LUCA GEMMA – Intervista al cantautore che presenta il nuovo album
In occasione dell’uscita del nuovo album “Fantastiche visioni” (Adesiva Discografica), ho avuto il piacere di intervistare Luca Gemma, cantautore e musicista di origini romane, nato per caso a Ivrea, che, dopo aver vissuto sei anni in Germania, si trasferisce a Milano per iscriversi all’università.
Proprio a Scienze Politiche negli anni 90 fonda con Pacifico i Rosso Maltese, di cui è cantante e autore dei testi. Muovendosi nella nascente scena indipendente di quegli anni la band pubblica due album fondendo rock, folk e canzone d’autore, suona oltre 350 concerti in Italia e Francia, gode di preziose collaborazioni con Mauro Pagani, Tony Bowers (Simply Red), Vittorio Cosma e il Consorzio Produttori Indipendenti (Materiale Resistente, 1995) e infine si scioglie, lasciando almeno un album di canzoni inedite in diversi cassetti.
Con la fine dell’esperienza dei Rosso Maltese, Luca inizia a scrivere canzoni per altri, Fiorella Mannoia, Malika Ayane, Bobo Rondelli, Patrizia Laquidara, Cesare Malfatti, per la tv, Fabio Volo, per la radio, Rai Radio 3 e Radio 24, per il cinema, Roberta Torre, Sud Side Stori, con Militant A degli Assalti Frontali e per il teatro con la compagnia La Fionda.
Partecipa come autore e cantante a molti progetti di musica e parole in studio e dal vivo, collaborando con Steve Piccolo dei newyorkesi Lounge Lizards e Gak Sato, con cui registra un album, Expedition, nel 2004, Aldo Nove, Emidio Clementi dei Massimo Volume, Patrizia Laquidara e Istituto Barlumen, con cui pubblica due dischi di microcanzoni tratte da La Fabbrica di Polli, programma radiofonico in onda su Rai Radio 3 dal 2006 al 2009.
Da solista, insieme ai grandi musicisti con cui suona e con la costante collaborazione di Paolo Iafelice (sound engineer e produttore già al lavoro con De André, Pfm, Silvestri, Casino Royale e molti altri), Luca insegue la sua idea di canzone, mischiando indie pop, soul, folk, rock sbilenco e canzone d’autore, ‘come Modugno suonato da Paul Weller al compleanno di David Byrne’ (cit.). Così facendo nel 2003 pubblica il suo singolo d’esordio Luca (CGD Warner) e poi gli album Saluti da Venus (2004), Tecniche di Illuminazione (2007) e Folkadelic (2010) con Ponderosa Music & Art e ancora Supernaturale (2012), Blue Songs (2015) e La Felicità di tutti (2017) con Adesivadiscografica, sempre ben accolti da pubblico e critica. Con l’ultimo a Luca è stato assegnato il prestigioso Premio Giorgio Lo Cascio 2017 alla canzone d’autore da una giuria di 40 giornalisti, presieduta da Enrico Deregibus.
Ciao Luca, benvenuto su Tuttorock, iniziamo parlando di questo tuo nuovo album, “Fantastiche visioni”, come mai questo titolo?
È il titolo di un brano che secondo me rappresenta bene tutto il disco. In poche parole significa che l’immaginazione e la fantasia, come la musica, sono una fantastica via d’uscita dalla realtà, che spesso non è proprio un granché. E sono alla portata di tutti. È una questione di sguardo sulle cose che dobbiamo riuscire a liberare e mantenere vivo.
10 brani scritti quando?
Dal 2018 e al 2022. Non c’ho mai messo così tanto!
Il video di “Sul precipizio” è nato da una tua idea?
L’idea è nata parlando con il regista Mario Zanetta che poi ha escogitato quella particolare tecnica di ripresa, avendo sempre in mente Claudia Pellegatta, l’attrice, come protagonista. È lei che, muovendosi in un borgo abbandonato, che abbiamo trovato sui monti intorno al Lago di Lugano, evoca e racconta che il mondo ‘va avanti’, ma è come vestirsi a festa tutti i giorni per ballare tra i ruderi e le macerie di qualcosa, sempre in bilico sul precipizio.
Io ho apprezzato moltissimo tutto l’album, tu, una volta riascoltato per intero, che impressioni hai avuto?
Intanto grazie! Io sono in una fase in cui lo riascolto volentieri e non ho ancora trovato cose che cambierei. Ma so che questo momento arriverà!
Citando il tuo brano “Cambia il mondo”, come può la musica d’autore sopravvivere a questi tempi in cui dilaga una certa superficialità di testi e note?
La storia della musica ‘leggera’, che negli Stati Uniti chiamano giustamente pop(ular) music, è piena di capolavori e penso alla black music e al rock’n’roll degli esordi. E anche da noi tra gli anni 60 e gli 80 i dischi dei cantautori erano contemporaneamente musica d’autore e pop(ular) music. Quella categorizzazione per me non ha importanza. Il problema è che da anni c’è troppa musica fatta male, di plastica, senza verità né anima, senza belle intuizioni melodiche e senza una visione originale. E questa brutta musica seriale nasce dall’idea che non bisogna osare, né disturbare l’ascoltatore.
Tu, personalmente, come hai vissuto i vari lockdown dovuti alla pandemia?
All’inizio con sorpresa e curiosità, poi con molta insofferenza, anche verso la città, Milano, in cui ho sempre vissuto volentieri ma che, in quel periodo, mi è sembrata una gabbia, forse perché, anche grazie ai dilettanti allo sbaraglio della Regione Lombardia, era sempre nell’occhio del ciclone.
L’esperienza con Pacifico nei Rosso Maltese quanto ti ha arricchito sia dal punto di vista umano che da quello musicale?
Molto, perché è stato un periodo intenso di apprendimento e di sperimentazione in un momento, gli anni 90, in cui per la musica italiana indipendente si stava creando uno spazio importante, pieno di energia e di novità. Ci siamo sbattuti tanto e ci siamo divertiti altrettanto.
Ti faccio un nome, Paolo Iafelice, cosa significa per te?
Io e Paolo ci siamo conosciuti nel 1993 in occasione del primo album dei Rosso Maltese, che lui ha mixato. Già allora era un sound engineer di altissimo livello e infatti due anni dopo avrebbe mixato “Anime Salve” di De André. Da lì è nata anche un’amicizia che dura tuttora perché, credo, ci intendiamo sull’approccio alla musica e anche sul cazzeggio. In questa lunga collaborazione musicale Paolo ha prodotto, coprodotto o mixato quasi tutti i miei dischi. Siamo stati in tour in Australia insieme. Ho inaugurato il suo studio di registrazione, Adesiva Discografica, e prima, con i Rosso Maltese, le Officine Meccaniche di Mauro Pagani che Paolo dirigeva. Inoltre dopo i miei primi tre album solisti con Ponderosa Music, nel 2012 sono anche passato alla sua etichetta.
Hai scritto brani anche per altri interpreti, cosa provi quando ascolti un tuo brano cantato da un’altra voce?
Mi piace molto, soprattutto se la canzone mi coglie soprappensiero e solo dopo un po’ mi rendo conto di averla scritta io.
Tu che hai suonato tantissime volte su palchi di tutto il mondo, come viene accolta la canzone italiana all’estero?
Magari fosse tutto il mondo! Vado spesso in Francia e ho avuto la fortuna di fare un tour in Australia e qualche data in altri paesi europei. Ovunque la lingua italiana non mi è mai sembrata un ostacolo, anzi!
A proposito di palchi, hai già pianificato delle date per la promozione del nuovo album?
Lo stiamo facendo adesso e inizieremo i concerti a gennaio.
Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere l’intervista?
Grazie a te! Direi che va bene così!
MARCO PRITONI
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.