LUCIANO PANAMA – Intervista all’artista
In occasione dell’uscita del nuovo singolo “MESSINA GUERRA E AMORE” tratto da “PIRAMIDI” ho intervistato l’artista LUCIANO PANAMA.
Buongiorno Luciano, piacere di averti sulle pagine di TuttoRock, vuoi iniziare a raccontarci come ti sei avvicinato alla musica e quali sono stati i tuoi primi ascolti?
Ciao Maurizio, grazie per la vostra ospitalità! Ho avuto la fortuna di avere in casa degli strumenti musicali perché mio padre amava la musica e suonava discretamente qualche strumento, così mi ha insegnato i primi accordi sulla chitarra e sulla tastiera; lui in gioventù è stato principalmente un bassista, ma non ha mai studiato musica in modo accademico, suonava per così dire a orecchio. Suonavamo cose diverse: dai cantautori italiani, Battisti, Fossati, Dalla, ai Beatles e tanti altri gruppi inglesi ed americani. Tutto questo accadeva tra i 6 e i 12 anni. Poi per un periodo ho fatto il dj, ho iniziato a scrivere le mie prime canzoni soprattutto rap e il mio percorso è cambiato, dal liceo in poi ho spaziato tanto, suonando vari strumenti in più formazioni e di vario genere musicale. Per un periodo mi sono anche allontanato molto dalla musica italiana e dalla melodia per sperimentare, comunque sono un autodidatta, ho un mio modo di studiare la musica e sono un fruitore molto variegato.
Hai iniziato suonando vari strumenti, basso, chitarra, batteria, il tuo preferito? Cosa usi preferibilmente come attrezzatura?
La mia prima batteria l’ho acquistata 80 mila lire, credo fosse il ’96-‘97, ancora oggi la suono e ha un suo timbro unico molto personale, è stata prodotta nei ’60 e sembra che con il passare degli anni acquisti sempre più carattere. Non ho uno strumento preferito, anche se chitarra e piano li uso per scrivere e quindi sono quelli che ho suonato di più in assoluto, ma basso batteria e synth restano per me fondamentali nella concezione di un brano e di un album nell’insieme. Nel tempo ho imparato a suonare il computer, la scheda audio, il mixer, insomma a registrare e produrre i dischi, non so neanch’io esattamente perché ma è la mia natura e cerco di assecondarla. Le mie preferenze cambiano di anno in anno, cerco sempre nuovi suoni, solo la mia Telecaster nera, modello “custom”, resta la mia chitarra preferita, quella che c’è in tutti i dischi di Entourage e poi nell’ultimo mio “Piramidi”.
La band che fondasti, gli Entourage, io la ricordo come assolutamente straordinaria, a memoria devo avere dato un tondo 9 quando recensii “Vivendo colore”, uno degli album più belli che ricordi. Esperienza conclusa o solo in stand-by?
“Vivendo Colore” è il primo disco che dal punto di vista tecnico ho realizzato da solo, ho registrato mixato e prodotto tutto seguendo il mio istinto, nella nostra sala prove di allora. Sono molto orgoglioso di questo disco: nonostante abbia utilizzato un ‘attrezzatura abbastanza basilare, ancora oggi ha un suono che mi convince e poi le canzoni e il disco nell’insieme mi piacciono tanto, infatti spesso le suono anche nei miei live solo. Devo dirti con molta sincerità che se comparato a quelli che sono considerati i migliori album indipendenti degli ultimi trent’anni, non ha nulla da temere anzi è un album molto vario e libero anche dalle gabbie che allora quell’ambiente aveva. Enter In Our Age era il nome che avevo scelto alla fine dei ’90 quando fondai il mio primo gruppo, nel tempo poi si è trasformato in Entourage cercando di riassumere Enterinourage in una parola più fruibile, attribuendo a questo nome non solo un’idea di gruppo di esseri umani, di generi musicali, di forme espressive ma proprio l’invito ad “entrare in un mondo, in un’era“. Entourage diventò così una vera e propria band. Oggi è più un progetto live, dopo “Vivendo Colore” le nostre strade si sono un po’ divise e quindi non siamo più riusciti a comporre insieme. La mia necessità di continuare, il mio spirito di sopravvivenza mi dà ancora degli input per scrivere e quindi per adesso esco a mio nome, perché lavoro da solo anche su basso, batteria e su tutti gli arrangiamenti in generale, ma quando c’è un‘ occasione suoniamo live con la formula Panama Versus Entourage, con un repertorio che racconta la nostra storia sino alle mie ultime canzoni. Siamo tutti molto legati a quel periodo e spero che riusciremo sempre a ritrovarci, magari anche a comporre un nuovo album insieme.
Questo tuo nuovo progetto solista iniziato con Piramidi a cosa punta e su quali generi vuoi puntare?
Non ho un genere preciso a cui punto, il mio progetto proviene sempre dal rock e dalla sperimentazione, ma resta principalmente legato all’idea di una formula che nessuno o niente può disinnescare nei suoi contenuti, qualcosa che abbia anche un aspetto pericoloso, coraggioso e che mantenga quella tensione che solo nel rock, nella musica classica e in qualche cantautore io riesco a percepire. Il mio obbiettivo da sempre è fare della musica che serva a qualcosa, che non sia intrattenimento, ma che aiuti a riflettere, a trasmettere il mio punto di vista, a muovere delle idee e a confrontarsi su degli argomenti. Il mio percorso solista non punta solo alla musica e ai dischi ma ad esempio anche a creare “assembramenti” (che adesso è una parola da non utilizzare J), con l’obbiettivo di creare pensiero libero, come ad esempio “La Città Sommersa” che ho realizzato a Messina, il 6 agosto 2019, una rassegna di “pensiero musica arte” che ha visto buona parte della città coinvolta sia sopra che sotto il palco. Qualcosa di molto importante per la nostra città e anche per noi stessi come cittadini e uomini.
L’emergenza virus ha bloccato i live e un poco tutta la musica, che impatto ha avuto su di te e come hai vissuto questa crisi, che per gli artisti non pare che si risolverà a breve?
Io sono anche un medico e da un anno vivo e lavoro a Milano. Ho affrontato il Covid praticamente sotto tutti i punti di vista e l’impatto è stato abbastanza duro perché senza concerti, mostre, incontri in libreria, e altre attività culturali o sportive la mia vita non mi piace, ma il totale lockdown è stato necessario affinché la situazione si ristabilizzasse, almeno in parte se pensiamo a questo fine maggio. Ho lavorato sul territorio facendo tanti turni e diversi ambulatori ma sempre con la giusta energia e visione della pandemia; quando guardavo la tv andavo in depressione, poi la affrontavo sul campo e tutto era più semplice. Comunque io durante questi mesi ho registrato delle nuove canzoni e ho sempre ritagliato nella giornata il mio spazio creativo e personale. Spero che questo periodo che abbiamo vissuto sia da fruitori e/o da creatori di contenuti abbia sviluppato in noi un senso critico più attrezzato a comprendere quale deve essere la “normalità” e al tempo stesso un momento di svago. Sembra proprio che ci vorrà del tempo affinché si possa tornare a fare dei concerti o assembramenti di vario tipo, ma spero che soprattutto gli artisti o aspiranti tali e gli operatori del settore abbiano capito che senso ha occupare degli spazi, salire su un palco e la responsabilità che tutto ciò prevede.
Progetti futuri? Hai prodotto un nuovo singolo sulla tua città giusto?
Messina guerra e amore è il pezzo che chiude “Piramidi”, un disco molto concreto che parla di argomenti di un uomo che va verso i quarant’anni e si guarda intorno, indietro e con un occhio al futuro, trovando o meglio realizzando la sua natura nel dettaglio. Io porto il cognome di una città, di un paese intero ed è uno “stato mentale” che ho dentro sin da quando ero bambino. Ho racchiuso in un videoclip un discorso molto complesso che riguarda la mia città, Messina, ma anche il senso che deve avere una città in generale. Una città deve essere come un terzo genitore, deve indirizzarti, deve darti delle opportunità, deve avere un senso ed una personalità in ambito culturale. Messina è una città che ha bisogno di rinnovarsi, evolversi e i ragazzi che ci sono in città devono crescere sapendo che fare il musicista significa anche quello che dico io e che la musica serve anche a cambiare le cose. Il mio progetto futuro è andare avanti senza scendere a compromessi portando ovunque il mio modo di vedere le cose, rimanendo me stesso, nel modo più alto ed artistico che io possa fare. Il mio prossimo disco l’ho già scritto, adesso sto cercando un nuovo modo di produrlo per far sì che le canzoni possano indossare il miglior abito possibile.
Musica interessante da consigliare ai nostri lettori?
La prima cosa che mi viene in mente è la musica classica, ogni mattina quando sono in casa la ascolto, sintonizzandomi su Rai Radio Classica. Vi consiglio di farlo durante la colazione e nella prima fase della mattinata, non sempre mi piace quello che ascolto, ma svegliarsi con ad esempio Georg Friedrich Händel (vi lascio un link spotify: https://open.spotify.com/track/6jZj45D2jdR6fMEb58TlSc?si=d3GuTZpDSparW5JEFFBoUg) è davvero un godimento. Nell’ultimo periodo in Italia mi è piaciuto molto l’ultimo disco dei Massimo Volume e quello di Cesare Basile, anche in quello di Mina-Fossati c’è qualche brano molto interessante o nell’ultimo di Benvegnù. Seguo diversi progetti ambient/elettronica/experimental, elettroacustica in generale, ad esempio Gianni Maroccolo ultimamente ha fatto un bel lavoro. Fuori dall’Italia nell’ultimo periodo ho ascoltato l’ultimo disco di Mark Lanegan o degli Einstürzende Neubauten, ma anche Paul McCartney, gli Swans, i Mars Volta, Frank Sinatra o Johnny Cash. Poi ci sono dei musicisti a Messina come Peppe Candiano o Giovanni Alibrandi (violinista di Entourage) che si muovono in territori sperimentali che mi piacciono. Messina pian piano sta crescendo in vari ambiti, alcuni legati al rock altri alla sperimentazione. Credo che tra un po’ ne sentiremo parlare tutti. Grazie Maurizio e la redazione di Tuttorock
MAURIZIO DONINI
Band:
Luciano Panama
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CEO & Founder di TuttoRock - Supervisore Informatico, Redattore della sezione Europa in un quotidiano, Opinionist in vari blog, dopo varie esperienze in numerose webzine musicali, stanco dei recinti mentali e di genere, ho deciso di fondare un luogo ove riunire Musica, Arte, Cultura, Idee.