LENIN! – INTERVISTA ALLA BAND
“Mettete da parte i social e riscoprite i concerti: la musica è l’unica rivoluzione”
Si chiamano Lenin! e vengono da Genova, ma – mi raccomando – fate attenzione alla pronuncia. E all’entusiasmo riposto in quel punto esclamativo.
Questa è la storia di quattro ragazzi amanti del rock e della dimensione live della musica, una compagna di vita che tutto muove e tutto cura.
I Lenin! sono Francesco Conelli (voce e chitarra), Simone Mainardi (basso e cori), Pietro Bonuzzi (chitarra, tastiere e cori) e Lorenzo Paul Santagada (batteria) e suonano insieme dal 2014.
Amano spesso definirsi una band “solista” che unisce l’Alternative-Rock al Punk degli anni ‘90, autocollocandosi in una dimensione sonora in cui si rispecchiano profondamente. Da quel panorama che mescola Rock, Emo, Punk e Grunge assimilano e fanno proprio un senso di autodistruzione e malinconia, facilmente riscontrabile nei loro brani.
Lenin! si definisce un gruppo semplicemente “contro”.
Contro la piccola e media borghesia dell’Indie odierno e a favore del proletariato musicale, quello che si suona dal vivo, sbagliando, sporcando, facendo agitare le masse.
Perché “la musica è evoluzione e rivoluzione” e non importa se la si suona con una colonna di amplificatori o con una chitarra acustica mezza rotta: quello che conta è avere qualcosa da dire, qualcosa per cui lottare.
Il 1° ottobre – dopo il primo lavoro omonimo uscito nel 2017 – i ragazzi hanno pubblicato il loro secondo EP intitolato “Hai Complicato Tutto”, una raccolta di soli 4 brani che, facendo sempre fede alla loro natura un po’ emo, un po’ punk, ha scavato ancora una volta nel passato dei grandi classici anni ‘90 restituendo delle immagini più contemporanee che mai.
Ecco l’intervista al frontman e voce del gruppo Francesco Conelli.
Ciao ragazzi! Benvenuti su Tuttorock. Raccontatevi in poche righe a chi non vi conosce.
“Lenin! è un gruppo di quattro compagni che amano suonare con il volume alto, urlando le cose per le quali sentono ancora vibrare il cuore. È una melma fatta di rifiuti degli anni ’90 mischiati con dei cioccolatini a forma di cuore e ripieni di caramello.”
Perché Lenin!? (Rigorosamente con il punto esclamativo)
“Una sera, a casa di amici, prima che tutto prendesse forma, si scherzava su nomi “forti” da dare ad una nuova band. Ne vennero fuori parecchi; il migliore fu decisamente “Lenin” detto urlando. Da qui il punto esclamativo. Da allora, noi siamo i Lenin!”
Quali sono i vostri mostri sacri della musica?
“Abbiamo tutti e quattro alcune band del cuore ma siamo tutti così vicini e lontani al contempo che è molto difficile trovare un comune denominatore. Con una pistola puntata alla tempia forse risponderei citando sette nomi: Beatles, Flipper, Devo, Nirvana, Sebadoh, Daniel Johnston e Fred Buscaglione.”
Dopo l’omonimo “Lenin!” del 2017, l’1 ottobre siete usciti con l’EP “Hai Complicato Tutto”, di soli 4 brani. Raccontateci qual è il messaggio di questo lavoro e com’è nato.
“La musica è evoluzione e rivoluzione. Anche al nostro livello. “Hai Complicato Tutto” mostra il nostro lato più rock e, forse, più vero. Ci siamo tolti i vestiti della festa e abbiamo indossato quelli che usiamo davvero nella vita di tutti i giorni. Abbiamo smesso di flirtare con il rock alternativo e gli abbiamo dato un bel bacio alla francese e, nel mentre, abbiamo fatto l’occhiolino all’emo che sedeva sul divano e all’indie, nostra vecchia fiamma, che ci guardava, un po’ impettito, laggiù appoggiato al muro. Siamo un po’ lascivi ma almeno abbiamo messo le cose in chiaro.”
Il brano “Arce” fa certamente riferimento al delitto di Serena Mollicone: perché?
“Serena fu una ragazza piena di coraggio. Si può tristemente dire che andò incontro alla morte (imponderabile) per fare ciò che riteneva giusto, superando quanto poteva sentire provenire dal cuore o dettato dalla paura. Tutto questo avvenne in un momento nel quale i social non avevano alcun ruolo e non si percepiva neanche il famigerato ritorno mediatico delle proprie azioni e dichiarazioni. Serena è un’eroina moderna, pura e semplice. Per me è un simbolo di femminismo.”
Qual è la situazione del rock in Italia?
“Il rock sta bene e non muore mai. Il fatto è che la musica si modifica così come cambiano i suoi fruitori. Forse nel rock si è rimasti un po’ troppo legati a schemi obsoleti. Basterebbe togliersi la polvere di dosso. Quello che è prioritario oggi, secondo me, è traguardare un solido livello comunicativo. Le parole devono tornare ad avere il loro peso. Tramite esse il rock ha occasione di tornare ad essere il principale strumento di rivoluzione e dunque, il genere principe nei cuori inquieti degli adolescenti.”
Che cosa pensate del panorama musicale italiano attuale? La musica è davvero dei singoli o c’è ancora speranza per chi fa gruppo?
“Il panorama musicale italiano ha un solo difetto: è troppo vasto. Esce un sacco di roba, più di quanto l’ascoltatore medio sia disposto ad ascoltare. L’effetto è che le cose più di tendenza prendono piede. La musica oggi ha una connotazione social e dunque è diventata un mix di immagini, meglio se tratte dal quotidiano, e di melodie.
Siccome la soglia di attenzione dell’audience è, come dicevo, bassa, una persona singola risulta maggiormente empatica rispetto ad una band di tanti elementi. Detto ciò, nessuno impedisce a una band di suonare. L’unica cosa che bisogna sempre chiedersi è se si ha qualcosa da dire. Se la risposta è sì allora, indipendentemente dall’essere un singolo o una band, si può andare avanti. Suonare anche solo davanti a una persona deve essere visto come un ottimo risultato, visto che la musica è, in fondo, solo un mero modo di comunicare con gli altri.”
Quanto è importante ritorno alla dimensione live?
“I concerti sono l’unica soluzione. La musica senza concerti perde il suo ruolo di veicolo di comunicazione e diventa una semplice colonna sonora per chi ne fruisce. Finché si confonderà il social con la musica i live non avranno importanza; quando ci sveglieremo forse si capirà che la musica ascoltata dal vivo non ha prezzo.”
Con quali artisti vorreste condividere il palco?
“È bella già solo l’idea di poter dividere un palco con chi ha idee musicali. Forse, per pura passione, sarebbe stupendo suonare una sera con i Sebadoh.”
Quali sono le prossime date in cui potremmo vedervi dal vivo?
“Il 17 novembre saremo all’Osteria al Castello (Chiuppano, VI) poi il 29 novembre al Blah Blah (Torino) per la festa di Scatti Vorticosi Records. Il 13 dicembre Spazio Ligera (Milano), 14 dicembre Zapata (Genova) e altre date stanno uscendo piano piano.”
TRACKLIST “HAI COMPLICATO TUTTO”
- Arce
- Hai Complicato Tutto
- Soda Caustica
- La Testa Vuota
Studente di Ingegneria delle Telecomunicazioni presso l'università La Sapienza di Roma, da sempre animato dalla passione per la musica. Nel 2012 entra nel mondo dell'informazione musicale dove lavora alla nascita e all'affermazione del portale Warning Rock. Dal 2016 entra a far parte di TuttoRock del quale ne è attualmente il Direttore Editoriale, con all'attivo innumerevoli articoli tra recensioni, live-report, interviste e varie rubriche. Nel 2018, insieme al socio e amico Cristian Orlandi, crea Undone Project, rassegna di musica sperimentale che rappresenta in pieno la sua concezione artistica. Una musica libera, senza barriere né etichette, infiammata dall'amore di chi la crea e dalle emozioni di chi la ascolta.