LEONARDO MONTEIRO – Il cantante e ballerino parla del nuovo disco e di molto altro

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In occasione dell’uscita del nuovo album “Yin e Yang”,  ho avuto il piacere di intervistare Leonardo Monteiro, cantante e ballerino nato a Roma nel 1990. Appena adolescente, Leonardo studia danza alla Scala di Milano, esibendosi in numerosi teatri in Italia e all’estero, in particolare, nel corpo di ballo de “Lo Schiaccianoci”, insieme a Roberto Bolle, Eleonora Abbagnato e Sabrina Brazzo. Nel 2006, a soli 16 anni, lavora sotto la direzione di Gheorghe Iancu nella stagione estiva dello Sferisterio di Macerata, con una parte da solista. Nel 2008 partecipa ad “Amici” di Maria De Filippi nella categoria “Danza”. Tra il 2010 e il 2011 si trasferisce negli USA per lavorare con diverse compagnie di danza contemporanea. Durante la sua permanenza a New York si avvicina al gospel, cantando come solista in alcune chiese di Harlem. Rientrato in Italia, studia canto moderno, pianoforte e canto gospel presso la Scuola di Musica Cluster di Milano. Nel 2013 canta come solista per il coro Monday Gospel al Forum di Assago (Milano) e nel 2014 nello spettacolo “Motown Generation” al Blue Note di Milano. Nel 2016 partecipa al progetto di beneficenza Special Stage (una rassegna musicale dedicata ai pazienti dell’Istituto dei Tumori di Milano) insieme a Malika Ayane. Nel 2017 vince Area Sanremo e, scelto da Claudio Baglioni, nel 2018 partecipa al 68° Festival di Sanremo nella Categoria Nuove Proposte con il brano “Bianca”, per il quale gli viene conferito il Premio PMI “Valore alla musica”. Nello stesso anno partecipa su Rai1 a Telethon e Domenica In e si esibisce durante numerose manifestazioni, fra cui il tributo a Lucio Dalla, per l’omonima Fondazione, e il Premio “Mimì Sarà” presso il Teatro Nuovo di Milano. Nel 2018 Leonardo ha pubblicato il suo primo album dal titolo “Il Mio Tempo”. Recentemente ha partecipato, tra i protagonisti del MURO, alle prime tre edizioni dello show musicale “All Together Now” in onda in prima serata su Canale 5 e il 27 marzo del 2020 ha pubblicato il singolo “La Tua Maglietta”, anticipazione dal suo secondo album intitolato “Yin e Yang” da oggi disponibile in digitale.

Ciao Leonardo, benvenuto su Tuttorock, come stai?

Io sto benissimo, grazie… E tu come stai?

Nonostante il periodo abbastanza bene! Che riscontri stai avendo da questo tuo nuovo album “Yin e Yang” (che ho ascoltato ed apprezzato molto) uscito lo scorso 17 novembre?

Innanzitutto, grazie per aver fatto questo viaggio insieme a me. Diciamo che è presto per fare un bilancio, ma sto ricevendo feedback stupendi da chi lo ha ascoltato per intero ed è una grandissima soddisfazione: questo album mi rappresenta molto e per me è come un figlio.

Yin e Yang, due mondi opposti che si rispecchiano anche nella copertina dell’album dove hai il volto diviso in due parti, una alla luce e l’altra nell’ombra. Quanto c’è di te in questo titolo?

Tantissimo! Da anni ormai pratico la meditazione, attraverso il silenzio mentale. Mi aiuta ad affrontare la vita di tutti i giorni in modo sereno e più organizzato. La meditazione mi aiuta ad essere più presente, qui e ora. Quando mi stacco dal mio ego, dal mio nome, dalla mia mente, dal mio vissuto, non resta altro che silenzio e consapevolezza di essere e di esistere, resta il mio spirito, la mia vera essenza.

Questo percorso mi ha portato a scoprire molte cose che non conoscevo di me e del mondo, fra cui anche il concetto di Yin e Yang. L’idea che tutto sia fatto di elementi opposti e contrastanti, che non solo coesistono, ma che non potrebbero esistere l’uno senza l’altro, rispecchia l’armonia della natura e della musica e offre un senso alle diverse fasi della vita, a parer mio.

Abbiamo vissuto e stiamo vivendo un periodo molto particolare, cosa significa per te la solitudine?

Mi piace molto stare da solo e avere i miei spazi per recuperare energia, per poi condividerla con le altre persone nei momenti di condivisione. Tutti noi abbiamo fatto un percorso, però, quest’anno, che difficilmente dimenticheremo in futuro e che è stato sicuramente pieno di solitudine per moltissime persone.

E quale anno più del 2020 potremmo descrivere come Yin e Yang? Siamo passati dalla routine quotidiana di un paese ricco e sicuro alla totale incertezza e vulnerabilità, attraversiamo fasi di limitazioni personali in contrasto con la stupenda libertà acquisita in secoli di evoluzione, riscopriamo il piacere dell’attività all’aria aperta proprio quando abbiamo portato all’esasperazione la tecnologia e il digitale… Sì, penso che ognuno di noi abbia fatto il proprio viaggio nello Yin e nello Yang di questo 2020 inedito e ho cercato di condividere il mio attraverso questo album.

Nel brano di apertura “Regina” si sente molta rabbia, sei rimasto deluso dal mondo dello spettacolo?

No, non credo che il mondo dello spettacolo mi potrà mai deludere: sono le persone che lo popolano, con i loro comportamenti e con le loro scelte, semmai, a incidere in un senso o nell’altro. Sicuramente ho fatto incontri molto felici in questo ambito negli ultimi anni, ma sono inciampato anche in personaggi decisamente carichi di energia negativa.

“La Regina” pone l’accento su un aspetto per me particolarmente distruttivo non solo del mondo dello spettacolo, ma della vita in generale, che è la manipolazione. Penso che con meno manipolazione e più condivisione tutti noi potremmo avere benefici importanti e immediati nelle nostre vite, fuori e dentro il mondo dello spettacolo.

In molti brani parli di amore, di delusioni e di nostalgia in quel campo, quanto ti ha segnato l’amore nella tua vita?

L’amore mi condiziona ogni giorno da quando sono nato e penso che sia così un po’ per tutti. È il sentimento (o uno dei sentimenti) più forte che viviamo, il più travolgente, quello capace di darci le spinte maggiori, che siano verso l’alto o verso il basso.

Penso che per questo motivo sia uno dei temi maggiormente ricorrenti nella musica, non soltanto nella mia musica: ha un’importanza, nel bene e nel male, all’interno delle nostre vite che difficilmente altri sentimenti e altre emozioni possono provocare.

Parlando invece della struttura musicale dei brani, sento che hai cercato di mantenere la tua vena R&B però avvicinandola ai suoni moderni presenti ad esempio nella trap, dando vita ad un interessantissimo ibrido electro/R&B, sei d’accordo con questa mia interpretazione?

Assolutamente sì, mi fa piacere che tu l’abbia notato. Questo album ha differenti sfaccettature musicali: ci sono brani decisamente pop, altri più R&B, ma sono tutti tenuti insieme da alcune sonorità elettroniche ispirate dalla trap. È stata una scelta naturale, che ha poi determinato anche il titolo “Yin e Yang”, che sta a significare che elementi diversi o addirittura opposti possono esistere soltanto come due facce della stessa medaglia. Potremmo coniare un nuovo nome per questo genere: che ne dici di Trap&B?

Suona bene!

Hai fatto una scelta coraggiosa, in un momento storico in cui molti preferiscono uscire con singoli, dove tanti ragazzi premono skip dopo pochi secondi di un brano, sei uscito con un disco che dura quasi un’ora, pensi sia ancora questo il modo migliore per presentare la propria musica?

Non esiste un segreto per queste cose, non ci sono formule magiche: nessuno ha la ricetta della “hit” o dell’album perfetto. Nel corso degli anni mi sono imbattuto in talmente tanti “professionisti” che sostenevano di avere tutte le risposte senza averne alcuna, che questo concetto mi è molto chiaro.

Per il mio album avevo molte cose da raccontare e molti brani che poi ho deciso di non includere in questo lavoro. Non potevo ridurre ulteriormente il loro numero: è una struttura nata in modo estremamente naturale, cammin facendo, e sono molto contento del risultato finale, un vero e proprio LP!

Sei passato negli anni dal ballo al canto, ti ricordi il momento esatto in cui hai iniziato a cantare?

Mi sono avvicinato al canto proprio grazie alla danza. Mi sono trasferito a New York perché ero stato ingaggiato da una compagnia di danza contemporanea fra le più prestigiose al mondo e vivevo ad Harlem. Intorno a me le chiese emanavano il suono divino dei canti gospel e un giorno sono entrato all’interno di una di queste chiese. Adoravo il gospel già da prima, ma ascoltarlo dal vivo, sentirlo dentro al cuore, viverlo con il corpo è qualcosa di incredibile. In quella chiesa mi hanno subito coinvolto nel coro e nel giro di poche settimane cantavo con loro da solista… Così è iniziato tutto!

E dedichi ancora un po’ di tempo al ballo?

Assolutamente sì: la danza fa parte della mia vita e non potrebbe essere diversamente. Oltre a essere un’arte stupenda, porta con sé anche i benefici tipici delle attività motorie e penso che l’attività fisica sia fondamentale per stare bene nel proprio corpo, ma anche nella propria mente.

Io ho la fortuna di ottenere questi benefici attraverso una forma d’arte che amo profondamente e che penso mi accompagnerà durante tutto il mio percorso di vita, indipendentemente da quale sarà la mia attività professionale in questo o in quel momento del mio cammino.

Tu ti presentasti due anni fa a Sanremo con il brano “Bianca” (che io considero il brano vincitore virtuale di quel Festival), quell’esperienza cosa ti ha portato?

Sanremo è un tumulto di emozioni. È come il Carnaval do Brasil, dove tutto succede, mentre la musica scorre. Non scorderò mai l’orchestra che mi accompagnava, le mille interviste, le corse per le dirette, le gioie e i dolori, le persone che mi sono state vicine e quelle che mi ronzavano attorno solo per l’odore del successo… Tante emozioni tutte insieme, difficili da descrivere. Sono grato all’universo e a tutte le persone che hanno creduto e che credono nella mia musica e in ciò che faccio.

Ho imparato moltissimo su di me, sulla musica, sulla mia musica, su ciò che sono e che voglio trasmettere. Per veicolare, però, il mio messaggio attraverso le canzoni, ho dovuto imparare anche a fare molte cose: ho affinato le mie capacità di scrittura e di composizione musicale, ho imparato ad arrangiare e produrre un brano, a creare e curare un progetto discografico dall’inizio alla fine, in ogni suo dettaglio… Sono così felice di questo album proprio perché finalmente ho fatto le cose a modo mio e in prima persona e indubbiamente mi rappresenta.

E dell’esperienza al muro dello show musicale “All Together Now” cosa mi dici?

ATN è una grande famiglia ormai! È il terzo anno consecutivo che faccio parte del Muro e ogni edizione è un’esplosione di gioia: gioia di vivere, gioia di fare musica, gioia di divertirsi, gioia di conoscere nuovi talenti, scoprire nuove storie, condividere un pezzetto del proprio percorso con gli altri protagonisti del Muro, con la giuria, con Michelle (Hunziker), con tutto lo staff e con i concorrenti. Non potrebbe andare meglio!

Domanda d’obbligo per chiudere, quali sono i tuoi prossimi progetti?

Quest’anno è indubbiamente ricco di incertezze ed è difficile pianificare i prossimi passi, non sapendo quale sarà il nostro assetto sociale non dico l’anno prossimo, ma domani! Sicuramente, mi piacerebbe tornare su un palcoscenico molto importante da protagonista, ma questa volta con un lavoro tutto mio… L’esigenza primaria che sento in questo momento, però, è quella di tornare a fare serate, esibirmi dal vivo: la musica è condivisione e quest’anno il mondo artistico è stato uno dei settori più colpiti e più bloccati dalla pandemia. Non vedo l’ora di tornare ad avere un contatto diretto con le persone attraverso la musica, che è ciò che mi rende più felice e appagato!

Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa e salutare chi ha letto l’intervista fin qui?

Sì, volentieri! Penso che la musica sia la forma d’arte più viscerale, più empatica, perché è fatta di emissione del suono: è qualcosa che non possiamo toccare o vedere… Possiamo solo ascoltarla. Per questo apre un mondo nella mente e nel cuore di ognuno di noi, un mondo di sensazioni, di sentimenti, di ricordi, di emozioni. Lo stesso identico brano può scatenare in ognuno di noi una serie di risposte e di riflessioni completamente diverse, soggettive, anche lontanissime le une dalle altre. Proprio per questo penso che la musica sia soprattutto condivisione: pur essendo impalpabile ed eterea, riesce a toccare le parti più intime e profonde di noi, suscitando reazioni diverse e stimolandoci al confronto.

Trovo che questa riflessione sia di particolare importanza oggi, nel nostro presente, qui e ora, durante questa terribile pandemia che ci obbliga alla lontananza, alla solitudine, al distanziamento fisico e persino a quello sociale. Tenete la musica nella vostra vita, perché potrebbe aiutarvi, così come aiuta me, ad affrontare con più serenità le avversità che stiamo attraversando.

E continuate a seguirmi, ovviamente!

MARCO PRITONI