LEANDRO PALLOZZI & I VECCHI DRAGHI – Nuova intervista al cantautore emiliano

Ho avuto il piacere di fare una nuova chiacchierata con Leandro Pallozzi, cantautore di Castel San Pietro Terme in provincia di Bologna.

Leandro, con il gruppo I Vecchi Draghi, ha pubblicato il nuovo album “Da Bologna alla Luna” su etichetta PMS Studio.

Ciao Leandro, bentornato su Tuttorock, parliamo subito di questo nuovo album con i tuoi Vecchi Draghi, “Da Bologna alla Luna”, i complimenti te li rinnovo anche qui, che riscontri stai avendo?

Ciao Marco, grazie a te nuovamente per questa opportunità e per i tuoi complimenti. L’album da Bologna alla Luna è stato scritto completamente in dialetto proprio per sottolineare il valore della lingua locale nell’epoca della globalizzazione. Credo che lasciare la mondializzazione libera di agire senza freni e governabilità, possa portarci verso un inglobamento conformistico di ogni diversità, fino a far sparire quei pezzi di storia che invece ancora oggi stanno dignitosamente resistendo. Per rispondere alla tua domanda, quindi, direi che nonostante il dialetto e il messaggio controcorrente, ho avuto un buon riscontro sia da parte dell’editore, la PMS Studio di Alfonsine (RA), che ha voluto iscrivere l’intero album al Premio Tenco, che da parte di un numero di ascoltatori affezionati i quali hanno dimostrato di condividere oltre alla musica, anche la critica sociale proposta.

Edera (Francesca De Giovanni) è uno dei brani biografici più belli e intensi che io abbia mai ascoltato, puoi raccontarmi com’è nato e come mai hai deciso di parlare di quella grande persona?

Ho dedicato questa canzone a Edera De Giovanni, una donna partigiana, zia della mia compagna e amore della mia vita, per onorare il suo coraggio e il suo spirito indomito. La sua lotta per la libertà e la giustizia durante un periodo difficile della nostra storia è un esempio ispiratore di resistenza e determinazione. Abbiamo scritto insieme il testo di questa canzone per rendere omaggio al suo sacrificio e alla sua memoria, mantenendo vivo il ricordo attraverso la musica, una delle forme più potenti di espressione e connessione umana.

C’è ovviamente “La Gazza” che vi ha fatto vincere la prima edizione di “Tin Bota!”, il festival della canzone dialettale emiliano romagnola, quella vittoria ti ha dato più fiducia in quello che fai o il tuo approccio è sempre lo stesso?

Certamente la vittoria di quel festival ha aperto un nuovo scenario. Anzitutto, mi ha messo in contatto con il MEI, che lavora incessantemente per liberare la musica da una industria monopolistica che tende a rendere l’artista e l’opera d’arte un mero prodotto da consumare e da capitalizzare. Proprio per questo, voglio con questo intervento rinnovare il mio ringraziamento a Giordano Sangiorgi e a Frenz Campi per il loro impegno militante ed anche per aver creduto nella potenzialità della mia musica che in quanto anticiclica, ben si addice ad un contesto indipendente.

Temi attuali come purtroppo quello dei clochard che non sembra trovare una soluzione, il tuo “Mario” è un personaggio immaginario o esiste veramente?

Mario è un personaggio realmente esistito. Si tratta di un senzatetto morto a Bologna nel dicembre 2022, proprio durante le festività natalizie, su una panchina in Via San Felice. Mario è quindi anche un simbolo, perché rappresenta l’indifferenza dell’opulenza davanti alla tragedia della diseguaglianza sociale quando diventa estrema.

Non manca l’ironia nei tuoi testi, ad esempio in “Socmel du Maron” parli dell’attuale mondo virtuale, torneremo a confrontarci faccia a faccia senza nasconderci dietro ad una tastiera?

Nella mia canzone “Socmel du Maron” ho voluto mettere in evidenza i lati oscuri della realtà virtuale, che spesso porta a isolarsi e a rifugiarsi dietro una tastiera. Credo che, nonostante la pervasività della tecnologia, ci sia ancora speranza di tornare a confrontarci faccia a faccia. La natura umana è profondamente sociale, e penso che molte persone stiano iniziando a sentire la mancanza delle connessioni autentiche e del contatto. In definitiva, sta a noi trovare un equilibrio tra l’uso della tecnologia e la riscoperta delle relazioni personali reali. Solo così potremo superare la tendenza a nasconderci dietro uno schermo e recuperare il valore del confronto diretto.

Tu sei appassionato di filosofia, hai mai pensato di conciliare quel mondo con quello musicale per creare magari una sorta di concept/musical?

La filosofia mi ha insegnato a pensare in modo critico e profondo, e queste competenze si riflettono in modo crescente nei testi delle mie canzoni, che spesso esplorano temi esistenziali, etici e metafisici. Coltivare il pensiero e laurearmi in questa appassionante disciplina, mi ha fornito una prospettiva unica sul mondo, che cerco di trasmettere attraverso le mie melodie e arrangiamenti. In questo modo, la mia formazione arricchisce la mia musica, rendendola più significativa e mi auguro capace di suscitare riflessioni nei miei ascoltatori. Bello il termine concept/musical, me lo segno!

Hai qualche concerto estivo in programma per presentare questo album?

Sì. In realtà, già a partire dalla primavera sono aumentate le occasioni per presentare l’album. Per esempio, tra marzo e maggio abbiamo suonato in diversi contesti anche fuori regione, in più, insieme alla grande famiglia dei Draghi, siamo stati selezionati per partecipare al festival delle AIE dove abbiamo vinto il premio MEI e dove abbiamo sperimentato la bellezza di suonare in un ambiente naturale indimenticabile, ed in mezzo ad una folla gioiosa, danzante e partecipativa. Giugno e Luglio saranno mesi intensi, ci esibiremo infatti in diverse piazze. Tra tutti gli spettacoli fatti e da fare, voglio segnalare anzitutto il due giugno data in cui abbiamo messo in campo presso il teatro Montanari uno spettacolo interdisciplinare durante il quale mischiando musica e teatro, abbiamo dato il via ad una rappresentazione artistica che per la prima volta ha messo in scena, il brano Edera. Anche il concerto a Toscanella di Dozza, in piazza della libertà è stata un’occasione per avvicinare la nostra musica ad una platea eterogenea di persone tra cui la società civile e la classe politica del territorio. Segnalo inoltre il concerto in piazza del Carmine a Bagnacavallo del 21 giugno, un’occasione per farsi sentire vicini a quanti hanno voluto dare valore alla musica, istituzionalizzandola a giornata mondiale. Va evidenziato inoltre, il 3 luglio alle 22.00, serata in cui suoneremo, durante l’evento di cultura e ambiente, all’anteprima dell’Arena delle balle di Paglia a Tebano. Ad agosto avremo l’opportunità di presentare alcune canzoni di questo album all’evento di Piazza Maggiore a Bologna organizzato dall’associazione Hey Joe, mentre tra settembre ed ottobre, avremo diverse serate musicali e tra le altre saremo presenti al MEI di Faenza avendo vinto il relativo premio alla rassegna di Castel Raniero.

Quali sono i tuoi prossimi progetti artistici?

Il mio futuro artistico continuerà lungo due direttrici. Anzitutto proseguirò la collaborazione con la PMS Studio di Ravenna, che oltre da editore mi farà da produttore artistico. Lavoreremo a stretto contatto per realizzare un nuovo album dialettale. D’altro canto, non nascondo la mia necessità di comunicare con la musica messaggi che vadano oltre il mero simbolo artistico. L’incontro, insieme alla fusione con diverse professionalità, continuerà ad essere necessario per allargare la mia riflessione critica ad una platea sempre più vasta. All’interno di questo progetto in particolar modo io e la mia compagna, sentiamo molto forte l’esigenza di trascinare anche le nuove generazioni verso la passione per l’arte e la musica in generale. Quest’ultima sosteniamo da sempre essere un farmaco esistenziale, che può aiutare i giovani soprattutto in un periodo complesso come questo, in cui un’unica ideologia nichilista li sta traghettando in maniera subdola verso uno svuotamento dei valori.

Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere l’intervista?

Voglio concludere ringraziando tutti coloro che insieme a me hanno creduto in questo progetto e lo stanno facendo crescere. A tutti loro dico “ciao vez”, che come sai, nello slang del nostro territorio è il riconoscimento di una reciproca amicizia, che la musica non fa altro che alimentare, oltre ad esserne alimentata. In particolare mando con questa intervista un abbraccio affettuoso alla grande famiglia dei draghi ossia a Alberto Landi e la sua batteria, a Andrea Vignocchi e alla sua Fisa, a Giuseppe Daprile e alla sua chitarra elettrica, a Moris Zotti e alla sua chitarra acustica, a Davide Sani e al suo basso, a Giovanni Claudio e alla sua tastiera, a Francesco “Joe” Passerini e al suo banjo e al suo mandolino, a Francesca De Giovanni e alla sua arte comunicativa e alla sua capacità recitativa, a Milena Ingoglia e alla sua sensibilità artistica, a Cristina Querzola e alla sua gran voce.

Infine un affettuoso “ciao vez” va a te e a tutti gli amici di Tuttorock.

MARCO PRITONI