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LUCIANO PANAMA – Intervista sul suo nuovo lavoro solista

LUCIANO PANAMA – Intervista sul suo nuovo lavoro solista

Per questa nuova intervista ho raggiunto telefonicamente Luciano Panama per parlare dell’album uscito il 20 ottobre 2017 dal titolo “Piramidi”, suo primo album da solista che contiene otto tracce rock dirette, sanguigne e senza fronzoli, sincere. Ma sentiamo cos’ha da raccontarci Luciano.

Ciao Luciano! Come stai? Come ti senti al debutto a questo primo album da solista?
Ciao Monica! Sto abbastanza bene e sono carico per questo EP…

Tu, voce e leader degli Entourage, sei alla prima prova da solista: come mai questa esigenza e come è nato questo lavoro?
Tutto è nato da una necessità, perché la band composta da tre persone, ha iniziato a lavorare in altri ambiti. Ognuno di noi ha iniziato percorsi diversi. Io invece sempre in sala prove; non era facile capire fra di noi cosa volevamo, avevamo fondato la band quando avevamo 20 anni… Io volevo continuare, avevo la necessità e quindi è nato “Piramidi”. Io sono polistrumentista, ho sempre suonato sin da bambino, sono un’autodidatta; avevo un sogno da piccolo: fondare un gruppo con gli amici di strada. E ci son riuscito… Mi sono laureato in medicina, sono un medico internista. Ma la musica è sempre stata con me, crescendo, anzi, è stata sempre più importante e ad oggi si è conclusa con “Piramidi”. Le strutture delle piramidi mi hanno sempre affascinato fin da bambino, son strutture particolari, tecniche e in più mi sanno di imprese, di spiritualità, sono un luogo di culto. Poi ci sono le piramidi di oggi, ma l’uomo non concepirà più di costruire le piramidi di una volta; ora ci si approccia alla vita in maniera diversa. Io abito nella punta più estrema della Sicilia e da qui vediamo due piloni, uno in Sicilia e uno in Calabria, io li vedo ogni mattina. “Piramidi” ha un senso importante nella mia vita, le piramidi hanno un senso importante. Ad oggi nell’album ho messo tante cose e l’ho chiamato “Piramidi” per questo motivo, considerando tutto l’insieme di questi motivi.

Hai detto che la musica è sempre stata con te, cosa ascoltavi, cosa ascolti e chi ti ha fatto capire tra i tuoi ascolti che questa era la strada per te?
Devo dire che ho la fortuna di avere un padre che è un grande appassionato di musica, quindi ringrazio sicuramente lui per i miei ascolti. Ad esempio mio padre ascoltava l’album “La mia banda suona il rock” di Fossati e all’interno c’era una canzone, Panama, forse è per questo che mi chiamo così. Poi tanto Beatles, ma anche Piero Ciampi ed il mio bassista preferito: Paul McCartney, amo il basso! Ma anche tantissimo Roger Waters, Led Zeppelin, Black Sabbath, Jimi Hendrix e Neil Young, quest’ultimo mi ha aiutato a scrivere questo album e specialmente il brano Hey My (all’improvviso) che riprende Hey Hey My My di Young. Da adulto mi sono avvicinato a Nick Cave, Tom Waits, al punk, ai Nirvana e ancora, Sonic Youth, Metallica e David Bowie, di quest’ultimo amo la sua forte connotazione e personalità. Sono variegato negli ascolti! Infatti vario anche all’interno dell’album. Non mi piace un unico mood, ma mi piace dove ci sono e si toccano anche i mood più estremi. Ora ascolto anche musica classica, sto frequentando il conservatorio e da due anni studio contrabbasso. Imparare a suonare gli strumenti ad arco mi aiuta ad avere una visione più completa e in Messina guerra e amore uso il contrabbasso arco e dita proprio per avere un altro suono; per me la musica è quella che mi piace ora, non ho più un genere preferito. Voglio trovare la mia unica e sola strada. Infatti per il mio progetto voglio evitare di stare solo nel mondo indie, ma voglio portare il mio percorso ovunque: senza etichette e senza generi.

Ora il mondo della musica è completamente cambiato con l’avvento di internet e dei vari social, come ti sei mosso per questo tuo progetto?
Prima comprare un disco era bellissimo, era bellissima l’attesa, ora sul web ascolti di tutto e nell’immediato, non devi aspettare. Ma la bravura dell’artista, secondo me è quella di trovare il linguaggio e dei contenuti per arrivare a tutti, ma questo non vuol dire snaturalizzarsi. Cercare il linguaggio giusto, questo si! Ad esempio “Piramidi” l’ho registrato e prodotto tutto da solo, ho fatto anche un percorso nella produzione del suono, ci sono tanti colori nell’ep; è un passaggio di duro lavoro. Io voglio con la mia musica aprire porte, non chiuderle, forse perché sono diventato un uomo più attento, più riflessivo, ma non so se migliore. La musica insegna delle cose, qualsiasi cosa tu faccia è importante per la tua natura di uomo e di musicista: devi trovare il tuo spazio nel mondo della musica.

La musica e la società…Mi viene questo accostamento dopo aver sentito le tue parole. Cosa ne pensi di questo?
La società è formata da importanti categorie, secondo me tra le più importanti vi è quella degli insegnanti; ma anche quella degli artisti e quella dei giornalisti sono importanti. Queste tre categorie sono importantissime nella società, se portano avanti il proprio credo. A mio parere se queste categorie lavorano bene, lavorano bene anche gli altri. Bisogna promuovere l’arte e la musica, bisognerebbe collaborare. Io vorrei che la musica fosse vista come cultura: la musica culturale, perché è cultura non solo intrattenimento. La musica non è moda, io non sono un musicista alla moda. Ad esempio la canzone Messina amore e guerra, l’ultima canzone che ho scritto, mi è venuta spontanea, per me è come se fosse la Napule è di Pino Daniele, perché nessuno ha mai cantato una canzone per Messina. Non parlo male della mia città, ma manca qualcosa perché lei sia completa: una etichetta discografica, una visione culturale e artistica più profonda. “Piramidi” è un disco che parla delle cose che mi stanno a cuore e questo vorrei che arrivasse a chi lo ascolta.

Ti ringrazio Luciano per questa bella chiacchierata e ti auguro di suonare sempre con tanti colori.
Grazie a te Monica e un saluto a Tuttorock!

MONICA ATZEI

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