LO STATO SOCIALE – Intervista a Lodo & Alby @ Correggio (RE) 25-4-2015
21 Maggio 2015
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Lo Stato Sociale dopo il trionfale successo del tour dello scorso anno con 13 sold out su 13 date, tra cui l’importante traguardo raggiunto a Milano con il tutto esaurito dell’Alcatraz (mainstage) che ha visto 3.000 persone presenti, il sold out di Roma con 2.000 persone all’Atlantico Live e le 3 date consecutive, e tutte sold out, a Bologna, stasera 25 aprile 2015 si trova a Correggio a suonare sul palco per il 70° anniversario della Liberazione. Vi proponiamo un bellissima intervista pre-live a Lodo e Alby che, malgrado chiaramente provati, si sono resi disponibili ad una chiacchierata intrisa di acume ed intelligenza, un poco fuori dalle righe anche, toccando tanti temi diversi. Nel link relativo al concerto potete poi leggere come abbiamo portato, con il resto della band, la loro irresistibile verve ad infiammare la marea umana che riempiva il Parco Urbano di Correggio, malgrado il tempo inclemente.
Il vostro disco si intitola L’Italia peggiore, per voi cosa è l’Italia peggiore?
L’abbiamo inteso in maniera un poco rivendicativa, ah sì? Ci dai dell’Italia peggiore?
Farlo vessillo e al tempo stesso smascherare il suo contrario, quindi un poco giocare sull’ambiguità migliore e peggiore, quando c’è un giudizio in atto, giudicare giusto e sbagliato, allo stesso modo noi ribadiamo il concetto prendendoci il vessillo di Italia peggiore.
Nelle vostre canzoni mettete testi molto forti, impegnati, intelligenti ed interessanti, quindi avete sicuramente le idee chiare su cosa è l’Italia peggiore.
La parte di questo paese che in questo momento storico è convinta di cambiare le cose stando a casa davanti al computer, quelli che vanno in piazza a dire cose e sembrano tutti dei geni. Ma perlomeno escono di casa, ecco questo glielo riconosco, questo sforzo. La parte che vuole vedere tutte le idee come uguali, nel senso che gli effetti di un’idea possono essere violenti, ma l’idea che sta alla base non viene distinta una dall’altra, il motivo per cui spesso ti trovi a dover giustificare l’anti-fascismo.
Ed invece l’Italia migliore?
L’Italia migliore è quella che c’è oggi qui, tutte le persone che suonano, quelli dell’organizzazione, l’Italia che festeggia oggi il 25 aprile è la parte migliore. Chi non festeggia il 25 aprile dovrebbe ricordarsi che 70 anni fa sarebbe stato dalla parte di Hitler, questa è una battuta di satira, ma è abbastanza divertente. Noi vediamo che chi organizza, chi ci mette la passione, il cuore, l’impegno, vediamo lì veramente l’Italia migliore, ci piace farne parte e fare in modo che ci permettano di farne parte.
Riallacciandomi a quanto detto, oggi, a 70 di distanza, che senso date a parole come Liberazione e Resistenza?
A: Oltre alla questione della memoria che è fondamentale ai fini storici e di identità culturale, l’insegnamento e lo spirito che continua nel tempo è importante che lo si porti avanti. Al di là di nemici che non ci sono più, non siamo in guerra in Italia, ma ci sono tante guerre nel mondo. L’idea ed il messaggio che si porta avanti ce l’abbiamo nel sangue e nel nostro DNA, per cui noi non possiamo fare a meno di essere qui.
L: Se uno deve rispondere nel merito forse ha ancora più senso oggi che in altri periodi, tutte le idee sembrano uguali, cose come la xenofobia è accettata da una parte del paese come qualcosa di cui discutere. I diritti dei lavoratori che sembrano divenuti quasi un optional, in qualche maniera un contorno che arricchisce la vita di chi deve sottostare ad un giogo, ad uno sfruttamento. Sangue del nostro sangue, nervi dei nostri nervi, ha senso stare a parlare del fatto che la gente si innamora? O ha senso stare a parlare che la gente passa dei momenti dolorosi nella sua esistenza, quando perde persone care. Sono cose che fanno parte di noi, poi magari noi siamo anche emiliani e fa parte di noi, non è una cosa che va via, è dentro di noi e ci appartiene. Il bello è che stasera qui ci sono tantissime persone e penso anche che molte non sappiano nemmeno chi suona, è molto bello, guarda quante sono.
In effetti temevo ce ne fosse meno, anche considerando la giornata piovosa, comunque voi siete un gran bel gruppo, vincitori del premio giovani al MEI.
Il MEI si sbaglia sempre, te lo garantisco (risate).
Siete arrivati primi su iTunes davanti ad Happy di Farrell, ve lo aspettavate?
Quello magari ci poteva stare, quello che non ci aspettavamo era il successo nel tour (ndr 13 sold out su 13) per dire l’Alcatraz ha due soluzioni, uno a metà ed uno intero, fino ad un mese prima noi eravamo sicuri di fare solo metà, invece abbiamo fatto l’intero.
Avete suonato con Gazebo Penguins.
Non abbiamo proprio suonato con loro, loro hanno suonato con noi (risate), in effetti non abbiamo suonato assieme, ma abbiamo collaborato. E’ bello collaborare, non stare chiusi. Magari a volte ci si scontra, ma si sta assieme sui palchi e ci si diverte assieme.
Riguardo al percorso creativo come siete organizzati? Vi dividete i compiti?
A: Facciamo un poco tutto, magari qualcuno è più predisposto alla parte musicale come Enrico che dedica 24 ore della giornata alla musica, anche mentre dorme, anche Bebo, che scrive anche, Lodo viene dal teatro e scrive, è un jolly. A me piace mangiare e stare in compagnia, quindi faccio quello, una specie di team manager.
L: in realtà scrive tanti pezzi.
Siamo di Bologna, come la vedete la nostra città oggi? Luoghi per suonare sono sufficienti? Siete intervenuti anche quando volevano demolire l’XM24.
Malgrado sia una delle città più ricche, ne mancano sempre. Ce ne vorrebbero di più. Per l’XM24 facemmo un articolo, ma non ci abbiamo mai suonato e difficilmente capiterà. E’ stato molto bello quello che ha fatto Blu, che è volato da Barcellona a Bologna per dipingere un graffito sulla facciata dell’edificio e da lì è diventato un’opera d’arte e non è più stato buttato giù.
Dei moderni sistemi di distribuzione musicale come Spotify e simili cosa ne pensate?
L: io non ce l’ho non ne so niente, però ci siamo, siamo anche nelle classifiche dei più ascotlati su Spotify, non c’è un ascolto molto pop, ma rock, rock alternativo, per cui ogni settimana più o meno siamo nei primi venti.
A: Spotify ce l’ho, ma iTunes no, anche perché rock e commerciale bastano le radio direi.
E del crowfunding invece?
Siamo stati un poco dei pionieri del crowfunding in Italia, è stata un’idea di Giovanni Gulino, noi lo usammo per fare un disco suonato da alcune band che facevano cover in versione alternativa, quindi non si chiedevano soldi per pezzi inediti che magari poi non ti piacciono.
Voi venite spesso etichettati dal punto di vista politico, come vivete questa situazione. Non è provinciale sempre creare steccati?
Credo sia sacrosanto che abbiamo le nostre opinioni ed è fisiologico che produca anche terreni di scontro. Molto serenamente, non portiamo avanti una battaglia di provocazione, abbiamo le nostre idee che portiamo avanti tranquillamente, ci crediamo e le portiamo avanti.
MAURIZIO DONINI
photos by Nino Saetti
Lo Stato Sociale sono:
Alberto Cazzola – basso e voce
Lodo Guenzi – chitarra, tastiere e voce
Alberto Guidetti – drum machine e voce
Enrico Roberto – Synth, piano e voce
Francesco Draicchio – Synth, ukulele e voce
Il vostro disco si intitola L’Italia peggiore, per voi cosa è l’Italia peggiore?
L’abbiamo inteso in maniera un poco rivendicativa, ah sì? Ci dai dell’Italia peggiore?
Farlo vessillo e al tempo stesso smascherare il suo contrario, quindi un poco giocare sull’ambiguità migliore e peggiore, quando c’è un giudizio in atto, giudicare giusto e sbagliato, allo stesso modo noi ribadiamo il concetto prendendoci il vessillo di Italia peggiore.
Nelle vostre canzoni mettete testi molto forti, impegnati, intelligenti ed interessanti, quindi avete sicuramente le idee chiare su cosa è l’Italia peggiore.
La parte di questo paese che in questo momento storico è convinta di cambiare le cose stando a casa davanti al computer, quelli che vanno in piazza a dire cose e sembrano tutti dei geni. Ma perlomeno escono di casa, ecco questo glielo riconosco, questo sforzo. La parte che vuole vedere tutte le idee come uguali, nel senso che gli effetti di un’idea possono essere violenti, ma l’idea che sta alla base non viene distinta una dall’altra, il motivo per cui spesso ti trovi a dover giustificare l’anti-fascismo.
Ed invece l’Italia migliore?
L’Italia migliore è quella che c’è oggi qui, tutte le persone che suonano, quelli dell’organizzazione, l’Italia che festeggia oggi il 25 aprile è la parte migliore. Chi non festeggia il 25 aprile dovrebbe ricordarsi che 70 anni fa sarebbe stato dalla parte di Hitler, questa è una battuta di satira, ma è abbastanza divertente. Noi vediamo che chi organizza, chi ci mette la passione, il cuore, l’impegno, vediamo lì veramente l’Italia migliore, ci piace farne parte e fare in modo che ci permettano di farne parte.
Riallacciandomi a quanto detto, oggi, a 70 di distanza, che senso date a parole come Liberazione e Resistenza?
A: Oltre alla questione della memoria che è fondamentale ai fini storici e di identità culturale, l’insegnamento e lo spirito che continua nel tempo è importante che lo si porti avanti. Al di là di nemici che non ci sono più, non siamo in guerra in Italia, ma ci sono tante guerre nel mondo. L’idea ed il messaggio che si porta avanti ce l’abbiamo nel sangue e nel nostro DNA, per cui noi non possiamo fare a meno di essere qui.
L: Se uno deve rispondere nel merito forse ha ancora più senso oggi che in altri periodi, tutte le idee sembrano uguali, cose come la xenofobia è accettata da una parte del paese come qualcosa di cui discutere. I diritti dei lavoratori che sembrano divenuti quasi un optional, in qualche maniera un contorno che arricchisce la vita di chi deve sottostare ad un giogo, ad uno sfruttamento. Sangue del nostro sangue, nervi dei nostri nervi, ha senso stare a parlare del fatto che la gente si innamora? O ha senso stare a parlare che la gente passa dei momenti dolorosi nella sua esistenza, quando perde persone care. Sono cose che fanno parte di noi, poi magari noi siamo anche emiliani e fa parte di noi, non è una cosa che va via, è dentro di noi e ci appartiene. Il bello è che stasera qui ci sono tantissime persone e penso anche che molte non sappiano nemmeno chi suona, è molto bello, guarda quante sono.
In effetti temevo ce ne fosse meno, anche considerando la giornata piovosa, comunque voi siete un gran bel gruppo, vincitori del premio giovani al MEI.
Il MEI si sbaglia sempre, te lo garantisco (risate).
Siete arrivati primi su iTunes davanti ad Happy di Farrell, ve lo aspettavate?
Quello magari ci poteva stare, quello che non ci aspettavamo era il successo nel tour (ndr 13 sold out su 13) per dire l’Alcatraz ha due soluzioni, uno a metà ed uno intero, fino ad un mese prima noi eravamo sicuri di fare solo metà, invece abbiamo fatto l’intero.
Avete suonato con Gazebo Penguins.
Non abbiamo proprio suonato con loro, loro hanno suonato con noi (risate), in effetti non abbiamo suonato assieme, ma abbiamo collaborato. E’ bello collaborare, non stare chiusi. Magari a volte ci si scontra, ma si sta assieme sui palchi e ci si diverte assieme.
Riguardo al percorso creativo come siete organizzati? Vi dividete i compiti?
A: Facciamo un poco tutto, magari qualcuno è più predisposto alla parte musicale come Enrico che dedica 24 ore della giornata alla musica, anche mentre dorme, anche Bebo, che scrive anche, Lodo viene dal teatro e scrive, è un jolly. A me piace mangiare e stare in compagnia, quindi faccio quello, una specie di team manager.
L: in realtà scrive tanti pezzi.
Siamo di Bologna, come la vedete la nostra città oggi? Luoghi per suonare sono sufficienti? Siete intervenuti anche quando volevano demolire l’XM24.
Malgrado sia una delle città più ricche, ne mancano sempre. Ce ne vorrebbero di più. Per l’XM24 facemmo un articolo, ma non ci abbiamo mai suonato e difficilmente capiterà. E’ stato molto bello quello che ha fatto Blu, che è volato da Barcellona a Bologna per dipingere un graffito sulla facciata dell’edificio e da lì è diventato un’opera d’arte e non è più stato buttato giù.
Dei moderni sistemi di distribuzione musicale come Spotify e simili cosa ne pensate?
L: io non ce l’ho non ne so niente, però ci siamo, siamo anche nelle classifiche dei più ascotlati su Spotify, non c’è un ascolto molto pop, ma rock, rock alternativo, per cui ogni settimana più o meno siamo nei primi venti.
A: Spotify ce l’ho, ma iTunes no, anche perché rock e commerciale bastano le radio direi.
E del crowfunding invece?
Siamo stati un poco dei pionieri del crowfunding in Italia, è stata un’idea di Giovanni Gulino, noi lo usammo per fare un disco suonato da alcune band che facevano cover in versione alternativa, quindi non si chiedevano soldi per pezzi inediti che magari poi non ti piacciono.
Voi venite spesso etichettati dal punto di vista politico, come vivete questa situazione. Non è provinciale sempre creare steccati?
Credo sia sacrosanto che abbiamo le nostre opinioni ed è fisiologico che produca anche terreni di scontro. Molto serenamente, non portiamo avanti una battaglia di provocazione, abbiamo le nostre idee che portiamo avanti tranquillamente, ci crediamo e le portiamo avanti.
MAURIZIO DONINI
photos by Nino Saetti
Lo Stato Sociale sono:
Alberto Cazzola – basso e voce
Lodo Guenzi – chitarra, tastiere e voce
Alberto Guidetti – drum machine e voce
Enrico Roberto – Synth, piano e voce
Francesco Draicchio – Synth, ukulele e voce
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label: www.garrinchadischi.it
booking: www.antennamusicfactory.com
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http://www.zingarate.com/foto/street-art/street-art-dal-mondo/blu-all-xm24.html
Maurizio Donini
CEO & Founder di TuttoRock - Supervisore Informatico, Redattore della sezione Europa in un quotidiano, Opinionist in vari blog, dopo varie esperienze in numerose webzine musicali, stanco dei recinti mentali e di genere, ho deciso di fondare un luogo ove riunire Musica, Arte, Cultura, Idee.