MARCO BARONI – Intervista al cantautore
Ho avuto il piacere di intervistare il cantautore Marco Baroni, proveniente da Sassuolo, città in provincia di Modena che ha sfornato tantissimi artisti in ambito musicale.
Ciao Marco, innanzitutto benvenuto su Tuttorock, hai pubblicato da poco il singolo “Picchio Rosso”, dedicato alla storica discoteca di Formigine che ha visto esibirsi artisti di grande fama come James Brown, Grace Jones, Vasco Rossi, i Pooh e tanti altri. Com’è nata l’idea di dedicare un brano a quel locale?
Ciao Marco, grazie dello spazio che mi dedichi. Questo brano nasce da una lunga amicizia con la famiglia di Mario Boni, l’ideatore, il fondatore, il conduttore di quel magico luogo che è stata la discoteca più importante d’Italia a cavallo tra il 1976 e il 1997, anno di chiusura. Frequento casa Boni da quando ero bambino, ho lavorato fianco a fianco con suo figlio Rossano (uno dei miei migliori amici) e sua figlia Nicoletta per anni come commesso nel loro negozio di dischi. Praticamente sono cresciuto dentro a quel negozio ed ho imparato ad amare la musica, ad appassionarmi e a capire che volevo fare questo di mestiere, cioè scrivere canzoni, cantarle e nel più fortunato dei casi, pubblicarle e farle arrivare il più lontano possibile. Mario Boni una sera mi ha chiesto di scrivere un brano che parlasse del Picchio Rosso, io ho colto la sua richiesta e ho fatto quello che mi viene più istintivo e facile, scrivere. Poi qualche giorno dopo sono tornato a casa sua con il brano scritto, gliel’ho fatto ascoltare e la sua reazione è stata entusiasmante. L’intento era quello di rievocare quel periodo, dal punto di vista di uno, io, che per motivi anagrafici non ho potuto frequentare il locale, la magia, gli amori di una sera, gli artisti passati da lì, alcuni come Vasco Rossi e Renato Zero hanno iniziato le loro carriere proprio li dentro. Poi per un paio di anni il pezzo è stato inserito nei miei live, e ogni tanto le persone (prevalentemente quelle passate per il Picchio) hanno cominciato a chiedermi dove poter trovare la canzone. Da lì, Mario Boni ha deciso di ricoprire il ruolo di produttore esecutivo del brano, realizzato da Alex Bagnoli (autore di hit internazionali e validissimo produttore) e così adesso esiste il pezzo prodotto e arrangiato, in più in una tiratura limitata in cd singolo, un’operazione anche un po’ controcorrente visto l’andamento del mercato discografico odierno dove quasi tutto è online. Abbiamo girato anche un videoclip realizzato da Jameskye che ha superato in meno di due mesi oltre 5.000 visualizzazioni. Considerando che è un’operazione realizzata grazie al contributo concreto del solo Mario Boni, lo considero un piccolo successo nella mia storia di semplice cantautore.
Come sta andando la promozione e la vendita del singolo?
Le cose procedono bene, e l’apprezzamento del pubblico è straordinario, un passo alla volta, il brano è sempre presente nelle mie scalette live, Radio Stella di Modena l’ha passata per settimane ampliando la sua divulgazione, i cd piano piano si vendono, ci sono ancora eventi importanti in programma e quindi è tutto in divenire, anche se posso affermare con assoluta sincerità di essere molto contento.
Tu vieni da una città, Sassuolo, e da una provincia, quella di Modena, che ha dato i natali a tantissimi cantautori, sei legato in particolare a qualcuno di essi?
La musica di Pierangelo Bertoli mi ha segnato fin da bambino, il primo concerto della mia vita fu il suo, era il 1991 e Pierangelo, reduce da un Sanremo strepitoso e da un tour da tutto esaurito, concluse quell’anno con un live al Teatro Carani (ora purtroppo chiuso). Negli anni a venire ebbi l’opportunità di conoscerlo meglio, frequentando assieme al mio primo produttore (già collaboratore di Pierangelo), la sua casa a Sassuolo, dove ho conosciuto anche il mio amico Alberto, figlio di Pierangelo con cui ho un rapporto di amicizia che ci ha portato a collaborare artisticamente (sporadicamente anche live) ai suoi brani. Questa estate ho co-scritto assieme a lui il suo singolo “Cervia” e ho suonato qualche chitarra nel suo album, lo ringrazio sempre per questo. Ricordo molto bene quando mio papà mi porto a conoscere Pierangelo per un semplice autografo, mi batteva fortissimo il cuore. Negli anni ho conosciuto e successivamente collaborato con Nek (Filippo Neviani), sono cresciuto anche con i suoi dischi, sono stato per anni iscritto al suo fan-club, ho visto decine di concerti suoi, e mai avrei immaginato che un giorno avrei potuto avere il privilegio di poter scrivere qualche brano con lui. Filippo è un grandissimo artista, le sue canzoni hanno fatto e stanno ancora facendo il giro del mondo. Gli sono grato per il tempo passato assieme a parlare di musica e a confrontarci artisticamente ed umanamente nel periodo della nostra collaborazione.
Pensi che ci siano più aspettative da parte del mondo musicale verso coloro che nascono in quella terra?
Non credo, e’ innegabile che la nostra terra ha sfornato talenti straordinari, però per quanto riguarda le aspettative, alla discografia non penso interessi da dove vieni, ma cosa hai da dire.
Com’è avvenuto il tuo avvicinamento al mondo della musica e chi sono stati gli artisti che ti hanno maggiormente ispirato?
Ho iniziato da bambino, volevo le cassette e i dischi al posto dei giocattoli, all’esame di terza media, mentre i miei compagni chiedevano ai genitori il motorino, mio papà mi accompagnò da Lenzotti Strumenti Musicali a Modena per regalarmi una chitarra acustica. Ho studiato un po’, qualche anno, poi ho preso in mano fatto da solo ed ho iniziato a scrivere le mie prime canzoni, intorno ai 12 anni direi. Gli artisti che mi hanno maggiormente influenzato provengono dagli ascolti di mio padre, riassumendo per motivi di spazio il grande Pierangelo Bertoli, Fabrizio De Andre’, Giorgio Gaber, Ivan Graziani, Claudio Lolli, Francesco Guccini, Francesco De Gregori, e crescendo ho avuto amori folli per i dischi di Samuele Bersani, Lucio Dalla, Luca Carboni, Daniele Silvestri e Gianluca Grignani. Gli artisti internazionali sono arrivati dopo, il rock di Seattle ha preso il mio cuore per molti anni, poi Bob Dylan, Paul Simon, Marc Cohn, Jeff Buckley, Jackson Browne, Peter Gabriel. Direi che possiamo interrompere la lista qui perché ho migliaia di dischi a casa e forse potrei citarne altri 200.
Il tuo incontro con l’autore Alberto Bertoni, raccontaci un pò com’è stato e quanto è stato importante per te.
Lo incontrai durante un live paesano assieme ad altri cantanti e artisti sassolesi. Ero l’unico che in quella sera cantava un pezzo proprio. Non ci conoscevamo, si avvicinò a mio padre esprimendo complimenti nei miei confronti e da lì cominciai a frequentare il suo studio. Abbiamo passato 10 anni insieme, credo con assoluta certezza che mi abbia insegnato a scrivere, a dare un senso alle parole, a non avere fretta e a lavorare sui concetti da esprimere nelle canzoni. Mi ha introdotto nella discografia che contava allora, centinaia di viaggi a Milano e Roma. Gli devo tutto quello che ho fatto.
Mi ricordo che, in occasione della tua partecipazione al Festival di Sanremo nella categoria Giovani nel 2007, dove cantasti la bellissima “L’immagine che ho di te”, tu raccontasti che facevi due lavori nella vita di tutti i gironi per poter inseguire il tuo sogno. È così anche oggi?
No, oggi le cose sono cambiate, faccio il musicista a tempo pieno, mi occupo di tante cose, dalla scrittura per me stesso a quella per altri, realizzo piccole produzioni nel mio home-studio e ascolto tutti quelli che mi scrivono o che bussano alla mia porta. Non è sempre facile, ma il live oggi se non sei popolare è l’unica fonte di sostentamento che ci rimane. Ho progetti nuovi in cantiere dopo tante collaborazioni e due album di inediti. Lavoro duro, non perdo le speranze e la curiosità. Mi nutro di musica e di lettura per mantenermi “sul pezzo”.
Tu hai scritto canzoni per Nek, Alberto Bertoli, Alessio Bernabei (ex Dear Jack), Cixi (X Factor 2012), Matteo Camellini (The Voice 2019) ed altri, c’è qualche artista di oggi con il quale ti piacerebbe collaborare?
Ce ne sono molti, amo la voce e la scrittura di Annalisa e di Francesca Michielin. Spero di poter fare ancora l’autore, non è semplice ma io non perdo mai il focus sulla musica e la scrittura. Continuo periodicamente ad inviare brani agli addetti ai lavori.
Hai cantato “Nel lago” di Alessandro Bono, in versione acustica, nel disco tributo a quello che era uno dei cantanti più promettenti della musica italiana degli anni 90, scomparso prematuramente nel 1994, lo conoscevi personalmente?
No, ero troppo giovane, capito’ per caso anche se io ero già un suo fan, ho tutti i suoi dischi, era un grande artista. È stato un piacere partecipare alle serate in suo onore e a quel disco, dove suonai con i miei amici Simone Leonini e Riccardo Boccolari. Ho conosciuto sua madre Luisa e ho avuto modo di farmi raccontare la vita di Alessandro. Ancora ascolto i suoi dischi, credo che avrebbe potuto regalarci altre grandi emozioni.
Cosa ne pensi della scena musicale attuale italiana, in cui è emerso un genere, la trap, che personalmente considero dagli scarsi contenuti, e il genere cantautorale (mi riferisco al cantautorato classico italiano, non all’indie) fa sempre più fatica a riemergere? Consiglieresti di intraprendere la tua stessa strada a qualche ragazzo che vorrebbe intraprendere una carriera nel mondo della musica?
Guarda, il rap, la trap, i cantautori non sono tutti privi di contenuto. La trap e il rap non mi appartengono pur ascoltandoli, rimanere aggiornati è molto importante. Credo sia cambiato il modo di scrivere, ma alcune cose sono di altissimo livello, mi riferisco a Mannarino, Brunori Sas, Vasco Brondi, Fulminacci, Dente, Levante e anche Calcutta.
Quali sono i progetti futuri di Marco Baroni?
Intanto continuiamo il lavoro su PICCHIO ROSSO, e poi continuo a suonare, a scrivere, voglio realizzare un terzo album, ci vuole tempo e molto lavoro ma non mi fermo mai ed ho già alcune canzoni che mi rappresentano molto.
Grazie mille per il tempo che ci hai dedicato, vuoi dire qualcosa ai lettori di Tuttorock?
Grazie Tuttorock, grazie a te per avermi intervistato e a voi lettori, una sola cosa…La musica e la lettura ci salveranno!
MARCO PRITONI
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.