, ho lavorato molti anni con Mario Schilirò, da anni chitarrista di Zucchero, una persona splendida. Un abbraccio a tutte le amiche e gi amici di Tuttorock.

FABIO LOFFREDO