La magia e l’unicità di Music for Change – Intervista a Gennaro de Rosa
Si è conclusa ad Ottobre, con la vittoria dei Malvax, la 14esima edizione di Music for Change il premio di Musica contro le mafie. Un’edizione che vi abbiamo raccontato in tutte le sue fasi, e che proprio nelle prossime settimane si appresta a chiudersi definitivamente con due importanti momenti “spin-off” quali l’assegnazione del premio “Stream Believe” e l’appuntamento a Casa Sanremo. Abbiamo quindi contattato il Presidente di Musica contro le mafie Gennaro de Rosa per parlare di questo e molto altro.
Di seguito l’intervista:
Qual è il tuo giudizio sull’edizione appena passata di Music for Change?
L’ultima edizione di Music for Change è stata a livello di numeri tra le più seguite sia in presenza che attraverso i social. In presenza abbiamo avuto nell’arco dei 12 giorni di manifestazione un giro di circa 16mila persone, di cui più di 8 mila under 18, in più abbiamo segnato il record di iscritti con oltre 900 artisti che hanno fatto richiesta.
Su Tik Tok abbiamo registrato un dato di visualizzazioni dei contenuti di quei 12 giorni che è andato oltre i 7 milioni di views.
Quindi se ci accontentassimo solo dei numeri, come la maggior parte di chi fa questo lavoro, potremmo ritenerci soddisfatti. Ma come sai noi abbiamo una componente umana che ci porta ad andare oltre e sentire il battito profondo delle cose che ci accadono.
Dal punto di vista umano è stata anche questa volta una edizione di cuore, che ha visto battere all’unisono speranze che non deludono, desideri che si realizzano e obiettivi che vengono raggiunti. Quindi la soddisfazione più alta è per noi proprio questa.
La 14esima edizione credo possa considerarsi, negli ultimi anni, uno dei punti più alti del nostro impegno da tutti i punti di vista. Questo ovviamente per noi non significa altro che ripartire da qui in avanti, non ci incensiamo, né ci piace crogiolarci nel “successo” dell’edizione. Testa bassa e lavorare… sempre.
Mi piacerebbe conoscere la tua opinione sui brani prodotti ai Bocs, con eventuali preferenze a livello di gusto personale. Fra l’altro tra un paio di giorni assegnerete il premio “Stream Believe”, puoi parlarcene?
Quest’anno il percorso che ha portato agli 8 brani che compongono lo “Shared Album #23” è stato un bel po’ movimentato. Come sai, perché lo hai vissuto con noi, il nostro premio ha un momento topico a metà della fase Sound Bocs che sono le “Sfide”. Cioè, 4 artisti già selezionati in fase di audizione come “Sfidanti” arrivano ai Bocs e sfidano su tema 4 tra i residenti.
Quest’anno per la prima volta 2 dei residenti sono dovuti tornare a casa e sono stati sostituti da 2 sfidanti. È stato un momento complesso per la comunità che si viene a creare tra i finalisti, che li ha messi in crisi e non poco. Però credo sia stato un momento di grande crescita per loro e da quest’anno in poi chi arriverà tra gli 8 finalisti saprà che a metà percorso potrebbe concretamente tornare a casa, quindi l’impegno nell’affrontare il live e la costruzione di quel momento sarà di certo per tutti maggiore. E in merito a chi verrà eliminato mi sento di dire che anche quello dovrebbe essere colto come occasione di crescita, un insegnamento importante di cui fare tesoro, specie per i giovani artisti che a volte si prendono un po’ troppo sul serio.
Dunque sono molto contento di questo e confermo la sfida come momento topico del nostro percorso, uno spartiacque fondamentale.
L’album sta ottenendo un buon successo di ascolti, ci sono artisti che hanno uno zoccolo duro di ascoltatori più consistente e altri un po’ meno, ma comunque i brani stanno facendo tutti una bella strada.
A me piacciono tutti, non ti nascondo che ce ne sono 3 o 4 che ascolto frequentemente mentre vado a correre o mentre sono in macchina, e fanno parte della mia playlist personale, ma non ti dirò quali sono ovviamente! (ride ndr.)
Il premio “Stream Believe”, nato con il supporto di Believe Music Italia, è un momento importantissimo per vari motivi. Il gruppo si scioglie, ognuno torna alla sua vita di sempre, i brani vengono pubblicati, si apprestano a prendere una forma differente non appena messi “on the road”, cominci proprio a vedere quelli più adatti al mondo della discografia, a prescindere poi dal significato civile o etico.
Ma c’è una cosa ancora più importante che accade durante la fase del premio Stream, inizi a conoscere davvero chi sono le persone dietro gli 8 artisti finalisti. La scoperta la maggior parte delle volte è positiva ma ci sono anche rivelazioni opposte.
Un altro importante appuntamento sarà quello del 6 Febbraio a Casa Sanremo, qual è il programma a riguardo?
In occasione del 74° Festival di Sanremo ci sarà il vero momento conclusivo di “Music for Change 14th Award”. Il momento che decreta la chiusura di questo percorso lunghissimo. Chi lo vive fino alla fine condivide con noi 10 mesi della sua vita artistica e non solo.
“Music for Change” da quasi 10 anni è parte delle iniziative in programma a Casa Sanremo e il 6 Febbraio alle ore 10:30 presso il Palafiori ci sarà la premiazione ufficiale a Casa Sanremo presentata da Veronica Maya, volto noto Rai e persona di un’alta sensibilità sui nostri temi.
Oltre ai vincitori, la band dei Malvax, verranno premiati Babele (menzione speciale Musica contro le mafie e premio Polizia Moderna), Montegro (menzione speciale Club Tenco e premio 1MNext).
Nella medesima occasione si esibiranno anche gli altri finalisti: Calliope, Sbazzee, Zärat, A Smile From Godzilla, Lula.
Oltre all’appuntamento appena citato Music for Change ne avrà altri nella settimana del festival:
Il 6 Febbraio, subito dopo la premiazione al Palafiori ci si sposta nella storica sede del Club Tenco dove gli 8 finalisti si esibiranno per un pubblico di giovanissimi. Dal giorno seguente, 7 Febbraio, una serie di appuntamenti organizzati con la collaborazione di Libera Imperia. Si inizia al mattino del mercoledì 7 presso il Teatro Comunale di Ventimiglia di fronte ad una platea di studenti, il pomeriggio dello stesso giorno una visita alle ville confiscate ai Boss mafiosi del territorio di Bordighera.
Il giovedì 8 completamente dedicato alla città di Imperia con doppia esibizione, al mattino presso l’Auditorium Camera di Commercio e la sera presso il nuovo Teatro O.P.
Come si sviluppa nel corso dell’anno il progetto di un’edizione di Music for Change? Hai già in mente qualche novità?
Music for Change ha una gestazione costante, mentre svolgiamo un’edizione siamo già al lavoro sulla successiva. È dura ma non immaginiamo più le nostre vite senza questo impegno.
Credo che intorno alla fine di Aprile o agli inizi di Maggio 2024 sarà diramato il bando per la nuova edizione. Consolideremo e faremo diventare un momento aperto a tutti quello delle sfide, intendiamo farlo diventare un momento di spettacolo e riflessione sui nostri temi molto più condiviso.
Riteniamo che il confronto di due artisti su uno stesso tema si porti dietro una fotografia importante sulla visione di una tematica sociale attraverso il filtro differente di 2 artisti. La nostra idea di questo momento va molto oltre la parte del gioco della sfida, che è una cosa già vista sicuramente in una formula fine a sé stessa. Nel nostro caso, non c’è e non ci sarà mai una sfida tra artisti ma c’è un confronto con punti di vista differenti su uno stesso tema.
C’è l’idea di allargare ancora il numero dei semifinalisti per ascoltare dal vivo più gente possibile. Stiamo lavorando alla possibilità di allargare anche il numero dei finalisti e dare la possibilità agli sfidanti di vivere un giorno, o una parte, di residenza prima del momento del confronto. Ma stiamo valutando soprattutto da un puto di vista logistico quanto possa essere possibile.
Poi le novità e alcune cose nascono anche da ora in poi, con i partner, con le possibilità che ci daranno i supporter della nostra manifestazione.
Ci sono tante cosette particolari che stanno bollendo nella nostra pentolaccia! (ride ndr.)
Il fatto di ripartire ogni anno daccapo è positivo per la creatività, per quanto possa essere logorante da un punto di vista organizzativo.
Riesci a vedere Music for Change in una location diversa da Cosenza?
Per ora non ho trovato un altro posto magico come quello attuale. E non parlo solo dei Bocs, ma anche della vicinanza del Teatro Rendano e del Museo delle Arti e dei Mestieri. Insomma, è tutto il quartiere che costituisce la magia: un pezzo storico della città di Cosenza. Immaginiamo, con le dovute proporzioni, il Festival di Sanremo fatto a Milano, non sarebbe la stessa cosa. Così è per Music for Change.
Un auspicio per il futuro di Music for Change?
Mi piacerebbe si potesse iniziare a lavorare su una programmazione a lungo termine, almeno triennale. Sarebbe perfetto. Non voglio lamentarmi né fare polemica alcuna, ma noi facciamo una attività “no business” e quindi totalmente a sfondo civile, cioè un vero e proprio servizio pubblico su temi cardine che sono di interesse di tutti.
Sono temi caldi ma che, anche se con visioni politiche e sociali differenti, sono fondamentali per la vita e lo sviluppo sostenibile per le persone, il pianeta e la prosperità.
Credo fortemente che su questi temi l’umanità stia giocando la partita più importante di sempre.
I nostri 8 temi possono essere vissuti, pensati, affrontati e dibattuti in tantissimi modi, e tra l’altro noi li rispettiamo tutti, ma sono nodi fondamentali del nostro quotidiano.
Ti starai chiedendo qual è l’auspicio… che questo tipo di attività culturali e a sfondo civile possano essere sostenute in maniera seria e concreta dalle istituzioni.
Guardandoti indietro in questo percorso qual è la cosa per cui ti senti maggiormente orgoglioso?
Questa è una domanda alla quale ho molta difficoltà a rispondere. Così di getto ti direi che sono orgoglioso della continuità che abbiamo avuto in 15 anni senza mai una interruzione e sempre in una parabola crescente. Non ci siamo fermati nemmeno con il covid, anzi in quell’anno abbiamo raddoppiato e cambiato radicalmente la forma del nostro premio.
Poi invece se rifletto un po’ di più mi viene da dirti che dobbiamo fare tanto ancora prima di fermarci, guardarci alle spalle e dire “Beh non male quello che abbiamo fatto finora!”. Non è ancora il momento. Fin quando avrò voglia, forza e persone con me che spingeranno nella tessa direzione, non intendiamo guardarci alle spalle.
Recentemente è uscito per Musa Factory “Sublunare”, il primo album di Cance che è legata a doppio filo con Music for Change. Come ti sembra?
Mi risulta molto difficile giudicare qualcosa che ho visto nascere, anche perché Musa Factory è la label costola di Musica contro le mafie. Con la quale, oltre a produrre i brani che fanno parte di Music for Change, diamo supporto a questi artisti che hanno voglia di muovere i loro primi passi dal punto di vista discografico. E con lei lo abbiamo fatto, come in passato con Francesco Lettieri, e come lo faremo con altri in futuro. Credo che l’album di Cance sia un album di maturazione, sia testuale che musicale. Le abbiamo fatto conoscere questo produttore, Joe Santelli, che è riuscito a farle tirare fuori delle cose che aveva dentro ma che non voleva far uscire. Il connubio con Maurizio Dinastia l’ha arricchita molto sul piano della scrittura, e questa è per me una grande soddisfazione poiché dimostra come il fare rete di Music for Change dia risultati. “Sublunare” sarà una pietra miliare della sua creatività artistica, da qui in poi deve crescere, nonostante lei dica di essere già vecchia. (ride ndr.)
Sta facendo un percorso giusto ed anche abbastanza veloce. Poi lei, grazie alle sue doti, ha oltre alla possibilità di essere una brava artista, quella di intraprendere anche una strada manageriale e organizzativa che non deve abbandonare.
Ho avuto il piacere di ricevere due album che fanno parte della tua carriera di musicista, e li ho trovati estremamente interessanti. Dunque non posso non chiederti vita, morte e miracoli del progetto Mandara.
Qui mi fai fare un tuffo nella mia preistoria. Mandara è un progetto che nasce nel 1998/1999 totalmente teso alla sperimentazione. L’obiettivo era quello di unire le sonorità world che raccoglievamo in giro nei nostri continui viaggi e concerti nei paesi del maghreb e del medioriente con le influenze nordeuropee. Avevamo dei gruppi cardine di riferimento come gli Embryo di Christian Burchard che poi abbiamo avuto la fortuna di conoscere, i Can e tutta la corrente del krautrock tedesco anni ‘70. Ci lasciavamo influenzare anche da altre sonorità: Tuxedomoon, Amon Dull II, Echo and Bunnyman.
Abbiamo realizzato 3 album (“Bisanzio” nel 1999, “Alatul” nel 2004 e “Mandara” nel 2009 ndr.), tantissime compilation di ogni tipo, suonato dappertutto, avuto riconoscimenti anche abbastanza lusinghieri per una proposta musicale così impegnativa.
Eravamo riusciti a portare questa proposta musicale ricercata anche in quelle che allora erano le classifiche importanti per la musica indipendente come Musica di Repubblica, Il premio Fuori dal mucchio, il premio Suoni di Confine di Amnesty, Miglior Singolo Indipendente di un MEI influente di qualche secolo fa e tanto altro.
Lo spirito di sostegno alle cause dei più deboli faceva parte anche di questo percorso. Una su tutte, a novembre del 2002 eravamo a Baghdad a suonare contro quella che poi sarebbe stata la seconda guerra del golfo. Con una spedizione di musicisti italiani suonammo per tutto l’Iraq, confrontandoci con una realtà e una umanità che avrebbe cambiato per sempre le nostre vite nel profondo. Un’esperienza che ha mutato totalmente la mia visione della vita e della musica soprattutto. Fino ad allora per me la musica era un gioco alchemico di equilibri fine a sé stesso. Da quel momento in poi capii che invece la musica poteva essere un mezzo potentissimo per dar voce a chi non ne aveva. Capii anche una cosa importante per un musicista invasato quale ero ossia che la musica da sola non basta.
La band ad un certo punto del percorso si trasformò in un progetto mio che portavo avanti con una serie di collaboratori, musicisti e ospiti. Fino al 2010 sono riuscito a far convivere il progetto con la mia vita come musicista turnista con Il Parto delle nuvole pesanti, 99 posse, Ornella Vanoni e tantissimi altri, il lavoro con le musiche per il teatro con la storica e avanguardista compagnia Krypton di Firenze e anche altre e poi con le musiche per il cinema.
Nel 2010 il progetto comincia a scemare e proprio in quell’anno a Casalecchio di Reno nasce Musica contro le mafie, e lì inizia un’altra storia.
Intervista a cura di Francesco Vaccaro
Studente di Ingegneria delle Telecomunicazioni presso l'università La Sapienza di Roma, da sempre animato dalla passione per la musica. Nel 2012 entra nel mondo dell'informazione musicale dove lavora alla nascita e all'affermazione del portale Warning Rock. Dal 2016 entra a far parte di TuttoRock del quale ne è attualmente il Direttore Editoriale, con all'attivo innumerevoli articoli tra recensioni, live-report, interviste e varie rubriche. Nel 2018, insieme al socio e amico Cristian Orlandi, crea Undone Project, rassegna di musica sperimentale che rappresenta in pieno la sua concezione artistica. Una musica libera, senza barriere né etichette, infiammata dall'amore di chi la crea e dalle emozioni di chi la ascolta.